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Conferenza di Mauro Biglino a Parma

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2011 21:17
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13/12/2011 09:59
 
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Conferenza del ricercatore Mauro Biglino a Parma del 9 dicembre.
In attesa di una sezione dedicata alla storia e alla paleoastronautica la posto qua.
Per chi non sapesse chi è questo studioso, una breve presentazione:

Chi è Mauro Biglino, relatore della conferenza?
È uno studioso di storia delle religioni ma soprattutto un traduttore di ebraico antico.
Ciò lo ha portato a tradurre, per conto delle Edizioni San Paolo, l’Antico Testamento così come risulta dal cosiddetto Codex Leningradensis, versione ebraica “ufficiale” della Bibbia.











Adesso propongo alcune riflessioni di Stefano Panizza riguado alla conferenza:

Veniamo ora ai temi dei quali ha ampiamente dibattuto.
Sostanzialmente ha portato avanti due concetti.
Primo, che la Bibbia è stata per secoli modificata a seconda degli scopi del tempo.
Secondo, che in Essa vi sono inequivocabili prove di presenze aliene (Yahweh compreso) e tecnologie relative.
Robe da togliere il sonno ed assembrare chiese e santuari per restituire la “tessera” da cristiano.
Cerchiamo ora di sviluppare il discorso, partendo dal primo punto, per poi fare in chiusura diverse riflessioni .
Secondo l’autore, la Bibbia, così come noi la conosciamo, è stata “sigillata” tra il VII e l’VIII secolo dopo Cristo, dalla cosiddetta Scuola di Tiberiade.
In altre parole, quanto noi leggiamo, è solamente una delle tante Bibbie possibili, quella che più si confà al pensiero masoretico, la scuola di pensiero che vinse sulle rivali.
Poc’anzi di parlava di modifiche strumentali al testo. Processo agevolato dalla necessità di dover inserire delle vocali negli scritti originari, in quanto le parole ebraiche hanno solo le consonanti.
Il fatto è che, a seconda di cosa si aggiunga, si stravolge il contenuto dello scritto, similmente quando si decida di troncare una parola, per separarla dalla successiva.
Non sapendo, però, quale fosse il significato originario del testo, gli antichi biblisti hanno dovuto praticare una sorta di processo di ricostruzione (con tutti gli annessi e connessi).
Da cui, deduce l’autore, non si può pretendere dalla Bibbia delle verità assolute.
Veniamo, ora, al secondo punto, la presunta presenza extraterrestre e tecnologia relativa nel sacro testo.
Già, sottolinea Biglino, ci si sbaglia a tradurre il termine Elohim con la parola “Dio” (al singolare). Esso, in realtà, ha un significato di plurale, cioè lo si deve intendere come “Dei”.
Che secondo Biglino non sono affatto divinità, ma alieni in carne ed ossa.
E Yahweh sarebbe uno di questi, e neppure uno dei più importanti, tanto è vero che i suoi capi gli avrebbero assegnato da governare un popolo scalcinato (quello, poi, divenuto ebraico), privo di esercito e senza terra.
In pratica, una razza extraplanetaria sarebbe giunta sulla Terra, l’avrebbe esplorata, colonizzata e poi suddivisa in tanti regni, ognuno con a capo un comandante diverso.
Oltre al “nostro” Yahweh, avremmo avuto Viracocha in Perù, Marduk a Babilonia, gli Shemsu Hor in Egitto etc.
Una sorta di confederazione aliena, dunque.
A spartirsi il potere, però, sarebbero stati solo gli Elohim, gli Anunnaki di cui tanto ha scritto Zecharia Sitchin.
Essi, simili a noi, avrebbero, poi, creato la razza umana, modificando il DNA dell’ominide allora presente (la Bibbia, al proposito, scrive che gli uomini furono fatti con “qualcosina” degli Elohim).
E li fecero talmente bene da volersi accoppiare con le loro femmine, danno origine ai cosiddetti “uomini famosi o eroi”.
A far da contro altare, la razza dei Nephilim, o Giganti, caratterizzati dall’esadattilismo (cioè dall’avere mani e piedi ognuno con sei dita).
La Bibbia, inoltre descriverebbe mezzi volanti altamente tecnologici con i quali gli alieni si sarebbero mossi nei cieli antichi, e le loro terribili armi che, pare, solo in rare occasioni impiegarono (vedi il caso di Sodoma e Gomorra).
In altre parole, Essa conterrebbe la cronaca dettagliata delle lotte, degli intrighi e dei rapporti, spesso turbolenti, che caratterizzarono l’umanità e i suoi creatori alieni alcune migliaia di anni fa.
E, per chiuderla con le parole dell’autore, “è inevitabile che lo studio della Bibbia porti all’ateismo”. Anche se aggiunge che ciò non toglie forza a chi ha fede in un Essere Supremo e che sta al di sopra di quel teatrino molto terreno descritto nel Libro Sacro.
Quali riflessioni si possono fare, a questo punto?
Credo che non siano in discussione le abilità di traduzione di Biglino. La sua storia professionale parla da se.
Così come è verosimile che la Bibbia si fosse trasformata nel corso dei secoli in uno mero strumento di potere, da manipolare a seconda di come “tirasse il vento”.
Ma è proprio questo ultimo punto che mi fa sorgere qualche dubbio sul secondo aspetto della vicenda che porta avanti l’autore.
E cioè che il Libro Sacro possa descrivere esseri e tecnologie aliene.
Se Esso, infatti, è stato modificato ad uso e costume del potere vigente, come possiamo credere che contenga descrizione realistiche degli eventi?
Al contrario me lo immagino pieno di distorsioni ed invenzioni strumentali.
Ora, la domanda è, ci sono evidenze di cose chiaramente inventate?
Ed, in più, ci sono gli estremi per un tipo di interpretazione in chiave extraterrestre e tecnologica?
Non potendomi certamente definire un biblista, mi limito a citare alcuni episodi di cui tutti abbiamo conoscenza e ai quali, in parte, fa cenno il relatore.
Parliamo e partiamo dei giganti.
Possono essere davvero esistiti?
Da un punto di vista scientifico direi di no, soprattutto perché con la gravità del pianeta “collasserebbero” sotto il proprio peso (non vi sono indizi che essa in passato essa fosse diversa, ne sono probanti i presunti scheletri ritrovati, nella stragrande maggioranza dei casi semplici bufale).
Ed il fatto che ne parlino molti miti non può certo costituire una prova (il discorso sarebbe lungo, ma la comunione dei racconti può essere spiegata con il fatto che questi possano avere avuto un’unica fonte originaria (non necessariamente vera), poi tramandata, oppure perché le sottostanti esigenze morali, religiose e di interpretazione della realtà siano le medesime) .
Veniamo, ora, ad un altro episodio, del quale l’autore non fa cenno.
Giosuè, ad un certo punto, scrive la Bibbia, ordina: “Sole, fermati in Gabaon e tu luna sulla valle di Aialon” (Giosuè 10, 12).
In pratica gli serviva ancora un po’ di luce per far vincere gli Israeliti in una delle loro tante battaglie.
Dobbiamo, allora, credere che i due astri si siano davvero bloccati all’istante ed in barba alle leggi astronomiche (ma non è la Terra che gira intorno al sole?) o che si sia fermata la rotazione del pianeta (ma saremmo qui a raccontare la storia)?
Non mi sembrano ipotesi molto verosimili.
Ma torniamo alla distruzione di Sodoma e Gomorra che, secondo l’autore e non solo, potrebbe essere stata causata da un’esplosione atomica.
Sarebbe un po’ strana come esplosione atomica, però, considerando che non si fa cenno ad onde d’urto e a venti impetuosi (basta guardare i filmati delle prime esplosioni degli anni Quaranta per rendersi conto di quale inferno si scateni).
Ma è soprattutto il fatto che la moglie di Lot muoia per aver guardato la luce che non ha alcun senso in un contesto atomico. Al limite sarebbe rimasta solamente cieca. Morta lei, invece, avrebbero dovuto morire tutti, indipendentemente da dove stessero guardando in quel momento.
Il fatto è che fuoco, zolfo, sale non sono fenomeni inusuali in una terra ricca di salgemma, bitume e fumi sulfurei come è quella del Mar Morto (come, tra l’altro, ho avuto modo di sperimentare personalmente in un viaggio in quelle zone).
Potremmo parlare anche dell’Arca dell’Allenza, citata con dovizia di particolari dall’autore e che la ritiene un possibile condensatore elettrico.
La domanda è: come fa ad essere associata a questo tipo di tecnologia nel momento in cui ogni parte di cui è composta è ricoperta d’oro (cassa, coperchio, cherubini, anelli, stanghe)?
Manca, cioè, di materiale isolante, con la conseguenza di far fulminare i malcapitati portatori.
Che, però, sembrano non aver avuto problemi (ma non si fa nessun accenno a guanti o roba simile).
E queste sono considerazioni che scaturiscono immediate da una semplice lettura del testo.
Chiudo con una riflessione sul significato plurale del termine Elohim.
Effettivamente è così, sta a significare “coloro che sono venuti dal cielo”, su questo sono tutti d’accordo. Ma il punto è l’interpretazione di questa cosa.
Si deve intendere che erano “più Dei”, come sostiene Biglino?
Oppure, come afferma l’esegesi cristiana (vedi Sant’Agostino), si tratta del “Padre, Figlio e Spirito Santo”, cioè la Trinità, quindi tre persone coesistenti in un unico Dio?
Trovo, comunque, alquanto singolare che nella cosiddetta letteratura eretica non si riporti solitamente questa versione “ufficiale”, al di la che la si possa condividere o meno.
Non sarò certo io a sciogliere il dubbio (che comunque è reale), però, mi chiedo, se davvero gli antichi biblisti avessero voluto far passare l’idea monoteista (e pare che sia dati molto da fare in tal senso), perché lasciare questo termine, chiamiamolo, “pericoloso”?
Credo che non avrebbe avuto molto senso. Ciò mi porta a pensare che non stia a significare una molteplicità di figure ben distinte.
Ad ogni modo, non vorrei che queste mie considerazioni critiche togliessero merito ad un lavoro immenso, che già solo per questo merita rispetto, nel quale si è tuffato Biglino.
Al di la delle convinzioni personali, credo, poi, che la lettura dei suoi libri abbia il pregio di far conoscere ad un pubblico sempre più vasto una letteratura, quella sacra, di cui oggi colpevolmente si fa scarso consumo.

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