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Re magi: tra storia e leggenda

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2013 10:24
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02/01/2013 18:44
 
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Fonte: www.acam.it/il-mito-dei-re-magi-tra-storia-e-leggenda/

La storia dei re Maghi e’ un racconto che nasce molto lontano , in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni, narra di  stelle annunciatrici di una miracolosa nascita e di tre mitici sovrani che si misero in cammino per venerare il nuovo salvatore.

I tre misteriosi personaggi non sono molto frequenti nelle Sacre Scritture, infatti solo il Vangelo di Matteo (2,1-12) li cita inizialmente. In realta’ da questa fonte non possiamo conoscere molto sui Magi, ne’ i loro nomi, ne’ il loro numero e ancora luogo di provenienza che e’ indicato genericamente “da Oriente”.

Di loro non si ha menzione nei altri  Vangeli  come quelli di Luca e Marco, forse quasi una forma di censura legata al fatto che il Cristo non poteva esser “venerato” da dei “Magòi”., la parola Mago era del resto, sinonimo di stregone  , mago era anche quel Simone , appunto Simon Mago, il cui volto, per alcuni , sarebbe quello che oggi si attribuisce al Cristo , e dal qual personaggio il traffico di reliquie sacre prese il nome “simonia”. Torniamo ai Magi, in tutto questo silenzio  fonti importanti diventano  i Vangeli apocrifi e tra questi “il libro della Caverna dei Tesori”, di origine siriaca o ancora l’ “Historia Trigum Regum” di Giovanni da Hildesheim che raccoglie , mettendole in una unica vicenda, piu’ fonti apocrife sui Magi.



La vicenda dei tre re e’ legata alla “stella”:

“..dove e’ nato il re dei Giudei? Perche’ abbiam visto la sua stella in Oriente e siam venuti ad adorarlo..”

Da sempre nell’antichita’ l’ apparizione di una stella , cometa o altro fenomeno celeste era considerata  un “segno” divino , come possiam osservare dallo stesso versetto di Matteo nel quale si mette in relazione il Cristo e  “La Sua Stella”.

Del resto gli astri , penetrando con la loro luce nell’oscurita’ diventano  espressione dell’eterna lotta tra bene e male , tra luce ed ombra:

“Io sono la stella radiosa del mattino”

Tutte le piu’ grandi divinita’ dell’antichita’ sono legate agli astri, lo stesso faraone egiziano era chiamato appunto la stella d’Egitto. Torniamo alla stella dell’Annunciazione, vi sono diverse ipotesi su cosa essa potrebbe essere realmente. Per alcuni si tratterebbe di una Nova o Supernova, fenomeno di straordinaria luminosita’ ma che non si poteva ripetere lungo il cammino dei Magi. Una seconda ipotesi e’ quella di una cometa , alcuni l’hanno identificata con quella di Halley gia’ segnalata in numerosi studi cinesi. Oggi , pero’ , sappiamo che essa si ripropone ogni 76 anni e quindi sarebbe passata attorno al 12 a.C. data piuttosto lontana da quella indicata da Dionigi il Piccolo per la nativita’.

Molto piu’ probabile e’ che piu’ che una stella si fosse trattato di una congiunzione e in particolare la congiunzione tra Giove e Saturno avvenuta nella costellazione dei Pesci. Secondo calcoli fatti da Keplero nel 7 a.C. questa congiunzione si sarebbe verificata ben 3 volte , il 28 maggio, il 1 ottobre e il 5 dicembre. Tutto questo non solo e’ importante dal punto di vista della datazione dell’evento , gia’ che si avvicina molto alla presunta data della nativita’ , cioe’ il 6 a.C., ma fa sorgere altre considerazioni. Infatti nell’antichita’ i primi cristiani  si riconoscevano con un segno in codice, quando due di essi si incontravano uno di loro tracciava meta’ del segno e l’altro lo completava. Il simbolo in questione era proprio il PESCE!

Del resto la parola Nazareni, oltre che abitanti di Nazareth significava “piccoli pesci”, e i seguaci di Gesu’ erano appunto i Nazareni. Un’altra coincidenza , poi, si inserisce in questo discorso , infatti all’ingresso di Gerusalemme il Cristo fu accolto nel grido di “oannes” che poi diventera’ ,per un errore di trasposizione, Osanna. Chi erano gli Oannes? Essi erano gli dei delle popolazioni medio-orientali che ,curiosamente erano rappresentati meta’ uomini e meta’ pesci!

Torniamo ai Magoi , per conoscere il loro rango e dunque l’appellativo di Re dobbiamo tornare al “libro della Caverna dei Tesori” ove essi vengon definiti “re figli di re”. Anche il numero dei magi non e’ ben specificato , e anche in questo caso dobbiamo rifarci a testi apocrifi come il “Vangelo dell’Infanzia Armeno”:

“..questi magi eran tre fratelli..”

Da Matteo non conosciamo il numero dei magi , ma solo riferimenti al numero dei doni. Il numero 3 ha una forte valenza simbolica , per alcuni indicherebbe le tre razze umane , la semitica , la cannitica e la jafetica , rispettivamente discendenti dai tre figli di Noe’ , Sem , Cam e Iafef. Probabilmente , pero’, il 3 ha un altro significato, infatti nell’antico Egitto il tre , Khem , gia’ legato ai moti lunari rappresenterebbe “la manifestazione nel concreto dell’Uno trascendente” , il dio che da trascendente diventa , appunto , immanente e questo ben si lega alle vicende del Cristo , il Dio che si e’ fatto uomo. Un altro aspetto importante dei magi e’ il loro nome. Oggi sappiamo che si chiamavano Gaspare , Melchiorre e Baldassarre , ma non tutte le fonti sono concordi. Nel complesso monastico di Kellia , in Egitto , sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar , Melechior e Bathesalsa. Melechior sarebbe il piu’ anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech , che significa RE.

Baldassarre deriverebbe da Balthazar , mitico re babilonese , quasi a suggerire la regione di provenienza di quest’ultimo, infine abbiamo Gasparre , per i greci Galgalath, signore di Saba.

Un accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo:

“..in Persia e’ la citta’ che e’ chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque..”

La citta’ citata da Marco Polo, pero’ , non sarebbe proprio Saba , ma Sawah, antica citta’ persiana, mentre altri individuarono in Ubar la citta’ di partenza dei tre re.

Secondo numerose leggende i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita del Cristo. Il 13 e’ un numero sacro alla divinita’ lunare , poi fortemente demonizzato proprio per dimenticare la sacralita’ dello stesso:13 erano cosi’ gli apostoli , diventati poi 12 a causa del tradimento di Giuda e 13 erano i cavalieri di Re Artu’ prima del tradimento di Mordred. In questa visione legata al culto lunare  della Dea e poi successivamente al culto terrestre ben si inserisce la GROTTA di Gesu’, luogo fortemente legato a culti ctonii.

La grotta e’ il simbolo del ventre materno , santuario della grande madre e luogo di comunione tra uomo e dio. Del resto tutte le divinita’ nascono nella “grotta” , Minosse , Dioniso , Mitra. Spesso , poi, nella iconografia cristiana si parla della mangiatoia e questo un po’ confonde le idee identificando appunto la grotta con una stalla. In realta’ molto spesso le grotte erano adibite a luoghi di ricovero per animali e quindi da qui la presenza della famosa mangiatoia del Cristo.

Per quanto riguarda il luogo ove essa si trovasse , Luca e Matteo la individuano a Betlemme , mentre Marco e Giovanni la collocano a Nazareth. In realta’ Bethlaem , la citta’ ove appunto si sarebbe avuta la nascita del Cristo non sarebbe in Giudea , ma sarebbe collocata nel paese di Bethelem Haglilit , villaggio a pochi chilometri da Nazaret, e questo eliminerebbe le problematiche relative appunto alle discrepanze tra i vari apostoli. Un particolare da non sottovalutare , poi, e’ quello sottolineato da San Girolamo che ricorda che a Bethelem si adorava da sempre Adone-Tammuz , divinita’ arborea legata sia alla grotta che , come tutte le divinita’ agresti  , al ciclo di morte e resurrezione e che quindi richiama ortemente le vicende del Cristo.

Qual’ era dunque il ruolo dei re magi e chi eran realmente?

Il mito del Cristo non puo’ essere scisso dai numerosi culti solari ed arborei che fin dalla protostoria venivan officiati dagli uomini. Tralasciando cosi’ eventuali similitudini tra le divinita’ arboree e il Salvatore importante e’ sottolineare  il forte legame tra il Cristo e il sole. Lo stesso 25 dicembre , data poi istituita dalla chiesa come giorno di nascita del Messia per allontanare pericolose e devianti festivita’ pagane ben radicate nella comunita’, coincideva con il dies natalis solis , solo che alla luce portata dall’astro si sostituisce la luce divina del Cristo.

“un dio nato da una VERGINE nel solstizio d’inverno e resuscitato all’equinozio di primavera” non puo’ non essere una divinita’ solare. E’ dunque il dio risorto , il “sole” che indica il nuovo anno e il nuovo avvento , l’ Osiri egizio.

Potremmo cosi’ azzardare una ipotesi:

Originari dell’altopiano iranico i magi erano sciamani legati al culto degli astri e successivamente sacerdoti di Mazda. Seguendo la lettura del cielo , avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro “Saosayansh” , il salvatore universale , diventando cosi’ loro stessi “coniuctio” tra la nuova religione nascente e i culti misterici orientali come il mazdaismo e il buddismo , dunque adoratori di quel nuovo culto “solare e maschile” che affonda le sue radici in rituali ben piu’ antichi e che pian piano sarebbero stati cancellati dalla “nuova” religione. Ancora oggi il culto del magi non e’ dimenticato , l’arca ove eran contenute le loro reliquie , portate da Sant’ Eustorgio a Milano e’ luogo di pellegrinaggio.

Il sepolcro e’ vuoto dal 1162 , quando Federico Barbarossa , dopo aver sconfitto Milano , porto’ a Colonia le sacre reliquie , ma ‘e’ ancora chi dice che le “sacre ossa” sian nascoste da qualche parte nel capoluogo lombardo , magari proprio nella antica chiesetta romanica di Sant’ Eustorgio.
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03/01/2013 09:53
 
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Antiche leggende metropolitane narrano anche di un quarto re di nome Artaban.

Bene, ho lanciato la bomba [SM=g8891]
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03/01/2013 10:24
 
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Un’antichissima leggenda narra che un re, di nome Artabano, dopo aver interpretato il significato dell’apparizione della Stella Cometa, decise di unirsi ai tre Re Magi per rendere anch’egli omaggio al Re del Cielo sceso in terra. Egli, come del resto gli altri Re Magi, decise di portare dei doni al Santo Bambino. Come primo dono scelse uno grosso zaffiro blu grezzo, simile al frammento di una fulgida stella. Il secondo dono era un gioiello di rubini tempestato di diamanti. Il terzo dono era una candida perla racchiusa nel suo scrigno naturale. Felice della sua scelta, si avviò incontro ai tre Re Magi in groppa al suo dromedario che correva più veloce del vento sulle infuocate dune sabbiose del deserto. Poco prima del luogo dell’incontro con i Re Magi, Artabano s’imbattè in un uomo anziano, affamato e lacero. Dopo un attimo di esitazione, decise di donargli lo zaffiro blu. Il vecchio lo avrebbe potuto utilizzare per curarsi e sfamarsi e lui aveva ancora due gemme preziose da donare al Messia. I tre Re Magi, non vedendolo arrivare all’appuntamento, proseguirono il loro viaggio verso Betlemme, seguendo la Stella Cometa. Artabano, invece, continuò il cammino col suo servo, seguendo anche lui la cometa. Quando, dopo tante peripezie, giunse a Betlemme, seppe che la donna e il suo sposo erano fuggiti in Egitto col bambino. Inorridito, fu testimone della strage degli innocenti. Per salvare dalla morte alcuni bambini, barattò con i soldati la loro vita in cambio del gioiello di rubini e diamanti. Trascorsero tantissimi anni e Artabano, nella speranza di incontrare il Messia ormai divenuto grande, si prodigava nell’ aiutare i poveri, gli ammalati ed i reietti della società.Un giorno, ormai vecchio, assistette alla vendita di una schiava che con lo sguardo lo supplicava di riscattarla. Sconfortato per non essere riuscito a portare i doni a Gesù, decise di disfarsi anche della perla, per ridare la libertà a quella povera ragazza. Proprio in quella città era stato condannato a morte un uomo e Artabano fu uno dei tanti testimoni della sua crocifissione. Una donna piangente gli rivelò che quell’uomo era il Messia che egli aveva invano cercato. Artabano, umiliato, si ritrovò senza nulla da offrire al suo RE messo in croce. Non ebbe il coraggio di guardare negli occhi quel Dio fatto uomo e li volse in alto. Ma ad un tratto lui solo sentì una voce proveniente dal cielo che diceva:- “In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli , l’avete fatto a me”. (Mt. 25,40)

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