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I rapimenti e il loro significato per il nostro mondo

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2012 13:15
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15/02/2012 13:15
 
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Il fenomeno ufo si manifesta da secoli, se non da millenni, sotto le più variegate sfaccettature e, non ultimo, nei più disparati aspetti. Uno di questi (talvolta definito un sotto-fenomeno) è dato dai rapimenti. Nel mondo della ricerca si parla di ciò dall'inizio degli anni '60, ma è solo nel corso degli ultimi 5-10 anni che questa fenomenologia è assunta a quella popolarità che oggigiorno domina un dibattito ufologico "sui generis" e non solo.
Il concetto di "rapimento" nell'eccezione prettamente ufologica del termine, implica in breve quanto segue: il soggetto viene, contro la propria volontà, strappato letteralmente dal proprio abituale contesto, per opera di entità non umane (o comunque che egli in quanto tali recepisce n.d.t.), per essere trasportato in un altro "luogo". Qui viene sottoposto a test alquanto invasivi, di natura fisica e psicologica, terminati i quali viene nuovamente riposto nel proprio ambiente (una variante è data da quei casi nei quali il soggetto subisce queste "procedure" nel proprio ambito domestico).
I rapimenti sono esperienze che, di norma, iniziano nella prima infanzia, replicandosi episodicamente sino ad età avanzata. Inoltre pare che tendano ad estendersi per interi ceppi generazionali: significa che il loro eventuale "interessato" ha avuto, con elevate probabilità, a suo tempo un proprio genitore od un proprio nonno a condividere le medesime "esperienze"; e che queste ultime saranno un domani probabilmente vissute da uno dei suoi figli.
Sulla natura di questi eventi esistono diverse ipotesi interpretative. Vanno dall'ambito meramente psicologico o psicopatologico del protagonista, sino a quello del riconoscimento dell'oggettività dei medesimi, come realtà dietro le quali si celerebbe un'intelligenza estranea al genere umano.
Per nessuno dei modelli interpretativi esiste al momento una prova definitiva che lo suffraghi. Tuttavia, considerando la presenza temporale del fenomeno nei secoli, desumibile percorrendo a ritroso il corso della storia umana (e la sua estensione spaziale, riscontrabile presso tutte le culture del pianeta, prescindendo da ceppi sociali, religiosi, nazionali od etnici di sorta) non si può non convenire circa l'effettiva esistenza di un sostrato reale a monte di tutto ciò.
La domanda che a questo punto viene da porsi sarà pertanto: qual è l'effettiva natura di questo "sostrato" o, meglio, con quale tipo di realtà abbiamo a che fare?
Nel momento in cui decidiamo di confrontarci con questa problematica, è necessario rifarsi alla ricchissima casistica dalla quale essa è avvalorata. A quanto mi consta solo in Germania troviamo qualcosa come 300 casi di rapimenti. Constatiamo inequivocabilmente la presenza di due elementi. Il primo dato dalla sorprendente costanza con la quale si reiterano i momenti centrali di tali accadimenti, come emerge dall'analisi dei loro singoli resoconti. Il secondo dato dalla altrettanto sorprendente variabilità riscontrabile nei dettagli dei medesimi, presi a sé.
Possiamo quindi desumere che abbiamo fondamentalmente a che fare con un modello di esperienze nel quale coesistono al tempo stesso un "frame" grossolano di dati, che puntualmente si ravvisano in ogni "rapito", ed un "frame" particolare, caratterizzante il singolo caso.
Questo è quanto si riscontra non solo nel contesto degli eventi cosiddetti "classici" della casistica "abductions", come gli interventi, le "visite", la sindrome della "perdita del feto" (la cosiddetta "gravidanza isterica", n.d.t.), o le "intrusioni nella camera da letto", ma anche dalle "informazioni" che il "rapito", nel corso della propria esperienza, riceve dai sequestratori. Tali informazioni sono a loro volta suddivisibili in due categorie:

- Informazioni sull'origine e sulle motivazioni della visita degli "stranieri";
- Informazioni circa il futuro destino dell'umanità, date nella maggior parte dei casi da immagini di distruzioni belliche, devastazione ambientale, catastrofi. naturali.

Un trait d'union tra questi messaggi "profetici" di variegato tipo, è dato dall'informazione, notificata all'addotto, secondo la quale gli stranieri manterrebbero una presenza stabile sul nostro pianeta, volta a scongiurarne la catastrofe. Sotto questo aspetto, tali informazioni sono in tutto affini a tradizionali messaggi percepiti nel corso di fenomeni mariani o sedute di "channeling".
Di fatto, alla base di queste profezie si riscontra la stessa ingarbugliata struttura, spia di una scarsa logica interna, che evidenzia molti messaggi d"'oltretomba". Alla luce di questo si schiudono due possibili interpretazioni: o abbiamo a che fare in tutti questi casi con dati prettamente soggettivi, mere costruzioni del nostro inconscio, oppure la "fonte" di volta in volta implicata in informazioni, inganna di proposito il percepiente per scopi che al momento ci sono del tutto oscuri.
Di fatto non disponiamo di alcuna garanzia circa la veridicità di quanto le entità trasmettono all'addotto, e, per quanto mi riguarda, ritengo possibile trattarsi appunto di messaggi del tutto "fuorvianti", volti a nascondere il vero scopo della presenza e dell'intervento sull'uomo di tali esseri.
Il fenomeno "rapimenti" è alquanto complesso. Al suo interno coesistono contemporaneamente elementi escatologici ed esortazioni auspicanti un "rinnovo" del genere umano: in altri termini, il classico repertorio tematico delle religioni, riemerge in questa sede in veste "tecnologizzata".
Un altro significativo aspetto è quello dato dalle analogie riscontrabili nei racconti di molti addotti, che riferiscono di essere stati sottoposti a test psicologici alquanto particolari; oppure di essere stati trasportati nel contesto di strani ed incredibili paesaggi, o di curiose situazioni; o, infine, di avere sperimentato momenti di estremo pericolo per le loro vite, durante i quali essi sentivano che dovevano "controllarsi" in quanto si volevano testare le loro reazioni. Nel momento in cui superavano dette prove, secondo le aspettative dei loro "esaminatori", essi venivano "ricompensati", ed ai loro occhi si spalancavano d'incanto spettacoli di meravigliosi pianeti, o, addirittura, veniva loro concesso di "pilotare" un UFO, e di apprenderne i principi di guida; talvolta avevano persino modo di incontrare altri addotti, che precedentemente erano stati sottoposti ai medesimi test, o di constatare con i propri occhi le meraviglie dell'avanzatissima tecnologia degli "stranieri".
Il punto della questione non è la veridicità o meno di tali esperienze, in quanto esse probabilmente appartengono ad una sfera di realtà fittizia, per l'occasione artificialmente creata; vale a dire non .già riconducibile ad un diverso continuum spazio temporale, ma ad un qualcosa che viene in un dato momento di proposito indotto nelle menti di coloro i quali saranno successivamente "convinti" di avere effettivamente vissuto ciò di cui riferiscono nelle proprie storie (un analogo discorso potrebbe essere fatto per le vicende collegate al contattismo, n.d.t.).
Le sopra menzionate "sfaccettature" del fenomeno "rapimenti" sollevano non solo il problema della realtà del medesimo, ma anche quello della nostra nozione di "realtà" in genere, che siamo soliti riferire al "mondo reale" che ci circonda. Parecchi tratti di tali episodi, pare infatti indichino che gli "stranieri" - chiunque essi siano, da ovunque essi provengano, e quali che siano i loro scopi - sono in grado di "aggirare" la nostra "realtà", secondo il modo in cui la percepiamo, utilizzando per i loro scopi altre dimensioni del "reale", ed infine confondendo in noi aspetti fisici e psichici, sino al punto da rendere impossibile una loro distinzione.
Ed è proprio in ciò che risiede la difficoltà, per il percepiente, nel descrivere a terzi quanto egli ritiene di aver vissuto.
Il collegamento interiore di altre sfere spazio-temporali con gli accadimenti fisici del nostro universo e quello tra il nostro potenziale psichico (ad esempio le fantasie ed i sogni) ed un invisibile, inestricabile, conglomerato di incredibili esperienze, rende pertanto da un lato impossibile la comunicazione con quanti sono "estranei" a tali vissuti, impedendo di conseguenza, dall'altro, una approfondita analisi del fenomeno. Questo duplice aspetto è probabile rappresenti un intenzionale "effetto collaterale" dell'evento complessivo.
In generale, si ha l'impressione che questi fenomeni, complessivamente considerati, tendano ad affermare in noi una sorta di assuefazione: molti addotti sono giunti infatti ad una simile conclusione.
In tal senso sempre più persone potrebbero essere influenzate ad accettare l'idea dell'esistenza di un'intelligenza aliena operante vicino all'uomo, preparandosi così spiritualmente al momento del "contatto". E allo scopo quest'intelligenza si adeguerebbe al concetto che gli umani hanno di essa ed alle loro fantasie circa il possibile "contatto", amplificandosi con un effetto di "risonanza" ogni qualvolta essa si palesasse mascherata, cioè entrando nel ruolo che le si attribuisce, e penetrando in tal modo con sempre maggiore incisività nella coscienza e nell'inconscio collettivo della società.
Questo potrebbe essere illogico e graduale "modus operandi" nei nostri confronti di un'intelligenza aliena altamente sviluppata: nel caso essa volesse comunicare con noi, non potrebbe innalzarci dall'oggi al domani al proprio stadio evolutivo. Al contrario, dovrebbe lei abbassarsi al nostro livello. Ciò è esattamente quanto noi facciamo quando, per fare un esempio, cerchiamo di stabilire una comunicazione con i delfini o gli scimpanzé: non cerchiamo ovviamente di rendere edotti questi animali circa le nostre centrali nucleari o di erudirli sulla cultura dell'antica Grecia, ma ci trasponiamo su di un livello comunicativo primordiale, cercando, a mezzo di simboli elementari e colori di mettere in atto uno "scambio di pensieri".
Null'altro di diverso, se ci pensiamo, sembra accadere attualmente nel rapporto tra l'intelligenza aliena che ci accompagna e quegli uomini che, casualmente "prelevati" tra la massa degli umani, sono stati selezionati per un simile contatto.
È difficile stimare se e come si potrà pervenire ad un reale, "effettivo" contatto. Il nostro problema è - come già sottolineato - che di fatto non conosciamo assolutamente nulla circa le vere motivazioni di questi "visitatori", per quanto essi possano al riguardo raccontarci, o malgrado quello che può essere creduto dal gruppo dei loro "prescelti".
Tutto quello che al momento possiamo fare è raccogliere quanti più dati abbiamo, cercando di integrarli in un modello il più possibile logico e coerente. Ma dobbiamo anche essere consci che questi dati possano essere stati alterati, al fine di ingannarci per un qualche oscuro motivo.
Lo studio del fenomeno "rapimenti" è allo stato attuale molto simile al procedere a tentoni all'interno di una fitta ed impenetrabile coltre di nebbia, di cui non sappiamo se mai si dissolverà.
D'altro canto non esiste alternativa.
Proseguire la ricerca in questo campo è l'unica chance di cui al momento disponiamo e dalla quale mai dovremmo inutilmente desistere, a fronte della mancanza di rispetto e dell'ignoranza della gente comune, oltre che di una notevole parte dell'estabilishment scientifico.

Articolo di Johannes Feibag
Fonte: "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 12 del Maggio 2000
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