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Gli studi di Mauro Biglino

Ultimo Aggiornamento: 08/10/2012 08:33
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29/01/2012 09:20
 
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INTERVISTA ALLO STUDIOSO MAURO BIGLINO

Di Giovanni Pelosini

Mauro Biglino è uno studioso di storia delle religioni con esperienza trentennale, ricercatore e scrittore di articoli, libri e prodotti multimediali di carattere storico, scientifico e didattico, ma soprattutto ha una grande conoscenza delle lingue semitiche ed è un apprezzato traduttore di ebraico antico. La sua riconosciuta competenza in questo ambito lo ha portato a lavorare per le Edizioni San Paolo, per le quali ha realizzato la lunga opera di traduzione letterale di 23 libri dell’Antico Testamento, 17 dei quali già pubblicati nella collana Bibbia Ebraica Interlineare.
Nella sua letterale traduzione della Bibbia (nella versione ebraica del Codice Masoretico di Leningrado) si notano molte interessanti differenze con le comuni versioni, che derivano spesso da traduzioni dal greco o dal latino realizzate anche molti secoli dopo l’originale stesura.




Ho incontrato Mauro Biglino al Simposio Mondiale di San Marino su Scienza, Tradizione e Dimensioni del Sacro, con altri numerosi personaggi di fama internazionale ed esperti di alchimia, simboli, archeologia ed ogni genere di disciplina di frontiera; tutti invitati e coordinati da Roberto Pinotti. Devo dire che, al di là delle tante relazioni di grande spessore culturale, ho trovato gli incontri conviviali estremamente stimolanti: nelle pause pranzo degli intensi giorni del Simposio i tavoli dei relatori erano degli autentici e spontanei laboratori di cultura in cui era normale che ci scambiassimo appunti con geroglifici egizi, antichi glifi e monogrammi greci, schemi e diagrammi scarabocchiati perfino sui tovaglioli di carta.
In una di queste occasioni ho avuto modo di conoscere meglio Mauro, la sua appassionata ricerca e le straordinarie, e, per molti aspetti, sconvolgenti, traduzioni degli antichi testi ebraici. Il suo libro Gli Dei che giunsero dallo spazio? - Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia (Infinito Editori, 2010) è già un testo di successo e sono convinto che avrà presto la stessa popolarità dei libri di Zecharia Sitchin sugli alieni provenienti dal pianeta Nibiru, frutto delle traduzioni delle tavolette cuneiformi dell’autore americano scomparso di recente.
A differenza di quanto aveva fatto Sitchin, però, Biglino rende i lettori partecipi della letterale traduzione degli antichi testi, trascrivendo passo per passo sia il testo ebraico non vocalizzato, sia la traslitterazione secondo la pronuncia italiana, sia la traduzione parola per parola. Da tale rigorosa procedura, a cui Biglino si attiene in modo scrupoloso, emergono informazioni di estremo interesse sui fatti narrati e sui personaggi protagonisti della Bibbia: su tali informazioni ciascun lettore può dare una propria valutazione, perché l’autore, volutamente e coerentemente, si limita a fornire la traduzione, l’analisi diretta di ciò che hanno scritto gli antichi redattori, e delle ipotesi plausibili, lasciando ai teologi le interpretazioni teologiche.
Ho invitato Mauro Biglino a presentare il suo testo al Festival del Libro di Cecina (29-30-31 luglio 2011) in cui il pubblico potrà incontrarlo e porgli quesiti, e gli ho posto alcune domande.

Poter attingere direttamente agli originali degli antichi testi e tradurli in lingua moderna quali nuovi scenari le ha aperto e quali sensazioni le ha dato?

Per intanto desidero ringraziarvi per l’interesse e saluto con amicizia i lettori ai quali prometto di essere sintetico nelle risposte perché la prima regola è “non annoiare chi ha la pazienza di ascoltarti o leggerti!”
Gli incarichi ricevuti dalle Ed. San Paolo prevedevano espressamente che io facessi una traduzione letterale partendo dal testo della Bibbia Stuttgartensia redatta sulla base del Codice Masoretico di Leningrado. Questo lavoro mi ha fatto scoprire un libro diverso da quello che conoscevo per educazione religiosa e tradizionale: ho trovato un testo concreto, scevro da ogni visone di ordine spiritualista, tutto orientato alla concreta vita materiale che si svolge quotidianamente su questa Terra; un libro in cui non esiste il Dio della religione, non si parla di anima o di aldilà. Ho trovato quindi un testo di storia dotato di tutte le caratteristiche proprie di ogni lavoro storiografico; bisogna quindi considerare che contiene certamente delle verità, ma anche delle falsità, degli errori, delle dimenticanze accidentali o dei nascondimenti voluti; in esso certi eventi sono stati enfatizzati ed altri sottaciuti e i fatti della storia possono essere stati interpretati in funzione degli obiettivi e dei messaggi che l’autore intendeva veicolare…
Insomma, un normale libro di storia non sostanzialmente diverso da quelli che conosciamo anche oggi e i cui contenuti risultano però essere veramente sorprendenti ed anche stravolgenti per chi su quel libro ha costruito delle religioni.
Con questo atteggiamento vanno quindi presi i racconti relativi ai fatti salienti: dalla straordinaria “creazione dell’uomo” alle conseguenze prodotte dal Kevòd (carro) di Yahwèh quando passa vicino agli esseri umani e molto altro ancora…

“Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia” come ha cambiato le idee dell’Autore e il suo rapporto con la religione? Lei si considera una persona spirituale, religiosa, o altro?

Ho scritto quel libro – ed anche quello che sta per uscire – perché ho scelto di iniziare a raccontare lo stupore personale che è sorto in me negli anni in cui ho svolto il lavoro di traduttore di ebraico masoretico. Non sono una persona religiosa nel senso tradizionale del termine ma non sono neppure un ateo: in altre parole non ho le certezze degli uomini di fede ma neppure le certezze degli atei. Se un giorno si dovesse documentare con certezza che ciò che scrivo corrisponde al vero, questo fatto non negherebbe di per sé l’esistenza di Dio o di un mondo spirituale: magari tutte le vicende bibliche rilette alla luce di quanto scritto potrebbero benissimo essere pienamente ricomprese nel disegno provvidenziale che Dio ha elaborato per l’uomo. Ma di questo devono – e dovranno – parlare i teologi, non io che mi limito a raccontare ciò che leggo: Come dico sempre nelle conferenze “di Dio non parlo mai perché di Dio non so nulla e preferisco che a parlare siano quelli che sanno o dicono di sapere”.

Se le entità di cui si parla nell’Antico Testamento non erano spirituali, qual è la sua idea di spirito o di anima?

Come detto nella risposta precedente non mi occupo di mondi spirituali e dunque non sono in grado di formulare una risposta motivata a questa domanda.

Nella copertina del suo libro c’è l’immagine di un’astronave, un UFO: è una sua precisa teoria, una convinzione o una semplice ipotesi?

Si tratta di una ipotesi che trova una sua coerenza nell’insieme dei racconti biblici che narrano della vita, del carattere, degli atteggiamenti, delle scelte e delle prescrizioni dell’Elohìm chiamato Yahwèh. I capitoli del libro dedicati agli angeli, alle esperienze concrete vissute da alcuni profeti o al mezzo (kevòd, ruàch) con il quale essi si spostavano o ancora ai comandamenti che Yahwèh ha impartito… tutti questi elementi sono molto chiari da questo punto di vista e consentono la formulazione di una ipotesi assolutamente motivata. Ogni ipotesi poi deve ovviamente essere sottoposta alle necessarie verifiche ed è per questo motivo che la ricerca e lo studio continuano in questa direzione che è assolutamente affascinante. Va detto infatti che per trovare è necessario cercare avendo la mente aperta e disponibile ad accettare qualunque sorpresa, anche la più sconcertante. Mi ritengo fortunato perché le traduzioni che conduco e che pubblico così come sono, spesso trovano riscontri “a posteriori” in vari ambiti: fisica, biologia ed anche fisiologia, come ho avuto modo di verificare in questi ultimi mesi, dopo che ho reso pubbliche su YouTube e nelle conferenze le mie ipotesi sul piacere che gli Elohìm provavano nel sentire l’odore della carne bruciata.

Agli Dei piaceva veramente l’odore della carne bruciata durante i sacrifici in loro onore?

Non posso dire solamente che a loro “piacesse”, in realtà pare che ne avessero un “concreto bisogno fisiologico”, e le conferme che ho avuto successivamente sia in ambito medico che dalle tavolette sumere stanno radicando sempre di più il mio convincimento. Nel nuovo libro tutto sarà spiegato e documentato, ora evidentemente non posso anticipare nulla.

Come è nata la sua passione per l’ebraico antico?

È nata dalla necessità e dalla voglia di accedere direttamente alle fonti senza avere le intermediazioni dei vari interpreti che, come la storia dimostra, hanno fatto dire a quel testo tutto ciò che hanno voluto. In questa incertezza totale e nella volontà di affermare questo o quel dogma, i sostenitori delle numerose verità si sono combattuti nei secoli ed è proprio questo scontro che bisogna evitare: importante è formulare delle ipotesi e sottoporle a verifica. Per questo motivo io pubblico nei miei libri anche i versetti in ebraico e la traduzione letterale che ne faccio: tutti devono potere verificare ciò che dico; metto in gioco le mie idee senza avere la presunzione di possedere la verità.

Chi sono stati i suoi maestri nella professione e nella vita?

Devo ringraziare soprattutto Giuseppe Tedesco, il mio insegnante di ebraico che è scomparso l’anno scorso: ebreo, uomo di profondissima cultura, fondatore di giornali e di un centro studi. Insegnandomi la lingua mi ha trasmesso anche l’idea della concretezza dei racconti di cui poi ho trovato riscontro nei testi.

Qual è la più grande curiosità che ancora la spinge a continuare la ricerca?

La risposta qui è semplice: la voglia di sapere e di cercare verifiche o smentite a ciò che leggo. E devo dire che le sorprese non mancano. Inoltre ho riscontrato in questo anno un interesse incredibile da parte del pubblico; il libro ha già visto tre stampe e le conferenze che faccio in tutta Italia sono ogni volta uno stimolo a proseguire e non a caso sto ulteriormente approfondendo lo studio di testi rabbinici ed anche di traduzioni di tavolette cuneiformi che mi giungono da varie parti. Ogni passo compiuto è una sorpresa, una emozione ed i parallelismi con la Bibbia sono talmente tanti che fermarmi sarebbe ormai impossibile.

Al di là delle traduzioni dei suoi predecessori come Zecharia Sitchin, ha trovato personalmente degli indizi sul luogo di provenienza degli Elohìm, Anunnaki o Anakiti, “Coloro che dal cielo sono scesi sulla terra”?

Io mi sono imposto metodologicamente di rimanere ancorato alla Bibbia e quindi rispondo nel rispetto di questa scelta. Conosco i lavori di Z. Sitchin ma non sono legato alle sue teorie sul pianeta di provenienza. Se anche si verificasse che il famoso pianta Nibiru da lui ipotizzato non esiste, non cambierei di una virgola ciò che ho scritto fino ad ora. Nella Bibbia non ci sono passi che consentano di formulare ipotesi motivate sulle origini dei nostri ipotetici “creatori” e sui motivi per i quali essi sono giunti qui. Nel nuovo libro presento comunque una vera e propria curiosità derivante dal significato aramaico di un termine che la Bibbia riconduce sempre alle figure dei “giganti”: in quel significato, che trova un curioso riscontro nella versione greca della Bibbia dei 70, si trova un cenno ad un possibile luogo di origine. Ma non ne posso parlare qui per ovvi motivi.

Da quanto tempo gli Elohìm avrebbero abbandonato il nostro pianeta? Se ne ipotizza il ritorno?

Io non so da quanto tempo abbiano abbandonato il pianeta e quindi rispondo con le parole di Giuseppe Flavio, lo storico giudeo-romano che nel primo secolo d.C. ha scritto alcune opere ricche di contenuti interessanti. Cito quindi quanto lui scrive nel suo libro “Guerra giudaica”, un testo che si riferisce alle vicende vissute dalla terra di Israele e culminate nella conquista romana della città di Gerusalemme nel 70 d.C.
Nel Libro VI i versetti dal 296 al 299 recitano così:

“Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall’altra la conferma delle sventure che seguirono. Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: “Da questo luogo noi ce ne andiamo”.

Curioso vero?

Curioso e interessante, anche considerando che Giuseppe Flavio era uno storico serio e informato. Come si immagina che fossero fisicamente Yahwèh, i Malakhìm, gli Angeli e i giganti dell’Antico Testamento?

Rispondo rimanendo sempre legato al testo biblico: non ci sono descrizioni relative a Yahwèh e dunque non sarebbe corretto ipotizzare alcunché. Per quanto concerne i cosiddetti “angeli” non vi sono dubbi che fossero individui in carne ed ossa come noi, anche se il loro aspetto fisico li rendeva distinguibili dai nomali semiti, perché venivano riconosciuti immediatamente. Su un elemento non vi possono essere dubbi: non erano esseri spirituali!
Per quanto concerne i “giganti” la Bibbia ci racconta della loro statura (Nm 13,32-33; Dt 1,28), delle dimensioni del letti in cui dormivano, 4,5 metri di lunghezza e 2 di larghezza (Dt 3,11), e che erano ancora visibili al tempo di chi scriveva; dice inoltre che alcuni di questi avevano sei dita per ogni arto (2 Sam 21,20) ma non ci dice altro sul loro aspetto.
Quindi io, per il momento, mi attengo a questi dati: nei miei lavori futuri mi allargherò tenendo conto anche di descrizioni contenute in testi ritenuti apocrifi.

Quali riscontri archeologici esistono a conferma delle sue più straordinarie traduzioni?

I riscontri si trovano sostanzialmente nei resti delle costruzioni megalitiche che sono rimaste fino ad oggi in varie parti del modo: dall’Egitto all’India e al Giappone, dal Medio Oriente a Malta, da Stonehenge al continente americano…
Per rimanere però in tema strettamente biblico ricordo che gli scavi condotti sulle rive del Giordano e più in generale nei territori interessati dagli eventi narrati hanno evidenziato come essi fossero controllati, almeno dal IV millennio a.C., da razze forti che hanno prodotto una civiltà megalitica capace di realizzare costruzioni ciclopiche: si pensi all’incredibile sito di Baalbek (nella valle della Bekaa, in Libano), in cui sono stati movimentati monoliti del peso di centinaia di tonnellate cadauno!
La stessa archeologia documenta che queste razze sono state progressivamente soppiantate dai nuovi occupanti e la Bibbia ci dà conto di questa graduale sostituzione. Per quanto concerne gli Anaqiti (uomini “dal lungo collo”), essi occupavano il territorio di Hebron e la regione che sarà poi conquistata dalla tribù di Giuda. Di loro si ricordano tre capi – i cui nomi Ahiman, Sesay e Talmay sono di origine aramaica – che furono sconfitti da Caleb, quando a lui si arrese la città di Hebron. Furono quindi distrutti da Giosuè, lasciando loro tracce a Gaza, Asdod e Gat (la città del gigante Goliat).
I Refaìm (cui apparteneva il gigante Og che dormiva nell’enorme letto di cui ho detto prima) occupavano invece la Transgiordania dal monte Hermon fino ad Ammon; come gli Anaqiti, furono sconfitti da Giosuè nel corso delle guerre di conquista, anche se Davide si scontrò ancora con alcuni di loro che vivevano in Cisgiordania (cfr. 2 Sam 21,15-21). Alcuni di loro erano presenti anche in Galaad, e questi ultimi furono annientati dagli Amorrei. Ai Refaìm appartenevano anche gli Zamzummìm, che abitavano nella regione di Amman (Transgiordania) e furono sconfitti dagli Ammoniti che si impossessarono del loro territorio: anche di essi si dice (Dt 2,20-23) che erano popolo di “alta statura”,come gli Anaqiti. Il nome Refaìm era già presente nei racconti cananei antecedenti il periodo della conquista da parte degli Ebrei. L’etimologia è incerta: per alcuni il loro nome rimanda al concetto di “curare”, contenuto nella radice rafah.
Gli Emìm, giganti anche essi, abitavano infine nel territorio di Moab (a est-sud-est del Mar Morto) e furono proprio i Moabiti a chiamarli così, in quanto loro erano altrimenti conosciuti come Refaìm. Secondo Genesi 14,5 furono sconfitti da Kedorlaomer e dai suoi confederati nella pianura di Qiriatàyim; la città fu distrutta e poi ricostruita dalla tribù di Ruben (cfr. Nm 32,37 e Gs 13,19).
Vi sono inoltre tracce dei nomi di questi popoli anche in un riscontro geografico: la “Valle dei Refaìm”, che s’identifica con la pianura di El-Beqa, a sud-ovest di Gerusalemme.

Quali sono i suoi attuali rapporti con la Chiesa Cattolica?

In pratica non ho rapporti, salvo le amicizie personali che non sono venute meno: almeno quelle che contano. D’altra parte la prosecuzione delle mie pubblicazioni non farà che appesantire la situazione, ma non è e non sarà un problema, ormai la strada è segnata.

Un saluto a tutti da Mauro Biglino.
29/01/2012 09:21
 
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INTERVISTA A MAURO BIGLINO

Diamo il benvenuto sul nostro portale allo scrittore, nonché studioso e traduttore di testi e correnti religiose, il professor Mauro Biglino. Salve Mauro, benvenuto su Italia Parallela.
Gli studiosi e gli appassionati di storia e religione ti conoscono per le tue interessanti traduzioni e per due bellissimi libri: “CHIESA ROMANA CATTOLICA E MASSONERIA” e “RESURREZIONE REINCARNAZIONE”, ma ultimamente hai attirato, e non poco, l’attenzione più accesa di tantissimi ufologi con l’uscita del tuo ultimo lavoro “IL LIBRO CHE CAMBIERA’ PER SEMPRE LE NOSTRE IDEE SULLA BIBBIA”, puoi darci un’ assaggio in merito?


Innanzitutto desidero ringraziare per l’attenzione manifestata nei miei confronti.
E’ un testo pubblicato un anno fa e giunto ormai al termine della seconda ristampa: contiene una prima parte di ciò che ricavo dalle traduzioni letterali dell’ebraico e che non sono mai sufficientemente evidenziate nelle Bibbie tradizionali.
E’ nato a seguito di una esperienza professionale nel corso della quale mi sono dedicato allo studio dell’ebraico antico ed ho iniziato a tradurre l’Antico Testamento: il caso ha voluto che le mie traduzioni finissero nella redazione delle Ed. San Paolo; ne è nata una collaborazione che mi ha portato a tradurre 23 libri dell’Antico Testamento direttamente dalla bibbia ebraica redatta sulla base del Codice masoretico di Leningrado: fino ad oggi ne sono stati pubblicati 17. Devo dire che a seguito della pubblicazione del lavoro cui si riferisce l’intervista la collaborazione con la casa editrice cattolica è terminata perché è ovvio che le Ed San Paolo non possono avere tra i collaboratori uno che scrive cose come quelle che sono contenute nel libro di cui si parla qui e nel prossimo che esce a settembre.
Per dare un “assaggio” devo precisare che - nonostante il titolo che riporta la domanda sugli “dèi” venuti dallo spazio e l’immagine di copertina - io non sono un ufologo e non ho mai visto un UFO in vita mia, neppure un banalissimo globo di luce, ma la lettura di numerosi passi dell’Antico Testamento mi ha portato a pensare che forse le interpretazioni ufologiche non sono così fantasiose come si vuol far credere con eccessiva semplicità.
Ho quindi voluto riportare elementi specifici relativi al tema ma anche elementi che apparentemente ne sono lontani.
Ma soprattutto, non avendo delle verità preconfezionate da distribuire, ho scelto di mettere a disposizione i contenuti nel modo più onesto e coerente possibile: ho riportato i versetti in ebraico e la traduzione letterale per consentire a chiunque di controllare ciò che scrivo.
Ogni affermazione è quindi suffragata dal testo originale e penso che questo sia l’elemento che maggiormente caratterizza questo libro soprattutto nelle sue parti più sorprendenti e sconcertanti: a distanza di un anno dalla pubblicazione devo dire che l’inserimento dei versetti ebraici con relativa traduzione è stato indubbiamente uno degli elemento del successo.
Il titolo dice che le nostre idee sulla Bibbia non possono più essere quelle di prima: le domande che nascono dalle traduzioni letterali sui temi affrontati dal testo, dalla morte di Dio ai Dieci Comandamenti veramente scritti sulla pietra, dalle macchine volanti alla reale descrizione dei cosiddetti angeli… fino alla formazione dell’uomo con il DNA (tzelèm) degli Elohìm e molto altro… sono veramente ineludibili.
Preciso anche che io NON sono detentore di alcuna verità ma solo una persona che attraverso lo studio cerca di coltivare le sue curiosità mettendo in gioco le idee e le ipotesi che dallo studio prendono origine: di questo si tenga dunque conto nel proseguire la lettura.

Se consideriamo gli innumerevoli reperti archeologici che frequentemente vengono riportati alla luce (parecchi dei quali purtroppo destinati ad essere “riseppelliti” per il paradossale conflitto tra storia e storiografia), inevitabilmente siamo costretti a porci delle domande che mettono in seria discussione la veridicità della storia “ufficiale” e di riflesso della religione. Qual’ è la tua opinione in merito?

La mia opinione è che sarà inevitabile in un futuro più o meno prossimo provvedere a riscrivere la storia tenendo conto delle scoperte archeologiche che sono certamente scomode ma che costituiscono conferma a quanto narrano i testi antichi di ogni cultura. I racconti ed i reperti sono distribuiti in tutti i continenti e non si potrà più fingere di non sapere; non si potrà continuare a tenere occultato attraverso interpretazioni di comodo ciò che sta comparendo in modo sempre più evidente agli occhi di chi si occupa di certi temi con un atteggiamento aperto, disincantato e libero da condizionamenti dottrinali. Le domande si stanno facendo sempre più frequenti e pressanti ed anche i detentori delle cosiddette verità acquisite dovranno inevitabilmente fare i conti con quanto emerge e con il dubbio che ne consegue. Le religioni saranno chiamate a spiegare l’origine dei loro dogmi che non paiono più reggere al confronto con ciò che veramente raccontano i testi da cui ufficialmente ed artificiosamente sono nate. Si badi bene però che la rilettura della Bibbia alla luce dei suoi significati letterali non comporta necessariamente l’annullamento del concetto di Dio, questo infatti attiene alla fede ed io non me ne occupo perché di Dio non so nulla: dico solo che l’Antico Testamento racconta una storia decisamente diversa da quella che ci è stata presentata e che questa storia “ufficiale” andrà riscritta.

La comune concezione della religione intesa come “speranza” di una vita ultraterrena, potrebbe in qualche modo essere stravolta da elementi ancora ignoti alla maggior parte delle persone?

Come ho detto prima ci sono elementi che attengono alla fede dei singoli e la speranza in una vita ultraterrena è certamente uno di questi. Una cosa mi pare però assodata: la speranza non va cercata nell’Antico Testamento perché quel testo non si occupa dell’aldilà. Gli Elohìm della Bibbia (termine che la religione traduce erroneamente con “Dio”) di tutto si occupavano meno che della spiritualità, della trascendenza, della vita eterna. Essi stessi morivano come dice il testo biblico che riporto nel libro e molti ebrei praticanti amici miei affermano “Noi dell’aldilà non sappiamo nulla perché il nostro Dio non ne ha mai parlato”. Questa è una profonda verità che appare chiara da una lettura attenta dell’Antico Testamento.
Le religioni hanno avuto una funzione importante: hanno avuto il merito di ipotizzare risposte alle domande essenziali dell’uomo: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Dico anche che la loro funzione ha prodotto risultati indipendentemente dal fatto che i contenuti da esse veicolati fossero veri o meno.
L’attuale Dalai Lama ebbe a dire che ogni religione è stata prodotta per aiutare l’uomo a superare le sue angosce ed io ne sono profondamente convinto.
La speranza va però cercata nelle convinzioni personali, nel credo di ciascuno, senza pensare di trovare conferme nei testi biblici.

Quali conseguenze potrebbe avere un cambiamento ufficiale degli attuali dogmi religiosi, dovuto al riconoscimento di elementi che stravolgerebbero in modo radicale la concezione della religione stessa?

Parlando di elementi che possono stravolgere in modo radicale la concezione religiosa devo innanzitutto dire che la componente extraterrestre è presente ovunque nei racconti antichi ed è in attesa di conferme e dimostrazioni.
Se si riuscisse a dimostrare che sono veri i racconti che ci narrano di presenze aliene accadrebbe in tempi brevi ciò che io penso accadrà comunque, anche se in tempi più lunghi: le religioni scomparirebbero nella forma in cui si sono evolute fino ad oggi.
Direi che il rapporto dei credenti con il loro Dio (ipotetico o reale che sia, questo non lo so) potrebbe anche non cambiare, ma cambierebbe certamente, e forse cadrebbe, il rapporto con i sistemi di potere che le varie chiese o gerarchie hanno costruito sulla base del pensiero religioso che esse stesse hanno formulato e presentato come indiscutibilmente vero.

Come teorizzano molti archeologi, la civilizzazione e il progresso del genere umano è stato influenzato dall’esistenza di una primordiale “Civiltà Madre”, che inevitabilmente è stata parte fondamentale nell’evoluzione storica e religiosa dell’uomo. Condividi questa possibilità o ti dissoci da questa teoria?

Penso che la teoria abbia un fondo di verità sufficientemente documentata che trova conferma anche nei racconti dei popoli del passato. Ciò che deve essere determinato è la natura di questa civiltà: era terrestre? Era di origine aliena? Si tratta di una civiltà presente in origine sul pianeta che poi ha abbandonati per farvi ritorno, una sorta di ex-terrestri? Era una civiltà diffusa sul pianeta o concentrata geograficamente in un territorio poi scomparso? Io penso che è bene che ciascuno faccia il suo mestiere ed allora preferisco parlare di Bibbia senza sconfinare in ambirti che sono di pertinenza di altri. Dalla Bibbia ricavo che si trattava di una cultura dotata di conoscenze e tecnologie inarrivabili per l’uomo e al quale sono state trasmesse in parte. Una civiltà rappresentata da una gerarchia di individui di cui la Bibbia ci dà conto quando distingue Elohìm, Malachìm, Nefilìm, Anakìm, Refaìm, Emìm, Zamzummìm… Individui che si sono divisi il controllo del pianeta, come ci narrano il libro della Genesi ed il Deuteronomio, combattendo tra di loro per affermare ed incrementare il loro potere utilizzando i popoli sottomessi.

E’ possibile che le alte cariche religiose (a prescindere dalla fede di riferimento) non siano al corrente dell’interferenza extraterrestre, oppure fanno in modo che i fedeli non ne vengano a conoscenza per ovvi motivi di carattere economico?

Io credo che il Vaticano stia celando ma che contemporaneamente si stia preparando al momento in cui il nascondimento non sarà più possibile.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli incontri di studio sulla vita aliena organizzati dalla Specola Vaticana e questo ha sicuramente un significato, perché tanto interesse non può essere casuale.
Il motivo del nascondimento va ricercato proprio in quanto ho detto poco sopra: se e quando la verità sarà conosciuta cambierà il rapporto gerarchico tra Chiesa e fedeli in quanto questi ultimi si porranno domande su quanto fino ad oggi è stato raccontato loro dai cosiddetti rappresentati di Dio sulla terra. Tra le varie possibilità di nascondimento spero vivamente che nella immensa biblioteca romana sia conservato un testo che la Bibbia cita nel libro dei Numeri e che è ufficialmente scomparso: “Il libro delle guerre di Yahwèh”. Sono convinto che contenga descrizioni potenzialmente sconvolgenti sui modi che quell’individuo utilizzava per combattere e che sarebbero sorprendenti. Ciò che già si ricava infatti dalla Bibbia in nostro possesso contiene elementi che fanno pensare a modalità inattese per quei tempi; a tecnologie non compatibili con l’epoca; a conoscenze che non ci si attenderebbe di trovare nel 2000 o nel 1000 a.C. Di questo e di altri aspetti torno ad occuparmi nel libro che uscirà a settembre e che si intitola “Il dio alieno della Bibbia”: circa 400 pagine di sviluppo di temi decisamente fuori dall’ordinario.

Cosa rappresentano in realtà i principali profeti, messia, dei o divinità che vengono quotidianamente adorate in tutto il mondo? Con un riferimento particolare alla figura di Gesù nella religione Cristiana.

La domanda è molto articolata perché pone assieme figure di varia natura tra le quali è necessario distinguere provando anche a semplificare, per non scrivere qui un libro.
Ribadisco che scelgo deliberatamente di rimanere in ambito biblico anche in questa risposta.
Innanzitutto gli dèi sono il frutto delle rielaborazione teologica di figure che erano in realtà individui in carne ed ossa che si distinguevano dall’uomo per capacità, conoscenze e tecnologia: una volta perso il contatto fisico l’uomo ne ha ripensato l’immagine spiritualizzandola.
Va detto che nella Bibbia gli Elohìm non venivano considerati ‘dèi’ nel senso che noi diamo a questo termine e tanto meno erano visti come un ‘dio’ unico, spirituale, trascendente ed universale. Nel nuovo libro dedico un intero capitolo a spiegare come nell’Antico Testamento, contrariamente a ciò che si pensa, non esistesse il concetto del monoteismo.
I profeti erano i portavoce, i rappresentanti di questi individui presso i popoli: era un compito prima affidato ai Malachìm, erroneamente descritti come angeli dalla tradizione religiosa. Il nostro mondo attuale è stracolmo di profeti che si pongono come detentori della verità e come rappresentanti delle nuove forme di “divinità” che l’uomo continuamente si crea per cercare risposte alle sue angosce, prima fra tutte quella della morte. Mi viene da dire che quelli antichi erano decisamente più seri perché quanto meno parlavano in nome e per conto di “individui” realmente esistenti.
Per la figura di Gesù avrei necessità di spazi ben più ampi perché richiede una analisi complessa. Provo a sintetizzare essendo ben consapevole del rischio che ciò comporta e chiedendo scusa in anticipo agli amici che leggeranno. Era uno dei tanti rabbi ebrei del tempo, un predicatore che si riteneva il messia davidico (come altri prima e dopo di lui tra il 150 a.C. ed il 170 d.C.) e che, come gli altri, è stato sconfitto. La rilettura e lo studio filologico delle parole a lui attribuite sulla croce danno conto di questa sua consapevolezza, ma sarebbe lungo qui farne l’analisi: da alcuni mesi ne parlo nelle conferenze che faccio in giro per l’Italia. Paolo di Tarso ne ha ripreso la figura, l’ha completamente stravolta, ne ha cancellato gli elementi tipicamente giudaici rendendola così accettabile da parte del mondo greco-romano pervaso di pensiero ellenistico e soteriologico.
Gesù è divenuto per l’occidente il Messia più conosciuto e le trasformazioni che la sua figura ha subito stupirebbero per primo lui stesso: penso che se tornasse sulla terra avrebbe spesso molte difficoltà a capire che i suoi seguaci stanno parlando proprio di lui.

Ti ringrazio a nome mio e di tutti i lettori di Italia Parallela per la gentilissima disponibilità. Ti invito a seguirci sul nostro sito. Consigliamo a tutti la lettura del tuo libro “IL LIBRO CHE CAMBIERA’ PER SEMPRE LE NOSTRE IDEE SULLA BIBBIA” (Infinito Editori). Mauro vuoi mandare un saluto a tutti i nostri lettori?

Sono io che ringrazio voi per questo interesse, ringrazio gli amici che sono arrivati a leggere fino alla fine e ne approfitto per dire loro che, se vogliono, io sono su FB e su FB c’è anche un gruppo intitolato al libro, nel quale aggiorno continuamente le date delle conferenze: magari ci sarà così anche l’occasione di incontrarci di persona. Mi fa sempre molto piacere.

29/01/2012 09:27
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 1

Tratto dalla rivista elettronica "Runa Bianca" n. 1







[Modificato da Gabrjel 29/01/2012 09:28]
29/01/2012 09:29
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 2

Articolo tratto dalla rivista elettronica "Runa Bianca" n. 2





29/01/2012 09:32
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 3

Tratto dalla rivista "Runa Bianca" n. 3





29/01/2012 09:34
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 4

Tratto dalla rivista "Runa Bianca" n. 4





29/01/2012 09:36
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 5

Articolo tratto dalla rivista "Runa Bianca" n. 5



29/01/2012 09:39
 
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NON CI HANNO RACCONTATO TUTTO E NEMMENO IL VERO - PARTE 6

Tratto dalla rivista "Runa Bianca" n. 6





29/01/2012 09:40
 
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CONFERENZA DI MAURO BIGLINO A PARMA DEL 9 DICEMBRE 2011







29/01/2012 09:44
 
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GLI ELOHIM DELLA BIBBIA

Tratto dalla rivista "Tracce d'eternità" n. 17













29/01/2012 09:48
 
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I suoi due libri:



08/04/2012 17:02
 
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08/10/2012 08:33
 
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CONFERENZA A CATANIA DEL 23 SETTEMBRE 2012 - PRIMA PARTE

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