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Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2014 12:26
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01/09/2014 15:51
 
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L-259: Pupille dilatate, la catena del freddo e prelievi di sangue
INVIATO IL 11 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 10 marzo 2014—Oggi ho molte cose in ballo al Johnson Space Center.

Per prima cosa al mattino un paio d’ore di visita agli occhi: in parte è un requisito annuale e in parte collegato al gruppo aggiuntivo di esami medici a cui dobbiamo sottoporci prima di un volo spaziale di lunga durata. Non è il mio esame preferito, perché richiede di indurre una dilatazione delle pupille con delle gocce speciali. Per alcune ore successive gli occhi sono piuttosto sensibili alla luce ed è difficile leggere.

Fortunatamente la mia vista era tornata quasi alla normalità al momento in cui avevo un corso pratico di flebotomia: grazie al mio connazionale Luca, che lavora qui al JSC e oggi si è offerto volontario per farmi prelevare il suo sangue due volte!

Ho dovuto usare gli occhi e muoverli molto rapidamente fra le viste dalle telecamere anche nel mio ultimo corso, un ripasso sul pilotaggio del braccio robotico in supporto a una passeggiata spaziale. Abbiamo eseguito parte della procedura che Koichi ha usato sulla ISS lo scorso dicembre in supporto alle EVA d’emergenza per la sostituzione del modulo della pompa. Se ve lo siete persi, qui potete leggere un po’ di più sul supporto robotico alle EVA, in particolare quello che chiamiamo GCA.

Nel mezzo ho avuto anche un corso sulle operazioni di immagazzinamento al freddo. Abbiamo molte necessità di stivaggio a bassa temperatura sulla ISS, sia per la scienza sia per gli esami medici, visto che preleviamo regolarmente campioni di sangue e orina che devono essere conservati e poi riportati a Terra per l’analisi. Nella foto potete vedermi mentre faccio pratica nel lavorare con il Melfi—in realtà solo un’unità rappresentativa. Il vero Melfi ha diverse di quelle unità freezer e abbiamo tre moduli Melfi a bordo. Li impieghiamo anche per riporre degli imballaggi freddi, che a loro volta usiamo per evitare di interrompere la catena del freddo quando i campioni devono essere riportati a Terra.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/11/l-259-pupille-dilatate-la-catena-del-freddo-e-prelievi-di...

L-258: Ancora in tuta EMU, ma una piuttosto diversa
INVIATO IL 11 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 11 marzo 2014—Oggi ho avuto l’opportunità di provare una tuta spaziale da volo!

Sono andata allo stabilimento che produce le tute EMU per le passeggiate spaziali per una prova di vestibilità con un’attrezzatura di Classe 1—componenti che non sono destinati all’addestramento in piscina, ma invece allo spazio. Lo scopo era ottenere la configurazione della tuta che userei in orbita, che può differire alquanto da quella nell’NBL, visto che in piscina non fluttuiamo realmente all’interno della tuta. Molta dell’imobttitura che, essendo una persona piccola, uso in acqua per evitare di spostarmi “in basso” all’interno della EMU ogniqualvolta cambio l’orientamento del corpo, non è necessaria in assenza di peso.

È stata anche un’occasione per lavorare con guanti di Classe 1 all’interno della tuta e valutarne l’adattamento. Come potreste ricordare, in passato ho avuto una verifica a parte di tenuta dei guanti nella scatola a guanti.

Una volta completato il controllo di adattamento, abbiamo verificato che potessi raggiungere tutti gli interruttori, le leve e i controlli sulla Display and Control Unit (DCM, unità di visualizzazione e controllo) sulla parte anteriore della tuta, che potessi allacciare i collegamenti ombelicali, sollevare e abbassare la visiera, accendere e spegnere le luci e le telecamere, e aprire la valvola di sfogo, che sostanzialmente crea un’apertura nel casco per scaricare l’ossigeno all’esterno—ma niente paura, il regolatore della tuta è in grado di compensare questa situazione, in modo che venga mantenuta la pressione interna. Potrebbe non essere così importante quando si tratta solo di sovrapressione rispetto alla pressione ambientale, ma è certamente importante nel vuoto!

Come potete vedere nella foto (da un evento passato), spesso manovriamo i controlli con una mano, mentre solleviamo l’altra per usare lo specchio che abbiamo al polso.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/11/l-258-ancora-in-tuta-emu-ma-una-piuttosto-...

L-257: Test di equilibrio, volo con il jetpack e controllo del battito cardiaco
INVIATO IL 13 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 12 marzo 2014—Oggi un’altra giornata molto varia, divisa fra l’addestramento e gli esami medici.

Per prima cosa al mattino una breve lezione introduttiva sull’esecuzione dell’esperimento Cardio Ox, uno studio degli effetti cardiovascolari del volo spaziale di lunga durata e della correlazione fra i cambiamenti nel cuore e nelle arterie e gli stress ossidativi e infiammatori. Mentre questi ultimi sono misurati attraverso dei biomarcatori nel sangue e nell’orina, il cuore e le arterie vengono osservati con l’ecografia. Naturalmente non ci sia aspetta che diventiamo esperti nell’eseguire ecografie: saremo guidati remotamente da terra mentre esaminiamo le nostre arterie brachiali e carotidee e il nostro cuore.

In un altro corso ho avuto modo di lavorare con delle attrezzature per EVA ad alta fedeltà e alcune delle unità che potrebbero essere potenzialmente sostituite durante una passeggiata spaziale, se si guastassero. Dalle grandi “scatole” delle batterie che immagazzinano l’energia elettrica dai pannelli solari durante l’insolazione, ai grandi serbatoi che contengono l’ammoniaca per i circuiti esterni di raffreddamento, ai serbatoi dell’azoto per pressurizzare quegli stessi circuiti di raffreddamento, alle unità che forniscono la capacità di liberare quell’ammoniaca nello spazio dalle tubazioni dei radiatori nel caso di un malfunzionamento… e questa è solo una minuscola selezione delle decine di unità là fuori che possono essere sostituite in una EVA.

Mi sono sottoposta anche a un test molto sofisticato del mio sistema vestibolare—sostanzialmente un test di equilibrio, ma uno in cui gli stimoli visivi e percettivi sono attentamente controllati per isolare il più possibile solo gli effetti del sistema vestibolare sull’equilibrio. Ripeterò il test un’altra volta prima del volo e ancora dopo essere ritornata sulla Terra: il sistema vestibolare di tutti è in una forma piuttosto cattiva dopo un volo spaziale di lunga durata.

Per finire, ho avuto un corso pratico sul SAFER, l’unità jetpack (unità di propulsione a razzo) attaccata al retro della tuta EMU che serve a fornire capacità di autosoccorso a un membro dell’equipaggio che dovesse rimanere separato dalla Stazione. Giusto per essere chiari—non è mai stato usato nella realtà (tranne che per scopi di test). A parte il jetpack di George Clooney in Gravity, il SAFER ha molto poco gas. Ecco perché ci addestriamo in un ambiente a realtà virtuale che replica la ISS a volare indietro verso la struttura nel modo più efficiente possibile dal punto di vista del propellente. Nella schermata potete vedere un’immagine di una sessione di realtà virtuale: la riga gialla è la traiettoria di allontanamento dalla Stazione e poi, con l’aiuto di SAFER, di ritorno.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/13/l-257-test-di-equilibrio-volo-con-il-jetpack-e-controllo-del-battito-c...

L-254: Sapevate che il 90% delle cellule del nostro corpo non sono umane?
INVIATO IL 15 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 15 marzo 2014—I requisiti medici e l’addestramento sul payload stanno saltando fuori sempre più frequentemente nella mia agenda. Addestramento al payload, fra l’altro, è come chiamiamo l’addestramento agli esperimenti. La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico sono le ragioni per cui esiste la ISS, quindi ecco il nostro payload!

Per esempio, giovedì ho avuto un briefing sull’esperimento “Microbioma”. Sapevate che 9 cellule su 10 nel corpo umano sono in realtà… non umane? Appartengono a microorganismi che vivono all’interno del nostro corpo e della pelle e costituiscono quello che chiamiamo microbioma. La maggior parte sono benefiche per noi: facilitano la digestione, forniscono la vitamina K, potenziano la funzione immunitaria e altro. Come i cambiamenti del microbioma influiscono sulla nostra salute è in realtà un tema piuttosto caldo proprio ora nella ricerca medica. Questo esperimento sulla ISS studierà come il microbioma è influenzato dal volo spaziale di lunga durata.

Il protocollo “microbioma” prevede la raccolta di campioni di orina, feci e saliva a certi intervalli prima, durante e dopo la missione. Vengono raccolti anche batuffoli passati sul corpo per indagare sulla popolazione dei microorganismi sulla superficie della pelle.

La raccolta di campioni è spesso condivisa fra gli esperimenti. Per esempio, questa settimana sto facendo la raccolta della saliva ogni mattina non solo per “Microbioma”, ma anche per “Marcatori Salivari”, che studia lo scompenso del sistema immunitario durante il volo spaziale

I cambiamenti nella forza dei muscoli sono invece l’oggetto di un requisito medico. Facciamo misure della forza massima attraverso diverse articolazioni alcune volte prima e dopo il volo spaziale, per avere dati quantitativi sulla perdita di forza e il tempo di recupero. Nella foto potete vedere la disposizione per misurare la forza attraverso il ginocchio.

Ora passiamo a un avviso di interruzione: guardando il mio programma di addestramento nel prossimo paio di settimane, sembra che sarò così impegnata che non avrò la possibilità di scrivere il Diario di Addestramento. Ma tornerò presto! Nel frattempo, cercherò di postare aggiornamenti più brevi su Twitter. Se siete su Twitter, mi troverete come @AstroSamantha. Scusate per la Loss Of Signal (perdita di segnale) non pianificata. Ci vediamo dall’altra parte!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/15/l-254-sapevate-che-il-90-delle-cellule-del-nostro-corpo-non-son...

L-242: Affrontare le emergenze della tuta in una passeggiata spaziale
INVIATO IL 28 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 27 marzo 2014—Sono tornata! Mi dispiace veramente per l’interruzione del diario, ma questo paio di ultime settimane sono state realmente molto fitte qui al Johnson Space Center—un programma intenso pieno di molti tipi di eventi: robotica, esperimenti, rassegne dei sistemi, servizi fotografici e riprese TV, simulazioni d’emergenza, scenari di perdite, esami medici, raccolta di dati di base per le ricerche di fisiologia umana a cui parteciperò.

Inoltre, molti corsi di EVA: familiarizzazione con attrezzature ad alta fedeltà, risposta alla malattia da decompressione, risposta alla contaminazione da ammoniaca e un po’ di tempo sott’acqua. Terry e io abbiamo avuto due sessioni in tuta al Neutral Buoyancy Laboratory (laboratorio di galleggiamento neutro). Nella prima abbiamo simulato la sostituzione dell’attuatore all’estremità del braccio robotico, nella seconda abbiamo lavorato al Flex Hose Rotary Coupler (FHRC, accoppiatore rotante del tubo flessibile), un’unità che permette il trasferimento dell’ammoniaca dal traliccio fisso ai radiatori rotanti. L’FHRC è una delle unità più impegnative da sostituire durante una passeggiata spaziale. In realtà, la sostituzione completa richiederebbe probabilmente quattro EVA. Nella piscina abbiamo fatto pratica solo con la EVA numero 3, la rimozione dell’unità di ricambio e la sua installazione, che comprende l’accoppiamento di numerosi impegnativi connettori per i fluidi e l’elettricità all’interno del traliccio. Questa è stata anche la nostra sessione ufficiale di valutazione e siamo passati entrambi!

Nella foto potete vedere un corso che ho avuto oggi. È parte di una serie di eventi in cui esaminiamo gli schemi elettrici della tuta EMU e poi seguiamo una serie di scenari di malfunzionamento. L’istruttore può inserire qualsiasi guasto nel simulatore e noi riceviamo i corrispondenti sintomi sul display della Display and Control Unit (DCM, unità di visualizzazione e controllo), che è collegata all’area del petto della tuta reale. Durante una EVA nominale avreste difficilmente necessità di manovrare la DCM una volta all’esterno dell’airlock, ma questo cambierebbe rapidamente se la tuta avesse qualsiasi tipo di avaria, da cui queste opportunità per acquisire realmente familiarità con le risposte ai malfunzionamenti e tutti i display e i controlli sulla DCM.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/28/l-242-affrontare-le-emergenze-della-tuta-in-una-passeggiata-s...

To be continued ! [SM=g8278]


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07/09/2014 11:25
 
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L-241: Attività per assicurarsi che la tuta spaziale rimanga in buono stato
INVIATO IL 28 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 28 marzo 2014—Ultimo giorno di addestramento qui al Johnson Space Center, prima del mio viaggio di ritorno a casa in Europa questo pomeriggio.

Nella mattinata ho avuto un corso approfondito in cui ho imparato a eseguire diverse attività di manutenzione e test sulla tuta da EVA.

Nella foto sto lavorando alla rimozione del Water Line Vent Tube Adapter (adattatore del tubo di sfogo della conduttura dell’acqua), che si interfaccia da un lato con le tubazioni nel PLSS (lo “zaino” di supporto vitale) e dall’altro con l’LCVG (Liquid Cooling and Ventilation Garment, indumento di raffreddamento a liquido e ventilazione). Ha tre tubi flessibili. Un tubo centrale è la linea di ritorno del circuito di ventilazione, che porta il gas indietro al PLSS per il raffreddamento e la rimozione della CO2 e del condensato. Gli altri due tubi sono le linee di ingresso e ritorno del raffreddamento: l’acqua dal PLSS viene fatta circolare nei piccoli tubi nel LCVG per raccogliere il calore dal corpo e viene poi rimandata indietro al PLSS per essere raffreddata di nuovo.

Il calore in eccesso viene respinto verso lo spazio attraverso un sublimatore, che è stato l’obiettivo del mio ultimo compito. Utilizzando dei video dimostrativi, ho imparato a inserire delle strisce di test in punti specifici per metterle in contatto con certe superfici del submilatore e verificare la presenza di acqua.

Altri test che ho imparato a eseguire sono il controllo di tenuta del circuito di ventilazione e la misurazione del tasso di flusso dell’acqua nelle linee di raffreddamento. Tutti questi test consentono agli specialisti a terra di assicurarsi che le tute si mantengano in buono stato, visto che svolgiamo sempre più attività di manutenzione in orbita.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/28/l-241-attivita-per-assicurarsi-che-la-tuta-spaziale-rimanga-in-buon...

L-239: L’equipaggiamento d’emergenza sulla Stazione Spaziale
INVIATO IL 30 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Colonia (Germania), 30 marzo 2014—Uno degli eventi più importanti nel nostro flusso di addestramento per la Stazione Spaziale sono le simulazioni di emergenze, perché riguardano situazioni che mettono potenzialmente l’equipaggio in pericolo immediato e richiedono quindi precise azioni di risposta. Anton, Terry e io abbiamo avuto una simulazione di emergenza un paio di settimane fa (durante la mia interruzione del diario). È stata la nostra ultima sessione in tre prima delle nostre due simulazioni con sei persone l’estate prossima: una con l’equipaggio della Soyuz 40S a cui ci uniremo sulla ISS al nostro arrivo e una con quello della Soyuz 42S, che ci raggiungerà a quattro mesi dall’inizio del nostro incremento.

Una simulazione d’emergenza dura tipicamente 5 ore e comprende un certo numero di scenari che riguardano i tre tipi di emergenze che ci preoccupano: un incendio, una depressurizzazione rapida (stiamo perdendo l’atmosfera nello spazio) e una perdita di ammoniaca dalle linee di raffreddamento esterne alla cabina (altamente tossica!).

Quindi, che equipaggiamento abbiamo a bordo per affrontare queste situazioni?

Abbiamo pannelli Caution and Warning (avvertimento e allarme) lungo tutta la Stazione: se scatta il segnale acustico dell’emergenza, una rapida occhiata alle spie del pannello ci dirà in che situazione ci troviamo. Su quei pannelli possiamo anche fare scattare manualmente un allarme, se notiamo una condizione d’emergenza prima che se ne occupino i computer della ISS o il controllo a terra.

In ogni modulo abbiamo anche maschere a ossigeno ed estintori, mentre in posizioni specifiche nel segmento russo ci sono maschere con respiratore e cartucce di filtraggio per consentirci di sopravvivere e operare in un’atmosfera tossica: cartucce rosa per l’ammoniaca, cartucce rosse per un incendio.

Abbiamo anche diversi CSA-CP, strumenti portatili che misurano la concentrazione dei prodotti di combustione. Ci aiutano a localizzare gli incendi nascosti dietro ai rack e ci dicono se dobbiamo indossare protezioni per la respirazione per evitare intossicazioni. Analogamente, abbiamo strumenti portatili per misurare la concentrazione dell’ammoniaca.

Il nostro migliore amico nel caso di una depressurizzazione rapida è il manovacuometro portatile russo, che misura la pressione atmosferica. Mentre chiudiamo i portelli in sequenza cercando di isolare una perdita, l’ago del manovacuometro smetterà auspicabilmente di muoversi prima di essere costretti a evacuare la stazione, indicando che abbiamo messo un portello chiuso tra noi e un buco verso lo spazio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/30/l-239-lequipaggiamento-demergenza-sulla-stazione-s...

L-238: Dopo “un’orbita lenta” di nuovo a Colonia per un po’ di scienza
INVIATO IL 31 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 31 marzo 2014—Dopo aver volato su “un’orbita lenta” intorno al mondo per l’ultimo paio di mesi, sono di nuovo all’European Astronaut Centre di Colonia per un po’ di addestramento sugli esperimenti e alcuni esami medici.

Oggi ho avuto un’introduzione al Pulmonary Function System (PFS, sistema per la funzione polmonare), un interessante componente di equipaggiamento che permette l’analisi del gas espirato da un soggetto. In alcune configurazioni il soggetto respira l’aria della cabina, in altre una miscela di gas nota che include un gas di tracciamento metabolicamente inerte. PFS serve per il nuovo esperimento ESA “Airway Monitoring” (monitoraggio delle vie aeree), che dovrebbe iniziare durante il mio incremento sulla ISS. Il protocollo utilizza il monossido di azoto (espirato o diffuso nel sangue) come biomarcatore dell’infiammazione delle vie aeree e mira a osservare l’effetto prodotto dalla microgravità e dalla pressione parziale: per quest’ultima, in particolare, due soggetti saranno isolati nell’airlock e la pressione verrà ridotta a circa 10 psi (0,68 atm). È un campo di studio nuovissimo che promette una buona comprensione dei processi di scambio gassoso nel polmone e degli effetti dell’ambiente spaziale sul sistema respiratorio.

Ho avuto anche una lezione sull’esperimento Skin-B, che si concentra invece sul processo di invecchiamento della pelle. Generalmente parlando la Stazione Spaziale è un buon luogo per imparare sull’invecchiamento, perché sfortunatamente molti sistemi del corpo, compresa la pelle, subiscono un invecchiamento accelerato nello spazio. Skin-B osserverà questo con un protocollo veloce che comprende foto e misure del livello di idratazione e della diffusione dell’acqua dall’interno della pelle (che indica un deterioramento della funzione di barriera della pelle). Domani i principal investigator (responsabili scientifici) saranno qui per una sessione di raccolta di dati di riferimento: immagino che conoscerò la vera “età” della mia pelle—almeno la porzione del mio avambraccio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/31/l-238-dopo-unorbita-lenta-di-nuovo-a-colonia-per-un-po-di-...

L-237: I ritmi circadiani, il sonno, e il monitoraggio del traffico marittimo
INVIATO IL 1 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 1 aprile 2014—Un’altra giornata ricca di scienza qui all’European Astronaut Centre!

Prima un raccolta di dati di riferimento per gli esperimenti Skin-B, su cui ho scritto ieri: non solo le misure relativamente veloci che farò in orbita, ma anche alcune aggiuntive solo a terra, fra cui la ripresa di immagini della pelle strato per strato a intervalli di 5 micron.

Dopo ho avuto una lezione sull’esperimento ESA Circadian Rythms (ritmi circadiani)—in realtà qualcosa con cui avevo già familiarità da una precedente raccolta di dati di riferimento. Se state seguendo questo diario da un po’, potreste anche ricordarla.

Poi una prova di vestibilità di una maglietta molto speciale che indosserò sulla ISS nel corso di diverse notti per l’esperimento ASI Wearable Monitoring (monitoraggio con sensori indossabili). Attraverso dei sensori integrati nella maglietta, una scatola elettronica registrerà l’elettrocardiogramma e la meccanica cardiaca del cuore, come l’apertura e la chiusura delle diverse valvole cardiache. L’obiettivo è ottenere informazioni sulla qualità del sonno in microgravità, che per molti astronauti non è così buona come a terra. E, come potete immaginare, acquisire conoscenza che aiuterà la gente con disturbi del sonno sulla Terra.

Infine, un briefing di familiarizzazione con il Vessel ID System (sistema di identificazione delle navi), che tiene traccia dalla ISS delle navi equipaggiate con l’AIS (Automated Identification System, sistema di identificazione automatica). Vessel US è un dimostratore tecnologico per valutare la fattibilità di un sistema di tracciamento dallo spazio del traffico marittimo globale.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/01/l-237-i-ritmi-circadiani-il-sonno-e-il-monitoraggio-del-traffico-ma...

L-235: I test sotto sforzo e le valutazioni periodiche della forma fisica
INVIATO IL 3 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 3 aprile 2014—Ieri ho avuto una giornata di attività di divulgazione, dedicate in particolare alle interviste con i media. La parte migliore è stata parlare a distanza con alcune centinaia di bambini all’evento conclusivo di Mission X a Roma. Nelle scorse settimane hanno imparato a mangiare in modo sano e allenarsi come un astronauta. Mi auguro che mantengano quelle buone abitudini!

Oggi è stata una giornata di attività mediche, fra cui diversi esami richiesti per la mia certificazione medica.

Questa ha compreso un test sotto sforzo sul tapis roulant in cui la velocità è aumentata progressivamente fino allo sforzo massimo, mentre viene monitorata la funzione cardiovascolare. Durante il test abbiamo anche misurato VO2max, o l’assorbimento massimo di ossigeno, un indicatore della forma fisica aerobica. Qui a Colonia misuriamo VO2max sul tapis roulant. A Houston ho delle sessioni aggiuntive per misurarlo sulla cyclette, in modo che sia correlato direttamente a quello che misuriamo in orbita durante le sessioni mensili di PFE (Periodic Fitness Assessment, valutazione periodica della forma fisica).

Nella foto potete vedere l’ex membro dell’equipaggio della ISS Thomas Reiter mentre esegue una PFE sul cicloergometro CEVIS—alcuni giorni fa ho imparato a predisporre tutte le connessioni e i tubi.

Infine, oggi ho avuto anche un briefing con il mio medico spaziale, Brigitte. Abbiamo esaminato un certo numero di argomenti, fra cui per esempio le Private Medical Conferences (PMC, consulti medici privati) fra medico e membro dell’equipaggio. Le PMC sono programmate per 15 minuti ogni fine settimana e sono un’opportunità per discutere qualsiasi questione medica su un canale privato. O, se va tutto bene, sono anche una buona occasione per una chiacchierata con un amico!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/03/l-235-i-test-sotto-stress-e-le-valutazioni-periodiche-della-forma...

L-233: Una giornata con il team del Columbus Control Centre!

INVIATO IL 5 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Colonia (Germania), 5 aprile 2014—Ieri ho preso un volo molto presto da Colonia a Monaco per una visita di un giorno al Columbus Control Centre, in breve: COL-CC (Centro di Controllo di Columbus).

COL-CC è responsabile della pianificazione e controllo a terra in tempo reale di tutte le operazioni nel laboratorio europeo Columbus della Stazione Spaziale Internazionale, sia per quanto riguarda i sistemi che per la scienza (payloads, carichi utili).

Ho avuto una breve introduzione dagli increment leads (responsabili dell’incremento) di tutti i team, che hanno presentato i loro team e fatto una rassegna delle principali attività previste durante la mia permanenza a bordo, così come tutte le altre questioni di cui si stanno attualmente occupando. Naturalmente, l’immagine è ancora un po’ sfocata e soggetta a cambiamenti: mancano ancora 7 mesi all’Incremento 42 e alcune attività dipendono dal calendario non ancora definitivo dei lanci dei veicoli cargo, che portano per esempio l’equipaggiamento per nuovi esperimenti scientifici.

Qualunque risultino essere i dettagli, è chiaro che si prospetta un anno di sfide per Columbus, con nuovi e complessi apparati sperimentali da lanciare, assemblare e mettere in servizio prima per il mio collega Shenanigan Alex, e poi per me. Ma il team di COL-CC è impegnato nel realizzare tutto questo e io farò certamente del mio meglio per fare bene la mia parte!

Una delle figure principali dietro una missione verso al ISS è il Direttore di Missione, la persona che sa tutto e coordina gli sforzi di tutti i team per assicurarsi che le cose accadano senza intoppi e con puntualità. È veramente un piccolo mondo: il mio Direttore di Missione Alex è un laureato in ingegneria aerospaziale del Politecnico di Monaco. Proprio come me, a un anno di distanza!

Un’altra figura chiave è l’Increment Operations Lead (responsabile delle operazioni di incremento), che è il direttore di volo capo (COL-Flight) per l’incremento. Nella foto potete vedere me con Simon (a destra) e Cesare nella Control Room (sala di controllo). Simon sarà responsabile della prima parte della mia missione, Inc. 42, e Cesare subentrerà per l’Inc. 43.

C’è stato anche un po’ di tempo per alcune piccole tradizioni, come applicare un adesivo della missione all’ingresso della sala di controllo e autografarlo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/05/l-233-una-giornata-con-il-team-del-columbus-control...

L-228: Oggi un caso di bassa pressione!
INVIATO IL 10 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 10 aprile 2014—Oggi un caso di bassa pressione!

Sono andata agli stabilimenti dell’azienda Svesda (Звезда), che fabbrica le nostre tute pressurizzate Sokol e i rivestimenti dei nostri sedili. Come potreste ricordare, la mia Sokol personale fatta su misura, con numero di serie 422, è pronta da un po’. Lo scorso febbraio l’ho indossata per due ore con 0,4 atm di sopvrapressione per assicurarsi che si adattasse correttamente in uno stato gonfiato. Se ve la siete persa, quella storia è nella nota del diario L-282.

Oggi ho testato le funzioni nominali della mia Sokol nella camera a vuoto, dove ho passato un paio d’ore sdraiata in un seggiolino di tipo Soyuz e nel mio rivestimento adattato su misura. Prima abbiamo verificato la tenuta della tuta, proprio come faremo sulla rampa di lancio prima dell’inizio: ho chiuso manualmente la valvola regolatore e verificato che la sovrapressione nominale venisse raggiunta entro un tempo limite specifico. Dopo ho riaperto il regolatore e commutato di nuovo all’impostazione nominale di 0,4: se le pressione intorno a me dovesse scendere al di sotto di 0,4 atm (e questo è ovviamente il piano del giorno), il regolatore manterrebbe la pressione interna costante a quel valore.

Dopo il controllo di tenuta riuscito, la porta della camera è stata chiusa e abbiamo iniziato l’esercitazione. Prima la pressione è stata abbassata a 5 km. Potrebbe creare confusione usare km come unità quando stiamo in realtà parlando di pressione, ma è piuttosto tipico in una camera ipobarica. La pressione è riferita all’atmosfera standard della Terra: quando diciamo che siamo a 5 km, intendiamo che la pressione nella camera è equivalente a quanto avreste sulla Terra a un’altitudine di 5 km (che è circa metà della pressione al livello del mare).

A 5 km ci siamo fermati momentaneamente, la ventilazione è stata interrotta e la fornitura di ossigeno puro è stata invece attivata. Questo è un flusso molto più basso—proprio come sarebbe nella Soyuz—e da quel punto in poi ha iniziato a fare un po’ più caldo all’interno della tuta, mentre abbiamo ripreso a “salire” ad altitudini maggiori e pressioni più basse. A 7 km ho sentito la tuta iniziare a gonfiarsi e visto l’ago del manometro che indica la sovrapressione della tuta cominciare a muoversi dalla posizione zero: il regolatore era entrato in funzione, impedendo alla pressione interna di scendere al di sotto di 0,4 atm.

Alla fine siamo arrivati a 30 km, dove la pressione è circa 1/100 del valore al livello del mare—a tutti gli effetti oggi: vuoto. A quel punto la tuta, ancora a pressione interna costante, era piuttosto gonfia e molto rigida. Sarebbe una vera sfida operare in questo stato, ma hey… non mi sto mica lamentando. In una giornata veramente brutta, potrebbe salvarmi la vita—proprio come mi ha protetta dal vuoto oggi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/10/l-228-oggi-un-caso-di-bassa-pr...

L-226: Di nuovo nel simulatore Soyuz! In vista di un periodo emozionante
INVIATO IL 12 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 12 aprile 2014—Prima di tutto, felice Giorno della Cosmonautica! Non posso immaginare un posto più adatto in cui trovarsi oggi di qui a Star City, dove tutto è iniziato. Beh, immagino che l’anno prossimo sarà ancora meglio, visto che sarò sulla ISS!

Ma c’è ancora molto addestramento da completare prima di quello e le prossime settimane promettono di essere un periodo emozionante. Questo è per me il “viaggio del backup” in Russia. Reid, Alex, e Maksim saranno lanciati il 28 maggio e Terry, Anton e io saremo le loro ombre fino ad allora. Proprio come loro sosterremo gli esami di qualificazione, parteciperemo a tutte le cerimonie e tradizioni prelancio e voleremo a Baikonur per un periodo di quarantena di due settimane. E dopo li vedremo decollare verso lo spazio!

Così questa scorsa settimana ho ripreso la mia “routine” Soyuz. Ho avuto diverse simulazioni di volo manuale (rendezvous e attracco così come discesa), mentre ieri Anton e io siamo stati di nuovo insieme nel simulatore Soyuz.

All’inizio abbiamo fatto pratica con la transizione dal profilo veloce nominale (dal lancio all’attracco in sei ore) al profilo in due giorni. Se avete seguito l’ultimo lancio Soyuz, sapete che questa è una possibilità molto concreta: La Soyuz 38S ha avuto un problema minore con una delle accensioni del motore e hanno dovuto interrompere il profilo nominale per attraccare infine due giorni dopo.

Nella nostra simulazione, comunque, dopo la transizione abbiamo avuto anche una perdita nelle tubazioni per la pressurizzazione dei serbatoi del propellente: sostanzialmente stavamo perdendo pressione nei serbatoi di elio che pressurizzano il nostro propellente e ossidante, in modo che possano fluire verso la camera di combustione quando vengono aperte le apposite valvole. Niente pressione, niente accensione del motore! Così abbiamo dovuto iniziare immediatamente una discesa d’emergenza, prima che la pressione diventasse troppo bassa.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/12/l-226-di-nuovo-nel-simulatore-soyuz-in-vista-di-un-periodo-emoz...

L-224: Per risparmiare propellente e allungare la vita della Stazione…
INVIATO IL 14 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 14 aprile 2014—Quando vi preparate per un volo sulla Soyuz, prima vi istruite su tutti i sistemi di bordo uno a uno: passate molto tempo in classe a imparare la teoria e occasionalmente spendete un po’ di tempo nel simulatore, dedicato specialmente al sistema che state studiando. Una volta che avete passato gli esami su tutti i sistemi, vi abilitate alle complesse sessioni di simulazione di cui ho scritto diverse volte e in cui integrate tutta la vostra conoscenza dei sistemi separati nelle reali operazioni di volo.

Oggi Anton e io siamo eccezionalmente tornati a una sessione pratica di addestramento su un solo argomento, imparando nuove procedure da applicare nel caso di un guasto al computer subito dopo l’undocking.

Vedete, la nostra Soyuz sarà attraccata al modulo MRM-1, proprio come quella che vedete in questa bellissima immagine dell’equipaggio della Expedition 38. Come mostra la foto, nell’orientamento standard della ISS l’MRM-1 punta verso il nadir, verso la Terra. Generalmente, quando un veicolo si sgancia la Stazione viene ruotata di 90° in modo che il portello di attracco sia rivolto verso poppa—questo rende le cose più facili dal punto di vista della meccanica orbitale, perché il semplice impulso dato dai respingitori a molla nella direzione della poppa è abbastanza per garantire che non ci sarà una collisione, anche se la Soyuz non potesse eseguire le accensioni di separazione.

Tuttavia, sarebbe davvero bello essere in grado di lasciare la Stazione nel suo orientamento nominale: è necessario del propellente per ruotarla e i carichi meccanici possono causare usura alla struttura, che influenza la durata della vita della Stazione.

Se il portello di attracco è al nadir, comunque, devono essere effettuate delle opportune accensioni di separazione per mantenere la sicurezza. Ecco perché ora abbiamo in sviluppo nuove procedure che consentono all’equipaggio di eseguire le accensioni manualmente, se il computer dovesse guastarsi prima di completarle.

È stato divertente provare qualcosa di nuovo!

Foto: la Expedition 38 della ISS.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/14/l-224-per-risparmiare-propellente-e-allungare-la-vita-della-s...

To be continued ! [SM=g8278]


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16/09/2014 12:40
 
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L-223: Prova generale d’esame nella centrifuga
INVIATO IL 15 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 15 aprile 2014—Oggi ho fatto un giro sull’imponente centrifuga con braccio da 18 metri di Star City.

Come preparazione per l’imminente esame di rientro manuale, oggi ho fatto una prova generale in cui abbiamo seguito una tipica sessione d’esame: tre scenari di rientro con la centrifuga in funzione, con due scenari statici nel mezzo per riposarsi.

Ho parlato un po’ qui di come funziona il rientro manuale.

L’obiettivo è atterrare entro 10 km dal punto nominale di touchdown (atterraggio)—quello dove ci farebbe volare il rientro controllato dal computer, se funzionasse. Ma è anche importante mantenere i G sotto controllo. Specialmente se stiamo cercando di compensare un eccesso nel momento in cui siamo entrati in contatto con l’atmosfera (vale a dire che siamo entrati in contatto più tardi del previsto), la tentazione è dare comandi che porteranno ad alti carichi di G nello sforzo di correggerlo. In una situazione d’esame ciò influenzerà il punteggio, ma nella vita reale, così come nella centrifuga, avrà conseguenze sul proprio livello di disagio e dolore. Diciamo che è un errore autopunente!

Sottoposti a carichi di G elevati è piuttosto difficile muoversi del tutto. Fortunatamente, per pilotare il rientro abbiamo bisogno solo di premere due bottoni, quelli sotto i miei pollici nella foto. Quei comandi cambiano l’angolo di rollio del modulo di discesa in incrementi discreti di 15°, essendo il rollio la rotazione intorno all’asse di simmetria. Non è molto intuitivo, ma il rollio influenza la portanza, in modo tale che possiamo controllare quanto ripidi o con traiettoria poco inclinata vogliamo volare. (Per quelli che vogliono provare a capirlo, ecco un suggerimento: il centro di massa del veicolo è spostato rispetto all’asse di simmetria).

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/15/l-223-prova-generale-desame-nella-cen...

L-222: Passato l’esame nella centrifuga! Abilitata al rientro manuale della Soyuz
INVIATO IL 16 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 16 aprile 2014—Oggi Anton e io abbiamo passato entrambi il nostro esame di rientro manuale nella centrifuga, e siamo ora ufficialmente qualificati a pilotare il rientro manuale della Soyuz come equipaggio di backup della Expedition 40, che sarà lanciata a maggio.

In realtà, questo è il primo di una serie di esami di qualificazione che dovremo passare da ora ai primi di maggio. Quindi, fatto il primo!

Ho effettivamente avuto un profilo con un overshoot (ritardo nel rientro) piuttosto alto, in cui ho dovuto “pilotare la centrifuga” fino a 5G. Prima avevo avuto una sessione a 8G, ma è in effetti un po’ diverso quando state cercando di volare sulla vostra traiettoria e riferendo via radio al controllo a terra.

È stato divertente! Lo farò ancora fra qualche mese come equipaggio primario.

Foto credit: Gagarin Cosmonaut Training Center

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/16/l-222-passato-lesame-nella-centrifuga-abilitata-al-rientro-manuale-dell...

L-220: Affrontare scenari di attracco complicati con la mia istruttrice Sasha
INVIATO IL 18 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 18 aprile 2014—In questi giorni le ultime sessioni di addestramento all’attracco manuale prima del prossimo esame. Con la mia istruttrice, Sasha, ci stiamo concentrando sugli scenari più complicati per assicurarci che io sia pronta. Quindi, cosa rende uno scenario più difficile di altri?

Il tipo di guasto, per esempio: un “semplice” malfunzionamento di Kurs, che significa che la Soyuz non può orientarsi più verso la Stazione, o piuttosto un blocco totale del computer? Con il computer funzionante possiamo attivare una funzione che compensa la rotazione della ISS. Quando la Stazione è nel suo orientamento standard con la sequenza di moduli pressurizzati disposti lungo il vettore di velocità, ruota di circa 4 gradi al minuto mentre si sposta lungo l’orbita. Con la funzione di compensazione attiva, il computer accende automaticamente i thruster per uguagliare la rotazione, in modo che a noi la ISS appaia come se fosse stabilizzata inerzialmente.

Se il computer si guasta, però, dobbiamo fare costantemente correzioni per mantenere il bersaglio allineato mentre ci avviciniamo. I portelli di attracco del Modulo di Servizio e MRM-1 sono paritcolarmente complicati, perché i bersagli sono orientati in modo tale che la rotazione avviene su due canali.

Gli avvicinamenti notturni sono anche un po’ più difficili. Se stiamo per entrare in un’eclisse, manteniamo la posizione a una distanza di circa 70 metri e accendiamo il faro della Soyuz. A quel punto dobbiamo anche rimuovere uno schermo che abbiamo nella nostra vista attraverso il periscopio durante l’illuminazione, che ci proteggere dall’essere accecati dalla luce eccessiva. Una volta tolto questo schermo, entra dell’altra luce e siamo in grado di vedere la ISS con l’illuminazione piuttosto debole del faro della nostra Soyuz, ma è un po’ più scomodo pilotare l’approccio. Per dirne una, senza lo schermo aggiuntivo dovete avere gli occhi perfettamente allineati alla giusta distanza per vedere l’immagine: se muovete un po’ la testa, la perdete immediatamente. Inoltre, mentre vi avvicinate per l’approccio finale e l’attracco, la luce diventa di nuovo piuttosto abbagliante.

Quindi sono questi gli scenari su cui Sasha e io ci stiamo concentrando. Potete vederci insieme nella foto prima della simulazione di oggi. Sasha vuole diventare una cosmonauta (lo sarebbe di seconda generazione). Se me lo chiedete, scommetterei i miei soldi che ce la farà.

Se questo fine settimana celebrate la Pasqua, buona Pasqua!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/18/l-220-affrontare-scenari-di-attracco-complicati-con-la-mia-istruttric...

L-216: Tante domande! Fra cui come pesarsi nello spazio
INVIATO IL 22 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 22 aprile 2014—Ieri Anton, Terry e io abbiamo seguito l’equipaggio primario, che sarà lanciato a maggio, al Mission Control Center—Moscow (MCC-M, Centro di Controllo di Missione—Mosca) per diverse ore di riunioni riguardanti il contenuto del loro volo. Come equipaggio di backup, dobbiamo essere al corrente allo stesso modo, giusto in caso.

Le riunioni hanno riguardato tutto, dall’angolo solare atteso al momento dell’attracco a qualsiasi comportamento anomalo osservato attualmente sul segmento russo della Stazione Spaziale. Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante per i nostri compagni di equipaggio russi, naturalmente, visto che spetta principalmente a loro prendersi cura dei moduli russi. Non venivo al MCC-M, o ЦУП, da una visita con gli altri Shenanigans durante l’addestramento di base nel 2010. Il tempo vola!

Parlando dei contenuti della missione, avremo un esame teorico la prossima settimana, sia sul volo della Soyuz che la permanenza dell’incremento sulla ISS. Oggi abbiamo avuto una sessione preparatoria con il nostro istruttore Soyuz, in cui abbiamo visto i diversi profili nominali e non nominali, così come le azioni comuni dell’equipaggio.

Abbiamo fatto pratica nel rispondere a domande come:

In un giorno qualsiasi, su quali orbite è possibile atterrare nell’area nominale in Kazakistan? (Risposta: sulla 16^, 1^, 2^ e 3^)

Con quale orientamento sono effettuate le accensioni dei motori dopo l’inserimento? (Risposta: le prime due semplicemente “in avanti”, le altre due con una rotazione calcolata dal computer)

Cosa ci si aspetta che riferisca l’equipaggio all’inizio del passaggio per le comunicazioni radio di 20 minuti durante la seconda orbita dopo l’inserimento? (Risposta: controlli di tenuta stagna, le prime due accensioni, eventuali anomalie, disponibilità a eseguire il test dei comandi manuali)

E così via, vi siete fatti un’idea.

Ho anche avuto proprio ora una breve lezione sul sistema di misurazione della massa corporea, la risposta (o una delle risposte) alla domanda: come vi pesate nello spazio? Potete vedere il modello a terra del sistema nella foto. In questo video l’astronauta NASA Jeff Williams spiega come funziona.



Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/22/l-216-tante-domande-fra-cui-come-pesarsi-nello...

L-215: Prepararsi a simulare una tipica giornata nel segmento russo
INVIATO IL 23 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 23 aprile 2014—Oggi una giornata in aula. Piuttosto tipica nel primo anno del flusso di addestramento o giù di lì, ma piuttosto inusuale di questi tempi, più vicini al volo. Comunque, capita.

Nella mattinata abbiamo passato 4 ore preparandoci per una simulazione di operazioni di routine nel mockup del segmento russo venerdì. Anton è naturalmente il nostro esperto locale sul segmento russo: ha addestramento di livello specialistico su tutti i moduli russi. Terry e io abbiamo solo adestramento a livello utente, piuttosto basico. Sappiamo come usare la toilette, prendere dell’acqua, preparare il cibo, usare i pannelli di comunicazione; sappiamo come comportarci in caso d’emergenza, abbiamo familiarità con le luci, le prese elettriche, l’equipaggiamento di sicurezza, e abbiamo una familiarità di base con i laptop di controllo russi. Possiamo svolgere semplici compiti di manutenzione di routine, come cambiare un filtro o sostituire un contenitore di urina pieno. Al di là di quello, spetta veramente ai nostri compagni di equipaggio russi. I ruoli sono naturalmente invertiti nei moduli americani, europei e giapponesi della Stazione.

Nella nostra simulazione di operazioni di routine di venerdì avremo la giornata pianificata secondo un radiogramma di programmazione russo, chiamato Modulo 24. Io sono incaricata di sostituire dei filtri, simulare l’uso della toilette, prelevare campioni d’acqua, reidratare sacche con i pasti, riscaldare scatolette di cibo, effettuare un contatto radio HAM (radioamatoriale), sostituire il contenitore dei rifiuti solidi nella toilette, documentare con foto e video alcune attività e scaricare una parte del carico di una Progress, aggiornare l’Inventory Management System (sistema di gestione dell’inventario). Molto probabilmente avremo anche dei malfunzionamenti e uno scenario d’emergenza gettati lì.

Nella riunione di preparazione di oggi la stanza era piena di gente, tutti gli specialisti dei diversi sistemi. Uno dopo l’altro, ci hanno informati sui compiti riguardanti il loro settore di competenza. Nella foto, Terry e io stiamo seguendo un’introduzione alla fotocamera.

Altri momenti in aula nel pomeriggio: una riunione per la nostra simulazione Soyuz di domani e la preparazione per il nostro imminente esame sul contenuto della Expedition 40/41, del quale siamo naturalmente i backup.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/23/l-215-prepararsi-a-simulare-una-tipica-giornata-nel-segment...

L-214: Prima una visita alla nostra Soyuz (è una bellezza!), poi un incendio (simulato)
INVIATO IL 24 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 24 aprile 2014—Forse ricordate che lo scorso dicembre Anton e io siamo andati a Energia per fare una verifica di accettazione della Soyuz che porterà nello spazio Max, Reid e il mio collega Shenanigan Alex alla fine di maggio. Come ho scritto allora, è una sorpresa piuttosto rara per i non russi avere la possibilità di andarci. Bene, è accaduto ancora!

Questa mattina ad Anton, Terry e io è capitato di andare come equipaggio alla verifica di accettazione proprio della nostra Soyuz. Ora questo non accadeva da anni, ci è stato detto. Vi lascerò leggere sulla verifica di accettazione nella nota del diario L-358.

Ma lasciatemi dirvi, anche se il compito era lo stesso, è stata una sensazione molto diversa essere all’interno della nostra astronave. Come potete innamorarvi all’istante di un aggregato di metallo, tubi e cavi! È proprio una bellezza.

Nel pomeriggio, abbiamo avuto una simulazione di incendio con Terry e Anton in preparazione al prossimo esame Soyuz. Uno scenario di incendio è uno dei più frenetici e complessi, così abbiamo pensato che fosse una buona idea fare ancora pratica. Potete leggere di più sugli incendi nella Soyuz in questa nota precedente del diario.

Abbiamo anche avuto ogni sorta di piccoli e grandi malfunzionamenti che rendono la nostra vita difficile, ma hey… a questo punto possiamo affrontarli. Come equipaggio siamo tanto preparati quanto si possa essere!

Foto: il nostro istruttore Dima al pannello di controllo mentre il nostro simulatore del modulo di discesa inizia a riempirsi di fumo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/24/l-214-prima-una-visita-alla-nostra-soyuz-e-una-bellezza-poi-un-i...

L-211: Addestramento alle attività di routine nel mockup del segmento russo
INVIATO IL 27 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 27 aprile 2014—Oggi una giornata di studio qui a Star City. Abbiamo pianificato una sessione di studio con l’equipaggio primario questo pomeriggio per prepararci all’esame teorico di martedì sul programma di volo, in cui saremo valutati sulla nostra conoscenza dei sistemi e sottoposti a ogni sorta di domanda sul profilo di volo nominale e tutte le possibili “diramazioni” non nominali.

Guardando indietro alla scorsa settimana, venerdì Anton, Terry e io abbiamo avuto la nostra simulazione delle operazioni di routine, una prova generale del nostro imminente esame.

Come ho detto nella nota L-215 del diario, come membri non russi dell’equipaggio Terry e io non siamo addestrati a compiti complessi nei moduli russi, ma abbiamo avuto ugualmente una giornata impegnativa nel prenderci cura di ogni tipo di attività di routine. Prima di pranzo avevo già lavorato con i portelli, il sistema radio HAM (radioamatoriale), i display del supporto vitale sui laptop russi, il sistema di distribuzione dell’acqua, l’equipaggiamento fotografico e video, il sistema di ventilazione e i pannelli di comunicazione per un controllo di routine con Anton. Naturalmente avevo anche dimostrato le mie abilità nel sostituire il contenitore dell’urina e dei rifiuti solidi della toilette. E avvicinandoci all’ora di pranzo Terry e io abbiamo preparato del cibo spaziale: abbiamo riscaldato alcune scatolette nello scaldavivande e reidratato alcune sacche di succo.

Nel pomeriggio qualche altro compito di routine, fra cui raccogliere campioni d’acqua dall’erogatore per l’analisi nel Total Organic Carbon Analyzer (analizzatore del carbonio organico totale) che c’è sulla ISS. E naturalmente, a un certo punto abbiamo avuto uno scenario d’emergenza. Il Controllo Missione di Houston simulato ci ha chiamati per chiederci una verifica di pressione, dal momento che a loro risultava un calo di pressione in corso nella loro telemetria. E infatti, anche sul nostro manometro manuale (in realtà controllato via radio dagli istruttori) la pressione stava calando. E così abbiamo premuto il bottone dell’allarme di emergenza, per avviare la risposta automatica del veicolo, e ci siamo ritrovati nelle procedure di depressurizzazione.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/27/l-211-addestramento-alle-attivita-di-routine-nel-mockup-del-segment...

L-210: Passato l’esame di docking manuale Soyuz!
INVIATO IL 28 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 28 aprile 2014—Oggi ho passato il mio esame di docking manuale! Ora sono ufficialmente qualificata a fare attraccare la Soyuz alla Stazione Spaziale. Dubito che dovrò mai farlo, perché il Comandante ha il ruolo primario per questo compito mentre l’ingegnere di bordo è una riserva giusto in caso. Ma non importa: sono una di quelle persone a cui piace immensamente anche solo arrivare al punto di padroneggiare qualcosa!

Prima Anton e io abbiamo preso i nostri posti regolari e Anton ha pilotato i suoi profili d’esame. Dopo ci siamo scambiati i posti, io mi sono seduta nel seggiolino del Comandante con i comandi manuali davanti a me e ho pilotato i miei quattro profili. Ogni profilo prevede un attracco a un portello diverso. Potete vedere la nota L-357 per una panoramica sui portelli.

Il giorno dell’esame iniziamo sempre con i compiti più semplici, come riscaldamento: spostare la Soyuz da un portello d’attracco a un altro. Dopo che i ganci si aprono e i respingitori ci danno una velocità di separazione, ci allontaniamo a una distanza di 40-60m, voliamo intorno verso l’altro portello e attracchiamo di nuovo.

I profili successivi sono in un ordine casuale.

In due di questi ci troviamo verso 300m dalla ISS e non siamo allineati al portello d’attracco. Voliamo avvicinandoci a una distanza di sicurezza di 200 metri, manteniamo quella distanza e compiamo una manovra per girare intorno e allinearci con il portello d’attracco. Quindi ci avviciniamo a una distanza di 50-100m e manteniamo ancora la posizione: se necessario eseguiamo un rollio per allineare il bersaglio nella nostra vista, ritiriamo un’antenna che, se estesa, impedirebbe l’attracco, ci assicuriamo che il sistema di docking sia pronto e dopo riceviamo il permesso da MCC-Mosca (o dall’istruttore) per procedere all’attracco. La maggior parte delle persone, me compresa, mantengono la posizione ancora verso i 2 metri per assicurarsi di avere un allineamento perfetto ed essere in grado di dare un impulso noto partendo da una velocità nulla, in modo che possiamo attraccare entro l’intervallo consentito di 6-15cm/s (qui c’è stata una discussione più estesa sulla questione della velocità)

Infine, abbiamo uno scenario in cui ci troviamo già allineati al portello di docking. In questa situazione, è abilitato l’auto-escape (allontanamento automatico) sul veicolo: se il computer si guasta non c’è modo di escluderlo, quindi ci sarà un’accensione automatica di frenata con due gruppi di thruster per 30 secondi. Una volta completata, il nostro compito è di prendere il controllo manuale, interrompere il movimento di separazione e avvicinarci ancora. Generalmente piuttosto in fretta, perché questo scenario ha l’eclisse che arriva entro pochi minuti ed è difficile vedere la Stazione da lontano di notte, anche con i fari accesi.

Questo è tutto fino all’estate prossima per quanto riguarda pilotare manualmente la Soyuz. Mi mancherà!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/28/l-210-passato-lesame-di-docking-manual...

L-207: Altri esami Soyuz passati dal nostro equipaggio!
INVIATO IL 1 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 1 maggio 2014—Terry, Anton e io ci siamo lasciati alle spalle un altro paio d’esami nell’ultimo paio di giorni.

Martedì abbiamo passato i nostri esami di teoria sul programma di volo—sia sulla Soyuz che sul segmento russo. Quello sulla Soyuz è stato molto interessante, perché ci sono sempre occasioni per imparare qualche piccolo dettaglio dalle persone che controllano il volo dal Centro di Controllo di Missione di Mosca.

Ieri abbiamo sostenuto i nostri esami sul rendezvous manuale—è dove Anton deve mostrare le sue abilità nel pilotare un avvicinamento manuale da circa 2-3 km di distanza dalla ISS al mantenimento della posizione a 50-100 metri dal portello di attracco, mentre io vado nel modulo orbitale e uso un telemetro laser attraverso un finestrino rivolto in avanti per fornirgli misure di distanza e velocità.

Questa situazione è prevista nel nostro profilo di due giorni dal lancio all’attracco, non nel profilo di 6 ore attualmente nominale. La ragione è che nel profilo più breve non c’è tempo prima dell’inizio delle accensioni per il rendezvous di preparare il telemetro laser nel modulo orbitale. Se dovesse verificarsi un guasto quando siamo ancora ad alcuni km di distanza dalla Stazione, interromperemmo l’avvicinamento e indagheremmo il problema con il controllo a terra.

Nel profilo di due giorni, invece, dopo le prime due manovre di innalzamento dell’orbita facciamo una pausa, ci trasferiamo nel modulo orbitale e abbiamo il tempo di preparare il telemetro laser, in modo che sia pronto due giorni dopo quando pilotiamo realmente il nostro avvicinamento alla ISS.

Oggi è una grande festività qui in Russia, come in molte altre parti del mondo. Se la celebrate, Buon 1° Maggio a voi. Qui a Star City siamo liberi fino a lunedì, ma con il grosso esame Soyuz di un giorno intero in arrivo martedì prossimo, ci sarà certamente molto studio in corso!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/01/l-207-altri-esami-soyuz-passati-dal-nostro-equ...

L-204: Amici straordinari! WeFly con Futura, osa volare
INVIATO IL 4 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 4 maggio 2014—Prendendomi una pausa dal mio lavoro di preparazione al grosso esame della prossima settimana, vorrei condividere con voi qualcosa di cui sono veramente entusiasta: la partnership fra la mia missione sulla ISS, Futura, e il WeFly! Team.

WeFly! è una pattuglia acrobatica molto speciale, che vola su velivoli ultraleggeri: due dei tre piloti hanno una disabilità, che impone loro di usare una sedia a rotelle nella vita di ogni giorno e, nell’abitacolo, di servirsi di comandi appositamente modificati che permettono il pieno controllo dell’aereo usando soltanto le mani.



Ho avuto il privilegio di incontrare Alessandro, Marco ed Erich circa 7 anni fa. In questo breve video (versione italiana) racconto la storia:



WeFly con Futura: Osa Volare!



L-199: Ricordare una settimana incredibile iniziata con l’esame Soyuz
INVIATO IL 9 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 9 maggio 2014—Una settimana incredibile dietro di me!

Insieme con Anton e Terry ho passato i miei esami finali di qualificazione sia nella Soyuz che nel segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale, e ieri ho preso parte di una serie di eventi tradizionali che scandiscono la strada verso la rampa di lancio. Sono state montagne russe emotive!

Ma arriviamoci una cosa alla volta.

Martedì l’equipaggio primario ha avuto la sua giornata intera d’esame sul segmento russo e noi, come equipaggio di backup, abbiamo affrontato il nostro esame Soyuz. Siamo arrivati presto per infilarci nelle nostre tute Sokol e alle 8:20 ci siamo presentati davanti alla commissione. Dopo aver comunicato che eravamo pronti a sostenere l’esame, il nostro Comandante Anton ha scelto una di cinque buste sigillate contenenti una lista di cinque avarie che sarebbero state inserite nel nostro profilo durante la giornata. Naturalmente, non ci è stato mostrato il contenuto della busta.

A essere sinceri, nelle nostre normali sessioni di addestramento facciamo pratica nel gestire molti più malfunzionamenti di cinque soltanto. Ma è anche vero che ci sono molti errori che possono essere commessi anche in un profilo nominale, e abbiamo avuto tanti occhi a controllare ogni nostra singola mossa!

Nella mattinata abbiamo pilotato un profilo dall’inizio al docking, che è andato piuttosto liscio fino a quando una doppia avaria a 40 metri dal boccaporto di attracco ci ha obbligati a inibire la manovra di autoallontanamento che il computer stava per iniziare, e a prendere il controllo manualmente. Poco dopo ci è capitata anche un’avaria di un sensore di attracco che ha portato la logica di bordo ad avviare un’accensione retrograda: ancora, abbiamo dovuto escludere la sequenza automatica e prendere il controllo manualmente per completare l’attracco.

La sfida più grande, comunque, è arrivata nel pomeriggio. È venuto fuori che abbiamo scelto la busta con lo scenario più complesso: un incendio subito dopo l’undocking. Anton e io abbiamo dovuto lavorare a procedure in parallelo per diversi minuti critici, con me che mi occupavo dell’incendio e lui che impostava il sistema per un’accensione di frenata per una discesa d’emergenza. Dopo che ho “depressurizzato” il modulo di discesa per estinguere l’incendio, ci siamo ricongiunti sulla stessa procedura per prepararci all’accensione e… il computer principale si è guastato, obbligandoci a impostare rapidamente un’attivazione manuale del motore in quello che chiamiamo il loop analogico.

Dopo un’accensione eseguita con successo, la separazione, il rientro atmosferico e l’apertura del paracadute, l’esame è stato dichiarato concluso. Non sono stati commessi errori significativi e abbiamo terminato la giornata con un punteggio perfetto! Una grande sensazione, effettivamente, per tutti noi.

Foto: NASA

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/09/l-199-ricordare-una-settimana-incredibile-iniziata-con-lesam...

L-197: Il giorno che abbiamo passato il nostro ultimo esame da backup!
INVIATO IL 11 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 11 maggio 2014—Nell’ultima nota del diario vi ho raccontato l’esame finale Soyuz della scorsa settimana. Il giorno successivo, mercoledì, ci siamo scambiati i posti con l’equipaggio primario: loro hanno pilotato la Soyuz e noi abbiamo passato 8 ore lavorando nei mockup del segmento russo.

Diciamocelo, questo esame era particolarmente importante per Anton: tutti i compiti complessi erano assegnati a lui perché, come cosmonauta, in orbita lui lavorerà principalmente nel segmento russo, mentre Terry e io opereremo prevalentemente nei moduli Americano/Europeo/Giapponese. Ma abbiamo cercato di rendere fieri i nostri istruttori eseguendo impeccabilmente i nostri compiti relativamente semplici. Inoltre, mercoledì era la “Giornata della radio” in Russia, un giorno per riconoscere e celebrare tutti gli specialisti che lavorano nel campo delle comunicazioni radio. In un giorno del genere, non erano ammessi errori nell’uso del sistema di comunicazione! E a essere sinceri, il sistema di comunicazione nel segmento russo può essere piuttosto confuso.

Proprio come all’esame Soyuz, all’inizio della giornata ci siamo presentati alla commissione per scegliere la nostra busta con le avarie con cui avremmo dovuto confrontarci nel corso della giornata. Ancora, come specialista del segmento russo Anton ha dovuto occuparsi di tutti i malfunzionamenti, tranne il grande scenario d’emergenza che conclude l’esame.

Nel nostro caso, abbiamo avuto una depressurizzazione: a un certo punto abbiamo ricevuto una chiamata da un CapCom di Houston simulato per informarci che stavano rilevando un calo di pressione. Abbiamo controllato i nostri manometri portatili, confermato il calo, premuto il bottone dell’emergenza depressurizzazione per avviare la risposta automatica del veicolo, riconfigurato il sistema di comunicazione per avere Houston e Mosca su tutti i canali, e via verso la nostra Soyuz, per assicurarci che il nostro passaggio verso casa non fosse esso stesso la fonte della perdita.

Ritirarci nella Soyuz per qualche minuto dà inoltre ai sensori di flusso d’aria l’opportunità di lavorare. Sono situati presso i portelli fra i moduli e, nel caso di un rapido calo di pressione, dovrebbero essere in grado di stabilire in quale modulo è la perdita. Pensate un po’, avevamo scelto uno scenario d’esame relativamente semplice: quando siamo tornati a controllare i laptop di comando russi nel Modulo di Servizio, hanno effettivamente mostrato un risultato positivo dei sensori di flusso d’aria. Il nostro modulo con la perdita era stato trovato! Una serie di procedure di isolamento più tardi, avevamo ufficialmente finito con l’ultimo dei nostri esami.

Dopo il nostro debiref, era ora di festeggiare! Insieme con la comunità degli istruttori e delle persone che ci supportano nei ruoli più diversi, ci siamo uniti all’equipaggio primario per diverse ore di festeggiamenti al ritmo dei tradizionali brindisi russi.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/11/l-197-il-giorno-che-abbiamo-passato-il-nostro-ultimo-esame-da...

L-196: Eventi formali e tradizioni prima di Baikonur
INVIATO IL 12 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 12 maggio 2014—Dopo i nostri esami della settimana scorsa e i festeggiamenti gioiosi di mercoledì sera, giovedì Terry, Anton e io ci siamo uniti all’equipaggio primario in una giornata di eventi formali e tradizioni.

Tutto è iniziato nella mattinata con una riunione della commissione interdipartimentale responsabile di valutare il nostro addestramento. Tutti i risultati dei nostri esami sono stati presentati ai rappresentanti di Roscosmos e diverse altre agenzie russe, così come l’ESA e la NASA, e siamo stati formalmente dichiarati pronti al prossimo passo: la quarantena e gli eventi finali dell’addestramento a Baikonur.

Dopo c’è stato un breve coffee break in cui il medico responsabile della nostra quarantena ci ha messo molto in chiaro—immagino specialmente all’equipaggio primario—che l’unico modo in cui possiamo impedire a noi stessi di volare a questo punto è ammalarci o avere un incidente. E ci sono state date un certo numero di raccomandazioni per evitare entrambe le cose, che vanno da non stringere le mani a evitare i luoghi affollati.

Dopo la conferenza stampa, ci siamo diretti al museo di Star City per un evento tradizionale: la firma del registro dei visitatori nell’ufficio di Yuri Gagarin. Naturalmente Yuri non ha il suo ufficio al museo, ma poco dopo la sua morte prematura l’ufficio venne ricostruito lì con tutto l’arredamento originale, gli oggetti e le decorazioni. Secondo la tradizione, prima di partire per Baikonur l’equipaggio primario e quello di backup si alternano nel sedersi al tavolo e scrivere qualche parola nel registro dei visitatori. È un momento commovente!

Le tradizioni sono continuate nel pomeriggio…

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/12/l-196-eventi-formali-e-tradizioni-prima-di-b...

L-194: Pronti per Baikonur dopo l’omaggio ai pionieri dello spazio
INVIATO IL 14 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 14 maggio 2014—La settimana di riposo è finita, è già ora di fare i bagagli per il Kazakistan!

Due aerei del Gagarin Cosmonaut Training Center (centro di addestramento dei cosmonauti Yuri Gagarin) saranno pronti domani mattina per portarci in volo dal vicino Aeroporto Chkalovskyi a Baikonur. Sì, due aerei: a partire da domani, agli equipaggi primario e di backup non è permesso di trovarsi sullo stesso veicolo. Terry, Anton e io seguiremo l’equipaggio primario a circa 15 minuti di distanza.

Ma prima di iniziare quest’intera nuova fase, lasciatemi concludere il mio resoconto degli eventi tradizionali della settimana scorsa. Nell’ultima nota del diario vi ho raccontato la mattina del giorno dopo gli esami. Nel pomeriggio, abbiamo preso tutti un pullman diretto alla Piazza Rossa per altre tradizioni.

Era una splendida gionata. Da un lato, era una delizioso pomeriggio primaverile con temperature piacevoli e una natura in fiore. Dall’altro lato, avevamo l’intera Piazza Rossa praticamente tutta per noi. Non che fossimo così importanti, ma ci è capitato di trovarci lì al momento giusto. Era l’8 maggio, il giorno prima della Giornata della Vittoria, una importante festività russa che commemora la fine della Seconda Guerra Mondiale e onora i veterani e le vittime. Visto che la Piazza Rossa veniva preparata per le celebrazioni e la parata militare del giorno dopo, era chiusa al pubblico.

Yuri Gagarin e molti altri famosi cosmonauti sono sepolti al Cremlino, insieme con i principali ingegneri che hanno contribuito al programma spaziale, fra cui naturalmente Sergei Korolev. Gli equipaggi in partenza per lo spazio, insieme con i loro backup, vengono sempre qui per rendere omaggio a questi giganti dell’esplorazione spaziale. In particolare, abbiamo avuto l’opportunità di deporre dei fiori sulla tomba di Yuri Gagarin nella mura del Cremlino.

Terminata la parte ufficiale della visita, abbiamo passato un po’ di tempo a goderci la Piazza Rossa, e abbiamo perfino fatto un rapido giro ai giardini del Cremlino al di là delle mura.

La visita mi è piaciuta immensamente, tutto è stato semplicemente perfetto. Un saluto ideale per il mio collega Shenanigan Alexander Gerst e i suoi compagni di equipaggio che saranno lanciati fra… wow… esattamente due settimane da ora!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/14/l-194-pronti-per-baikonur-dopo-lomaggio-ai-pionieri-dello...

L-189: Partire da un luogo leggendario per un altro
INVIATO IL 19 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Baikonur (Kazakistan), 19 maggio 2014—Wow, sono passati solo quattro giorni da quando siamo arrivati a Baikonur, ma è come se fossero settimane. Un breve volo di tre ore da Mosca ed eccoci qui, in un mondo così unico di navi spaziali e razzi e tradizioni, dove tutto il resto sembra così lontano.

Abbiamo lasciato Star City giovedì scorso, dopo alcuni eventi tradizionali che segnano sempre le partenze degli equipaggi. La comunità—altri astronauti e cosmonauti, rappresentanti delle diverse agenzie spaziali, istruttori e molti altri—si raduna attorno a un tavolo della prima colazione; tranne che in genere nessuno mangia nulla. Invece, vengono pronunciati diversi brindisi, per lo più intorno al tema degli auguri per l’equipaggio primario e promemoria all’equipaggio di backup di non rilassarsi. Prima di partire, troviamo tutti qualche superficie orizzontale dove sederci per un minuto o giù di lì: non farlo porterebbe sfortuna!

Una volta fuori, Terry, Anton e io abbiamo seguito a piedi l’equipaggio primario e le loro famiglie per andare a metterci in posa per qualche foto, dopodiché l’equipaggio primario ha risposto ad alcune domande per i media. E poi, prima che ce ne rendessimo conto, eravamo su un pullman per l’aeroporto Chkalovsky, dove due Tupolev Tu-134 del Centro di Addestramento dei Cosmonauti ci aspettavano.

Non pensiate che siamo arrivati a Baikonur da soli. Il cosiddetto Gruppo Operativo ha volato con noi, diviso fra i due aerei: istruttori, autisti, medici, allenatori sportivi, specialisti delle tute… tutta la conoscenza e la competenza da Star City di cui abbiamo bisogno per le due settimane di quarantena, i controlli di vestibilità e il resto fino al lancio. La maggior parte di quelle persone sono state qui molte volte ed è evidente che formano un team affiatato ed efficiente. È risultato anche chiaro fin dal volo in aereo che sarebbe stato molto divertente condividere quest’esperienza con loro!

Ho sentito e letto così tanto su Baikonur, che arrivare finalmente qui è stato un momento molto intenso. Ma le cose sono accadute velocemente: siamo scesi dall’aereo e ci siamo presentati davanti ai rappresentanti di Energia, che ci stavano aspettando sul piazzale (Energia è l’azienda che costruisce la Soyuz). Quindi, dopo esserci goduti il caldo benvenuto degli alunni delle scuole locali, siamo saltati sul pullman, incidentalmente lo stesso pullman su cui andremo alla rampa di lancio. Con l’equipaggio primario in un altro pullman davanti a noi, siamo partiti per il luogo della nostra quarantena. Ma mentre passavamo davanti al famoso monumento che rappresenta Baikonur, abbiamo dovuto per forza saltare fuori e fare una foto!


Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/19/l-189-partire-da-un-luogo-leggendario-per-u...

L-188: Prima prova di adattamento nella Soyuz con Terry e Anton
INVIATO IL 20 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Baikonur (Kazakistan), 20 maggio 2014—Venerdì scorso, il giorno dopo il nostro arrivo a Baikonur, siamo partiti la mattina presto per il cosmodromo, dove la Soyuz TMA-13M viene preparata per il lancio del 28 maggio. In realtà, questa cosiddetta “prima prova di adattamento” domina l’intera agenda degli equipaggi nelle settimane precedenti: devono essere a Baikonur in tempo per questo evento.

Anton e io abbiamo già avuto l’occasione di sederci nell’astronave di Max, Reid e Alex giù a Mosca alcuni mesi fa, quando abbiamo fatto la verifica di accettazione (vedete L-358).

Ma stavolta è stata un’emozione molto diversa: questo aggregato di metallo ed elettronica porterà i nostri amici nello spazio fra meno di due settimane, le loro vite dipenderanno dal suo corretto funzionamento. Con questo in mente, ancora di più che se fosse il nostro veicolo spaziale, l’unica cosa che continuavamo a dire a noi stessi era: “Non rompere nulla!”

Siamo andati dentro una prima volta con le nostre tute da volo blu per una familiarizzazione generale e seguire una checklist per verificare la configurazione complessiva. Quindi siamo entrati una seconda volta con le nostre tute Sokol, e questa volta ci siamo veramente concentrati nel muoverci attentamente e consapevolmente per evitare qualsiasi incidente. È uno spazio molto angusto, ed entrare dall’alto dal modulo orbitale è naturalmente molto più macchinoso che usare il “finto” portello laterale che abbiamo nei simulatori a Star City.

Sia noi che l’equipaggio primario abbiamo seguito una procedura di verifica del sistema di comunicazione. In aggiunta, con l’equipaggio primario completamente agganciato, visto che i rivestimenti dei loro seggiolini erano in posizione, abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare l’estensione dei seggiolini. Quando torneranno sulla Terra fra sei mesi, i loro seggiolini si estenderanno prima dell’atterraggio per armare gli assorbitori d’urto, che smorzeranno la forza dell’impatto nel caso di un guasto ai retrorazzi.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/20/l-188-prima-prova-di-adattamento-nella-soyuz-con-terry-...

L-187: Una prerogativa dell’equipaggio di backup: visitare la città di Baikonur!
INVIATO IL 21 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Baikonur (Kazakistan), 21 maggio 2014—L’alzabandiera nel nostro luogo di quarantena ha avuto luogo sabato mattina: Anton e Terry hanno potuto unirsi a Max e Reid nell’issare la bandiera della loro nazione, mentre io questa volta ho issato la bandiera del Kazakistan.

In seguito Terry, Anton e io abbiamo esercitato la nostra prerogativa di equipaggio di backup di rompere la quarantena per un giorno e siamo andati alla tradizionale visita ai monumenti di Baikonur, lasciandoci dietro l’equipaggio primario.

Dopo una breve sosta al monumento Soyuz abbiamo fatto visita alla statua di Gagarin, dove ci è stato dato un caloroso benvenuto dagli alunni delle scuole locali e dal sindaco di Baikonur. A Terry e me è stato consegnato un regalo che simboleggia la città (Anton l’ha già ricevuto in passato) e dopo abbiamo tutti deposto alcuni fiori sulla statua, onorando il primo essere umano a volare nello spazio. Quando ci siamo voltati, abbiamo posato per una divertente foto tradizionale, imitando la posa di Yuri con le braccia alzate.

Il monumento successivo dove ci siamo fermati è dedicato all’Ingegnere Capo Korolyov, riconosciuto come il principale artefice dei successi del programma spaziale sovietico negli anni ‘50 e ‘60. Qui, di nuovo, abbiamo deposto dei fiori come riconoscimento del suo genio ingegneristico e della sua leadership.

Fermata successiva: il museo di Baikonur…

Foto credit: GCTC

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/21/l-187-una-prerogativa-dellequipaggio-di-backup-visitare-la-citta-di-b...

L-186: Esplorando il museo di Baikonur
INVIATO IL 22 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Baikonur (Kazakistan), 22 maggio 2014—Dopo aver visitato i monumenti ai pionieri dello spazio di Baikonur, sabato scorso Terry, Anton e io siamo stati portati a una visita guidata molto interessante del museo di Baikonur.

La storia del volo spaziale umano sovietico e poi russo e la storia di Baikonur sono talmente intrecciate, che potreste dire che il museo riguarda entrambe.

Il cosmodromo e gli insediamenti collegati furono costruiti negli anni ‘50. Qui non c’era niente prima, tranne lo snodo ferroviario di Tyuratam—questo è il nome della stazione ferroviaria ancora oggi. Il nome Baikonur in realtà apparteneva a una città diversa in Kazakistan, e venne scelto per depistare lo spionaggio straniero che cercava di localizzare il sito di lancio. Al museo ci è stato perfino detto che nella vera Baikonur fu costruito un sito finto che sarebbe sembrato un sito di lancio se fotografato dall’alto con attrezzature da ricognizione!

Il museo ha una ricca collezione di foto e ricordi e va ben oltre Baikonur documentando i programmi internazionali di esplorazione dello spazio. In preparazione alla nostra visita, hanno anche esposto una piccola collezione di foto del nostro addestramento. È stata una sensazione un po’ strana, in realtà, vedere voi stessi in un museo.

Al termine della visita ci è stata mostrata una replica di una yurta (tenda) kazaka e abbiamo posato per una foto indossando gli abiti tradizionali, prima di firmare il registro dei visitatori del museo.

Foto credit: NASA/Victor Zelentsov

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/22/l-186-esplorando-il-museo-di-b...

L-185: Incontrare i nostri angeli della Ricerca e Soccorso e piantare alberi
INVIATO IL 23 MAGGIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Baikonur (Kazakistan), 23 maggio 2014—Dopo una settimana della nostra quarantena a Baikonur e a sei giorni dal lancio, qui le cose stanno prendendo velocità, mentre sempre più specialisti arrivano per unirsi allo sforzo. Mentre fino a ora le nostre lezioni sono state con i nostri istruttori da Star City, oggi abbiamo incontrato alcune facce nuove.

Per esempio, oggi abbiamo avuto una riunione con i rappresentanti del team Search and Rescue (SAR, ricerca e soccorso). Si sono appena occupati di un atterraggio la settimana scorsa e ora stanno rivolgendo l’attenzione al lancio imminente. Naturalmente, se tutto va bene non c’è nessun bisogno per loro di intervenire nel giorno di un lancio, ma credetemi: sono pronti.

Quando Alex, Reid e Max saranno lanciati la prossima settimana, le risorse SAR saranno dislocate lungo tutta la traiettoria della loro ascesa verso l’orbita fino all’oceano, inclusa una nave in attesa nel Mare del Giappone. Se un’avaria al razzo dovesse verificarsi in un momento qualsiasi, l’unità appropriata verrà allertata e le risorse SAR saranno immediatamente inviate nel luogo di atterraggio previsto basato sul momento in cui si verifica l’avaria. Informazioni più precise sul luogo di impatto previsto saranno ottenute appena si apre il paracadute e il sistema di localizzazione viene attivato.

Dopo un inserimento in orbita nominale, il team SAR non si ritira completamente, ma alcune unità rimangono in allerta fino a quando la Soyuz è attraccata alla ISS—che potrebbe essere due giorni pieni dopo, se c’è un passaggio al profilo di rendezvous in due giorni. Se l’equipaggio avesse bisogno di eseguire un rientro d’emergenza per qualsiasi ragione, gli angeli custodi saranno pronti a incontrarli.

Parlando di cose che diventano reali, Reid e Alex ora hanno il loro albero accanto a quelli di ogni cosmonauta e astronauta in partenza per lo spazio da Baikonur!

Foto: NASA/Victor Zelentsov

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/05/23/l-185-incontrare-i-nostri-angeli-della-ricerca-e-soccorso-e-piantare...

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17/09/2014 14:10
 
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L-175: Affrontare la realtà: altri sei mesi di addestramento prima del nostro turno!
INVIATO IL 2 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 2 giugno 2014—Quattro notti fa ho visto i miei amici della Expedition 40/41 salire sul loro razzo e, qualche ora dopo, diventare un punto luminoso sempre più piccolo nel cielo notturno di Baikonur. Dopo avere seguito il loro attracco riuscito alla ISS, ho volato di ritorno a Mosca e poi a casa in Europa. Sono passati quattro giorni da quando ho lasciato il Kazakistan ma le immagini hanno continuato a ritornare, come se una parte di me stesse ancora indugiando lì. Forse perché ora siamo l’equipaggio primario ed è dove il nostro percorso ci porterà ancora fra sei mesi. Forse perché è come vivere una vita diversa per due settimane e non volete lasciarla andare. Forse perché tornare indietro significa affrontare la dura realtà che abbiamo sei mesi di intenso addestramento davanti a noi, prima di poter salire noi stessi su quel razzo.

La saggezza della pianificazione prevede due settimane di vacanza dopo il flusso di backup e prima di saltare nel flusso dell’equipaggio primario, tuttavia i vincoli della programmazione hanno richiesto un’eccezione nel mio caso, così eccomi qui all’European Astronaut Centre per una settimana di addestramento sul payload (carico utile) e l’ATV.

Proprio nella mattinata mi sono ritrovata con Sasha per un po’ di addestramento di ripasso sul rendezvous e l’attracco dell’ATV. Dopo una breve rassegna dei possibili malfunzionamenti fatta dal nostro istruttore Oleg, abbiamo messo alla prova le nostre capacità nel simulatore e ristabilito rapidamente la nostra buona coordinazione di equipaggio. Dopo tutto, non è passato poi tanto tempo dal nostro ultimo esame. (Vedete L-291).

Nel pomeriggio ho avuto un corso sull’assemblaggio dell’esperimento Plasma Kristall 4, in arrivo sulla Stazione in autunno. PK-4, da installare in Columbus, è un esperimento congiunto ESA/Russia per lo studio delle proprietà del plasma complesso in microgravità, con le sessioni vere e proprie di esperimenti che inizieranno l’anno prossimo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/02/l-175-affrontare-la-realta-altri-sei-mesi-di-addestramento-prima-del-nostr...


L-174: Prepararsi a quello che sarà un momento toccante in orbita
INVIATO IL 3 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 3 giugno 2014—Oggi ancora un po’ di addestramento sull’ATV all’European Astronaut Centre per Sasha e me.

Questa volta ci siamo concentrati sul monitoraggio dell’allontanamento, cioè le procedure che i membri dell’equipaggio seguono con il controllo a terra il giorno della partenza, per assicurarsi che l’ATV si sganci dalla Stazione ed esegua un’adeguata accensione di allontanamento per mettere un po’ di distanza di sicurezza fra sé stesso e la ISS. È previsto che il prossimo ATV venga lanciato e si agganci alla ISS quest’estate e sarà ancora agganciato al modulo di servizio a novembre, quando arriverò sulla Stazione.

Quando Sasha e io faremo veramente il monitoraggio dell’allontanamento in orbita, sarà un momento piuttosto toccante per noi e per la comunità spaziale europea: la partenza dell’ATV5 Georges Lemaître segnerà la fine del programma Automated Transfer Vehicle, che ha compreso le missioni riuscite ATV1 Jules Verne, ATV2 Johannes Kepler, ATV3 Edoardo Amaldi e ATV4 Albert Einstein, e ha dimostrato robustezza nelle operazioni e una tecnologia di attracco automatico estremamente precisa. Sarà con sentimenti contrastanti che lo guarderemo volare via verso un rientro distruttivo nell’atmosfera. Forse lo vedrete come una meteora!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/03/l-174-prepararsi-a-quello-che-sara-un-momento-toccante-in...

L-173: Lavorate con i fluidi sull’ATV? Controllate le etichette!

INVIATO IL 4 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 4 giugno 2014—Oggi una lunga simulazione di ripasso per Sasha e me sulle operazioni della fase attraccata dell’ATV: tutto quello che accade fra le fasi dinamiche dell’attracco e lo sgancio, è la fase attraccata. In quel periodo l’ATV è una parte integrante della ISS.

Durante quei mesi di sfruttamento, ai membri dell’equipaggio potrebbe essere chiesto per esempio di iniziare il trasferimento di gas nell’atmosfera della ISS dai serbatoi dell’ATV, se quel particolare veicolo ha portato a bordo aria, azoto od ossigeno. Altri compiti riguardano il trasferimento di acqua dai serbatoi dell’ATV alla grandi riserve d’acqua nel modulo di servizio russo. Una volta che i serbatoi d’acqua dell’ATV sono vuoti, ai membri dell’equipaggio potrebbe essere chiesto di riempirli di urina dai contenitori di urina più piccoli… sebbene questo venga fatto meno frequentemente oggi che ricicliamo la maggior parte dell’urina a bordo.

Oggi abbiamo anche simulato la preparazione dell’ATV per lo sgancio. Alla fine della missione, prima della partenza, alcuni oggetti, come i rivelatori di fumo e le luci, vengono rimossi dal veicolo e conservati sulla Stazione per essere utilizzati come riserve, visto che lo stesso equipaggiamento è usato in tutti i moduli.

Nella foto potete vedere il pannello di interfaccia con le valvole che controllano il trasferimento dei fluidi. Prima di qualsiasi operazione, è una buona idea controllare l’etichetta del serbatoio con cui lavorerete: se ha già un contrassegno arancione, non è il serbatoio giusto da cui prendere l’acqua!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/04/l-173-lavorate-con-i-fluidi-sullatv-controllate-le-et...

L-168: Kubik, una scatola che vi fa girare!
INVIATO IL 9 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Località italiana, 9 giugno 2014—È tempo di vacanze! Mi sto godendo qualche piacevole giorno d’estate nel mio paese d’origine, l’Italia, ricaricando le batterie prima della fase finale dell’addestramento.

L’ultimo giorno di addestramento prima delle vacanze è stato giovedì della settimana scorsa. Non ho potuto scrivere il diario, comunque, perché quel giorno c’era molto in ballo dopo l’addestramento. Per dirne una, all’European Astronaut Centre abbiamo organizzato la prima videoconferenza con il mio collega Shenanigan Alexander Gerst: molte troupe televisive e persone dei media sono venute a fargli domande per circa 20 minuti. Alex sembrava in forma e già molto a suo agio con l’assenza di peso.

In seguito ho avuto una piacevole intervista con i miei amici di AstronautiCAST—la stessa banda di appassionati di spazio esperti che traducono il mio diario in italiano. Se capite l’italiano, ecco l’intervista (proprio all’inizio del podcast).

Ma ho fatto anche un po’ di addestramento. Per esempio ho avuto una riunione sul Kubik, un’unità autonoma dell’Agenzia Spaziale Europea, che fornisce una temperatura controllata fra 6°C e 38°C per i campioni viventi, come le colture cellulari. Grazie a un componente interno centrifuga, che potete vedere nella foto, i campioni possono essere sottoposti ad accelerazioni variabili, impostabili fra 0,2G e 2G a passi di 0,1G. Se i campioni devono solo essere esposti a un ambiente in assenza di peso, la centrifuga è sostituibile con un componente interno passivo.

Il Kubik è un modo semplice ed economico per eseguire esperimenti di scienze della vita sulla Stazione Spaziale.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/09/l-168-kubik-una-scatola-che-vi-fa...

L-167: NightPod: inseguire la Terra per fare foto più nitide
INVIATO IL 10 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Località italiana, 10 giugno 2014—L’ultima attività di addestramento la settimana scorsa è stata una lezione su NightPod, un sistema che si interfaccia con le fotocamere sulla ISS per aiutare gli astronauti nella fotografia notturna.

Come probabilmente sapete, scattare fotografie in condizioni di bassa illuminazione richiede tempi di esposizione più lunghi. Anche se il soggetto non si sta muovendo, è difficile ottenere una foto nitida senza l’uso di un treppiede, visto che il leggero tremore della mano è abbastanza per causare sfocature. Un treppiede fisso, tuttavia, serve a poco quando state cercando di fotografare la Terra di notte dalla Stazione Spaziale, perché il bersaglio si sta muovendo rapidamente nel campo di vista. Potreste provare a ruotare la fotocamera per compensare il movimento—e alcuni sono piuttosto abili in questo—ma NightPod lo fa molto meglio.

Il sistema è montato su un supporto nella Cupola, in modo che la fotocamera sia rivolta verso la grande finestra al nadir. Dopo l’inizializzazione, il software chiede dei dati in ingresso relativi all’altitudine corrente e l’orientamento della Stazione Spaziale; basandosi su questi dati, calcola la rotazione necessaria da impartire alla fotocamera in modo che il bersaglio sulla superficie della Terra appaia fermo nel suo campo di vista. Ed ecco che ci siete: potete avere tempi di esposizione più lunghi senza compromettere la nitidezza.

Questa sarà la mia ultima nota del diario per questa settimana di vacanza. Come sempre, ci vediamo dall’altra parte!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/10/l-167-nightpod-inseguire-la-terra-per-fare-foto-piu...

L-156: Frequenze di comunicazione aperte
INVIATO IL 22 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Località italiana, 21 giugno 2014—Quello di oggi è un Diario di Bordo speciale, scritto direttamente in italiano, bypassando eccezionalmente il valido (e valoroso!) lavoro di traduzione di AstronautiNEWS.

Ufficialmente sono ancora in vacanza, quindi niente storie di vita da astronauta oggi. Prima di partire per Houston domani e riprendere il mio addestramento, però, voglio dedicare qualche parola al lancio di Avamposto 42!

Come sapete, si tratta del sito dedicato alla missione Futura, l’avamposto di Futura nella rete. Perché si chiami proprio Avamposto 42 l’ho spiegato qui.

Non esagero se dico che la nascita di Avamposto 42 per me è la realizzazione di un sogno, che coltivo ormai da un paio di anni. Se si è realizzato è perché ci hanno creduto in molti e sono loro davvero grata! È meraviglioso vedere come intorno ad Avamposto 42 si sia aggregato un gruppo di persone e di organizzazioni che condividono una visione comune: informare e appassionare, raccontare e coinvolgere, trasmettere e ascoltare, intorno ai due viaggi che iniziano insieme. Uno è la missione Futura stessa, l’altro un viaggio di consapevolezza nel mondo della nutrizione. Perché abbiamo un corpo soltanto, meglio conoscere le istruzioni per l’uso: è la nostra unica astronave per tutta la vita!

Naturalmente siamo soltanto all’inizio, diciamo che siamo nel warm-up. Aggiusteremo alcune cose, ne svilupperemo altre. Mi piacerebbe molto se partecipaste attivamente con le vostre idee e opinioni! Potete scrivere su Linea Aperta, ma anche @Avamposto42 su Twitter e la pagina Facebook Avamposto42 sono in ascolto. Le frequenze di comunicazioni sono aperte, nelle due direzioni.

Buon weekend!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/22/l-156-frequenze-di-comunicazione...

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24/09/2014 15:37
 
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L-153: Aiuterò a girare il prossimo film IMAX dallo spazio. No, veramente…
INVIATO IL 24 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 24 giugno 2014—Che modo di iniziare una settimana di addestramento ieri… dopo aver volato a Houston sabato, il mio programma di lunedì mattina mi ha portata nella vicina Galvestion per una proiezione privata dei film IMAX Blue Planet e Hubble 3D. Sedute accanto a me nella sala vuota, le persone che hanno realizzato quei film, insieme con molte altre produzioni IMAX leggendarie dallo e sullo spazio: Toni Myers e James Neihouse.

Stento ancora a crederci, ma io aiuterò a realizzare il prossimo film IMAX dallo spazio! Insieme con gli altri membri degli equipaggi delle prossime spedizioni, farò del mio meglio per assicurarmi che il team di produzione abbia le riprese necessarie a mettere insieme la prossima straordinaria esperienza cinematografica sullo spazio per gli spettatori di tutto il mondo. Non c’è niente di più entusiasmante!

Naturalmente, non è divertimento libero, dobbiamo seguire l’addestramento necessario a essere in grado di utilizzare l’equipaggiamento. Ancora più importante, dobbiamo capire come si devono girare le scene perché siano adatte alla proiezione sugli schermi giganti IMAX. Ecco perché, ancora prima di essere esposti alle camere dedicate per riprese fotografiche e video che useremo sulla ISS, ho visto un paio di film con Toni e James, che hanno fatto del loro meglio per aiutarmi a vederli dalla prospettiva della persona dietro la macchina da presa. Cosa è stato grande? Cosa avrebbe potuto essere rirpeso meglio?

Non vedo l’ora di imparare di più da questi cineasti esperti. E mi auguro che siate entusiasti quanto me per un nuovo film IMAX sullo spazio in arrivo—anche se dovremo aspettare fino al 2016 per godercelo!

Foto: una scena del film IMAX 3D girato nello spazio dalla stiva dello Shuttle durante una missione di riparazione del Telescopio Spaziale Hubble.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/24/l-153-aiutero-a-girare-il-prossimo-film-imax-dallo-spazio-no-ve...

L-152: Stato di sospensione
INVIATO IL 26 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 25 giugno 2014—Oggi è stata una di quelle giornate di addestramento in cui saltate rapidamente da un argomento all’altro, mentre correte da una lezione all’altra e da un edificio a un altro al Johnson Space Center.

Ho iniziato la giornata in palestra e poi sono passata a una lezione di robotica con il compagno di equipaggio Scott Kelly, che si unirà a noi sulla ISS a marzo dell’anno prossimo. È stata una lezione di “track & capture” (inseguimento e cattura—N.d.T.): è come chiamiamo la presa di un veicolo in visita in volo libero con il braccio robotico della Stazione Spaziale. Potete vedere questa vecchia nota del diario per qualche parola in più in proposito.

Dopo ho avuto una lezione sul POGO. È il Partial Gravity Simulator (simulatore di gravità parziale—N.d.T.), uno degli ambienti di addestramento che abbiamo a disposizione per prepararci alle passeggiate spaziali. Siete interessati ai pro e contro del POGO rispetto all’addestramento sott’acqua? Ecco una vecchia nota del diario su questo!

Nella foto potete vedermi nel POGO al lavoro sulle condutture dei fluidi, in particolare l’aggancio e lo sgancio dei QD. Sta per Quick Disconnects (disconnessioni rapide—N.d.T.), ma sfortunatamente non sono necessariamente molto rapide. In particolare le più grandi si sono rivelate piuttosto impegnative da manovrare in orbita durante le passeggiate spaziali, con le condutture dei fluidi pressurizzate, perché i tubi diventano estremamente rigidi! Visto che non abbiamo tubi pressurizzati reali sott’acqua, ci addestriamo a questo nel POGO con l’addestratore QD speciale che vedete nella foto.

Successivamente ho avuto una lezione di addestramento all’esperimento Cardio Ox, in cui ho fatto pratica nell’eseguire un’ecografia della mia arteria brachiale, l’arteria carotidea e il cuore, seguendo le istruzioni di uno specialista nella stanza accanto.

Per finire, un corso chiamato “Galley support” (supporto alla cambusa—N.d.T.), riguardante principalmente i dettagli del distributore dell’acqua. È quello da cui otteniamo l’acqua potabile, sia per bere che per reidratare le sacche di cibo. Ho tentato la fortuna con una sacca etichettata verdure italiane. Non sono sicura di cosa abbiano di specificamente italiano, ma è certamente una scelta di cibo salutare dal menu standard della ISS!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/26/l-152-stato-di-sospensione/

L-150: Quando le compressioni salvano la vita di qualcuno
INVIATO IL 27 GIUGNO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 27 giugno 2014—Ieri Terry e io abbiamo passato la maggior parte della giornata a imparare di più sul progetto IMAX, di cui ho parlato martedì. Viene fuori che non riguarda solo la registrazione delle immagini, ma anche l’adeguata cattura dei suoni della Stazione Spaziale! Avere passato un paio d’ore ad ascoltare Greg parlare del suo lavoro, che consiste nell’aggiungere il suono ai film, ha probabilmente cambiato la mia esperienza di visione dei film per sempre. C’è tanto lavoro che non avevo nemmeno percepito consciamente.

Più tardi Terry e io abbiamo avuto una lezione di familiarizzazione seguendo il cosiddetto Plug-in-Plan, che dà una panoramica di quale equipaggiamento è collegato a quale presa elettrica sulla Stazione Spaziale, e quali sono le restrizioni e i modi più corretti per l’equipaggio di spostare le cose, nei pochi casi in cui ci è permesso farlo senza l’assistenza da terra (computer, piccoli caricabatterie, lampade portatili,…). Potrebbe sembrarvi strano che sia una questione così seria collegare qualcosa a una fonte di alimentazione elettrica, ma il Controllo Missione tiene traccia del carico elettrico su ogni presa per assicurarsi che non facciamo saltare qualcosa e, di conseguenza, causare lo spegnimento non pianificato di equipaggiamenti o esperimenti scientifici.

Questa mattina il nostro intero equipaggio Soyuz si è ricongiunto per una cosiddetta lezione Megacode, in cui facciamo pratica con la corretta risposta di soccorso nel caso in cui un compagno di equipaggio abbia improvvisamente bisogno della rianimazione cardiopolmonare (CPR). Iniziare immediatamente le compressioni del petto e sistemare rapidamente un defibrillatore potrebbe salvare la vita di un amico. Inoltre, siamo anche addestrati a inserire un dispositivo intraosseo, sostanzialmente un ago nel midollo osseo, che fornisce un modo veloce e affidabile di immettere farmaci salvavita nel flusso sanguigno.

Iniziare la CPR immediatamente aumenta drasticamente le possibilità di sopravvivenza di una persona il cui cuore smetta di battere, sulla Terra come sulla Stazione Spaziale. Mi auguro che teniate in esercizio le vostre abilità CPR, non potete mai sapere quando potreste trovarvi nella situazione di salvare la vita di qualcuno!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/06/27/l-150-quando-le-compressioni-salvano-la-vita-di-q...

L-146: Addestramento robotico ed EVA al laboratorio di Realtà Virtuale
INVIATO IL 1 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 1 luglio 2014—Ieri abbiamo avuto un’attività di addestramento molto speciale al laboratorio di Realtà Virtuale. Terry, Butch, Anton e io ci siamo uniti per provare una delle complesse coreografie in cui usiamo il braccio robotico in supporto a una passeggiata spaziale.

Nel nostro scenario, Butch e Terry erano inizialmente gli astronauti in passeggiata spaziale, che nel laboratorio di realtà virtuale significa che indossavano gli occhiali e i guanti e si muovevano e interagivano con lo scenario della Stazione Spaziale virtuale.

[IMG]http://i58.tinypic.com/29qbqcy.jpg[/IMG]

Io ero l’operatore robotico, e potevo realmente osservare il loro movimento virtuale sulle mie viste delle telecamere. Anton era lì per aiutare principalmente con il movimento panoramico, l’inclinazione e lo zoom delle telecamere, un ruolo che chiamiamo Robotic Workstation Assistant [assistente alla postazione robotica---N.d.T.].

Nel nostro scenario, ci stavamo occupando di un modulo pompa guasto, che era stato già rimosso in una precedente EVA ed era temporaneamente sistemato sul POA—è come l’attuatore all’estremità del braccio robotico, ma si trova in una posizione fissa sulla Stazione. Siamo in grado di installare un perno di presa su un modulo pompa in modo che il POA vi si possa agganciare.

Prima ho ricevuto istruzioni GCA da Butch per manovrare il braccio verso una posizione in cui lui potesse entrare nel fermo per i piedi che, nella nostra simulazione, era già collegato all’attuatore all’estremità del braccio robotico. Date un’occhiata a questa vecchia nota del diario se non sapete cosa significa GCA.

Dopo l’ho manovrato verso il POA. Una volta che Butch si è trovato in posizione per afferrare le maniglie del modulo pompa, abbiamo rilasciato l’unità dal POA e io ho programmato una sequenza automatica per portarla in una piattaforma esterna di fissaggio, la posizione di stivaggio finale dell’unità guasta.

A quel punto ci siamo scambiati i posti: Terry è passato al braccio, tenendo virtualmente il modulo pompa, e io sono diventata EV2, assistendo nel monitorare le tolleranze di movimento e fornendo istruzioni GCA per inserire il modulo pompa nelle rotaie di guida della sua “scatola” di stivaggio.

Il laboratorio di Realtà Virtuale è particolarmente utile per fare pratica di coordinazione e comunicazione, che sono elementi chiave per operazioni combinate EVA/robotiche di successo e senza intoppi. Inoltre, l’ambiente a realtà virtuale fornisce una riproduzione realistica delle condizioni di illuminazione. Di notte, può essere molto impegnativo avere una buona visuale dell’intero braccio robotico e tutti gli spazi di movimento!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/01/l-146-addestramento-robotico-ed-eva-al-laboratorio-di-realta-v...

L-144: Il nostro addestramento alle emergenze in sei della Expedition 42
INVIATO IL 3 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 3 luglio 2014—Ricordate che in diverse occasioni vi ho raccontato di simulazioni di emergenze, sia qui a Houston che in Russia? Vedete per esempio questa nota del diario.

Finora abbiamo sempre avuto solo simulazioni d’emergenza in tre persone con Terry e Anton, i miei compagni di equipaggio Soyuz. Come sapete, comunque, l’equipaggio della Stazione è composto da sei persone. L’equipaggio della Soyuz prima di noi sarà lì quando arriveremo a novembre e partirà a marzo. A quel punto diventeremo la Expedition 43. Dopo un paio di settimane, saremo raggiunti da un nuovo equipaggio Soyuz e torneremo a essere un complemento di sei persone.

Così, ieri abbiamo avuto l’opportunità di fare pratica di risposta alle emergenze con il nostro primo equipaggio da sei, la Expedition 42, unendoci a Butch, Elena e Sasha.

Che c’è di diverso quando sei persone lavorano alle procedure? Beh, in linea di principio è più facile, perché avete più membri dell’equipaggio che si occupano di passi diversi. Ma, come sempre con il lavoro di squadra, è essenziale avere una buona coordinazione e comunicazione, altrimenti finirete per peggiorare le cose e ostacolarvi a vicenda.

Ecco perché prima della simulazione il comandante della Expedition 42, Butch, ha preso un po’ di tempo per assicurarsi che capissimo tutti quali sarebbero stati i nostri ruoli durante le diverse risposte alle emergenze. Per esempio, in uno scenario di incendio, avrei assunto la responsabilità principale di lavorare al computer per cercare possibili siti di incendio basandomi sulle firme telemetriche, ed eseguire lo spegnimento dell’alimentazione elettrica come richiesto. Durante la risposta alla depressurizzazione avrei tenuto uno dei manometri portatili: lo controlliamo dopo ogni chiusura di portello e, se la perdita è nel nostro lato, ricalcoliamo il nostro tempo di riserva nel volume rimanente più piccolo.

Naturalmente, la risposta a un’emergenza è una situazione dinamica. Seguiamo un buon piano, ma ci adattiamo sempre anche in tempo reale come necessario. Questo va benissimo, finché c’è una chiara comunicazione quando affidate la responsabilità di un compito a qualcun altro.

Sono felice di poter dire che ieri il nostro equipaggio di sei persone ha lavorato insieme senza intoppi. Un segno molto buono per il nostro futuro periodo che passeremo insieme in orbita!

Foto: ESA/Corvaja. Con i nostri respiratori per l’ammoniaca dopo una perdita di ammoniaca.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/03/l-144-il-nostro-addestramento-alle-emergenze-in-sei-della-expedi...

L-142: Fuga di ammoniaca? Ecco da dove verrebbe…
INVIATO IL 6 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 5 luglio 2014—Come vi ho detto nell’ultima nota del diario, questo è tempo di simulazioni di emergenze per noi, con la simulazione per la Expedition 42 la settimana scorsa e quella per la Expedition 43 in arrivo la settimana prossima. L’obiettivo è fare pratica con le risposte alle emergenze con le nostre combinazioni di due equipaggi completi di 6 persone.

Più che un incendio e la depressurizzazione, lo scenario che richiede una risposta immediata senza scherzi è una perdita di ammoniaca in cabina. Se vi state chiedendo da dove quell’ammoniaca potrebbe venire, ecco un po’ di informazioni di base sulla progettazione della ISS. Tutto l’equipaggiamento che abbiamo a bordo genera molto calore, di cui dobbiamo liberarci in qualche modo. Ecco perché abbiamo condutture di raffreddamento che corrono lungo tutta la Stazione: attraverso delle piastre fredde e gli scambiatori di calore della cabina, l’acqua in quelle condutture raccoglie il calore. Nelle condutture abbiamo scambiatori di calore di interfaccia, in cui il calore viene trasferito dalle condutture di raffreddamento interne a quelle esterne. E in queste ultime, avete indovinato, abbiamo l’ammoniaca. Due pompe esterne si assicurano che quell’ammoniaca scorra dagli scambiatori di calore, dove raccoglie il carico di calore, ai grandi radiatori della Stazione, dove il calore viene respinto nello spazio.

Così, ora sapete che c’è un’interfaccia fra le condutture esterne dell’ammoniaca e le condutture interne dell’acqua. Cosa accade se c’è una rottura in quell’interfaccia, lo scambiatore di calore? Beh, visto che le condutture esterne sono a una pressione più alta, è probabile che l’ammoniaca fluirebbe nella cabina.

L’ammoniaca è estremamente tossica e ha un odore molto caratteristico. Tuttavia, se la perdita è abbastanza piccola, il sistema di autorilevamento del veicolo o il controllo a terra potrebbero notarla per primi, osservando un aumento nella quantità di fluido negli accumulatori del sistema di raffreddamento: visto che non stiamo aggiungendo alcuna acqua, un aumento nella quantità deve venire dall’ammoniaca.

Ecco come è iniziato il nostro scenario la settimana scorsa, con una comunicazione da terra che ripeteva questa chiamata su tutte le frequenze: “Fuga di ammoniaca, eseguire la risposta d’emergenza! Fuga di ammoniaca, eseguire la risposta d’emergenza!”

Nella prossima nota del diario vi racconterò in cosa consiste quella risposta… ma ha molto a che fare con i due tipi di maschere che vedete nella foto (Foto: ESA/S. Corvaja).

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/06/l-142-fuga-di-ammoniaca-ecco-da-dove-v...

L-140: Ecco cosa fareste con una perdita di ammoniaca sulla ISS
INVIATO IL 7 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 7 luglio 2014—Nella nota del diario di ieri stavamo discutendo uno scenario di emergenza, in cui abbiamo ricevuto questa chiamata dal Controllo Missione Simulato “Fuga di ammoniaca, eseguire la risposta d’emergenza! Fuga di ammoniaca, eseguire la risposta d’emergenza!”

Visto che l’ammoniaca è altamente tossica, la prima azione è indossare una maschera a ossigeno. Lungo tutta la ISS abbiamo almeno una maschera, spesso due, in ogni modulo, pronta per essere utilizzata. Le maschere del segmento USA hanno un piccolo serbatoio contenente una riserva di 7 minuti di ossigeno. Potrebbe non sembrare molto, ma queste maschere vengono usate solo per la risposta iniziale, come vedrete.

Con le maschere indossate, quelli di noi che erano nel segmento USOS (moduli USA più Columbus e JEM) si sono spostati rapidamente a poppa verso il segmento russo—non solo perché i nostri veicoli Soyuz sono agganciati lì, ma anche per una importante differenza di progettazione: non ci sono condutture dell’ammoniaca nel segmento russo.

Assicurandoci di sapere dove si trovano tutti e sei i membri dell’equipaggio, chiudiamo il portello del Nodo 1, isolandoci così dal segmento USOS e dalla fonte della perdita. A quel punto ci liberiamo dello strato esterno di indumenti, potenzialmente contaminati, e li lasciamo nel PMA, il piccolo elemento adattatore fra il segmento USOS e quello russo, chiudendo il portello di poppa del PMA mentre ci ritiriamo verso il modulo russo FGB.

È il momento di recuperare le nostre maschere con respiratore e montarci sopra le cartucce rosa con i filtri per l’ammoniaca. Il passaggio dalle maschere O2 ai respiratori per l’ammoniaca deve essere fatto molto velocemente e attentamente, visto che non sappiamo quale sia la concentrazione dell’ammoniaca nell’atmosfera del segmento russo. Presupponendo che l’atmosfera contaminata, teniamo gli occhi chiusi e tratteniamo il respiro mentre togliamo le maschere O2. Una volta indossati i respiratori, facciamo un certo numero di respiri di purificazione per liberarci dell’eventuale ammoniaca all’interno del cappuccio. Solo allora riapriamo gli occhi.

Dopo che ciascuno è passato in sicurezza al respiratore, è tempo di capire quanta ammoniaca abbiamo nell’atmosfera del segmento russo. Per quello disponiamo di un sistema di misura con chip dedicato. Nello scenario peggiore, il segmento russo è contaminato a un livello tale che dobbiamo evacuare la stazione. Se la concentrazione dell’ammoniaca non è così alta, possiamo filtrare l’aria attraverso le nostre cartucce respiratore attraverso la respirazione. Poi rimaniamo per diverse ore, fino a quando le misure mostrano un’atmosfera sicura. Nel caso fortunato in cui l’aria nel segmento russo non fosse stata contaminata, potremmo togliere le maschere e respirare normalmente. Sicura, di certo, ma con il segmento USOS perduto, almeno per il momento.

Foto: l’esecuzione della procedura di purificazione (ESA/S. Corvaja)

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/07/l-140-ecco-cosa-fareste-con-una-perdita-di-ammoniaca-su...

L-139: Micro-5: osservare una malattia infettiva nello spazio
INVIATO IL 8 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 8 luglio 2014—Ieri Terry, Anton e io abbiamo passato la mattina in una simulazione di operazioni di routine di 5 ore, in cui abbiamo avuto l’opportunità di fare pratica con le attività giornaliere come i compiti di manutenzione, il trasferimento dell’urina, le operazioni cargo. In passato ho parlato di questi tipi di attività di addestramento, per esempio in questa nota del diario.

Nel pomeriggio sono stata addestrata all’esperimento Micro-5, che richiederà molte attività dell’equipaggio nella Microgravity Science Glovebox (MSG). [scatola a guanti per la scienza in microgravità---N.d.T.] Questa è un volume sigillato con guanti integrati in cui potete manipolare sostanze tossiche o campioni viventi senza timore di contaminare la Stazione. In realtà, come potete vedere nella foto, nella sua ultima versione non dovete usare gli ingombranti guanti di gomma, ma potete invece utilizzare i normali guanti da laboratorio: il sigillo si trova intorno al polso.

Lo scopo di Mirco-5 è studiare lo sviluppo di una malattia infettiva nello spazio. Sfortunatamente, è stato osservato che il volo spaziale induce sia un indebolimento del sistema immunitario delle creature viventi, sia un aumento della virulenza dei patogeni. Sebbene entrambi questi fenomeni siano stati studiati separatamente, Micro-5 li studierà entrambi osservando lo sviluppo della malattia nei minuscoli “vermi” (Caenorhabditis elegans) che saranno infettati con i batteri Salmonella in volo.

Addestrarsi a questo esperimento è stato molto divertente. Gestire tutte quelle colture viventi, mescolarle, separarle, prendersi cura della sterilità, prelevare attentamente dei campioni… tutto questo nel peculiare ambiente della MSG mi ha realmente fatta sentire come una scienziata. Naturalmente, ho eseguito la sequenza solo una volta. In volo, dovrò farlo dozzine di volte. Ma hey, come dicono… il progresso scientifico è per l’1% ispirazione e per il 99% sudore!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/08/l-139-micro-5-osservare-una-malattia-infettiva-nello...

L-138: Prepararsi alla camera a vuoto
INVIATO IL 9 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 9 luglio 2014—Ieri un’altra giornata impegnativa nei panni di una scienziata, addestrandomi a diversi esperimenti di scienze della vita fra cui uno in cui lavoreremo con delle piccole piante.

Un’ultima lezione nel tardo pomeriggio è stata dedicata alla preparazione della mia sessione nella camera a vuoto della prossima settimana, lavorando con una tuta per EVA e dei guanti di Classe 1. Classe 1 è la designazione dell’equipaggiamento progettato per l’utilizzo nello spazio (invece che per l’addestramento). I guanti, in particolare, saranno quelli primari e di riserva fatti su misura per me: se nella camera non troveremo alcun problema con quelli, verranno imballati e mandati in Russia per volare con me nella Soyuz.

Lunedì farò un giro a vuoto: seguiremo tutte le procedure pre-EVA nell’airlock, ma la depressurizzazione verrà simulata. Come nei corsi prep e post in passato, pressurizzeremo invece la tuta a 4,3 psi [0,29 atmosfere---N.d.T] rispetto alla pressione dell’ambiente. Ecco il racconto di una lezione prep e post.

Martedì avremo la cosiddetta sessione in quota, in cui depressurizzeremo realmente la camera fin quasi al vuoto. Per questo, dobbiamo seguire le procedure di prebreath, eliminando l’azoto dal corpo per evitare la malattia da decompressione mentre la pressione viene abbassata. Il protocollo seguito nella camera è il protocollo di 4 ore in tuta, che è esattamente quello che sembra: respirare ossigeno puro nella tuta per 4 ore. Quì il suggerimento è portarsi uno o due film da guardare attraverso un piccolo finestrino nel portello della camera!

Fra l’altro, questa sarà la mia prima volta nella camera a vuoto in tuta EMU della NASA, ma un po’ di tempo fa ho avuto l’occasione di fare una sessione nella camera in tuta russa Orlan. Ecco quella storia, se ve la siete persa!

Foto: la sessione di Terry nella camera un paio di settimane fa. L’ho aiutato a indossare la tuta. (Credit: NASA)

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/09/l-138-prepararsi-alla-camera-...

L-131: Di nuovo in piscina per l’addestramento alle passeggiate spaziali
INVIATO IL 16 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 16 luglio 2014—Scusate per la lunga interruzione nel diario, ma è stata una settimana di addestramento davvero intensa qui al Johnson Space Center!

Nell’ultima nota del diario vi ho parlato dell’imminente sessione nella camera a vuoto, così, prima di tutto, se vi state chiedendo come è andata… beh, ieri abbiamo dovuto interrompere la sessione a pressione da alta quota a causa di un problema tecnico, quindi l’attività dovrà essere riprogrammata. Presto vi dirò di più!

Ma oggi lasciatemi raccontarvi la giornata di addestramento di venerdì scorso al Neutral Buoyancy Laboratory [laboratorio di galleggiamento neutro---N.d.T.], la piscina gigante in cui facciamo pratica sott’acqua con le passeggiate spaziali. Con il veterano delle passeggiate spaziali Randy Bresnick ho provato una LEE R&R. LEE è il Latching End Effector [attuatore di aggancio all’estremità---N.d.T.], il componente all’estremità del braccio robotico che cattura un perno di presa, per esempio su un veicolo cargo, e stabilisce una connessione rigida con esso. Per qualche foto vedete questa vecchia nota del diario.

R&R sta per Remove and Replace [rimozione e sostituzione---N.d.T.]: rimuovere un’unità guasta, installare un ricambio. Così, l’obiettivo di venerdì scorso è stato fare pratica nel rimuovere un LEE guasto dal braccio robotico e sostituirlo con il POA—si tratta di un attuatore all’estremità che è identico a quelli alle estremità del braccio, ma è invece situato sul Mobile Transporter [trasportatore mobile---N.d.T.] e viene usato per stivare temporaneamente grandi attrezzature, se hanno un perno di presa.

Ci sono alcune situazioni in cui questo scambio avrebbe senso, perché un attuatore all’estremità potrebbe essere usurato in modo tale da non poter catturare affidabilmente un veicolo in visita, ma potrebbe ancora lavorare bene come un POA per lo stivaggio temporaneo.

Foto: la rimozione di uno dei sei bulloni che collegano il POA (o piuttosto il mockup del NBL) al suo punto di installazione sul Mobile Transporter. (Credit: NASA)

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/16/l-131-di-nuovo-in-piscina-per-laddestramento-alle-passeggiate-s...

To be continued ! [SM=g8278]


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L-130: Un giorno di saluti dolci-amari e… cuscinetti assorbenti
INVIATO IL 17 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 17 luglio 2014—Ieri è stato il giorno dei saluti… saluti molto speciali. Quanto spesso accade che possiate dire “ci vediamo nello spazio fra qualche mese?”…

Prima Terry e io abbiamo detto arrivederci a Butch dopo un’ultima lezione di robotica insieme… la prossima volta che lo vedremo sarà a novembre in MRM 1, il modulo della Stazione Spaziale a cui attraccheremo con la nostra Soyuz. Più tardi nel pomeriggio Sasha ed Elena sono venuti a salutarci, scherzando che li vedremo al “controllo doganale” prima che ci sia permesso di entrare nella Stazione.

Queste persone sono state parte del mio mondo per anni—ogni volta che mi trovavo a Houston o in Russia o in Europa o in Giappone, a seconda di cosa prevedevano i nostri rispettivi impegni, uno o più di loro poteva essere “in città” nello stesso momento. Beh, non saremo più insieme in città prima di ricongiurgerci nello spazio.

Butch, Elena e Sasha partiranno a settembre, quindi mi aspettavo che questo momento arrivasse presto. Ma abbastanza sorprendentemente, sembra che io abbia detto il mio arrivederci anche a Scott, che vedrò ancora sulla Stazione quando si unirà a noi il prossimo marzo. Se abbiamo ricordato le nostre agende correttamente, per i prossimi quattro mesi ci mancheremo l’un l’altra intorno al pianeta, arrivando “in città” quando l’altro è appena partito.

Oltre a dare abbracci dolci-amari, ieri ho avuto una giornata di addestramento piena con molte attività brevi che sono andate dalle apparecchiature radioamatoriali alla robotica, dall’acquisizione di immagini della retina alla diagnostica dei problemi di rete LAN. Un’attività molto “diversa” che ho avuto è stata l’addestramento alla sensibilità dell’HAP. L’HAP è il cuscinetto assorbente che ora inseriamo nel casco di una tuta da passeggiata spaziale per aiutare a ridurre il rischio di una situazione di perdita d’acqua, come quella che è capitata a Luca l’anno scorso.

Proprio come abbiamo controlli dei guanti previsti nelle timeline delle nostre EVA per verificare periodicamente che non ci siano danni, ora abbiamo controlli periodici dell’HAP, quando ai membri dell’equipaggio viene chiesto di “sentire” l’HAP dietro la loro testa e riferire eventuali variazioni. Per farsi un’idea di quale sensazione darebbe l’HAP intriso di diverse quantità d’acqua, ora abbiamo questo addestramento alla sensibilità dell’HAP. Abbiamo aggiunto progressivamente più acqua fino a quando, intorno a circa 150-200ml, mi sono sentita fiduciosa che sarei stata in grado di sentire la presenza di fluido nell’HAP. Poi siamo passati alla massima quantità—circa 600ml, ed è quello che vedete nella foto. L’HAP si ispessisce significativamente a quel punto e spinge realmente la vostra testa in avanti verso la parte anteriore del casco.

Naturalmente, non lo lasceremmo arrivare così avanti. Ora abbiamo procedure previste per fermare l’accumulazione di acqua nel casco!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/17/l-130-un-giorno-di-saluti-dolci-amari-e-cuscinetti-ass...

L-129: Nella camera ipobarica: l’esperimento Airway Monitoring
INVIATO IL 18 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 18 luglio 2014—Ieri ho avuto la mia seconda sessione di BDC (raccolta di dati di riferimento) per l’esperimento ESA Airway Monitoring [monitoraggio delle vie aeree---N.d.T.]. Potete trovare qualche informazione sulle basi scientifiche in questa vecchia nota del diario dall’EAC, dove ho seguito il mio corso introduttivo.

Perché abbiamo bisogno di raccogliere dati pre-volo a terra? Beh, se volete capire gli effetti dell’assenza di peso su un fenomeno, dovete prima osservarlo in condizioni normali a 1G. Poi sarete in grado di confrontare quei dati con i dati che raccogliete nello spazio, e stabilire quali cambiamenti vengano indotti dalla microgravità.

Nel caso di Airway Monitoring, come potreste ricordare, siamo interessati a studiare lo scambio gassoso nei polmoni in due condizioni: pressione normale e pressione ridotta (10 psi, che è circa 2/3 della pressione atmosferica normale). Nello spazio faremo la misura a pressione ridotta nell’airlock, che depressurizzeremo di conseguenza… ma come facciamo a terra?

Questo è cio che rende la BDC di Airway Monitoring interessante: facciamo la BDC in una camera ipobarica, una struttura che viene usata tipicamente per l’addestramento all’ipossia che i piloti, i paracadutisti… gli astronauti seguono periodicamente. Nella camera potete ridurre progressivamente la pressione simulando il volo ad altitudini maggiori. I 10 psi a cui si punta sono grossomodo equivalenti a un’altitudine di 10.000 piedi [circa 3.000 m---N.d.T.].

Il primo tipo di misura è piuttosto semplice: devo espirare in un analizzatore che misurerà il contenuto di ossido di azoto (NO) della mia espirazione. NO è un marcatore dell’infiammazione aerea, ma visto che potrebbe esserci un po’ di NO nell’aria che respiro, devo anche inspirare attraverso un purificatore che lo rimuove. Ora siamo sicuri che qualsiasi NO misurato nella mia espirazione venga realmente dai mei polmoni!

Il secondo tipo di misura è un po’ più complicato ed è necessario per capire il ricambio dell’NO nel polmone: quanto NO viene realmente diffuso nel mio sangue, invece che espirato? Quì è dove abbiamo bisogno dell’attrezzatura Portable PFS [attrezzatura portatile PFS---N.d.T.]: inspiro da una sacca contenente una miscela di gas nota (comprendente NO e un gas inerte di tracciamento) e, quando espiro, la porzione centrale del mio respiro espirato viene raccolta in un’altra sacca e analizzata.

Questo esperimento è interessante sia dal punto di vista della scienza fondamentale, sia per le applicazioni nello spazio e a terra. In termini di conoscenza, migliorerà la nostra comprensione di come operino i polmoni e la funzione respiratoria. Questo ci aiuterà a diagnosticare e curare le malattie del polmone: pensate per esempio che oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di asma, e in alcune regioni del mondo la patologia non viene spesso diagnosticata.

Per l’esplorazione dello spazio, è veramente importante capire cosa accade ai polmoni degli astronauti durante il volo spaziale di lunga durata. Siamo portati a inalare molte piccole particelle che fluttuano nell’aria in microgravità, mentre sulla Terra cadono al suolo—pensate solo a quanto rapidamente la polvere può accumularsi nella vostra casa (o almeno lo fa nella mia!)

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/18/l-129-nella-camera-ipobarica-lesperimento-airway-mon...

L-128: Piante, geni e spazio… scienza interessante!
INVIATO IL 20 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 19 luglio 2014—Riguardando le foto della settimana scorsa, ne ho trovate un paio di una breve attività di addestramento all’esperimento APEX-03, e ho pensato di condividere qualche parola nella nota del diario di oggi.

Questo esperimento sulle piante utilizza, come soggetto, l’Arabidopsis Thaliana [nota anche come arabetta comune---N.d.T.], una classica pianta modello per la ricerca. Visto che sappiamo molto sulla biologia molecolare dell’Arabidopsis, è il candidato perfetto per osservare quali cambiamenti vengono indotti dall’ambiente del volo spaziale. Infatti, è stato evidenziato che l’espressione dei geni cambia in risposta all’assenza di peso, portando a modifiche alla struttura delle radici, alla crescita e al rimodellamento della parete cellulare nello spazio.

Per APEX-03, delle piantine di Arabidopsis verranno fatte volare nello spazio in delle capsule di Petri, avvolte in un panno scuro per evitare l’esposizione alla luce prima che inizi l’esperimento. Le capsule saranno quindi inserite nell’apparecchiatura Veggie per la crescita—e qui c’è qualche informazioni sulla Veggie.

Campioni diversi verranno fatti crescere per differenti numeri di giorni, prima che i membri dell’equipaggio documentino fotograficamente lo stato finale ed eseguano le operazioni di raccolta e fissaggio. Non è un compito difficile, ma richiede una certa attenzione: le radici sono molto delicate e non volete davvero danneggiarle quando le prendete con il forcipe dal loro substrato nutritivo gelatinoso per inserirle nella provetta di fissaggio (che potete vedere nella foto). Una volta al sicuro all’interno, montate un attuatore e iniziate a ruotare una maniglia per muovere un pistone all’interno della provetta. Questo riempie la camera contenente i campioni di pianta con un conservante chimico che congela lo stato molecolare della pianta.

Le provette vengono poi conservate nel freezer MELFI fino a quando possono essere riportate sulla Terra per l’analisi post-volo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/20/l-128-piante-geni-e-spazio-scienza-inter...

L-122: Usare il trapano, saldare e riparare i connettori elettrici…
INVIATO IL 25 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 25 luglio 2014—Questa è stata una di quelle settimane nell’addestramento degli astronauti in cui mi sono sentita come una bambina in un campeggio estivo. Ho avuto l’opportunità di passare tre giorni interi all’aeroporto Ellington Air Field, dove è dislocata la flotta di T-38 della NASA, addestrandomi ai compiti di manutenzione di base con gli incredibili meccanici che riparano quei jet e si accertano che sia sicuro volarci. Una grande opportunità di ripassare alcune abilità e imparare molti nuovi trucchi. Incidentalmente, mi sono divertita un sacco!

C’è qualcosa di divertente e gratificante nel lavoro meccanico: immagino che sia una combinazione di abilità manuale, conoscenza degli attrezzi e dei materiali e il piacere umano di base che deriva dal costruire qualcosa o ripararlo.

A ogni modo, naturalmente non ero lì per il mio divertimento. Facciamo molto lavoro di manutenzione sulla Stazione Spaziale. È un veicolo estremamente complesso e l’equipaggiamento richiede una manutenzione preventiva periodica e, occasionalmente, una manutenzione correttiva per riparare un guasto. Il flusso di addestramento sulla ISS comprende un certo numero di corsi di manutenzione, in cui acquisiamo familiarità con gli attrezzi che abbiamo a bordo, il modo in cui sono scritte le procedure di manutenzione, cosa i controllori a terra si aspettano in termini di comunicazione e interazioni, e alcune attività di manutenzione tipiche.

Questo Field Maintenance Training [addestramento alla manutenzione sul campo---N.d.T.] è un’aggiunta piuttosto recente ed è intesa come un’esperienza immersiva, in cui fate molta pratica manuale e… beh, imparate dai migliori. È in realtà un corso di due settimane, ma sfortunatamente non ci sarebbe alcun modo di trovare due settimane nella mia agenda in questo periodo, a quattro mesi dal lancio. Ma visto che ero desiderosa di farlo, che il corso è molto flessibile, e che ho dei pianificatori stellari, ho potuto partecipare per tre giorni interi.

Il primo giorno sono stata nelle officine di avionica facendo pratica con le abilità di saldatura, utilizzo del tester e lavoro sui connettori elettrici, per esempio la rimozione e l’installazione dei piedini. Ho diviso il resto del tempo fra le officine delle batterie e delle lamiere, facendo pratica con cose come usare il trapano, martellare, rivettare, piegare il metallo, rimuovere bulloni con la testa spezzata. Quest’ultima cosa, mi auguro veramente che non accada sulla ISS: cercare di trapanare attraverso un bullone d’acciaio non è divertente nemmeno a terra, e deve essere molto impegnativo in assenza di peso!

L’ultima volta che ho fatto qualcosa di simile, avevo 19 anni e stavo seguendo uno stage di 6 settimane sulla lavorazione dei metalli in un’officina per l’apprendistato meccanico a Monaco, un requisito per iniziare i miei studi di ingegneria… non avrei mai pensato che, 18 anni dopo, avrei fatto pratica da astronauta nel filettare con gli appositi attrezzi, e forse farlo sulla Stazione Spaziale. Non è straordinario?

Foto: sto cercando di fare una foto di un dettaglio difficilmente accessibile e male illuminato. I controllori a terra sono il secondo paio di occhi per i nostri compiti di manutenzione della ISS… ma visto che non possiamo portarli lassù, è veramente importante essere in grado di documentare fotograficamente il nostro lavoro.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/25/l-122-usare-il-trapano-saldare-e-riparare-i-connettori-el...

L-118: La prima cosa che cercherò arrivando sulla ISS
INVIATO IL 29 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 29 luglio 2014—Di nuovo a Star City, dopo essere tornata in Europa da Houston a aver fatto una breve tappa a casa nel weekend.

È ora di immergersi di nuovo nel mondo Soyuz, almeno per le prossime tre settimane! Ma prima, vorrei parlarvi di un ultimo corso che ho avuto la settimana scorsa al Johnson Space Center, prima di lasciare Houston.

È un corso non obbligatorio che i membri dell’equipaggio possono richiedere se sentono la necessità di ripassare uno degli equipaggiamenti più importanti a bordo, e probabilmente il primo che vorrò usare dopo il mio arrivo. È il Waste and Hygiene Compartment (WHC) [compartimento dei rifiuti e dell’igiene---N.d.T.]: per gli amici, la toilette spaziale.

Il WHC è contenuto in un rack standard, uno degli elementi inclinabili installati uno accanto all’altro lungo le quattro pareti di ogni modulo USOS. Tutti i componenti—la pompa, la ventola, le tubazioni, i serbatoi, i filtri, ecc.— sono nascosti dietro i pannelli. Davanti ai pannelli, ma ancora contenute nel volume del rack standard, ci sono le interfacce utente: un imbuto giallo con un tubo flessibile per l’urina e un serbatoio per i rifiuti solidi con un foro nella parte superiore, su cui è montato un “sedile”

Davanti al rack, spuntando fuori nel volume libero del Nodo 3, c’è la cabina del WHC, che offre un po’ di privacy.

[IMG]http://i60.tinypic.com/m7s3lu.jpg[/IMG]

Il WHC ha un pannello di controllo con abbastanza interruttori, bottoni e LED da farvi pensare che le toilette giapponesi siano noiose (non lo sono). In effetti come utente, quando entrate, volete dare un’occhiata al pannello principale per assicurarvi che le spie rispecchino una delle configurazioni attese. Sono tre o quattro LED verdi, a seconda di dove va l’urina. Per la maggior parte del tempo l’urina fluisce direttamente verso l’Urine Processing Assembly [impianto per il trattamento dell’urina---N.d.T.] per essere trattata, e quindi viene mandata al Water Processing Assembly [impianto per il trattamento dell’acqua---N.d.T.] per essere trasformata in acqua potabile. Tuttavia a volte, per esempio se l’UPA è in corso di manutenzione, l’urina può invece essere inviata verso un serbatoio rimuovibile.

Come potete immaginare, il pannello ha anche un certo numero di spie rosse che possono accendersi per indicare un malfunzionamento o semplicemente la necessità di qualche azione: sostituire un serbatoio di urina pieno, per esempio; o rabboccare il serbatoio dell’acqua di scarico.

L’intero sistema è basato sul flusso d’aria che porta i rifiuti liquidi e solidi lontano dal corpo e nei rispettivi serbatoi di raccolta. Quindi, la prima cosa che facciamo per usare la toilette è accendere la ventola che crea il flusso d’aria direzionale. L’urina viene raccolta attraverso un imbuto ed è miscelata con l’acqua di scarico e un agente chimico prima di essere inviata all’UPA o al serbatoio. I rifiuti solidi sono raccolti in sacchetti monouso installati nel ricettacolo per i rifiuti solidi—dopo ogni utilizzo, viene preparato un nuovo sacchetto pulito per il prossimo utente, mentre quello consumato deve essere messo nel serbatoio proprio sotto il “sedile”. Sulla Terra, cadrebbe semplicemente giù. Nello spazio, richiede un po’ di instradamento: certo, come sento dire, non è la parte più glamour del vivere nello spazio.

Avete probabilmente intuito che il malfunzionamento che potenzialmente creerebbe un vero pasticcio è una perdita di alimentazione elettrica durante l’uso, visto che il flusso d’aria si interromperebbe e non ci sarebbe nulla per portare i rifiuti nella giusta direzione. L’azione immediata: chiudere il coperchio del “sedile” e mettere il tappo al ricettacolo dei rifiuti liquidi! Poi potete preoccuparvi del resto della soluzione del problema.

Foto: NASA/Expedition 31

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/29/l-118-la-prima-cosa-che-cerchero-arrivando-su...

L-116: Conoscete i colloidi?
INVIATO IL 31 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 31 luglio 2014—Sono appena tornata da un briefing sulla simulazione di incendio che avrò nel pomeriggio con Anton e Terry. Abbiamo già avuto una volta questo tipo di addestramento l’anno scorso, durante il nostro flusso di attività come equipaggio di backup, come ho riferito in queste note del diario del dicembre scorso, L-348 e L-345.

Visto che ho già raccontato questa storia, lasciatemi dedicare qualche parola a un esperimento su cui mi sono addestrata a Houston un paio di settimane fa e di cui non vi ho ancora parlato. È chiamato BCAT, che sta per Binary Colloidal Alloy Test [test delle miscele colloidali binarie---N.d.T.].

Un colloide è uno speciale tipo di soluzione, in cui minuscole particelle, così piccole che non potete vederle a occhio nudo, sono disperse uniformemente in un’altra sostanza. La schiuma, per esempio, è un tipo di colloide: delle piccole particelle di gas sono intrappolate in un liquido o in un solido. Se sono particelle liquide disperse in un liquido, parliamo di emulsioni: il latte è un esempio comune.

Sono già stati eseguiti diversi cicli di BCAT sulla ISS. Questo tipo particolare, BCAT-KP (Kinetic Platform) [piattaforma cinetica---N.d.T.], riguarda la cinetica della separazione di fase. Avrete sentito parlare dei cambiamenti di fase a scuola, ne sono sicura: abbiamo tutti imparato le trasformazioni delle sostanze fra la loro fase solida, liquida o gassosa (ghiaccio, acqua, e vapore acqueo, per esempio). Ora, i cambiamenti di fase nei colloidi sono molto più complicati. Sono anche molto interessanti sia dal punto di vista della scienza fondamentale, sia per le applicazioni commerciali immediate (detergenti, vernici, inchiostri, medicine,…). Infatti, un’importante azienda privata è proprietaria di alcuni dei campioni del BCAT-KP! Migliori conoscenze sui colloidi potrebbero condurci a nuovi modi di produrre la plastica o aiutare ad allungare la durata di alcuni prodotti di consumo.

Diciamo che siamo interessati alla stabilità di un colloide: quanto tempo ci vorrà alle particelle disperse, interagendo l’una con l’altra, per raccogliersi insieme, separando le due fasi? Che tipo di strutture formeranno quelle particelle? Queste sono solo alcune delle domande a cui sono interessati gli scienziati. E sebbene stiamo studiando i colloidi sulla Terra da lungo tempo, c’è ancora molto che non conosciamo perché, indovinate un po’, gli effetti indotti dalla gravità sono più forti delle interazioni fra le particelle, per esempio le interazioni elettrostatiche. Sostanzialmente, se le particelle sono più dense della sostanza in cui sono disperse, migreranno verso il fondo—questa è chiamata sedimentazione. Se è vero il contrario, migrerano verso la superficie—e questa è chiamata scrematura.

Niente di tutto questo accade nello spazio!

L’esperimento BCAT consiste di un’unità che può contenere 10 campioni, testati uno a uno. Quando è il momento di esaminarne uno, i membri dell’equipaggio useranno una calamita per omogeneizzare il campione, vale a dire miscelarlo in modo che le particelle disperse siano uniformemente distribuite. Quindi prepareranno una macchina fotografica, in modo che scatti automaticamente una foto a intervalli preimpostati e la scarichi a terra per l’analisi.

Ogni campione viene osservato per una settimana ed è molto importante non urtare l’unità mentre è in corso l’esperimento. Ecco perché BCAT è installato in un’area di passaggio limitato, infilato fra l’airlock del JEM e la parete anteriore.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/31/l-116-conoscete-i-colloidi/

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L-115: Come funziona la maschera antigas… e come è migliorata!
INVIATO IL 1 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 1 agosto 2014—Come ho detto, ieri Anton, Terry e io abbiamo avuto l’occasione di ripetere la simulazione di evacuazione per incendio nell’ambito del nostro addestramento di familiarità come equipaggio primario. Avevo parlato della prima simulazione lo scorso dicembre (Vedete L-345).

Una delle cose che sono cambiate, in meglio, visto che l’abbiamo fatto nel nostro flusso di backup, è che ora abbiamo una maschera a ossigeno migliorata nel segmento russo. Per capire come sia migliorata, è utile sapere come lavora realmente. Per favore, fate riferimento alla figura. La maschera russa ИПК è un sistema autocontenuto, quindi qui non c’è nessun filtraggio. Il contenitore verdastro collegato alla maschera stessa attraverso un tubo contiene una sostanza che reagirà chimicamente con il vostro respiro esalato, per rimuovere la CO2 e aggiungere ossigeno.

Quando siete pronti a mettere la maschera antigas, dovete fare un respiro profondo e trattenerlo mentre la indossate. Poi espirate nella maschera per avviare la reazione nel contenitore. L’aria espirata passa attraverso la sostanza chimicamente attiva nella sacca, quando inspirate la porterete verso i vostri polmoni. Saprete che qualcuno sta respirando correttamente attraverso la maschera perché vedrete la sacca gonfiarsi e sgonfiarsi con le espirazioni e le inspirazioni.

Se vi capita di fare uscire l’aria fuori dalla sacca, non sarete in grado di compiere il prossimo respiro. Molto probabilmente avete spinto quell’aria nel cappuccio, quindi dovete togliere la maschera dalla bocca, respirare nuovamente quell’aria dal volume del cappuccio, ed espirarla ancora nella sacca per tornare al vostro ciclo normale.

La reazione chimica è esotermica, quindi l’aria diventa piuttosto calda. E qui c’è il grande miglioramento rispetto al modello precedente: c’è uno scambiatore di calore (il piccolo elemento metallico a metà strada lungo il tubo) che raffredda l’aria a circa 37°C, molto più fredda di prima. È soprendente quanta differenza abbia fatto nel nostro livello di comfort ieri!

Ci si aspetta che la maschera russa duri fra i 20 e i 140 minuti, un ampio intervallo che considera la diversa corporatura delle persone e i differenti livelli di attività. In media, durerà circa 40 minuti.

Per confronto, nel segmento USOS abbiamo maschere che dispongono del loro piccolo serbatoio di ossigeno. Sono molto più veloci da mettere e più pratiche da indossare ed essere usate per lavorare, ma rimarrete senza ossigeno dopo circa 7 minuti. Se necessario, potreste collegarle attraverso un tubo alle prese per l’ossigeno della Stazione, sebbene questo limiti la mobilità.

Foto: indossare la tuta Sokol tenendo la maschera antigas. Simulazione della contaminazione dell’atmosfera ed evacuazione della ISS a causa di un incendio in corso.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/01/l-115-come-funziona-la-maschera-antigas-e-come-e-mig...

L-110: Un’ultima volta nella mia tuta Sokol prima di Baikonur
INVIATO IL 6 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 6 agosto 2014—Il flusso di addestramento dell’equipaggio primario a Star City continua con molte attività di padronanza dei vari aspetti della missione sulla Soyuz e sul segmento russo della ISS. Ho sessioni regolari di pilotaggio manuale, sia dell’attracco che della discesa. Ho scritto quelle storie in alcune note precedenti del diario, per esempio L-357 e L-223.

Periodicamente ho delle lezioni di ripasso sui vari sistemi, che sono anche un’occasione per illustrare eventuali cambiamenti recenti. E naturalmente Terry, Anton e io passiamo un bel po’ di tempo nel simulatore Soyuz.

Ieri sono andata per l’ultima volta da Zvezda, l’azienda che fabbrica le tute Sokol, i rivestimenti dei seggiolini, tutte le tute di sopravvivenza e gli indumenti per i climi freddi e l’atterraggio in acqua. Niente è cambiato nella mia tuta Sokol da quando l’ho indossata l’ultima volta a Baikonur, ma questo controllo finale può individuare eventuali variazioni nella corporatura di un membro dell’equipaggio. Visto che il mio peso è rimasto lo stesso, abbiamo fatto solo una verifica veloce. È stato in realtà veramente bello essere ancora nella mia tuta Sokol: visto che sono piccola, in genere a Star City ricevo tute più grandi per l’addestramento. È bello farsi ricordare le sfide di indossare e togliere una tuta che è realmente della mia taglia!

Ora mi sto preparando a una simulazione Soyuz di sei ore: oggi nessuna abbreviazione o salto delle porzioni del profilo di volo non molto interessanti, piloteremo in realtà una timeline nominale dal lancio all’attracco.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/06/l-110-unultima-volta-mia-tuta-sokol-prima-b...

L-108: Depressurizzazione… quando c’è una falla sulla ISS
INVIATO IL 8 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 8 agosto 2014—Sono appena tornata da una sessione di attracco manuale e ora è il momento di prepararsi a una simulazione Soyuz di 4 ore nel pomeriggio con Terry e Anton: faremo pratica con lo sgancio e il rientro e sono sicura che, come al solito, avremo un sacco di malfunzionamenti a tenerci impegnati!

Ieri abbiamo passato il pomeriggio nei mockup del segmento russo per una simulazione di emergenza di 4 ore in cui abbiamo lavorato a cinque scenari di depressurizzazione con diverse localizzazioni e tassi di perdita. In uno scenario, la perdita era nel modulo di discesa della Soyuz: in un caso simile, dovremmo seguire una procedura per preparare la Soyuz a uno sgancio e un rientro senza equipaggio, prima di chiudere il portello e lasciarla depressurizzare fino al vuoto. Fino a quando fosse possibile inviare un veicolo di soccorso, rimarremmo a tutti gli effetti “confinati” sulla ISS.

In un altro caso la falla era nel Modulo di Servizio, richiedendoci di abbandonare il cuore del segmento russo, ma anche obbligando l’equipaggio attraccato al modulo MRM2 (sarebbe l’altro equipaggio di 3 persone) a lasciare la ISS—con il Modulo di Servizio depressurizzato, sarebbero tagliati fuori dalla loro Soyuz se rimanessero.

Potete leggere di più su come localizzare una perdita in questa nota del diario dal nostro addestramento alla depressurizzazione nella camera a vuoto.

Nella foto potete vedere lo strumento principale per la misurazione della pressione che utilizziamo durante uno scenario di depressurizzazione: è portatile ed è più preciso di tutti gli altri sensori che abbiamo sulla stazione. Lo chiamiamo con l’acronimo russo MV (МВ = мановакуметер).

Nel caso di un allarme depressurizzazione, dato manualmente dall’equipaggio o automaticamente dai computer di bordo, la risposta automatica del veicolo spegne completamente la ventilazione e, nel segmento russo, inizia un algoritmo per cercare di localizzare la perdita usando i dati dei sensori di flusso d’aria situati presso i portelli. Questo richiede circa 5 minuti, durante i quali ci ritiriamo nei nostri rispettivi veicoli Soyuz per evitare di influenzare il flusso d’aria e, visto che ci siamo, per controllare che non sia la Soyuz stessa che stia perdendo. Calcoliamo anche immediatamente il nostro tempo di riserva, che è il tempo che abbiamo a disposizione prima che la pressione diventi troppo bassa e siamo costretti a evacuare. I computer russi e i controllori a terra calcoleranno anche loro il tempo di riserva, ma noi facciamo i nostri calcoli approssimati usando i grafici che vedete nella foto, basati sul tempo richiesto alla pressione per diminuire di 1 mm.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/08/depressurizzazione-quando-ce-un...

L-103: La Soyuz vi può far girare la testa!
INVIATO IL 13 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 13 agosto 2014—È una bellissima settimana d’estate qui a Star City e Terry, Anton e io stiamo mantenendo la nostra familiarità con tutto quello che è Soyuz. Ho avuto sessioni di addestramento all’avvicinamento manuale, all’attracco manuale e alla discesa manuale e oggi eravamo tutti e tre di nuovo insieme nel simulatore Soyuz.

Abbiamo pilotato un profilo di rendezvous e attracco, la prima volta come parte di un volo nominale, che richiede 6 ore (4 orbite) dal lancio all’attracco. La seconda volta abbiamo simulato l’essere passati al vecchio profilo di volo in due giorni a causa di qualche malfunzionamento.

Se vi state chiedendo cosa faremmo per due giorni, aspettando il rendezvous con la Stazione… beh, non sono sicura di come decideremmo di ammazzare il tempo, ma una cosa è certa: per la maggior parte del tempo staremmo girando! Infatti, quando non ci sono operazioni dinamiche (vale a dire: non c’è nessuna necessità di accendere i razzi di manovra o il motore principale), la Soyuz viene messa in stabilizzazione giroscopica con i pannelli solari puntati verso il Sole per massimizzare la produzione di energia. In realtà non è la cosa più bella per l’equipaggio: qualsiasi mal di spazio stiate provando, è garantito che la rotazione lo faccia peggiorare (o vi dia i sintomi, se non li avete ancora). Ma a meno che non stabilizziate attivamente l’assetto con i razzi di manovra, l’unico modo di mantenere un orientamento stabile è ruotare intorno a un asse.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/13/la-soyuz-vi-puo-far-girare-l...

L-102: Se il motore della Soyuz perde elio… non è un buon segno
INVIATO IL 14 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 14 agosto 2014—Oggi di nuovo nel simulatore Soyuz con Terry e Anton, questa volta indossando la Sokol per provare una discesa d’emergenza dopo lo sgancio dal boccaporto.

Questi scenari sono sempre molto intensi ma, d’altra parte, un po’ più brevi di una normale discesa, perché ci affrettiamo a cogliere una prima opportunità di attivare il motore per un’accensione di frenata, circa 40 minuti dopo avere aperto i ganci per separarci dalla ISS.

Oggi abbiamo cominciato con una perdita nella Soyuz, a cui abbiamo aggiunto un secondo guasto che, di per sé, avrebbe portato a una discesa d’emergenza: una depressurizzazione delle condutture dell’elio ad alta pressione. Non ci sono pompe nel sistema di propulsione della Soyuz: è un progetto semplice e robusto che utilizza elio ad alta pressione per pressurizzare i serbatoi del propellente. Se l’elio inizia a sfuggire, dobbiamo attivare il motore prima che la pressione diventi troppo bassa per l’accensione di deorbitazione.

Così, con un modulo di discesa che perdeva e una fuga dai serbatoi di elio, eravamo pronti a un rientro balistico utilizzando il Programma 5, che ho spiegato in questa nota precedente del diario.

Eccetto che Dima, il nostro diabolico istruttore, ci ha anche gettato addosso un guasto al computer principale, così abbiamo dovuto tornare a pilotare il nostro rientro balistico con il cosiddetto “circuito analogico”—è il vecchio computer delle serie precedenti della Soyuz, che lascia molto lavoro all’equipaggio e ha meno controlli automatici preimpostati. La cosa principale: avete bisogno di costruire l’assetto e accendere il motore manualmente e, se il motore si guasta, dovete spegnerlo manualmente e attivare i thruster [razzi di manovra—N.d.T.] di backup.

Oggi ci è capitato un guasto al motore così presto nel corso dell’accensione, che abbiamo tenuto accessi i thruster per oltre mezz’ora (invece dei 3 minuti e 41 secondi nominali) e siamo finiti a separarci dal modulo di servizio per mezzo dei sensori termici, invece che da comando… come tutto questo funziona, è una storia per un’altra nota del diario!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/14/se-il-motore-della-soyuz-per...

L-100: Fra 100 giorni volerò nello spazio con Terry e Anton!
INVIATO IL 15 AGOSTO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 15 agosto 2014—100 giorni al lancio! Sì, lo so… la nota del diario di ieri era L-102: che succede?

No, la data del lancio non è cambiata, è sempre il 24 novembre. Ma all’1:57 del mattino ora locale di Baikonur!

Questo significa che sarà la sera del 23 novembre in Europa, che è la mia casa, quella della mia famiglia e di gran parte dei miei amici. Sarà il primo pomeriggio negli USA e la tarda serata a Mosca. E sarà il 23 novembre perfino sulla Stazione Spaziale, che segue il GMT [ora di Greenwich—N.d.T].

Ancora più importante, quando ci alzeremo al mattino (nella tarda mattinata) del 23 novembre, sarà a tutti gli effetti il giorno del lancio! La nostra ultima notte sulla Terra per sei mesi sarà dietro di noi e torneremo a dormire solo per un breve riposo nel pomeriggio, prima di lanciarci nella nostra grande avventura. Considerando tutto questo, ho deciso che oggi è L-100!

Non vedo l’ora di tornare a Baikonur e prepararmi a volare nello spazio. Il team laggiù sta già lavorando alla nostra nave Soyuz: potete vedere molti di loro nella foto, scattata pochi minuti dopo che l’equipaggio della Expedition 40 (Max, Reid e Alex) ci aveva salutati dalle scale della rampa di lancio lo scorso maggio. La prossima volta non saremo nella foto. O forse ci saremo, se inquadreranno anche la cima del razzo!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/08/15/fra-100-giorni-volero-nello...

L-79: L’ultima esecuzione della famigerata 2.600… si spera!
INVIATO IL 6 SETTEMBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 5 settembre 2014—Prima di tutto, mi scuso per il lungo silenzio. Non ho mai avuto intenzione di fare un’interruzione così lunga del diario, ma sono accadute delle cose nel lato privato della vita che hanno semplicemente avuto la priorità.

Così, ora sono tornata, lavorando a tutta velocità per una data di lancio che ora è, wow, lontana soli 79 giorni!

Dalla mia ultima nota del diario ho fatto dei brevi viaggi in Giappone e in Europa che hanno incluso un po’ di ripasso sui sistemi del JEM e di Columbus rispettivamente, ma soprattutto l’addestramento agli esperimenti della JAXA e dell’ESA che farò durante la mia permanenza sulla ISS. Cercherò di riparlarne in qualche prossima nota del diario.

Ora sono di nuovo a Houston per le mie poche settimane finali di addestramento al Johnson Space Center. Come di consueto, qui l’addestramento è piuttosto vario: ieri è stato il mio primo giorno e ho avuto una lezione di flebotomia, alcune brevi lezioni sugli esperimenti Body Measures [misurazioni del corpo—N.d.T.] e Salivary Markers [marcatori salivari—N.d.T.], una lezione di consulenza sull’Environmental Control System [sistema di controllo ambientale—N.d.T.], una lezione di familiarità con l’applicazione di bordo che usiamo per localizzare un incendio nascosto, e un paio di lezioni di IMAX, compreso un viaggio al cinema IMAX di Galveston per vedere dei filmati che avevo ripreso con Terry a luglio.

Oggi, Terry e io abbiamo dato il nostro saluto finale alla procedura 2.600, almeno in termini di addestramento. E mi auguro certamente che non la useremo in orbita, anche se non si può mai sapere! La famigerata 2.600 è la procedura “guasto sconosciuto al bus EPS”, dove EPS è l’Electrical Power System [sistema di alimentazione elettrica—N.d.T.]. Intende gestire una grave perdita di alimentazione, che potrebbe influire sulle comunicazioni con la terra: questo potrebbe accadere perché i sistemi di comunicazione perdono corrente o perché perdiamo il controllo d’assetto della ISS, o semplicemente i dati di puntamento (così le antenne non sanno dove trovare i satelliti per le comunicazioni). O una combinazione di queste cose. Inoltre, con una grave perdita di alimentazione al bus potremmo perdere parzialmente il raffreddamento interno e/o esterno, che ci porterebbe a un cosiddetto orologio termico: entro poche ore, alcuni componenti inizierebbero a surriscaldarsi!

Come potreste immaginare, la ISS ha molte funzionalità di auto-protezione: sono chiamate FDIR (Fault Detection Isolation and Recovery) [rilevamento, isolamento e recupero delle avarie—N.d.T.]. Il problema quando avete una grave perdita di alimentazione al bus, come quella del nostro scenario di oggi, è che potreste perdere l’alimentazione ai computer che sono responsabili della risposta FDIR: per esempio il computer che normalmente recupererebbe le comunicazioni verso una sequenza di backup.

Lentamente ma sicuramente, i computer principali della ISS, quelli al vertice della gerarchia, porteranno online le unità di backup per tutti i computer dei livelli inferiori, secondo una sequenza di priorità predeterminata. Ma il completo recupero potrebbe in realtà richiedere un’ora piena, e l’intervento dell’equipaggio è ancora richiesto per assicurarsi che la Stazione venga portata in una configurazione sicura, specialmente in termini di raffreddamento.

Nel nostro scenario di oggi la primissima priorità è stata recuperare il controllo d’assetto mettendo al comando i computer russi GNC (GNC = Guidance, Navigation and Control, [guida, navigazione e controllo—N.d.T.], che comprende mantenere la ISS nell’orientamento corretto). Appena i computer russi ottengono il controllo dell’assetto, accendono immediatamente i thruster per riportare la ISS al suo assetto nominale lungo la verticale locale e il vettore di veolcità. Potreste chiedervi perché quel passaggio al controllo russo non avvenga automaticamente in caso di perdita di assetto. Beh, il problema è nei pannelli solari: essi seguono il Sole e potrebbero trovarsi orientati in modo che l’accensione dei thruster rischi di danneggiarli. Così dobbiamo prima portare i pannelli solari in una posizione fissa, sicura: una delle cose che la 2.600 vi guiderà a fare!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/09/06/l-79-lultima-esecuzione-famigerata-2-600-s...

L-75: Due anni fa: la nostra spedizione in Alaska!
INVIATO IL 9 SETTEMBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 9 settembre 2014—Questa settimana è iniziata con un sacco di eventi che fanno capire davvero che presto voleremo nello spazio!

Che ne dite di una riunione con la direzione del programma ISS ieri? O un incontro di quattro ore con il team di controllo del volo sulla situazione attuale dei sistemi della ISS? O aver ricevuto i nostri “quaderni dell’equipaggio” ufficiali, certificati per volare sulla ISS? O aver ripreso in video la mia intervista pre-volo questa mattina?

E parlando di ultime cose, sto anche portando in giro un refrigeratore per la mia raccolta finale delle urine delle 48 ore… decisamente uno degli aspetti meno glamour e piacevoli dell’addestramento da astronauta!

Hey, oggi è anche un grande anniversario per il nostro equipaggio: esattamente due anni fa abbiamo iniziato la nostra spedizione NOLS in Alaska. È stato quando Butch, Terry e io abbiamo avuto veramente per la prima volta l’opportunità di conoscerci fra noi. Kimiya e Kjell, che hanno condiviso quell’avventura con noi, sono ora il nostro equipaggio di backup. Hel è ora il CAPCOM principale della Expedition 43, mentre Thomas è ancora il nostro Lead Flight Director [direttore di volo principale---N.d.T.] della Expedition 42!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/09/09/l-75-anni-fa-nostra-spedizione-in...

L-70: Ospiti speciali per me e Terry in una settimana di ultime volte
INVIATO IL 14 SETTEMBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 14 settembre 2014—È stata una settimana di molte ultime volte. Questo è ciò che accade quando siete a L-70!

Venerdì ho avuto il mio ultimo briefing in preparazione di—indovinate—la mia ultima sessione al NBL la prossima settimana. E giovedì ho avuto la mia ultima lezione sul SAFER.

Potete leggere un po’ di più sull’addestramento al SAFER qui. Ma per la verità questa lezione è stata un po’ diversa perché abbiamo provato la configurazione di realtà virtuale che impieghiamo sulla ISS, utilizzata per fare pratica con gli scenari di soccorso SAFER, ma anche per rivedere una timeline in 3D prima di eseguirla in una passeggiata spaziale. Ecco una foto di come appare!

E mercoledì Terry e io abbiamo avuto la nostra ultima giornata completa di corso di Prep & Post, ripassando le operazioni nell’airlock eseguite prima e dopo una passeggiata spaziale. Che ci crediate o no, sono passati quasi tre anni dalla mia prima lezione di Prep & Post: ho delle foto di quell’occasione datate ottobre 2011. A quell’epoca non ero ancora assegnata a una spedizione sulla ISS, ma mi stavo addestrando come se lo fossi essendo stata designata astronauta di riserva dell’ESA. Regan, l’istruttore principale per i sistemi EVA della nostra Expedition 42, in realtà mi ha tenuto quel corso già nel 2011: posso tranquillamente dire che mi ha insegnato tutto quello che so sulla tuta EMU e sulle operazioni nell’airlock.

Normalmente in una lezione di Prep & Post pressurizzeremmo le tute e dedicheremmo un bel po’ di tempo di addestramento ai protocolli di prebreathing. L’ho spiegato un po’ in queste note precedenti del diario: L-470 e L-390.

In questa lezione, tuttavia, non abbiamo eseguito la pressurizzazione e ci siamo invece concentrati su un ripasso accurato di tutte le procedure. Ma l’obiettivo principale è stato trarre il massimo profitto dalle poche ore in cui abbiamo avuto un ospite speciale, il nostro comandante della Soyuz Anton. In passato, quando c’erano solo tre persone sulla ISS, i cosmonauti venivano addestrati pienamente sulla EMU e i non russi sulla Orlan. Dopo che abbiamo iniziato ad avere sei membri dell’equipaggio a bordo—tre russi e tre non russi—la ISS è passata a operazioni separate, in modo da ottimizzare il tempo di addestramento, così che tutti fossero addestrati solo nella “loro” tuta e le relative procedure di passeggiata spaziale. Come astronauti ESA siamo un po’ un’eccezione, nel senso che la maggior parte di noi (me compresa) è qualificata sia sulla EMU che sulla Orlan.

Come probabilmente sapete se state seguendo questo diario, indossare la EMU non è un compito così facile e poter contare su due mani extra in aiuto è decisamente auspicabile. Avere avuto Anton a mettere le mani sulla EMU la settimana scorsa, aiutandoci nel processo di vestizione, darà decisamente i suoi frutti se dovrà farlo in orbita!

Il nostro secondo ospite speciale è stato l’astronauta Karen Nyberg, che ci ha dato molti preziosi suggerimenti basati sulla sua esperienza nell’esseguire realmente le operazioni nell’airlock sulla ISS giusto l’anno scorso.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/09/14/l-70-ospiti-speciali-per-terry-in-settimana...


L-61: Tante domande dell’ultimo minuto, e fortunatamente molte risposte!

INVIATO IL 24 SETTEMBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 23 settembre 2014—Un periodo fitto, fitto, fitto di impegni a Houston in queste settimane. È il mio ultimo viaggio di addestramento al Johnson Space Center—in effetti, questa è la mia ultimissima settimana—e c’è così tanto da fare!

Solo parte di questo è propriamente addestramento—un’ultima simulazione di emergenza qui, un’ultima sessione robotica là, un’ultima giornata di addestramento sott’acqua alle passeggiate spaziali nel Neutral Buoyancy Laboratory, e un’ultima sessione con il modello di addestramento a terra dell’ARED, la nostra macchina per l’esercizio fisico in assenza di peso. E così via.

Un’altra grossa fetta del tempo viene spesa per la Baseline Data Collection (BDC) [raccolta di dati di riferimento—N.d.T.]. Mentre scrivo, sono distesa su un letto aspettando di fare una risonanza magnetica per l’esperimento ESA “Cartilagine”, che studia gli effetti del volo spaziale di lunga durata sulla, sì, cartilagine. È importante lasciare riposare il ginocchio prima dell’esame, da cui i miei brevi 30 minuti di tempo libero adesso che mi permettono di scrivere questa nota del diario! Fra l’altro, sto anche portando con me un refrigeratore per una raccolta delle urine delle 48 ore, e più tardi nella giornata indosserò i sensori per il monitoraggio della temperatura di base per un altro esperimento ESA, “Ritmi Circadiani”. Sì, ve lo ricordate, i giorni della bandana…

Per finire, ci sono quelle attività che vi ricordano veramente che molto presto volerete verso la ISS. La settimana scorsa, per esempio, abbiamo avuto una lezione di passaggio delle consegne con Mike Hopkins, dalla Expedition 37/38, che ci ha portati in giro nei mockup della Stazione indicando tutte quelle piccole cose della vita quotidiana nello spazio che è difficile sapere dagli istruttori, proprio perché loro non hanno vissuto lì di persona. Dove cambiate le batterie? Dove tenete gli obiettivi delle fotocamere e come maneggiate le fotocamere? Dov’è l’attrezzatura per lo “spazio ufficio” e come è organizzata? E l’angolo dell’igiene? Il posto migliore per stendere ad asciugare i vostri indumenti da allenamento?

E che ne dite di domande tipo: come vengono impacchettati i mie abiti? Su quale veicolo verranno sù? Come li troverò? Tutto quello e altro è parte del briefing di Crew Provisioning [approvvigionamento dell’equipaggio—N.d.T.]. È così che so che la maggior parte dei miei abiti, oggetti per l’igiene e alcune cose che ho potuto aggiungere io stessa sono appena arrivati sulla ISS questa mattina con SpX-4. Hurrà! In qualche modo legato a questo è stato il nostro briefing sui materiali di consumo: come vengono gestiti i diversi tipi di materiali di consumo, come si tiene traccia del loro utilizzo? Abbiamo incontrato gli specialisti che si prenderanno cura di questo durante il nostro incremento. E su un argomento simile: qual è la situazione dello stivaggio e dell’inventario a bordo? Potrebbe non sembrarvi molto interessante, ma credetemi, è molto interessante per noi. Immaginate di dovere andare a vivere in una casa che trabocca di roba, di cui dovete accuratamente tenere traccia: vorrete probabilmente sentire qualche parola sulla situazione corrente!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/09/24/l-61-tante-domande-dellultimo-minuto-fortunatamente-molte-r...

L-46: Passata l’ultima notte nel mio letto per i prossimi 8 mesi…
INVIATO IL 9 OTTOBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Francoforte (Germania), 8 ottobre 2014—Di corsa, di corsa, di corsa! Ogni singola volta che ho lasciato il mio appartamento per prendere un treno verso l’aeroporto di Francoforte per andare da qualche parte nel mondo per l’addestramento, il mio bagaglio era pronto quando veniva il momento di partire… e intendo esattamente in quel momento, non un minuto prima. E ogni volta ho pregato l’angelo custode degli astronauti di non perdermi nulla (o almeno nulla di importante) della mia checklist sempre più estesa di cose da mettere in valigia.

Perché oggi dovrebbe essere stato diverso? Forse perché vedrò Colonia molte volte dallo spazio (copertura nuvolosa permettendo) prima di tornarci? O perché ho in tasca un biglietto di sola andata per la Russia—o meglio, sul mio smartphone? O perché ho un visto kazako sul mio passaporto?

O forse perché ho molte cose uniche nel mio bagaglio a mano. Tanti piccoli ricordi che porterò in volo per la famiglia e gli amici intimi nella mia dotazione personale di 1,5 kg sulla Soyuz, per esempio… non è qualcosa che voglio perdere lungo la via verso lo spazio (e ritorno) e certamente non sulla strada per Mosca.

Ma sto anche portando il mio IMAK della Soyuz. No, non ricordo cosa significa quell’acronimo, mi dispiace. Ma “Medico” e “Kit” ne fanno probabilmente parte. L’IMAK è come la vostra cassetta da viaggio delle medicine. Ce n’è uno più grande per ogni membro dell’equipaggio sulla ISS, ma ne portiamo uno più piccolo nella Soyuz—è una precauzione necessaria, specialmente nel caso qualcosa andasse storto con il nostro profilo in sei ore dal lancio all’attracco e dovessimo invece trascorrere due giorni nella Soyuz prima di arrivare alla Stazione.

E sto anche portando il mio kit personale indossabile dell’equipaggio. Si tratta di un certo numero di elementi che indossate su di voi nel viaggio verso l’orbita: la vostra tavoletta da ginocchio con penne e matite (e i loro cavi di fissaggio), strisce di velcro, il vostro cronometro portatile, la vostra torcia elettrica e, sì… il sacchetto dell’emesi. È una bella parola per il sacchetto che torna utile se il vostro ultimo pasto sulla Terra non vuole proprio rimanere nel vostro stomaco…

Comunque, ora eccomi qui. L’imbarco sul mio ultimo volo commerciale è quasi completo: atterraggio a Mosca questa sera tardi, pronta a riprendere l’addestramento a Star City domani.

Fra l’altro, secondo i documenti della mia missione, non mi sto solo dirigendo verso la Low Earth Orbit [orbita terrestre bassa—N.d.T.] (yuppie!), ma sto anche andando verso la Neutral Zone [zona neutrale—N.d.T.]. Date un’occhiata! Mi auguro certamente che i Romulani se ne stiano buoni.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/10/09/l-61-passata-lultima-notte-nel-mio-letto-per-i-prossimi...

L-43: Farsi un’ecografia… con un bel po’ di aiuto!
INVIATO IL 11 OTTOBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 11 ottobre 2014—È bello essere di nuovo a Star City! Fa un bel po’ più freddo di quanto fosse in Europa—ma è molto bello: gli alberi stanno mostrando tutti i ricchi colori dell’autunno. È proprio incantevole qui, appartati dalla confusione di Mosca e dal suo traffico frenetico. E apprezzo certamente il fatto che le strutture di addestramento sono solo a pochi minuti di distanza in bicicletta dal Profilactorium, dove abbiamo i nostri alloggi come astronauti ESA.

Ho fatto solo due giorni di addestramento, ma ho già avuto l’occasione di ripassare tutte le competenze su cui dovrò sostenere degli esami nelle prossime settimane, come parte della nostra certificazione finale: rendezvous manuale, attracco manuale e discesa manuale. Anton e io abbiamo iniziato ad addestrarci per il nostro complesso esame di un giorno sulla Soyuz (Terry ci raggiungerà fra un’altra settimana). Come da tradizione, la prima simulazione riguarda le operazioni pre-lancio (quello che facciamo sulla rampa di lancio prima dell’accensione), l’ascesa, l’inserimento in orbita e poi… beh, dipende dal buon cuore dell’istruttore. Nel nostro caso, abbiamo avuto una perdita—stavamo perdendo l’atmosfera nello spazio—e così siamo dovuti tornare indietro con una discesa d’emergenza. Sarebbe un volo molto breve!

Ci tengo a dire che fra l’addestramento a Houston e il ritorno a Star City ho passato diversi giorni di addestramento all’European Astronaut Centre di Colonia. Questo ha riguardato un ripasso finale dei sistemi di Columbus, ma anche dell’addestramento aggiuntivo alla sostituzione di una valvola Water-On-Off [acqua-aperta-chiusa—N.d.T.]. Ce ne sono 10 nel sistema di controllo termico di Columbus e una si sta comportando male recentemente, quindi è piuttosto probabile che sarò incaricata di sostituirla—un ricambio è già in orbita.

Ho fatto anche un bel po’ di addestramento sugli esperimenti, come l’EML (= Electro-Magnetic Levitator [levitatore elettromagnetico—N.d.T.]. Bel nome, eh?). È arrivato sulla ISS l’estate scorsa sull’ATV-5 e Alex, che ora è lì, ha già iniziato a installarlo, ma sembra che non avrà abbastanza tempo per completare il lavoro e quindi continuerò io. Ecco qualche altra informazione sull’EML.

E l’EAC è anche dove facciamo la Baseline Data Collection (BDC) [raccolta di dati di riferimento—N.d.T.] per un certo numero di esperimenti di fisiologia umana per l’ESA e l’ASI (l’Agenzia Spaziale Italiana). Così, per esempio, questa settimana ho dovuto dormire per due notti indossando una speciale maglietta con sensori integrati per l’esperimento Wearable Monitoring [monitoraggio con sensori indossabili—N.d.T.]. Ne ho parlato qui.

Ha fatto anche parte di questa BDC un’ecografia al cuore, ma non sarà eseguita in orbita. Per qualche altro esperimento, comunque, dovremo ugualmente fare un’ecografia nello spazio. A questo scopo abbiamo sempre un operatore di ecografia esperto, che fornisce assistenza remota da terra, e nell’addestramento facciamo pratica insieme per assicurarci di comunicare efficientemente. Un esempio di un protocollo che richiede un’ecografia in orbita è l’esperimento dell’ASI Drain Brain [flusso cerebrale—N.d.T.]. Nella foto potete vedere una sessione di addestramento dello scorso agosto all’EAC—Manuela è l’istruttrice per questo esperimento, la guida a distanza è in realtà in un’altra stanza.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/10/11/l-43-farsi-unecografia-bel-p...

L-42: Nella camera a vuoto, dove l’acqua bolle a temperatura ambiente!
INVIATO IL 12 OTTOBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 12 ottobre 2014—Non potevo certamente perdermi la nota del diario di oggi… oggi è L-42 per la Expedition 42!

Mentre inizio a scriverla, sono le 6 del pomeriggio a Baikonur, Kazakistan, dove il nostro viaggio verso lo spazio inizierà fra sei settimane. Esattamente a quest’ora, alle 6 del pomeriggio, il 23 novembre, dopo un pisolino pomeridiano di 5 ore ci sveglieremo per iniziare la nostra preparazione al lancio. Le nove ore finali sul pianeta, prima che i motori del razzo Soyuz illuminino la notte esattamente alle 02:59:06 ora locale (sono le 20:59:06 GMT).

Ma oggi, torniamo indietro nel tempo di alcune settimane alla mia sessione nella camera a vuoto a Houston, l’attività finale richiesta per la certificazione alle passeggiate spaziali nella tuta EMU della NASA. La vita è stata così piena recentemente, che non ho avuto ancora tempo di raccontarvelo.

Come potreste ricordare, a luglio ho fatto la prova generale, eseguendo tutte le operazioni senza realmente andare nel vuoto. Ne ho parlato qui.

Il giorno successivo un problema tecnico ci ha obbligati a interrompere la sessione ad alta quota, che è stata rimandata a settembre e spostata in una camera diversa. Questa volta sono stata finalmente in grado di andare nel vuoto nella EMU!

Cioè… verso le 2 del pomeriggio, anche se la giornata era iniziata alle 7:30. Come probabilmente sapete a questo punto, non potete andare nel vuoto in quel modo: la tuta vi manterrà a 4,3 psi [0,29 atmosfere—N.d.T.] e a quella pressione così bassa la malattia da decompressione potrebbe essere un problema. Quindi, dobbiamo seguire un protocollo di prebreathing accuratamente pianificato per liberarci dell’azoto che si trova in soluzione nel nostro sangue.

Il modo per farlo è respirare ossigeno puro per un po’, il che significa che dobbiamo sostituire tutta l’aria all’interno della tuta con l’ossigeno. Lo facciamo aprendo una valvola di sfogo, sostanzialmente un buco nella tuta: il regolatore continua a erogare ossigeno dai serbatoi alla tuta per mantenere attiva la sovrapressione e, dopo circa 12 minuti, riteniamo che tutta l’aria sia stata sostituita dall’ossigeno. Poi, aspettiamo… e respiriamo.

Nello spazio tendiamo in realtà a usare il più veloce protocollo In-Suit-Light-Exercise [esercizio leggero nella tuta—N.d.T.], con cui facciamo pratica nelle lezioni di Prep & Post, come ho descritto qui.

Nella camera invece respiriamo semplicemente ossigeno puro per quattro ore. Abbiamo la possibilità di vedere un film mentre aspettiamo—io ho scelto Princess Bride [La storia fantastica nella versione italiana—N.d.T.], che è stato molto divertente! E dopo le quattro ore, la pressione nella camera è stata fatta scendere a un valore molto basso—a tutti gli effetti pratici, vuoto.

Rispetto all’esperienza nella camera a vuoto con la Orlan (vedete qui) ho avuto il piacere aggiuntivo di vedere un divertente effetto del vuoto: un vaso con un po’ d’acqua era stato lasciato sul pavimento in modo che potessi osservarlo e, difatti, ho potuto vedere l’acqua bollire!

Quello che non abbiamo fatto, che viene normalmente fatto nella camera nominale, è lasciare cadere due oggetti molto diversi e osservarli raggiungere il pavimento nello stesso momento… beh, immagino che sarà qualcosa da non vedere l’ora di fare la prossima volta!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/10/12/l-42-camera-vuoto-dove-lacqua-bolle-temperatura-a...

L-40: Abbiamo cariche pirotecniche sulla Soyuz… sì le abbiamo!
INVIATO IL 14 OTTOBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 14 ottobre 2014—Oggi Anton e io abbiamo passato la mattina nel simulatore Soyuz per una simulazione di sgancio e rientro. Naturalmente, come di consueto nelle simulazioni, niente ha funzionato a dovere.

Infatti, non solo abbiamo dovuto affrontare un incendio, ma per buona misura il nostro istruttore Dima ci ha gettato addosso una perdita nei serbatoi dell’azoto, i quali contengono il gas ad alta pressione che pressurizza le nostre tubazioni del propellente. In poche parole—niente pressione nei serbatoi dell’azoto, niente accensioni del motore!

Ho parlato diverse volte di come affrontare un incendio nella Soyuz, per esempio qui.

Oggi vorrei parlarvi della “separazione”. Come potreste sapere, la capsula Soyuz è fatta da tre componenti: il modulo orbitale, che è l’elemento grossolanamente sferico a un estremo, il modulo di servizio con i (la maggior parte dei) motori all’altro estremo e il modulo di discesa a forma di campana nel mezzo. Solo il modulo di discesa, come suggerisce il nome, è pensato per rientrare sulla Terra: ha la forma appropriata e uno scudo termico per sopravvivere al rientro atmosferico. Quindi, dopo l’accensione del motore che ci rallenta e ci obbliga a tornare nell’atmosfera terrestre, dobbiamo effettuare la separazione: mentre siamo legati al sicuro nei nostri seggiolini nel modulo di discesa, con il portello verso il modulo orbitale chiuso, delle cariche pirotecniche spingono via esplosivamente i tre elementi. Uno di quei momenti indimenticabili durante la corsa sulle montagne russe che è il rientro nella Soyuz, o così mi viene detto. Potete saperne di più su quella corsa da questo bel video dell’Agenzia Spaziale Europea.



Ma come viene avviata la separazione?

Nominalmente, dal computer, secondo una sequenza automatica. Dopo lo spegnimento del motore, si apre la valvola di sfogo nel modulo orbitale e la sua atmosfera si disperde nello spazio. Inoltre, viene avviata una manovra di beccheggio per assumere un assetto sicuro per la separazione: è per assicurarsi che noi e i moduli “espulsi” seguiamo traiettorie separate e non ci incontriamo più. E per quanto crudele possa suonare, loro sono destinati a bruciare e noi ci dirigiamo verso casa! Finalmente, al momento predeterminato, viene inviato il comando per far brillare le cariche pirotecniche.

Se il computer principale si guasta, possiamo assumere manualmente l’assetto corretto ed eseguire una serie di comandi per effettuare la separazione manualmente al momento opportuno.

Cosa accade, tuttavia, se il nostro motore principale si guasta e dobbiamo completare l’accensione con i thruster di backup? Beh, quell’accensione dura di più, perché la spinta disponibile in quel caso è molto più piccola. Se il motore principale si guastasse verso l’inizio della manovra, NON avremmo completato l’accensione all’arrivo del momento predeterminato della separazione. In quel caso, la separazione è legata al riscaldamento dei sensori termici posizionati sul modulo di servizio. A un certo punto, mentre arriviamo nell’atmosfera sempre più densa (ma siamo ancora sopra i 100 km!), raggiungeranno una certa soglia di temperatura e quello è ciò che attiverà la separazione.

Dopodichè, nella maggior parte dei casi, il rientro sarà balistico. Giusto per fornire un po’ di stabilizzazione, durante la corsa il modulo di discesa ruoterà intorno al suo asse di 13 gradi al secondo. A parte quello, non c’è nessun controllo attivo della traiettoria: in un certo senso, cadiamo come un sasso. Potrebbe non sembrare una bella cosa, ma i rientri balistici si sono verificati diverse volte e gli equipaggi sono arrivati sani e salvi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/10/14/l-40-abbiamo-cariche-pirotecniche-soyuz-si-...

L-36: Passato il primo esame! Felice, ma con un velo di tristezza
INVIATO IL 18 OTTOBRE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 18 ottobre 2014—Passato il primo esame!

Ieri Anton e io abbiamo entrambi raggiunto un punteggio perfetto al nostro esame di attracco manuale, il primo di una serie di 6 esami che dovremo superare per essere qualificati al nostro volo nello spazio il 23 novembre. Quelli rimanenti sono discesa manuale, rendezvous manuale, conoscenza del programma di volo, operazioni nel segmento russo e, per finire, la complessa simulazione Soyuz di un giorno intero, che completerà la serie il 31 ottobre e porterà alla conclusione di quasi tre anni di addestramento.

Come sapete, è la seconda volta che Terry, Anton e io sosteniamo gli esami finali: la prima è stata a maggio scorso, quando siamo stati l’equipaggio di backup per Reid, Alex e Max, che ora sono nello spazio. Vi ho raccontato tutto sull’esame di attracco manuale in quell’occasione: potete trovare quella storia qui!

È certamente bello essermi lasciata il primo esame alle spalle, ma c’è anche un velo di tristezza. Le possibilità reali di pilotare ls Soyuz manualmente nello spazio sono molto ridotte: come sapete, il Comandante siede nel seggiolino centrale ed è il responsabile principale del volo manuale: e comunque l’attracco manuale è necessario solo in caso di guasto del computer o del sistema automatico di attracco. Ciò significa che ieri potrebbe essere stata la mia ultima occasione di pilotare la Soyuz, sebbene nel simulatore, per molto tempo, o forse per sempre…

A ogni modo, ho molte cose a cui guardare con anticipazione… non è certamente il momento di essere malinconici! Volerò nello spazio fra 36 giorni!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/10/18/l-36-passato-esame-felice-velo-tr...


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



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