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Aspettano dai dischi volanti la pace sulla Terra

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2012 12:43
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22/03/2012 02:26
 
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Aspettano dai dischi volanti la pace sulla terra - L'incredibile esperienza di L. R. Johannis .

Torino, ottobre 1965



" Ne ho visto uno grandissimo 3 anni fa. Al lago di Candia, presso Caluso . Saranno state le nove di sera. Si è alzato orizzontalmente dagli alberi, a cinquanta sessanta metri di distanza. Diametro almeno cinquanta metri. Era tutto luminoso, di una luce fredda, verde chiaro. Alzatosi qualche decina di metri, ha cominciato a spostarsi lentamente poi ha avuto un movimento curioso mettendosi di sghembo ed è partito a velocità incredibile. In pochi istanti era sparito nel cielo buio. Nell'aria è rimasto un forte odore di ozono. Una esperienza impressionante."
Chi racconta è il signor Gianni Settimo, impiegato presso il quotidiano "La stampa", di 36 anni, capo del gruppo torinese che si interessa di dischi volanti, e direttore del giornale "Clypeus" (da scudo in latino), notiziario mensile sull'argomento. Sono nella sua casa , in via San Secondo 15 e gli è seduto accanto uno dei suoi più appassionati collaboratori, che amministra il giornale: Arduino Albertini, sui 45 anni, operaio della Fiat.
Devo dire che fra tante testimonianze sui dischi volanti che ho udite o lette, questa è stata la più notevole. Gianni Settimo è tutt'altro che un fissato, la clipeologia per lui è una sorta di scienza che più di qualsiasi altra ha bisogno di serietà, di controlli e di diffidenza. Settimo e i suoi compagni procedono coi piedi di piombo, vogliono vederci chiaro, desiderano sgomberare il campo di tutti quei visionari o mistificatori, o semplicemente cialtroni per colpa dei quali - essi sostengono- la faccenda dei dischi volanti non viene di solito presa sul serio e ufficialmente non è ancora una realtà approvata .
Chiaro che se Gianni Settimo ha assistito. sul lago di Candia, al fenomeno descritto, ai dischi volanti ci deve credere per forza. Non si trattava di un punto luminoso, di un vago oggetto tondeggiante avvistato a grande distanza, di qualcosa insomma suscettibile di fantasiose interpretazioni. Era un gigantesco vascello volante, le cui dimensioni, data la vicinanza, non potevano dar luogo ad equivoci. Ma per caso non poteva essere una allucinazione? Dopo aver parlato per qualche minuto col signor Settimo si è portati ad escluderlo. E' un uomo ragionevolissimo, disposto a prendere in serio esame qualsiasi sensata obiezione, che non è affatto convinto di ciò che la maggior parte degli altri clipeologi giurano: per esempio non ritiene ancora dimostrato che questi extraterrestri ci seguano e ci controllino allo scopo di evitare una guerra atomica; o che parecchi di loro vivano già tra noi, camuffati da operai, da studenti, da scienziati.
D'altra parte, a che scopo avrebbe inventato tutto quanto? Non è che il suo racconto servisse a dimostrare l' autenticità di fotografie da vendere a centinaia di migliaia di lire (come più di una volta è avvenuto). Non è che egli ne potesse ricavare un profitto, la clipeologia anzi costa a lui e ai suoi collaboratori una quantità di tempo e di spese. Non è che potesse sperare in una sia pur breve notorietà, in pratica le testimonianze di questo genere hanno, per chi le fa, conseguenze più negative che positive. Non resta dunque che ammettere finalmente la realtà delle misteriose astronavi provenienti da chissà quali pianeta?
Io gli chiedo: "Ma se lei non avesse mai visto coi suoi occhi un disco volante, ci crederebbe ugualmente?".



"Certo che si" risponde. "Prima di tutto esistono ormai numerosissime recenti segnalazioni inattaccabili da qualsiasi dubbio. E poi leggiamo attentamente i testi classici. Leggiamo Ezechiele, leggiamo la Bibbia apocrifa, leggiamo il Popol Vuh o bibbia dei Maya , leggiamo la storia naturale di Plinio il Vecchio, i testi di Dione Cassio, di Tito Livio, di Giulio Ossequente. Tutti questi autori narrano apparizioni meravigliose che per le loro caratteristiche coincidono in modo sorprendente con gli avvistamenti dei nostri giorni. Non avremo mica studiato nelle scuole per secoli su libri di fantascienza! E chissà che gli dei del mondo classico -questa non è che una ipotesi, si intende - Gli dei che scendevano dal cielo spesso con tremendo fragore non fossero che piloti di macchine volanti giunte da altri mondi."
Un altro racconto sensazionale, che "Clypeus" ha riportato, me l'ha fatto il pittore R. L. Johannis, che vive a Milano, persona tranquilla e pure lui, che si sappia, del tutto disinteressata.
La sua avventura risale al 1947, prima cioè che si cominciasse a parlare nel mondo di dischi volanti. Egli si trovava in Carnia presso Villa Santina e, appassionato di geologia e antropologia, usava girare per quelle valli, armato di una picozza, in cerca di cristalli e fossili. La mattina del 14 agosto stava risalendo la valle del torrente Chiarso quando notò una ripida proda di rocce frantumate un "grande oggetto lenticolare, di colore rosso vivo". Avvicinatosi, constatò che era un disco apparentemente di metallo, largo una decina di metri con una bassa cupola centrale priva di aperture. Al sommo spuntava una specie di antenna lucente.
Stava per raggiungerlo quando da un boschetto vide uscire due ragazzi. Credette fossero due contadinelli e li chiamò perchè anch'essi constatassero la strana presenza. Ma quando i due si furono avvicinati, rimase impietrito. Non erano due contadinelli bensì due creature mai viste. Alte non più di novanta centimetri, erano vestite di una tuta azzurro-nero traslucida, con una cintura e un collare color rosso vivo. La testa, più grossa che quella di un uomo normale, era coperta da una sorta di cuffia aderente tipo passamontagna; la pelle era verde terroso, il naso dritto, geometrico e lungo, al posto della bocca una fessura a forma di accento circonflesso, gli occhi enormi sporgenti e rotondi, con una pupilla verticale.
superato il primo sbalordimento, chiese ai due chi fossero e da dove venissero. E qui "gli eventi precipitarono". Uno dei due portò la mano alla cintura da cui uscì qualcosa come un sottile soffio di fumo. Un raggio? Johannis si trovò lungo e disteso a terra, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. I due si fecero da presso e uno raccolse la picozza che era schizzata a un paio di metri. Johannis potè osservare distintamente la sua mano verde: "Aveva otto dita, quattro delle quali erano opponibili."
Mentre con gli sforzi Johannis tentava di rialzarsi, i due nani si arrampicarono fino al disco, vi entrarono da uno sportello portando con se la picozza, lo sportello si richiuse, il disco si sollevò nell'aria disincagliandosi di scatto dalle rocce, si librò nell'aria immobile a quattro cinque metri sopra il pittore, poi via, scomparve nel cielo.
"E perchè non lo ha fatto subito sapere pubblicamente?" gli ho chiesto. "L'unica cosa sensata da farsi" ha risposto "era di tacere . Non avevo nessuna voglia di esser preso per pazzo visionario. Nessuno credo può darmi torto." Peccato perchè la sua testimonianza, fatta prima che esplodesse in tutto il mondo il "boom" dei dischi, avrebbe avuto un valore eccezionale. Solo più tardi, quando ormai i flyng saucers erano di dominio pubblico, Johannis mandò un resoconto ai giornali.
Quanti hanno raccontato negli ultimi anni avventure di questo genere? E quanti sono degni di fede? Il centro dei clipeologi torinesi si propone appunto di raccogliere e vagliare seriamente tutte le segnalazioni. Per sua iniziativa a Torino alcuni giorni fa si è svolto il secondo convegno nazionale appunto di clipeologia con l'intervento di una quarantina di appassionati di varie parti d'Italia. E il Centro di Torino è stato incaricato di fare progetto per un Centro unico nazionale che raccolga, senza dispersione di forze, notizie e documentazioni. Perchè di gruppi di dischivolantisti ne esistono in Italia a decine, e solo a Milano, più o meno organizzati se ne contano ben tredici.



Non tutti, e Gianni Settimo lo deplora, sono rigorosi e positivi come lui. Lo stesso Arduino Albertini , che pure gode la sua fiducia è incline a interpretazioni più impegnative,quasi esoteriche. Per esempio Albertini è convinto che gli esseri dei dischi volanti ci controllino, che ci lascino il "libero arbitrio" ma fino a un certo punto, pronti a intervenire qualora noi, con le bombe atomiche, ne combinassimo di grosse. E, nel recente convegno, la chiusa della sua relazione ha suscitato qualche perplessità nei congressisti: " Non divento per niente rosso in faccia per la vergogna dicendovi come conclusione che io credo fermamente alle parole di Gesù Cristo menzionate nei Vangeli. Tornerò fra le nubi del cielo con grande potenza e gloria, egli disse. Ebbene, ricordate che quel tempo non è molto lontano. Quando Gesù ascese al cielo fu accolto da una nube, sta scritto negli Atti degli Apostoli. Non crediate che quella nube sia da intendersi letteralmente, cioè che Gesù sia stato accolto da una massa di vapore acqueo. Dentro a quella nube si nascondeva indubbiamente uno di questi ordigni per i quali noi siamo qui ora riuniti."
Ho citato quelle parole dell ' Albertini perchè, sia pure indirettamente, esse offrono, secondo me, la chiave per spiegare il fascino esercitato dai dischi volanti su migliaia di persone sparse nel mondo (sull'argomento si pubblicano ben centosettanta riviste, in maggioranza nordamericane): lasciando da parte il problema se gli UFO esistono realmente e di quale natura siano, non mi sembra azzardato pensare che tanto interessamento per i dischi volanti abbia una componente di carattere religioso. Non già che la fede nella presenza degli extraterrestri possa fare da surrogato all'antica credenza in Dio(la maggior parte dei clipeologi sono cattolici convinti) ma, per così dire, la affianca in e in certi casi la fortifica, sia pure con immaginose illazioni.
In parole povere, l'attesa, che è in questi clipeologi, in una più o meno prossima discesa solenne degli extraterrestri sulla superficie della Terra ( c'è uno, in Argentina che per questa evenienza ha costruito presso Baias Blancas uno spazioporto dove i dischi potranno atterrare in massa) non è molto dissimile dall'attesa del Messia nei popoli antichi. Cosa rappresentava allora il Messia se non colui che avrebbe portato la giustizia e la pace? Ora supponiamo che gli esseri venuti dallo spazio, per ciò stesso molto più evoluti e potenti di noi, approdassero sulla Terra; li si può facilmente immaginare invincibili e immensamente saggi, vale a dire di gran lunga più civili e più buoni; arrivati che fossero, saremmo noi che ci adatteremmo a loro e non loro a noi; essi farebbero cessare le inimicizie fa le nazioni, la corsa alla preminenza, le ingiustizie sociali, le malattie, la fame, insomma tutti i nostri antichi guai. Sia pure senza nessuna investitura divina, agirebbero come gli dei.



Non è bella una speranza simile?

( Dino Buzzati - Cronache Terrestri - a cura di Domenico Porzio - Arnoldo Mondadori Editore)



Fonte web: petalocosmico.blogspot.it/2011/09/aspettano-dai-dischi-volanti-la-p...


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