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Il dilemma abduction: rapimenti alieni o deliri?

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2012 09:09
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16/02/2012 09:09
 
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Con il termine inglese "abductions", sono comunemente indicati i "rapimenti" o "sequestri da UFO". Indubbiamente, il tema più scottante della fenomenologia UFO.
Com'era logico attendersi, la comunità scientifica e l'ufologia, negli ultimi 30 anni, sono spesso venute ai "ferri corti" su tale tematica, con scambio di reciproche accuse.
Il presente lavoro non ha certo la pretesa di porre la parola "fine" su tale fenomeno, ma semplicemente di fare un po' di chiarezza attraverso una serena e obiettiva analisi dei dati clinici e psicologici in nostro possesso.
Lo scrivente è fiero di essere sia un elemento della scienza ufficiale sia un appassionato studioso di ufologia; non si è mai sentito in conflitto, né obbligato ad effettuare una tormentata scelta; ha sempre evitato le polemiche, preferendo impiegare il proprio tempo nello studio, piuttosto che correre dietro a tesi del tipo "le scomode verità che la scienza ufficiale cerca di nascondere" o "le ciarlatanerie dei cosiddetti ufologi".
Chi offende, per partito preso, una delle due fazioni, non merita alcuna considerazione.
Fatta questa doverosa premessa, iniziamo dal "versante ufologico" ponendoci un quesito:
"Possiamo scientificamente escludere la possibilità che il nostro universo sia popolato da forme di vita diverse dalla nostra?"
La risposta è: no.
Poniamoci adesso un ulteriore quesito:
"Possiamo scientificamente escludere la possibilità che alcune di tali forme di vita, supponendone l'esistenza, possano essere di grado evolutivo superiore alla specie umana?"
Ancora una volta, la risposta è: no.
Infine, l'ultimo quesito:
"Possiamo scientificamente escludere la possibilità che tali forme di vita, analogamente a come ci comporteremmo noi, abbiano la necessità di 'prelevare' campioni di materiale vivente e non dal nostro pianeta?"
Ovviamente, no.
Esaminate le tre risposte, possiamo giungere ad una prima conclusione:
"È assolutamente legittima la ricerca, condotta da esperti, comunemente definiti ufologi, che ha come scopo il tentativo di trasformare in certezza scientifica le possibilità sopra esposte, similmente a quanto avviene per qualunque altro fenomeno di natura non definita. Per quanto riguarda lo studio riferito al terzo quesito, esso viene definito, come già detto, con il nome di abduction."
Vediamo adesso, in particolare, le metodiche adeguate allo studio delle "adduzioni".
Fondamentalmente sono due:

1) Ambientali
2) Testimoniali

Tralascio di esaminare la prima, poiché esula dalla nostra trattazione.
Per quanto riguarda la seconda, di particolare interesse è il tentativo di risolvere il seguente quesito:
"Come possiamo testare la veridicità di quanti, sempre più numerosi, affermano di essere stati rapiti da alieni?"
Ciò che si chiede, in pratica, è una prova inconfutabile che escluda scientificamente i seguenti due aspetti:

a) Menzogna e/o il falso
b) Turbe e/o disagio psichico

Alcuni, sia tra gli studiosi di psichiatria e psicologia, sia tra gli ufologi, hanno creduto di individuare tale prova in una metodica clinica nota come "ipnosi regressiva". Purtroppo tale pratica esclude con certezza la menzogna ma "non il falso". Il sottoscritto pratica l'ipnosi regressiva a scopo terapeutico da oltre 15 anni e può facilmente dimostrare quanto affermato non solo in via teorica, sottolineando come i contenuti che emergono sotto ipnosi regressiva possono essere il frutto di desideri inconsci, riverberi del pensiero, frammenti della realtà distorti e adattati, ecc., ma anche con la pratica clinica. A tal proposito ecco un paio di esempi clinici che non entrano nell'area dell'"abduction", ma non per questo privi di illuminanti nessi associativi con tale fenomeno.

Caso n. 1 - Signor F.T., 38 anni, agente di commercio, coniugato con due figli.
Si presenta al colloquio ben curato nell'aspetto, eloquio strutturato e adeguato, inserito nel contesto spazio-temporale, ottima capacità lavorativa, rapporti familiari e interpersonali nella norma.
Alla richiesta del motivo che lo ha condotto presso il mio studio, risponde che desidera la mia certificazione, dopo la visita, "di stato psichico normale" da esibire a tutti coloro che lo considerano "pazzo", in quanto afferma di essere posseduto dal demonio. Tale possessione diabolica sarebbe avvenuta durante una sua trascorsa frequentazione presso una setta satanica che praticava messe nere. Pentito, si è rivolto a sacerdoti esorcisti, ma con esito nullo.
Gli chiedo se desidera sottoporsi ad ipnosi .regressiva, ed il sig.. F.T. accetta di buon grado. Sotto ipnosi, il signor F.T. incomincia ad .urlare oscenità, mutando la propria voce e dichiarando di chiamarsi "Arhata pias", un demone in grado di provocare tempeste, confusioni e disordini di qualunque genere. Gli chiedo di parlare del proprio aspetto, ed ecco uscir fuori una descrizione in perfetta sintonia con l'iconografia demonologica classica: corna e piedi caprini, altezza di circa 2,20 m., pelo folto, occhi rossi e seduttivi, ecc. Anche il luogo da dove proviene, rispetta le comuni descrizioni dell'inferno. Il caso del signor F.T. è in tutto e per tutto analogo a quello offerto da decine di migliaia di pazienti che sono in terapia presso colleghi nei vari distretti geografici del nostro pianeta.
Ultimata la seduta ipnotica, chiedo al signor F.T. cosa ricorda, da sveglio, quando il demone si impossessa del suo corpo e della sua anima; egli risponde che ha in quei casi "un vuoto di memoria", un "missing time" che ha un tempo variabile, da poche decine di minuti a ore o giorni; in uno di queste fasi di missing time, il demonio gli avrebbe inferto una zampata sulla schiena (mostra effettivamente una cicatrice di 4 cm. circa all'altezza della 5a vertebra toracica, indubbiamente di esito non chirurgico), ma non ricorda i particolari, che, invece, descrive con ricchezza di dettagli sotto ipnosi...

Caso n. 2 - Sig.na A.L., anni 32, casalinga, titolo di studio: maturità classica.
L'anamnesi ricalca quello del caso n. 1, con la differenza che la sig.na A.L. è fidanzata con un avvocato da circa 5 anni e vive con i genitori con i quali ha un buon rapporto.
Si è rivolta al sottoscritto "per rassicurare i genitori e il fidanzato sul suo stato di salute mentale", in quanto afferma che un suo zio, scomparso per un male incurabile tre anni fa, la viene spesso a trovare costringendola ad avere rapporti sessuali con lui. Anche lei accetta volentieri di essere sottoposta ad ipnosi regressiva. Durante l'ipnosi, la sig.na A.L. racconta, con dovizia di particolari, gli incontri con lo zio defunto: il morto si presenta con le stesse sembianze che aveva da vivo, i contorni sono però sfumati; quando le si avvicina, la sig.na A.L. avverte una strana forza che le "blocca la volontà, la paralizza e la costringe ad aprire le gambe". Segue la descrizione di un rapporto sessuale con modalità sia naturali che perverse. Lo zio, in un occasione, le ricordò come, da vivo, l'avesse molestata sessualmente quando A.L. aveva 8 anni.
Ultimata la seduta ipnotica, domando alla sig.na A.L. se suo zio, da bambina, l'avesse mai molestata, ma lei non ricorda nulla del genere e mi chiede il motivo della mia domanda. Anche lei parla di "tempo mancante" durante i rapporti con lo zio e mostra cicatrici da graffì in corrispondenza della spalla sinistra, delle quali non sa spiegare l'origine. Sotto ipnosi veniamo a conoscenza che tali graffì le sono stati procurati dallo zio durante un rapporto sessuale.

La diagnosi, in entrambi i casi, è stata la stessa: "Disturbo Delirante {Paranoide)".
Osserviamo adesso i sintomi che l'American Psychiatric Association fornisce per poter formulare tale diagnosi:

Disturbo Delirante (Paranoide)
A. Delirio(i) non bizzarro(i) (cioè concernente situazioni che si verificano nella vita reale, come: essere seguito, avvelenato, infettato, amato a distanza, ecc. della durata di almeno un mese.
B. Le allucinazioni uditive o visive, se presenti, non sono predominanti come nella Schizofrenia.
C. A parte il delirio (i deliri) o le sue ramificazioni, il comportamento non è francamente strano o bizzarro.
D. Se una Sindrome Depressiva Maggiore o Maniacale si è manifestata durante il disturbo, è stata breve rispetto alla durata del primo.
E. Non ha mai soddisfatto il "criterio A" per la schizofrenia, e non è possibile provare che un fattore organico abbia causato e mantenuto il disturbo.

Per completare la diagnosi di Disturbo Delirante, occorre infine specificare il tipo:

1) Erotomanico
2) Di Grandezza
3) Di Gelosia
4) Di Persecuzione
5) Somatico
6) Non specificato (non corrisponde ad alcuna delle categorie precedenti, in quanto può riguardare due o più di esse, senza prevalenza di una nell'altra).

Per quanto concerne i due casi riportati, il tipo è il n. 2, ovvero: "Disturbo Delirante nel quale il tema delirante predominante è la convinzione del soggetto di possedere esagerato valore, potere, conoscenze, o una particolare identità, o una speciale relazione con una divinità, con un essere disceso dal cielo, con una persona morta o famosa".
Abbiamo detto, poc'anzi, che per poter formulare la diagnosi di Disturbo Delirante, esso non deve aver mai soddisfatto il criterio "A" per la schizofrenia. Vediamo di cosa si tratta, leggendo tale criterio tratto sempre dai protocolli internazionali dell'AmericanPsychiatric Association:

Schizofrenia
A. Presenza di caratteristici sintomi psicotici nella fase attiva: o (1), (2) o (3), per almeno una settimana:

1) due dei seguenti sintomi:

a) deliri
b) allucinazioni rilevanti
c) incoerenza o marcato allentamento dei nessi associativi
d) comportamento catatonico
e) appiattimento o grossolana inadeguatezza dell'affettività

2) deliri bizzarri (cioè riguardanti fenomeni che sarebbero considerati totalmente non plausibili nella cultura del soggetto)
3) rilevanti allucinazioni con una voce che esprime contenuti privi di qualsiasi relazione apparente con depressione o euforia, o con una voce che continua a fare commenti sul comportamento e sui pensieri del soggetto, oppure con due o più voci che dialogano tra loro.

Vediamo adesso di formulare una sintesi non medica di quanto sopra esposto, al fine di consentire anche al lettore "non addetto ai lavori" una visione chiara del problema.
Esistono vari tipi e gradazioni di disturbo mentale. Un individuo può, ad esempio, non manifestare affatto i sintomi più comuni di "pazzia" - quelli, per intenderci, riconosciuti da tutti, esperti e non, come la marcata menomazione nelle funzioni connesse col ruolo di lavoratore o casalinga, o la marcata trascuratezza nell'igiene personale e nell'aspetto, o il comportamento decisamente stravagante, o disturbi deliranti in atto, ecc., - ed essere ugualmente affetto da un qualche tipo di disturbo mentale. La "normalità" è un concetto astratto.
Quanto detto è però una realtà clinico-scientifica, ampiamente provata e documentata, universalmente riconosciuta e, pertanto, "non può essere posta in discussione da semplici opinioni", pur rispettabilissime. E che tali restano.
Ma a questo punto ritorniamo al fenomeno "abduction", ed esaminiamo un caso famoso nel nostro Paese, grazie anche al libro "Gli Ufo nella mente", del dottor Corrado Malanga, la storia di Valerio Lonzi.
Per l'Autore non ci sono dubbi: è un "caso perfetto". Ma ha ragione? Ne dubitiamo.
Il dottor Malanga, come leggiamo nel libro in questione a pag. 229, aveva previsto "le ferree critiche di psicologi, di ifologi, di pseudoscientisti che mai hanno fatto un'indagine ufologica e che mai hanno fatto un'ipnosi regressiva e soprattutto che mai la faranno ma che ritengono già, a priori, che il metodo non è valido", ma gli è sfuggita la possibilità di riceverne proprio da chi, come il sottoscritto, è invece un medico psicoterapeuta, appartenente sì alla scienza ufficiale, ma che ha anche condotto e conduce diverse indagini ufologiche nella sua qualità di esperto in "abduction" e attivista del CUN Sicilia. Chi scrive ha invece eseguito (e continuerà ad eseguire) parecchie ipnosi regressive, pur consapevole a posteriori, della non validità, in termini di certezza, del metodo in questione.
Ecco perché le nostre critiche, serenamente - rivolte a chi - valido docente di chimica ma necessariamente privo di un back-ground specifico a carattere medico e psicoterapeutico a livello non amatoriale - dichiara certezze che tali non possono essere, sono e restano costruttive nella loro obiettività. Ma restare in silenzio di fronte a certe affermazioni non è neanche possibile.
Leggiamo a pag. 228: "...l'idea che le decine di addotti da noi contattati in questo periodo in Italia e all'estero siano frutto di una sindrome, cioè di un insieme di sintomi che diano origine a una patologia medica a noi ancora sconosciuta, sembra doversi escludere con fermezza...".
Purtroppo, con fermezza, va semmai esclusa l'idea del dottor Malanga, in quanto, come abbiamo visto, almeno certuni addotti potrebbero (attenzione: ripetiamo, "potrebbero") essere invece affetti da una patologia medica ben nota (altro che "sconosciuta"!) che nei testi clinici va sotto il nome di Disturbo Delirante (paranoide). Eventualità che, salva la perfetta buona fede dei soggetti, non costituisce certo una menomazione, come non lo è ad esempio un "tic" nervoso.
Del resto, leggendo le osservazioni conclusive degli accertamenti psichiatrico-forensi condotti dal dottor Marco Lagazzi sul sig. Lonzi (pp. 252 - 256), notiamo "...la necessità di esternare la sincera perplessità che lo ha colto di fronte alla del tutto peculiare richiesta del sig. Lonzi, motivata all'ottenimento di un certificato 'preventivo' (v. analogia con il caso n. 1, sig. F.T., n.d.a.) da opporre, in senso ironico, a eventuali critiche attinenti al suo benessere psichico... La stessa peculiarità di tale richiesta, unitamente alla impossibilità di effettuare più protratti ed approfonditi esami clinici, ha indotto lo scrivente ad una particolare attenzione nella esecuzione dei colloqui psicodiagnostici del caso, e motiva comunque la limitazione della attendibilità delle presenti note unicamente in rapporto alla singola tematica della sussistenza di condizioni psicopatologiche tali da influire negativamente sulla specifica capacità lavorativa del soggetto, quale ricercatore e studioso professionale della Ufologia".
Benissimo. Ma tradotto il tutto in parole povere, il dott. Lagazzi, da serio professionista, limita l'attendibilità del proprio giudizio medico alla sola capacità lavorativa ovvero operativa del soggetto in esame e null'altro.
E questo dato, da solo e come abbiamo già detto, non può fare escludere la possibilità di un qualche tipo di disturbo mentale; pertanto, nel caso del sig. Lonzi ed in altri analoghi, non possiamo parlare di certezza, ma semmai di dubbio, né può esserci d'aiuto il referto di visita specialistica redatto dal dotto Moreno Vittorio (pag. 251), dermatologo, in quanto il tipo di lesioni in regione dorsale e sull'arto 'inferiore sinistro, così come sono descritte nel referto, potrebbe anche essere, evidentemente, di natura non "extraterrestre".
Necessariamente archiviato in tal senso il caso Lonzi, passiamo infine ad altri aspetti.
Ho infatti letto con interesse l'articolo del dottor Giuseppe Colaminè dal titolo: "Abductions e Milabs: depistaggio diabolico", concordando sulle precisazioni di carattere tecnico in i merito all'ipnosi regressiva fatte dall'autore. È però difficile convenire con lui quando afferma che "non vi sono attualmente elementi che permettono di accomunare gli addotti agli altri individui affetti da disturbi del comportamento in quanto le manifestazioni dei due gruppi sono assolutamente differenti ed in quanto soprattutto gli addotti presentano una granitica costanza nelle loro convinzioni, laddove invece i comuni nevrotici, ed ancor più gli psicotici, sono caratterizzati da un'estrema labilità di pensiero che può essere modificata in modo spesso incontrollabile da svariati fattori".
Diciamo subito che la labilità di pensiero è sì presente nei nevrotici ed in alcuni disturbi psicotici, ma non in tutti: nel Disturbo Delirante, ovvero nella patologia che abbiamo descritto come sospetta nei casi di abduction, è frequente sia la costanza nelle convinzioni sostenute che la disponibilità al colloquio ed alle critiche...
Corretta è invece, nella sostanza, la diagnosi differenziale che il dotto Colaminè compie fra i fenomeni di abduction e alcune patologie psichiatriche. Più discutibile, semmai, l'affermazione che "...allo stato attuale dobbiamo ritenere che gli addotti siano individui con un terreno emotivo ipersensibile, ai quali sia stata indotta da fonte ignota una potente suggestione che ha avviato una catena di eventi psichici": su quali basi scientifiche si può infatti affermare ciò?
Abbiamo prove davvero inconfutabili della presenza di una "fonte ignota in grado di provocare una potente suggestione"?
Incominciamo in effetti ad avere elementi che un deficit nella conduzione neurotrasmettitoriale possa indurre analoghe sintomatologie...
Lo stesso autore, nell'articolo (apparso apparso sempre su UFO Notiziario nel N. 10 del marzo 2000, di prossima pubblicazione quando parleremo esclusivamente di impianti. n.d.Edicolaweb), dal titolo "Dagli impianti alieni al controllo delle menti", afferma che "i ricercatori del Centro Ufologico Nazionale stanno studiando attualmente il caso di un soggetto, chiamato convenzionalmente 'M'... portatore di un impianto situato nella mano. Tale oggetto ha dimostrato di emettere onde elettromagnetiche a frequenze sovrapposte. Le modifiche comportamentali rilevate in questo individuo hanno mostrato dì essere compatibili con una specifica azione di stimolo indiretto sui centri cerebrali, messa in atto usando i criteri clinici dell'agopuntura cinese."
È evidente che il problema degli "impianti" conferisce al tema dei "rapiti" una concretezza maggiore e ben diversa. Resto dunque fiducioso che il CUN operi in modo adeguato e auspico risultati affidabili al fine di trame benefici nella ricerca dei fenomeni di abductions.

Articolo di Maurizio Sorbello
Fonte: "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 14 del Luglio/Agosto 2000
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