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Raymond Moody e la sua filosofia

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2012 15:50
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19/11/2012 15:50
 
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Articolo di Giorgio di Simone
Fonte: www.centroitalianoparapsicologia.net/index.asp?id=5&ar...

Il 17 giugno 2006, Raymond Moody ha partecipato ai Primi Incontri Internazionali sulle esperienze di morte imminente (NDE), organizzati da Sonia Barkallah a Martigues, in Francia.

Etienne Drapeau, direttore della rivista La Revue de l’Au-delà, ricorda un’intervista fatta al Dr. Moody all’inizio degli anni ’90, un’intervista ignota agli italiani.

Nella sua introduzione al suo famoso libro “La vita dopo la vita” (tradotto in un secondo tempo nella nostra lingua, con uguale successo (1), Moody scriveva che la sua speranza era che quel libro avesse attirato l’attenzione della gente su di un fenomeno che è, nello stesso tempo, molto diffuso e accuratamente nascosto. Egli sperava che il libro potesse essere capito più in profondità.



Si, perché il discorso è sempre quello: nella grande massa di libri che oggi vengono pubblicati e rapidamente “divorati”, nemmeno quelli più degni di attenzione e di utile riflessione rimangono nella memoria delle persone sufficientemente a lungo, affinchè se ne abbia una vera coscienza del loro portato filosofico e spirituale.

Ad una domanda dell’intervistatore a proposito di tale problema d’incidenza reale di un libro importante, Raymond Moody ha risposto : “ Penso che lo scopo sia stato raggiunto, ma vorrei subito sottolineare che questo non è dovuto ai miei soli sforzi. Ho molti colleghi nel mondo che vi hanno contribuito, dopo avere letto e capito il mio libro…” (2)



A E. Drapeau che gli chiede il perché dell’interesse del pubblico per le NDE (Near Death Experiences, esperienze di pre-morte) – e sappiamo quanto questo argomento sia stato e sia ancora all’ordine del giorno, da una parte delle ricerche sulla “sopravvivenza” post mortem, e dall’altra persino di quelle delle neuroscienze, tese a chiarire alcuni fondamentali aspetti del cervello e della psiche umani - quindi, quando gli si chiede il perché di tale diffusissimo interesse delle persone, Moody risponde in maniera lineare che “si può dire in un modo molto succinto che ognuno di noi, dovendo morire, tale fatto tocca ognuno di noi in maniera personale e in profondità, cioè: che si tratta di un problema “essenziale”!

Ma oltre questo Moody si chiede se tutto questo non sia legato a qualcosa che tutti “sentono” e cioè che la situazione della Terra è tale che è necessario procedere a mutamenti profondi e radicali affinchè essa possa continuare ad esistere: problema mortalmente incisivo che, nostro malgrado, i nostri figli e nipoti erediteranno. A questo punto R.Moody cita Vaclav Havel, importante persona cecoslovacca che, rivolgendosi al popolo, avrebbe detto qualcosa di simile, e cioè”che la Terra ha bisogno di una rivoluzione mondiale della coscienza.”



In effetti, Raymond Moody afferma che egli non sostiene affatto una nuova ideologia, perché se siamo tutti in questa deplorevole condizione, ciò avviene anche a causa di tutte le ideologie che abbiamo valorizzato! E aggiunge: “Siamo dunque sul filo del rasoio! Ed è difficile e delicato portare la gente a una tale coscienza del mondo senza farne un dogma o una nuova ideologia…”



E’ proprio alla luce di queste riflessioni che vediamo un Raymond Moody, non più solo come ricercatore psichico – se vogliamo definirlo cosi - , ma anche e soprattutto come uomo-filosofo che pone a tutti i fondamentali e vitali problemi di questo nostro convulso tempo storico e sociale.

Egli poi rifiuta che le NDE riguardino le ideologie religiose e, a tale proposito, egli precisa che le religioni poggiano su tre fondamentali punti:

1.- l’ambito delle esperienze che i mistici, i saggi e i grandi illuminati di tutte le tradizioni, hanno direttamente vissuto.

2.- i rituali, all’origine sono stati creati per condurre la gente a stati alterati di coscienza (!), dimenticando poi la ragion d’essere di tali rituali che si riducono ad essere praticati soltanto per abitudine. E Moody, che io sappia, non è attualmente l’unica persona che si sia accorta che quasi tutti noi compiamo dei “rituali” che poggiano sul vuoto, dato che tutti hanno dimenticato il perché, reale, ideale o sbagliato che sia, essi siano stati istituiti dalle stesse religioni.



Per Moody, le religioni chiamano tale “ideologia” una teologia per fare finta d’inserire nel discorso il concetto di Dio! E aggiunge: “ed è quando si investe tutta la nostra personalità nell’ideologia che si comincia a mandare la gente al rogo, come è stato fatto….”

Mentre afferma di non fare parte di una Chiesa, Moody afferma di essere comunque persuaso che esiste un Dio, trovando però che è ridicolo istituzionalizzarlo!




I nuovi esperimenti “guidati


La seconda parte dell’intervista, su sollecitazione di Etienne Drapeau, si rivolge alle ricerche sulle N.D.E. e alle loro antiche origini.

Partendo dall’idea insita nel film USA “Linea mortale” (se ben ricordo il titolo italiano di questo film che Moody afferma di non avere visto), egli rievoca parte della trama in cui degli studenti di medicina si pongono in arresto cardiaco nella speranza di risvegliarsi alla vita umana col preciso ricordo di una N.D.E.



Ma, ovviamente, Moody dice che nessuna persona sana di cervello farebbe una cosa del genere, potenzialmente molto pericolosa.

Tuttavia i suoi studi e le sue ultime ricerche si sono rivolte verso quei casi in cui fortunosamente, durante certi esperimenti, alcune persone hanno incontrato parenti o conoscenti deceduti. Egli ricava inoltre dalle sue ricerche il fatto che due vedove su tre, vedono apparire il loro marito defunto dopo un certo tempo dalla morte. E conferma che, come esseri umani, siamo in genere disposti a vivere questo tipo di fenomeno…



Segue poco dopo la citazione che Moody fa di Erodoto che in un suo scritto parlava di un luogo chiamato “L’Oracolo dei Morti”, in cui la gente si recava per incontrare persone decedute e per conversare con esse. Lo studioso americano, sulla scorta degli scritti di Erodoto, mise alcuni anni fa a punto una specie di sala costruita e addobbata in maniera particolare, in cui persone selezionate, dopo un severo esame delle loro facoltà mentali e delle loro tendenze culturali, riuscivano a “vedere” in uno specchio l’immagine di amici o parenti deceduti. Nel nostro paese il libro di Moody dedicato a questo tema, ha avuto il titolo di “Incontri”.



Rispetto a tale forma limite di esperimento R.Moody afferma che :” I partecipanti a queste ricerche erano dei terapeuti, dei medici, persone che conoscevo. Come psichiatra non avrei mai scelto persone aventi problemi psicologici e che avrebbero potuto avere un danno da questi tipi di esperimenti. Fin qui ho lavorato con 29 persone, di cui 15 hanno avuto esperienze complete di incontri con esseri deceduti, essendo successivamente assolutamente convinti di ciò che avevano visto e fatto…”



A proposito di queste particolari esperienze, prudentemente Moody dice che esse non possono né provare, né negare il paranormale oppure l’esistenza di una vita dopo la morte…” cosa per lui impossibile vista la natura della stessa scienza che, come io stesso ho detto e scritto più volte durante la mia vita passata, è una scienza dei corpi, cioè della materia in se stessa, e che come tale è stata “istituzionalizzata” dall’uomo.

Ma lo scopo principale che Moody voleva raggiungere, era quello di dimostrare che certi fenomeni paranormali “spontanei”, rimangono “spontanei”, ma che possono essere riprodotti in circostanze in cui li si può sorvegliare e controllare.



In realtà, ciò che Raymond Moody ha voluto esprimere, è che le NDE testimoniano l’esistenza della vita dopo la morte. Per lui il termine “testimoniano” sottolinea il fatto che non siamo ancora giunti alla prova scientifica dell’esistenza di un’altra vita dopo la morte. In tale senso le NDE sono paragonabili – secondo Moody – alle esperienze mistiche di ogni tempo, ciò che William James ha chiamato “una esperienza che si auto-certifica!”



Raymond Moody accenna poi nelle sue risposte all’intervista, ai due episodi che lo convinsero ad iniziare le sue tipiche ricerche. Il primo episodio, che risale al 1965, si riferisce al dottor George Ritchie che aveva vissuto un’esperienza di “pre-morte”. Il secondo episodio, del 1969, quando Moody insegnava filosofia in una università americana con precisi riferimenti al “Fedone” di Platone, fatto che lo portò ad incontrare uno studente che gli chiese di parlargli della vita dopo la morte, avendo vissuto anche lui una NDE…

In definitiva, Moody ha avuto un percorso di vita simile a tanti altri e, approssimativamente, con gli stessi sbocchi, sia come ricerca attiva, sia come indirizzo del pensiero teso al superamento del concetto di morte totale.

Egli stesso, alla fine ammette di non dubitare che esista una vita dopo la morte, ma lo ammette come opinione soggettiva!



Si può allora dire che, malgrado il suo coraggio nell’affrontare un argomento cosi lontano ed estraneo alla vita comune della maggior parte delle persone di questo mondo, Raymond Moody è anche lui costretto a piegarsi alla legge della scienza imperante. D’altra parte, anche per ciò che riguarda, per limitarci ad esse, la sociologia e la politica, il valore preponderante è quello dell’individuo, e non quello del gruppo, della collettività. Il progresso collettivo, quando avviene, è sempre frutto della forza di un individuo, o di un ristretto gruppo di individui: ed è un progresso che non raggiunge mai la cosiddetta massa, i cui componenti devono seguire la Legge del faticoso avanzamento personale, prima di poter raggiungere la qualità di individuo, realmente pensante e soprattutto autonomo.



In tutto questo non c’è ombra di razzismo – sarebbe un assurdo ontologico! – ma c’è la razionale legge del progressivo dispiegarsi, individuo per individuo, delle potenzialità insite nell’essere, che è “provvidenzialmente” costretto a far partire dalla sua più profonda e primigenia interiorità l’evoluzione che poi, in definitiva, è la conquista di se stesso, o se vogliamo e meglio, la ri-conquista di se stesso!



L’intervista, dopo altri congrui passaggi, si conclude sulla seguente domanda: “Malraux ha detto: il XXI secolo sarà mistico o non sarà! Voi che ne pensate?”

“ Penso – ha risposto Moody – che egli avesse assolutamente ragione, ed è ciò che intendeva dire Havel nella citazione che ho ricordato.

Viviamo attualmente in un mondo in cui un piccolo gruppo di fanatici o di squilibrati è capace di costruire una bomba che può distruggerci tutti. Mi sembra quindi abbastanza evidente che se non si giunge ad una situazione in cui ogni individuo sviluppa la sua capacità d’amore, se non si arriva ad amarci gli uni gli altri, si va alla distruzione mondiale………..penso stranamente che ciò sarà possibile!


Note:

1.- Gli altri due libri famosi di R.Moody sono: “La Luce dell’Aldilà” e “Incontri” (Ed.Robert Laffont, Paris).

2.- Moody ha veduto in tutto il mondo circa 10.000.000 di copie del suo primo libro
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