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Abduction: il labirinto

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2012 08:38
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17/02/2012 08:38
 
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Individui di svariate condizioni socio-culturali presentano lacune mnemoniche definite in gergo tecnico "missing times" ed al tempo stesso accusano disturbi della sfera emotiva, caratterizzati da sogni ricorrenti, ideazioni ossessive, crisi di panico e stati di fobia, tutti con un contenuto comune: L'incontro con creature dall'aspetto umanoide ma decisamente non terrestre, accompagnato da una serie di manipolazioni fisiche subite senza consenso.
Alcuni di questi soggetti chiamati in gergo "Addotti" presentano minuscoli oggetti impiantati all'interno dell'organismo, senza che vi sia nel loro vissuto un evento che ne giustifichi la penetrazione.
Intorno a questi temi la ricerca degli ufologi sta girando praticamente in tondo, senza riuscire ad arrivare ad una conclusione.
Chi sono veramente gli addotti? Chi è che li manipola? Quale è il fine di quest'operazione che negli ultimi anni ha assunto i contorni di un giallo fantascientifico-spionistico?
Sembra un argomento obsoleto; oramai ne parlano quasi tutti e molti si dicono prossimi ad una soluzione, ad una sorta di rivelazione. Ciononostante il mistero, piuttosto che svelarsi si infittisce. Le metodiche d'indagine ci introducono in un sistema labirintico, una specie di gioco di scatole cinesi, in cui le tesi si fanno e disfano in un susseguirsi quasi beffardo.
Ogni proposizione trova puntualmente la sua antitesi ma a mancare è la sintesi, così il problema rimane sospeso, teso come qualcosa di immobile, tirato da mille forze distribuite a raggiera.
Intanto i rapimenti, se così vogliamo chiamarli, aumentano; sempre nuovi individui entrano controvoglia nella spirale dell'inquietudine, dell'angoscia, del dubbio di essere state in qualche modo sottoposte a manipolazioni da parte di creature ignote che hanno una valenza ambigua, oscillante fra l'alieno, l'angelico ed il demoniaco.

La scienza medica: chiave di lettura o limite?
Per molti anni non vi sono stati dubbi: chi ha un trauma dimenticato, tecnicamente "rimosso nell'inconscio", può riportarlo alla luce con un metodo semplice e antico: l'ipnosi. Con questa tecnica gli psichiatri statunitensi che per primi si sono confrontati con la tematica dei rapiti, sono riusciti ad evidenziare buona parte degli eventi occorsi nei "missing times".
Esseri umanoidi definiti in gergo "grigi" prelevavano i malcapitati, li portavano all'interno di ambienti che facevano pensare a sale operatorie dai connotati avveniristici e li sottoponevano ad una serie di esami accostabili a moderne metodiche d'indagine medica (T.A.C., endoscopie, prelievi bioptici, innesto di impianti).
Il fatto sembrava chiaro, c'era solo da identificare i responsabili, cosa non da poco, visto che alcuni addotti ricordavano di aver visto i "grigi" in compagnia di esseri umani.
Com'era possibile tutto ciò? Chi erano gli uomini che presenziavano alle abductions ed acconsentivano alla manipolazione forzata di loro simili?
Le tesi spionistiche fioccarono e tuttora ricevono larghi consensi. Uomini appartenenti a lobby supersegrete, a governi ombra a sette occulte, a servizi di sicurezza deviati, stavano svendendo la libertà e l'integrità del genere umano in cambio forse di informazioni esclusive su tecnologie avanzate che avrebbero consentito ai loro referenti di creare una superpotenza in incognito, una sorta di "SPECTRE", simile a quella dei film di James Bond, che un giorno avrebbe conquistato il pianeta in poche mosse, dando scacco matto alla scienza ufficiale ed a tutti i suoi prodotti.
Ce n'era abbastanza da far scoppiare una crisi politica su scala planetaria e forse per questo in molte Nazioni gli ufologi vennero e vengono tuttora visti come dei potenziali sobillatori, mestatori, elementi socialmente pericolosi e per questo messi al bando nel più efficace dei modi: il discredito e la ridicolizzazione.
Era tutto troppo semplice, immediato, quasi ovvio, sembrava mancasse un tassello chiave del mosaico.
Ci siamo chiesti perché i presunti alieni rapitori si limitassero a seppellire nell'inconscio i ricordi dei rapiti, senza invece cancellarli del tutto. La neurofisiologia ci insegna che è molto difficile, forse impossibile, cancellare un ricordo, una traccia mnestica, senza che una "fotocopia" di essa non vada depositata "d'ufficio" in quell'archivio del cervello che si chiama inconscio.
A questo punto però gli alieni avrebbero saputo bene di essere esposti nelle loro intenzionalità. Perché allora non soffocare il ricordo, coprendolo con un altro artefatto, con un cosiddetto ricordo di copertura?
L'addotto viene preso, portato in un luogo X e sottoposto ad un procedimento Y da creature Z, ma alla fine gli viene impresso il ricordo di essere stato portato in un luogo K, sottoposto ad un procedimento W, da creature J. L'ipnosi non arriva che a svelare il ricordo di copertura, sotto il quale ve n'è un altro pressoché irraggiungibile, ma anche questa stratificazione netta potrebbe essere limitata. Forse gli alieni confezionano un ricordo misto, in cui le carte del gioco sono mescolate, in cui elementi X, Y e Z, coesistono con altri K, W e J ed allora la verità diventa una "black box", un contenitore praticamente impenetrabile.

Una metodica completa
Se ne parlò nel 1998, durante una serie di incontri fra ufologi e psicoterapeuti. Se l'ipnosi rischiava di fornire dei falsi troppo immediati, perché non effettuare una preparazione opportuna sugli addotti, un'indagine psicologica preliminare che permettesse innanzitutto di stabilire quanto i soggetti in esame fossero dei "disturbati" e quanto reali vittime di interferenze esterne?
Era ed è un'ottima idea che presenta oltretutto altri notevoli vantaggi teorici.
Il sospetto addotto verrebbe preparato ad affrontare il trauma della presa di coscienza post ipnotica, ed anche liberato da contenuti inconsci personali che interferirebbero nel racconto reso sotto ipnoinduzione. In altre parole ci si spiana la strada, mettendo il più possibile da parte tutto ciò che non è ascrivibile all'abduction e si punta dritto all'obiettivo.
Certamente con questo metodo si rischiano meno scivoloni rispetto ad un'ipnosi selvaggia, senza un po' di preliminari, garbata e discreta più o meno come un amplesso frettoloso dopo 10 o 15 minuti di corteggiamento.
Tempi preliminari prima dell'ipnosi? Incalcolabili!
In psichiatria non esistono tabelle di marcia, ma siccome è necessario fornire almeno un'indicazione di massima, si parla di almeno un anno di indagine psichica prima di indurre la regressione.
Questo protocollo ci ha fruttato critiche di ogni genere. Il mondo scientifico ufficiale ci ha accusati di voler plagiare i sospetti addotti ed indurli a credere di essere stati rapiti dagli ET. Di contro altri ambienti di ricerca ufologica, fautori di metodiche più sbrigative ci hanno accostati a quegli uomini che avrebbero presenziato ai rapimenti. Saremmo noi, con il nostro metodo, a portare il soggetto in un dedalo di ricordi, nella cui confusione l'evento "Abduction" si perde o meglio "si cuoce", come è piaciuto ironizzare da parte di uno studioso della materia.

I limiti dell'analisi interminabile
In un lavoro di Sigmund Freud, intitolato appunto "Analisi interminabile", si pone in risalto come l'esplorazione dei contenuti inconsci possa essere un processo senza fine. Ciò non è tanto legato alla quantità del materiale da ricercare, piuttosto ad un concetto basilare per chiunque voglia accostarsi alla psicologia del profondo: Il "dinamismo dell'inconscio".
Non abbiamo a che fare con un archivio di dati incasellati o anche messi lì alla rinfusa ma comunque fermi ai loro posti. Ci troviamo invece in un enorme calderone ribollente i cui contenuti si mescolano e rimescolano di continuo, scomparendo e ricomparendo sotto forme diverse, spesso irriconoscibili.
La psicanalisi imprime un'ulteriore spinta a questo movimento già di per se fisiologico e quando si avvia un procedimento psicoterapico, l'inconscio produce forme continuamente nuove. I disturbi dell'analizzato scompaiono, si trasformano, assumono connotazioni sempre diverse e l'opera dell'analista può essere solo quella di pilotare una simile trasformazione in modo che le energie mentali spese in maniera dannosa per l'individuo, possano essere investite in comportamenti utili al soggetto ed al contesto sociale in cui egli vive.
Secondo una felice definizione di Henri Ey: "la nevrosi è un disturbo della sfera emotiva che inibisce le condotte sociali".
Compito prioritario del terapeuta e riportare l'individuo in equilibrio con se stesso e con il sociale e se questo richiede un intero arco di vita, la psicanalisi deve durare una vita.
Tutto ciò vale per lo stato di patologia psicoemotiva da cause interne, ma come diviene applicabile quando il metodo d'indagine psicologico viene utilizzato per scoprire un evento del tutto estraneo al terreno psichico del soggetto?
Le metodiche psicoanalitiche delle varie scuole di pensiero presero le mosse dalla scoperta del dinamismo inconscio ma vennero poi create apposta per la cura di determinati disturbi. Certamente ne Freud, Jung, Adler e i tanti altri padri della metodica psicoterapica pensarono minimamente alle abductions. Come avrebbero potuto farlo in quei tempi?
Su questa peculiarità del metodo psicoterapico si basa lo scetticismo del mondo Accademico.
Per la scienza ortodossa l'abduction non esiste come evento causato da fattori esterni ma è solo la rielaborazione sceneggiata di contenuti personali sepolti nell'inconscio. Né l'indagine psicoanalitica, né tantomeno l'ipnosi possono, secondo la psichiatria ufficiale, dimostrare il contrario, in quanto esse sono state studiate e messe a punto per scandagliare i contenuti rimossi, ma non possono stabilire l'esatta dinamica degli eventi.
Cosa ci rimane allora di concreto, a parte gli impianti, ai quali ho dedicato ampio spazio in precedenti articoli?
Molti sospetti addotti non presentano impianti nell'organismo e questo non è un buon motivo per escluderli dall'indagine.
Allo stato attuale degli studi, l'impianto può essere considerato un metodo ulteriore di monitoraggio a distanza delle funzioni organiche e forse anche di condizionamento psichico, ma l'imprinting che segue l'abduction non ha bisogno di un impianto per fissarsi.
La presunta manipolazione su esseri umani avviene probabilmente a vari livelli e intensità. L'abduction rappresenta il punto di partenza, la base dell'interferenza. È fondamentale cercare di comprenderla per sperare di capire anche il resto.
La nostra casistica è più vasta di quanto si possa credere. Molti eventi sono coperti dal segreto professionale e per questo non possono essere sbattuti in prima pagina per ottenere l'effetto scoop. Possiamo affermare però che il sospetto di rapimento da parte di entità intelligenti di origine ignota e oramai quasi una certezza.
Abbiamo indizi fortissimi, ma non prove e senza prove non si afferma.

Una scelta condizionata
C'è un modo di dire che circola negli ambienti psichiatrici a proposito della cura dell'isterismo: "il paziente isterico è il peggior candidato alla psicoterapia ma quest'ultima è l'unico trattamento in grado di curarlo". Questo motto potrebbe essere perfettamente calzante per i sospetti addotti.
Quando si scende nei "sotterranei dell'anima", si mettono in moto meccanismi a cascata che vanno seguiti, incanalati, interpretati nei limiti del possibile ma che comunque non possono essere padroneggiati.
Nell'addotto le tematiche derivate dal vissuto personale si confondono con quelle provenienti da un evento esterno del quale non conosciamo le caratteristiche, le finalità e gli artefici. Pensare di qualificare e quantificare un fenomeno di cui non si conoscono le valenze usando una metodica che pesca liberamente in un oceano in tempesta, è l'unica strada che abbiamo a disposizione, ma credere di poter monitorare le dinamiche inconsce come fossero un comune parametro fisiologico può diventare una pericolosa illusione. I rischi potenziali sono tutti a scapito del soggetto trattato ma importanti sono anche i pericoli legati ad una facile e retriva rilettura della psicologia umana. Le tendenze dottrinarie e forse troppo rigide della psicanalisi potrebbero confondersi con altre ai limiti dell'assurdo, dove il disturbo è visto come un invasamento da parte di entità parassite, aliene, spiritiche o demoniache quali possano essere.
La nostra ricerca è appena agli inizi e non può fornire che dati ipotetici, suscettibili di ogni tipo di variazioni.
Credo sia dovuto al pubblico, al di là del gusto di creare colpi di scena ad effetto, concludere questo articolo con un interrogativo aperto a tutti i lettori, un interrogativo che lascia spazio per le opinioni di chiunque ritenga di avere un'ipotesi di risposta a questo enigma del nuovo millennio.

Articolo di Giuseppe Colaminè
Fonte: "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 16 del Novembre 2000
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