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Il caso di Pierfortunato Zanfretta

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2014 18:53
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18/08/2012 09:35
 
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Risposta all'autore Stefano Panizza pubblicata sul sito falsimisteri.myblog.it il 14/08/2012
Egregio signor Panizza,
vedo che il caso Zanfretta le sta a cuore e lo prova il fatto che abbia ritenuto opportuno recarsi a Torriglia per cercare di risolvere quel mistero che, come ammette nelle sue conclusioni, sembra essere destinato a rimanere tale. La cosa più paradossale è che lei stesso ripete quanto io ho scritto circa il fatto che non vi sono elementi tali da poter esprimere un giudizio definitivo su quanto è accaduto all'ex metronotte. Personalmente mi sono limitato a riportare tutto quanto è accaduto, senza aggiungere un qualunque commento. Così come non ho mai nascosto luci e ombre degli eventi accaduti.
La differenza tra noi due è che io ho seguito i fatti fin dall'inizio, riportando tanto le indagini dei carabinieri quanto i risultati di quelle che ho condotto personalmente. Senza avere la benché minima intenzione di convincere qualcuno su qualcosa: ho esposto gli episodi realmente avvenuti, citando tutte le possibili testimonianze delle persone che all'epoca sono state coinvolte in questo caso. E ho lasciato al lettore ogni giudizio. Lei, invece, preso com'è dal desiderio di smontare tutto a qualunque costo, cerca soltanto di denigrare e di minimizzare, seguendo il filo dei suoi ragionamenti. Addirittura, a oltre trent'anni di distanza dalla vicenda, cita l'improbabile testimonianza della prima persona che le capita a tiro spacciandola come autorevole. Se non fosse così palese il suo tentativo, non mi preoccuperei neppure di risponderle. Tuttavia, anche per replicare alle sue nuove presunte “scoperte”, mi corre l'obbligo di fare alcune precisazioni. Prima di tutto, di nuovo, il discorso delle indagini fatte all'epoca. Che le piaccia o no, il caso Zanfretta è stato oggetto di una seria inchiesta giudiziaria da parte dei carabinieri, i quali l'hanno poi trasmessa, per legge, alla magistratura. La Pretura Unificata di Genova, come a quel tempo si chiamava, prese nota di tutto e decise di archiviare il caso per “mancanza di estremi di reato”. Adesso, invece, arriva lei e fresco fresco dice che non è vero, perché all'epoca non vennero fatte indagini con competenza. Mi verrebbe voglia di risponderle per le rime, ma non lo faccio soltanto per educazione. Non solo. Cita poi i commenti di alcuni elementi del CISU e del CUN i quali, scornati dal fatto di non aver potuto accedere alle indagini ufficiali da parte delle forze dell'ordine, sostengono che le indagini non furono mai complete. Da parte loro, è verissimo. Non le fecero mai. Un po' perché avevano preso sottogamba il caso Zanfretta; un po' perché né i carabinieri, né i responsabili dell'Istituto di Vigilanza Val Bisagno, si fidavano di avere tra i piedi gente che curiosava qualificandosi soltanto come “ufologi”. Badi bene: conosco delle persone che meritano la massima stima in quel settore. Ma molti di questi signori, che le piaccia o no, almeno in quel periodo, non erano davvero all'altezza di potersi definire studiosi credibili. Ed è per questo che, dal loro punto di vista, ma soltanto dal loro, le “indagini non furono mai complete”.
C'è poi il problema dei nomi troppo simili a quelli dei fumetti. Che cosa si crede di aver scoperto? Sono stato io stesso a dirlo nel mio libro (a proposito, lo ha mai letto? Diverse cose mi fanno pensare di no...).
Grande è poi la sua gaffe quando parla dei 52 testimoni. Si scarichi dal mio sito web il rapporto che l'allora brigadiere Antonio Nucchi inviò alla magistratura. Tra quei 52 c'erano anche il sindaco di Torriglia, Cevasco, il guardiacaccia Barbaceto e diversi altri. Che le faccia piacere o no, e sinceramente non me ne frega niente, il numero dei testimoni (con tanto di nome e cognome) era davvero impressionante. E questo dettaglio non può essere considerato minoritario soltanto perché non le fa gioco.
Assurdo e palesemente falso è anche quanto dice a proposito di Zanfretta, cioè che non sarebbe mai andato negli Stati Uniti. Si informi, prima di scrivere castronerie. Zanfretta nel 1991 si è recato insieme a me e a Roberto Pinotti (lo conosce? E il più noto divulgatore in campo ufologico che ci sia oggi in Italia) a Tucson, in Arizona, per partecipare al primo Congresso Mondiale di Ufologia, su invito dell'ex colonello dell'Intelligence Usaf Wendelle C. Stevens. Se la vista non le si affatica troppo, si legga tutto e guardi le foto nel mio libro.
E veniamo alle orme. Anche qui ci ricasca. Vennero rinvenute dai carabinieri soltanto la mattina dopo, e non nella notte. Inoltre, non è affatto vero che il punto in cui vennero trovate oggi è coperto dall'asfalto. E' vero, invece, che qualcosa aveva sradicato la vegetazione in senso circolare ai bordi dell'asfalto e in quel preciso punto furono trovati i due segni circolari e le orme. Io mi sono limitato a raccontare quanto è accaduto, invece lei ipotizza questo e quello cercando in tutti i modi di dare una spiegazione plausibile a ciò che, in effetti, non è davvero spiegabile. Chi di noi due si sta inventando qualcosa pur di far combaciare a tutti i costi le tessere del puzzle?
Si va poi nel grottesco quando tira in ballo la traccia a forma di ferro di cavallo che io e il fotoreporter Luciano Zeggio abbiamo trovato nel prato davanti alla villa Casa Nostra. Ma che cosa si va inventando? Tracce di motorini e altre stupidate del genere... A parte il fatto che quel prato non esiste più da un pezzo, tutto quello che c'è da dire è che sulla superficie ricoperta dalla galaverna, e cioè quel fenomeno naturale che ricopre la vegetazione di ghiaccio in certe condizioni di temperatura e umidità, appariva quella forma chiaramente impressa sull'erba ghiacciata. Si guardi la foto che ha fatto Zeggio e che c'è sul libro. Era al centro del prato e non partiva dai bordi. Era, appunto, come se qualcosa si fosse appoggiato proprio lì, venendo dall'alto. Che cosa fosse lo lascio alle sue deduzioni, senza dubbio più fantasiose delle mie.
C'è poi la faccenda della strada che porta a Monte Fasce. In effetti, la strada che dall'area di corso Europa porta su fino a Monte Fasce, passando dal quartiere di Apparizione, assume diversi nomi mano a mano che si sale. Io non li ho citati tutti, per non tediare il lettore. Anche perché la strada è una e una sola. Non c'è quindi modo di sbagliarsi, come ogni genovese sa. Secondo lei, avrei dovuto dire che fino ad un certo punto la strada si chiama in un modo e poi, ad una certa altezza, cambia nome per poi ricambiarlo? A Genova diciamo la strada di Apparizione per il Fasce. Se questo non le è sufficiente, non so che farci. Ma non cerchi questi mezzucci per screditarmi, per favore.
In quanto al termometro, era a mercurio. Ricordo che era piuttosto grosso e all'interno di un contenitore cilindrico di cartone. Ho riportato nomi e cognomi dei tecnici che hanno controllato il calore che indicava. Pensa che siano tutti dei bugiardi? Liberissimo di farlo, ma lei, che cerca sistematicamente di ottenere un risultato preconfezionato a suo uso e consumo, che cos'è?
Vedo, inoltre, che sproloquia anche sulle condizioni termiche in cui venne ritrovato Zanfretta. Una volta, e nel libro lo racconto, c'ero anch'io in una di quelle spedizioni di soccorso notturne. Il colore della pelle del viso e delle mani di Zanfretta era tendente al blu. E la temperatura esterna era sotto lo zero. Secondo lei, per quale motivo l'uomo si era ridotto in quel modo?
Sul discorso Spagna, poi, vedo che non vuole neppure stare a sentire. Di quali notizie va cianciando? Australia, eccetera... Quella mattina di notizie ce n'era una sola e veniva dalla Spagna. Non le fa comodo? Non coincide con i suoi calcoli? Onestamente, non mi interessa.
Torna quindi sul discorso della “lingua strana”. Se avesse letto il libro, saprebbe che mi sono recato all'Università di Genova con un nastro registrato e l'ho lasciato ad un professore di glottologia perché lo esaminasse. Questo docente, dopo averlo ascoltato, mi ha detto che non poteva giungere ad alcuna conclusione, ma che comunque alcune parole potevano far pensare ad un tipo di linguaggio articolato. Come vede, dunque, io non salto ad alcuna conclusione. Mi limito, da cronista, a riportare ciò che mi viene detto da chi ne sa più di me. A questo proposito, farebbe bene a tenere a mente questa semplice considerazione.
E veniamo, infine, al mio libro che ha visto in una vetrina di Torriglia. Per quanto le possa sembrare strano, non si tratta affatto di una mia iniziativa. Ad allestire quella vetrina è stata, in assoluta autonomia, una famiglia di noti negozianti del posto che, in quel modo, hanno voluto festeggiare la decisione del National Geographic di Londra di scegliere la cittadina di Torriglia quale una delle tre locazioni italiane dove il fenomeno Ufo si è presentato più volte. Da qui nasce anche la manifestazione che a settembre si svolgerà proprio a Torriglia.
Comunque, per concludere, le dirò che sono stufo di perdere il mio tempo per rispondere ad uno come lei. Sul caso Zanfretta pensi quello che vuole, ma mi faccia la cortesia di non falsificare i fatti soltanto perché così le fa comodo. Professionalmente parlando, le sue sono informazioni lacunose, approssimative e tendenziose, in qualche caso addirittura false a causa della sua palese ignoranza su quanto è accaduto. Quando si vuole approfondire un argomento o un evento, è necessario avere l'umiltà di voler apprendere e comprendere la verità su quanto si va studiando. Quale che sia. Se si è in buona fede, ovviamente. Ma non è il suo caso. Lei è soltanto un dilettante che sta cercando di ottenere un quarto d'ora di popolarità gettando fango su chi neanche conosce. Non merita dunque né la mia stima, né la mia attenzione. I veri studiosi, mi creda, non hanno nulla a che vedere con tipi come lei.
Rino Di Stefano
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