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Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2014 12:26
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01/09/2014 15:51
 
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L-259: Pupille dilatate, la catena del freddo e prelievi di sangue
INVIATO IL 11 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 10 marzo 2014—Oggi ho molte cose in ballo al Johnson Space Center.

Per prima cosa al mattino un paio d’ore di visita agli occhi: in parte è un requisito annuale e in parte collegato al gruppo aggiuntivo di esami medici a cui dobbiamo sottoporci prima di un volo spaziale di lunga durata. Non è il mio esame preferito, perché richiede di indurre una dilatazione delle pupille con delle gocce speciali. Per alcune ore successive gli occhi sono piuttosto sensibili alla luce ed è difficile leggere.

Fortunatamente la mia vista era tornata quasi alla normalità al momento in cui avevo un corso pratico di flebotomia: grazie al mio connazionale Luca, che lavora qui al JSC e oggi si è offerto volontario per farmi prelevare il suo sangue due volte!

Ho dovuto usare gli occhi e muoverli molto rapidamente fra le viste dalle telecamere anche nel mio ultimo corso, un ripasso sul pilotaggio del braccio robotico in supporto a una passeggiata spaziale. Abbiamo eseguito parte della procedura che Koichi ha usato sulla ISS lo scorso dicembre in supporto alle EVA d’emergenza per la sostituzione del modulo della pompa. Se ve lo siete persi, qui potete leggere un po’ di più sul supporto robotico alle EVA, in particolare quello che chiamiamo GCA.

Nel mezzo ho avuto anche un corso sulle operazioni di immagazzinamento al freddo. Abbiamo molte necessità di stivaggio a bassa temperatura sulla ISS, sia per la scienza sia per gli esami medici, visto che preleviamo regolarmente campioni di sangue e orina che devono essere conservati e poi riportati a Terra per l’analisi. Nella foto potete vedermi mentre faccio pratica nel lavorare con il Melfi—in realtà solo un’unità rappresentativa. Il vero Melfi ha diverse di quelle unità freezer e abbiamo tre moduli Melfi a bordo. Li impieghiamo anche per riporre degli imballaggi freddi, che a loro volta usiamo per evitare di interrompere la catena del freddo quando i campioni devono essere riportati a Terra.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/11/l-259-pupille-dilatate-la-catena-del-freddo-e-prelievi-di...

L-258: Ancora in tuta EMU, ma una piuttosto diversa
INVIATO IL 11 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 11 marzo 2014—Oggi ho avuto l’opportunità di provare una tuta spaziale da volo!

Sono andata allo stabilimento che produce le tute EMU per le passeggiate spaziali per una prova di vestibilità con un’attrezzatura di Classe 1—componenti che non sono destinati all’addestramento in piscina, ma invece allo spazio. Lo scopo era ottenere la configurazione della tuta che userei in orbita, che può differire alquanto da quella nell’NBL, visto che in piscina non fluttuiamo realmente all’interno della tuta. Molta dell’imobttitura che, essendo una persona piccola, uso in acqua per evitare di spostarmi “in basso” all’interno della EMU ogniqualvolta cambio l’orientamento del corpo, non è necessaria in assenza di peso.

È stata anche un’occasione per lavorare con guanti di Classe 1 all’interno della tuta e valutarne l’adattamento. Come potreste ricordare, in passato ho avuto una verifica a parte di tenuta dei guanti nella scatola a guanti.

Una volta completato il controllo di adattamento, abbiamo verificato che potessi raggiungere tutti gli interruttori, le leve e i controlli sulla Display and Control Unit (DCM, unità di visualizzazione e controllo) sulla parte anteriore della tuta, che potessi allacciare i collegamenti ombelicali, sollevare e abbassare la visiera, accendere e spegnere le luci e le telecamere, e aprire la valvola di sfogo, che sostanzialmente crea un’apertura nel casco per scaricare l’ossigeno all’esterno—ma niente paura, il regolatore della tuta è in grado di compensare questa situazione, in modo che venga mantenuta la pressione interna. Potrebbe non essere così importante quando si tratta solo di sovrapressione rispetto alla pressione ambientale, ma è certamente importante nel vuoto!

Come potete vedere nella foto (da un evento passato), spesso manovriamo i controlli con una mano, mentre solleviamo l’altra per usare lo specchio che abbiamo al polso.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/11/l-258-ancora-in-tuta-emu-ma-una-piuttosto-...

L-257: Test di equilibrio, volo con il jetpack e controllo del battito cardiaco
INVIATO IL 13 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 12 marzo 2014—Oggi un’altra giornata molto varia, divisa fra l’addestramento e gli esami medici.

Per prima cosa al mattino una breve lezione introduttiva sull’esecuzione dell’esperimento Cardio Ox, uno studio degli effetti cardiovascolari del volo spaziale di lunga durata e della correlazione fra i cambiamenti nel cuore e nelle arterie e gli stress ossidativi e infiammatori. Mentre questi ultimi sono misurati attraverso dei biomarcatori nel sangue e nell’orina, il cuore e le arterie vengono osservati con l’ecografia. Naturalmente non ci sia aspetta che diventiamo esperti nell’eseguire ecografie: saremo guidati remotamente da terra mentre esaminiamo le nostre arterie brachiali e carotidee e il nostro cuore.

In un altro corso ho avuto modo di lavorare con delle attrezzature per EVA ad alta fedeltà e alcune delle unità che potrebbero essere potenzialmente sostituite durante una passeggiata spaziale, se si guastassero. Dalle grandi “scatole” delle batterie che immagazzinano l’energia elettrica dai pannelli solari durante l’insolazione, ai grandi serbatoi che contengono l’ammoniaca per i circuiti esterni di raffreddamento, ai serbatoi dell’azoto per pressurizzare quegli stessi circuiti di raffreddamento, alle unità che forniscono la capacità di liberare quell’ammoniaca nello spazio dalle tubazioni dei radiatori nel caso di un malfunzionamento… e questa è solo una minuscola selezione delle decine di unità là fuori che possono essere sostituite in una EVA.

Mi sono sottoposta anche a un test molto sofisticato del mio sistema vestibolare—sostanzialmente un test di equilibrio, ma uno in cui gli stimoli visivi e percettivi sono attentamente controllati per isolare il più possibile solo gli effetti del sistema vestibolare sull’equilibrio. Ripeterò il test un’altra volta prima del volo e ancora dopo essere ritornata sulla Terra: il sistema vestibolare di tutti è in una forma piuttosto cattiva dopo un volo spaziale di lunga durata.

Per finire, ho avuto un corso pratico sul SAFER, l’unità jetpack (unità di propulsione a razzo) attaccata al retro della tuta EMU che serve a fornire capacità di autosoccorso a un membro dell’equipaggio che dovesse rimanere separato dalla Stazione. Giusto per essere chiari—non è mai stato usato nella realtà (tranne che per scopi di test). A parte il jetpack di George Clooney in Gravity, il SAFER ha molto poco gas. Ecco perché ci addestriamo in un ambiente a realtà virtuale che replica la ISS a volare indietro verso la struttura nel modo più efficiente possibile dal punto di vista del propellente. Nella schermata potete vedere un’immagine di una sessione di realtà virtuale: la riga gialla è la traiettoria di allontanamento dalla Stazione e poi, con l’aiuto di SAFER, di ritorno.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/13/l-257-test-di-equilibrio-volo-con-il-jetpack-e-controllo-del-battito-c...

L-254: Sapevate che il 90% delle cellule del nostro corpo non sono umane?
INVIATO IL 15 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 15 marzo 2014—I requisiti medici e l’addestramento sul payload stanno saltando fuori sempre più frequentemente nella mia agenda. Addestramento al payload, fra l’altro, è come chiamiamo l’addestramento agli esperimenti. La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico sono le ragioni per cui esiste la ISS, quindi ecco il nostro payload!

Per esempio, giovedì ho avuto un briefing sull’esperimento “Microbioma”. Sapevate che 9 cellule su 10 nel corpo umano sono in realtà… non umane? Appartengono a microorganismi che vivono all’interno del nostro corpo e della pelle e costituiscono quello che chiamiamo microbioma. La maggior parte sono benefiche per noi: facilitano la digestione, forniscono la vitamina K, potenziano la funzione immunitaria e altro. Come i cambiamenti del microbioma influiscono sulla nostra salute è in realtà un tema piuttosto caldo proprio ora nella ricerca medica. Questo esperimento sulla ISS studierà come il microbioma è influenzato dal volo spaziale di lunga durata.

Il protocollo “microbioma” prevede la raccolta di campioni di orina, feci e saliva a certi intervalli prima, durante e dopo la missione. Vengono raccolti anche batuffoli passati sul corpo per indagare sulla popolazione dei microorganismi sulla superficie della pelle.

La raccolta di campioni è spesso condivisa fra gli esperimenti. Per esempio, questa settimana sto facendo la raccolta della saliva ogni mattina non solo per “Microbioma”, ma anche per “Marcatori Salivari”, che studia lo scompenso del sistema immunitario durante il volo spaziale

I cambiamenti nella forza dei muscoli sono invece l’oggetto di un requisito medico. Facciamo misure della forza massima attraverso diverse articolazioni alcune volte prima e dopo il volo spaziale, per avere dati quantitativi sulla perdita di forza e il tempo di recupero. Nella foto potete vedere la disposizione per misurare la forza attraverso il ginocchio.

Ora passiamo a un avviso di interruzione: guardando il mio programma di addestramento nel prossimo paio di settimane, sembra che sarò così impegnata che non avrò la possibilità di scrivere il Diario di Addestramento. Ma tornerò presto! Nel frattempo, cercherò di postare aggiornamenti più brevi su Twitter. Se siete su Twitter, mi troverete come @AstroSamantha. Scusate per la Loss Of Signal (perdita di segnale) non pianificata. Ci vediamo dall’altra parte!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/15/l-254-sapevate-che-il-90-delle-cellule-del-nostro-corpo-non-son...

L-242: Affrontare le emergenze della tuta in una passeggiata spaziale
INVIATO IL 28 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 27 marzo 2014—Sono tornata! Mi dispiace veramente per l’interruzione del diario, ma questo paio di ultime settimane sono state realmente molto fitte qui al Johnson Space Center—un programma intenso pieno di molti tipi di eventi: robotica, esperimenti, rassegne dei sistemi, servizi fotografici e riprese TV, simulazioni d’emergenza, scenari di perdite, esami medici, raccolta di dati di base per le ricerche di fisiologia umana a cui parteciperò.

Inoltre, molti corsi di EVA: familiarizzazione con attrezzature ad alta fedeltà, risposta alla malattia da decompressione, risposta alla contaminazione da ammoniaca e un po’ di tempo sott’acqua. Terry e io abbiamo avuto due sessioni in tuta al Neutral Buoyancy Laboratory (laboratorio di galleggiamento neutro). Nella prima abbiamo simulato la sostituzione dell’attuatore all’estremità del braccio robotico, nella seconda abbiamo lavorato al Flex Hose Rotary Coupler (FHRC, accoppiatore rotante del tubo flessibile), un’unità che permette il trasferimento dell’ammoniaca dal traliccio fisso ai radiatori rotanti. L’FHRC è una delle unità più impegnative da sostituire durante una passeggiata spaziale. In realtà, la sostituzione completa richiederebbe probabilmente quattro EVA. Nella piscina abbiamo fatto pratica solo con la EVA numero 3, la rimozione dell’unità di ricambio e la sua installazione, che comprende l’accoppiamento di numerosi impegnativi connettori per i fluidi e l’elettricità all’interno del traliccio. Questa è stata anche la nostra sessione ufficiale di valutazione e siamo passati entrambi!

Nella foto potete vedere un corso che ho avuto oggi. È parte di una serie di eventi in cui esaminiamo gli schemi elettrici della tuta EMU e poi seguiamo una serie di scenari di malfunzionamento. L’istruttore può inserire qualsiasi guasto nel simulatore e noi riceviamo i corrispondenti sintomi sul display della Display and Control Unit (DCM, unità di visualizzazione e controllo), che è collegata all’area del petto della tuta reale. Durante una EVA nominale avreste difficilmente necessità di manovrare la DCM una volta all’esterno dell’airlock, ma questo cambierebbe rapidamente se la tuta avesse qualsiasi tipo di avaria, da cui queste opportunità per acquisire realmente familiarità con le risposte ai malfunzionamenti e tutti i display e i controlli sulla DCM.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/28/l-242-affrontare-le-emergenze-della-tuta-in-una-passeggiata-s...

To be continued ! [SM=g8278]


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



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