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Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2014 12:26
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L-241: Attività per assicurarsi che la tuta spaziale rimanga in buono stato
INVIATO IL 28 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 28 marzo 2014—Ultimo giorno di addestramento qui al Johnson Space Center, prima del mio viaggio di ritorno a casa in Europa questo pomeriggio.

Nella mattinata ho avuto un corso approfondito in cui ho imparato a eseguire diverse attività di manutenzione e test sulla tuta da EVA.

Nella foto sto lavorando alla rimozione del Water Line Vent Tube Adapter (adattatore del tubo di sfogo della conduttura dell’acqua), che si interfaccia da un lato con le tubazioni nel PLSS (lo “zaino” di supporto vitale) e dall’altro con l’LCVG (Liquid Cooling and Ventilation Garment, indumento di raffreddamento a liquido e ventilazione). Ha tre tubi flessibili. Un tubo centrale è la linea di ritorno del circuito di ventilazione, che porta il gas indietro al PLSS per il raffreddamento e la rimozione della CO2 e del condensato. Gli altri due tubi sono le linee di ingresso e ritorno del raffreddamento: l’acqua dal PLSS viene fatta circolare nei piccoli tubi nel LCVG per raccogliere il calore dal corpo e viene poi rimandata indietro al PLSS per essere raffreddata di nuovo.

Il calore in eccesso viene respinto verso lo spazio attraverso un sublimatore, che è stato l’obiettivo del mio ultimo compito. Utilizzando dei video dimostrativi, ho imparato a inserire delle strisce di test in punti specifici per metterle in contatto con certe superfici del submilatore e verificare la presenza di acqua.

Altri test che ho imparato a eseguire sono il controllo di tenuta del circuito di ventilazione e la misurazione del tasso di flusso dell’acqua nelle linee di raffreddamento. Tutti questi test consentono agli specialisti a terra di assicurarsi che le tute si mantengano in buono stato, visto che svolgiamo sempre più attività di manutenzione in orbita.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/28/l-241-attivita-per-assicurarsi-che-la-tuta-spaziale-rimanga-in-buon...

L-239: L’equipaggiamento d’emergenza sulla Stazione Spaziale
INVIATO IL 30 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Colonia (Germania), 30 marzo 2014—Uno degli eventi più importanti nel nostro flusso di addestramento per la Stazione Spaziale sono le simulazioni di emergenze, perché riguardano situazioni che mettono potenzialmente l’equipaggio in pericolo immediato e richiedono quindi precise azioni di risposta. Anton, Terry e io abbiamo avuto una simulazione di emergenza un paio di settimane fa (durante la mia interruzione del diario). È stata la nostra ultima sessione in tre prima delle nostre due simulazioni con sei persone l’estate prossima: una con l’equipaggio della Soyuz 40S a cui ci uniremo sulla ISS al nostro arrivo e una con quello della Soyuz 42S, che ci raggiungerà a quattro mesi dall’inizio del nostro incremento.

Una simulazione d’emergenza dura tipicamente 5 ore e comprende un certo numero di scenari che riguardano i tre tipi di emergenze che ci preoccupano: un incendio, una depressurizzazione rapida (stiamo perdendo l’atmosfera nello spazio) e una perdita di ammoniaca dalle linee di raffreddamento esterne alla cabina (altamente tossica!).

Quindi, che equipaggiamento abbiamo a bordo per affrontare queste situazioni?

Abbiamo pannelli Caution and Warning (avvertimento e allarme) lungo tutta la Stazione: se scatta il segnale acustico dell’emergenza, una rapida occhiata alle spie del pannello ci dirà in che situazione ci troviamo. Su quei pannelli possiamo anche fare scattare manualmente un allarme, se notiamo una condizione d’emergenza prima che se ne occupino i computer della ISS o il controllo a terra.

In ogni modulo abbiamo anche maschere a ossigeno ed estintori, mentre in posizioni specifiche nel segmento russo ci sono maschere con respiratore e cartucce di filtraggio per consentirci di sopravvivere e operare in un’atmosfera tossica: cartucce rosa per l’ammoniaca, cartucce rosse per un incendio.

Abbiamo anche diversi CSA-CP, strumenti portatili che misurano la concentrazione dei prodotti di combustione. Ci aiutano a localizzare gli incendi nascosti dietro ai rack e ci dicono se dobbiamo indossare protezioni per la respirazione per evitare intossicazioni. Analogamente, abbiamo strumenti portatili per misurare la concentrazione dell’ammoniaca.

Il nostro migliore amico nel caso di una depressurizzazione rapida è il manovacuometro portatile russo, che misura la pressione atmosferica. Mentre chiudiamo i portelli in sequenza cercando di isolare una perdita, l’ago del manovacuometro smetterà auspicabilmente di muoversi prima di essere costretti a evacuare la stazione, indicando che abbiamo messo un portello chiuso tra noi e un buco verso lo spazio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/30/l-239-lequipaggiamento-demergenza-sulla-stazione-s...

L-238: Dopo “un’orbita lenta” di nuovo a Colonia per un po’ di scienza
INVIATO IL 31 MARZO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 31 marzo 2014—Dopo aver volato su “un’orbita lenta” intorno al mondo per l’ultimo paio di mesi, sono di nuovo all’European Astronaut Centre di Colonia per un po’ di addestramento sugli esperimenti e alcuni esami medici.

Oggi ho avuto un’introduzione al Pulmonary Function System (PFS, sistema per la funzione polmonare), un interessante componente di equipaggiamento che permette l’analisi del gas espirato da un soggetto. In alcune configurazioni il soggetto respira l’aria della cabina, in altre una miscela di gas nota che include un gas di tracciamento metabolicamente inerte. PFS serve per il nuovo esperimento ESA “Airway Monitoring” (monitoraggio delle vie aeree), che dovrebbe iniziare durante il mio incremento sulla ISS. Il protocollo utilizza il monossido di azoto (espirato o diffuso nel sangue) come biomarcatore dell’infiammazione delle vie aeree e mira a osservare l’effetto prodotto dalla microgravità e dalla pressione parziale: per quest’ultima, in particolare, due soggetti saranno isolati nell’airlock e la pressione verrà ridotta a circa 10 psi (0,68 atm). È un campo di studio nuovissimo che promette una buona comprensione dei processi di scambio gassoso nel polmone e degli effetti dell’ambiente spaziale sul sistema respiratorio.

Ho avuto anche una lezione sull’esperimento Skin-B, che si concentra invece sul processo di invecchiamento della pelle. Generalmente parlando la Stazione Spaziale è un buon luogo per imparare sull’invecchiamento, perché sfortunatamente molti sistemi del corpo, compresa la pelle, subiscono un invecchiamento accelerato nello spazio. Skin-B osserverà questo con un protocollo veloce che comprende foto e misure del livello di idratazione e della diffusione dell’acqua dall’interno della pelle (che indica un deterioramento della funzione di barriera della pelle). Domani i principal investigator (responsabili scientifici) saranno qui per una sessione di raccolta di dati di riferimento: immagino che conoscerò la vera “età” della mia pelle—almeno la porzione del mio avambraccio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/03/31/l-238-dopo-unorbita-lenta-di-nuovo-a-colonia-per-un-po-di-...

L-237: I ritmi circadiani, il sonno, e il monitoraggio del traffico marittimo
INVIATO IL 1 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 1 aprile 2014—Un’altra giornata ricca di scienza qui all’European Astronaut Centre!

Prima un raccolta di dati di riferimento per gli esperimenti Skin-B, su cui ho scritto ieri: non solo le misure relativamente veloci che farò in orbita, ma anche alcune aggiuntive solo a terra, fra cui la ripresa di immagini della pelle strato per strato a intervalli di 5 micron.

Dopo ho avuto una lezione sull’esperimento ESA Circadian Rythms (ritmi circadiani)—in realtà qualcosa con cui avevo già familiarità da una precedente raccolta di dati di riferimento. Se state seguendo questo diario da un po’, potreste anche ricordarla.

Poi una prova di vestibilità di una maglietta molto speciale che indosserò sulla ISS nel corso di diverse notti per l’esperimento ASI Wearable Monitoring (monitoraggio con sensori indossabili). Attraverso dei sensori integrati nella maglietta, una scatola elettronica registrerà l’elettrocardiogramma e la meccanica cardiaca del cuore, come l’apertura e la chiusura delle diverse valvole cardiache. L’obiettivo è ottenere informazioni sulla qualità del sonno in microgravità, che per molti astronauti non è così buona come a terra. E, come potete immaginare, acquisire conoscenza che aiuterà la gente con disturbi del sonno sulla Terra.

Infine, un briefing di familiarizzazione con il Vessel ID System (sistema di identificazione delle navi), che tiene traccia dalla ISS delle navi equipaggiate con l’AIS (Automated Identification System, sistema di identificazione automatica). Vessel US è un dimostratore tecnologico per valutare la fattibilità di un sistema di tracciamento dallo spazio del traffico marittimo globale.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/01/l-237-i-ritmi-circadiani-il-sonno-e-il-monitoraggio-del-traffico-ma...

L-235: I test sotto sforzo e le valutazioni periodiche della forma fisica
INVIATO IL 3 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 3 aprile 2014—Ieri ho avuto una giornata di attività di divulgazione, dedicate in particolare alle interviste con i media. La parte migliore è stata parlare a distanza con alcune centinaia di bambini all’evento conclusivo di Mission X a Roma. Nelle scorse settimane hanno imparato a mangiare in modo sano e allenarsi come un astronauta. Mi auguro che mantengano quelle buone abitudini!

Oggi è stata una giornata di attività mediche, fra cui diversi esami richiesti per la mia certificazione medica.

Questa ha compreso un test sotto sforzo sul tapis roulant in cui la velocità è aumentata progressivamente fino allo sforzo massimo, mentre viene monitorata la funzione cardiovascolare. Durante il test abbiamo anche misurato VO2max, o l’assorbimento massimo di ossigeno, un indicatore della forma fisica aerobica. Qui a Colonia misuriamo VO2max sul tapis roulant. A Houston ho delle sessioni aggiuntive per misurarlo sulla cyclette, in modo che sia correlato direttamente a quello che misuriamo in orbita durante le sessioni mensili di PFE (Periodic Fitness Assessment, valutazione periodica della forma fisica).

Nella foto potete vedere l’ex membro dell’equipaggio della ISS Thomas Reiter mentre esegue una PFE sul cicloergometro CEVIS—alcuni giorni fa ho imparato a predisporre tutte le connessioni e i tubi.

Infine, oggi ho avuto anche un briefing con il mio medico spaziale, Brigitte. Abbiamo esaminato un certo numero di argomenti, fra cui per esempio le Private Medical Conferences (PMC, consulti medici privati) fra medico e membro dell’equipaggio. Le PMC sono programmate per 15 minuti ogni fine settimana e sono un’opportunità per discutere qualsiasi questione medica su un canale privato. O, se va tutto bene, sono anche una buona occasione per una chiacchierata con un amico!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/03/l-235-i-test-sotto-stress-e-le-valutazioni-periodiche-della-forma...

L-233: Una giornata con il team del Columbus Control Centre!

INVIATO IL 5 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Colonia (Germania), 5 aprile 2014—Ieri ho preso un volo molto presto da Colonia a Monaco per una visita di un giorno al Columbus Control Centre, in breve: COL-CC (Centro di Controllo di Columbus).

COL-CC è responsabile della pianificazione e controllo a terra in tempo reale di tutte le operazioni nel laboratorio europeo Columbus della Stazione Spaziale Internazionale, sia per quanto riguarda i sistemi che per la scienza (payloads, carichi utili).

Ho avuto una breve introduzione dagli increment leads (responsabili dell’incremento) di tutti i team, che hanno presentato i loro team e fatto una rassegna delle principali attività previste durante la mia permanenza a bordo, così come tutte le altre questioni di cui si stanno attualmente occupando. Naturalmente, l’immagine è ancora un po’ sfocata e soggetta a cambiamenti: mancano ancora 7 mesi all’Incremento 42 e alcune attività dipendono dal calendario non ancora definitivo dei lanci dei veicoli cargo, che portano per esempio l’equipaggiamento per nuovi esperimenti scientifici.

Qualunque risultino essere i dettagli, è chiaro che si prospetta un anno di sfide per Columbus, con nuovi e complessi apparati sperimentali da lanciare, assemblare e mettere in servizio prima per il mio collega Shenanigan Alex, e poi per me. Ma il team di COL-CC è impegnato nel realizzare tutto questo e io farò certamente del mio meglio per fare bene la mia parte!

Una delle figure principali dietro una missione verso al ISS è il Direttore di Missione, la persona che sa tutto e coordina gli sforzi di tutti i team per assicurarsi che le cose accadano senza intoppi e con puntualità. È veramente un piccolo mondo: il mio Direttore di Missione Alex è un laureato in ingegneria aerospaziale del Politecnico di Monaco. Proprio come me, a un anno di distanza!

Un’altra figura chiave è l’Increment Operations Lead (responsabile delle operazioni di incremento), che è il direttore di volo capo (COL-Flight) per l’incremento. Nella foto potete vedere me con Simon (a destra) e Cesare nella Control Room (sala di controllo). Simon sarà responsabile della prima parte della mia missione, Inc. 42, e Cesare subentrerà per l’Inc. 43.

C’è stato anche un po’ di tempo per alcune piccole tradizioni, come applicare un adesivo della missione all’ingresso della sala di controllo e autografarlo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/05/l-233-una-giornata-con-il-team-del-columbus-control...

L-228: Oggi un caso di bassa pressione!
INVIATO IL 10 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 10 aprile 2014—Oggi un caso di bassa pressione!

Sono andata agli stabilimenti dell’azienda Svesda (Звезда), che fabbrica le nostre tute pressurizzate Sokol e i rivestimenti dei nostri sedili. Come potreste ricordare, la mia Sokol personale fatta su misura, con numero di serie 422, è pronta da un po’. Lo scorso febbraio l’ho indossata per due ore con 0,4 atm di sopvrapressione per assicurarsi che si adattasse correttamente in uno stato gonfiato. Se ve la siete persa, quella storia è nella nota del diario L-282.

Oggi ho testato le funzioni nominali della mia Sokol nella camera a vuoto, dove ho passato un paio d’ore sdraiata in un seggiolino di tipo Soyuz e nel mio rivestimento adattato su misura. Prima abbiamo verificato la tenuta della tuta, proprio come faremo sulla rampa di lancio prima dell’inizio: ho chiuso manualmente la valvola regolatore e verificato che la sovrapressione nominale venisse raggiunta entro un tempo limite specifico. Dopo ho riaperto il regolatore e commutato di nuovo all’impostazione nominale di 0,4: se le pressione intorno a me dovesse scendere al di sotto di 0,4 atm (e questo è ovviamente il piano del giorno), il regolatore manterrebbe la pressione interna costante a quel valore.

Dopo il controllo di tenuta riuscito, la porta della camera è stata chiusa e abbiamo iniziato l’esercitazione. Prima la pressione è stata abbassata a 5 km. Potrebbe creare confusione usare km come unità quando stiamo in realtà parlando di pressione, ma è piuttosto tipico in una camera ipobarica. La pressione è riferita all’atmosfera standard della Terra: quando diciamo che siamo a 5 km, intendiamo che la pressione nella camera è equivalente a quanto avreste sulla Terra a un’altitudine di 5 km (che è circa metà della pressione al livello del mare).

A 5 km ci siamo fermati momentaneamente, la ventilazione è stata interrotta e la fornitura di ossigeno puro è stata invece attivata. Questo è un flusso molto più basso—proprio come sarebbe nella Soyuz—e da quel punto in poi ha iniziato a fare un po’ più caldo all’interno della tuta, mentre abbiamo ripreso a “salire” ad altitudini maggiori e pressioni più basse. A 7 km ho sentito la tuta iniziare a gonfiarsi e visto l’ago del manometro che indica la sovrapressione della tuta cominciare a muoversi dalla posizione zero: il regolatore era entrato in funzione, impedendo alla pressione interna di scendere al di sotto di 0,4 atm.

Alla fine siamo arrivati a 30 km, dove la pressione è circa 1/100 del valore al livello del mare—a tutti gli effetti oggi: vuoto. A quel punto la tuta, ancora a pressione interna costante, era piuttosto gonfia e molto rigida. Sarebbe una vera sfida operare in questo stato, ma hey… non mi sto mica lamentando. In una giornata veramente brutta, potrebbe salvarmi la vita—proprio come mi ha protetta dal vuoto oggi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/10/l-228-oggi-un-caso-di-bassa-pr...

L-226: Di nuovo nel simulatore Soyuz! In vista di un periodo emozionante
INVIATO IL 12 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 12 aprile 2014—Prima di tutto, felice Giorno della Cosmonautica! Non posso immaginare un posto più adatto in cui trovarsi oggi di qui a Star City, dove tutto è iniziato. Beh, immagino che l’anno prossimo sarà ancora meglio, visto che sarò sulla ISS!

Ma c’è ancora molto addestramento da completare prima di quello e le prossime settimane promettono di essere un periodo emozionante. Questo è per me il “viaggio del backup” in Russia. Reid, Alex, e Maksim saranno lanciati il 28 maggio e Terry, Anton e io saremo le loro ombre fino ad allora. Proprio come loro sosterremo gli esami di qualificazione, parteciperemo a tutte le cerimonie e tradizioni prelancio e voleremo a Baikonur per un periodo di quarantena di due settimane. E dopo li vedremo decollare verso lo spazio!

Così questa scorsa settimana ho ripreso la mia “routine” Soyuz. Ho avuto diverse simulazioni di volo manuale (rendezvous e attracco così come discesa), mentre ieri Anton e io siamo stati di nuovo insieme nel simulatore Soyuz.

All’inizio abbiamo fatto pratica con la transizione dal profilo veloce nominale (dal lancio all’attracco in sei ore) al profilo in due giorni. Se avete seguito l’ultimo lancio Soyuz, sapete che questa è una possibilità molto concreta: La Soyuz 38S ha avuto un problema minore con una delle accensioni del motore e hanno dovuto interrompere il profilo nominale per attraccare infine due giorni dopo.

Nella nostra simulazione, comunque, dopo la transizione abbiamo avuto anche una perdita nelle tubazioni per la pressurizzazione dei serbatoi del propellente: sostanzialmente stavamo perdendo pressione nei serbatoi di elio che pressurizzano il nostro propellente e ossidante, in modo che possano fluire verso la camera di combustione quando vengono aperte le apposite valvole. Niente pressione, niente accensione del motore! Così abbiamo dovuto iniziare immediatamente una discesa d’emergenza, prima che la pressione diventasse troppo bassa.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/12/l-226-di-nuovo-nel-simulatore-soyuz-in-vista-di-un-periodo-emoz...

L-224: Per risparmiare propellente e allungare la vita della Stazione…
INVIATO IL 14 APRILE 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 14 aprile 2014—Quando vi preparate per un volo sulla Soyuz, prima vi istruite su tutti i sistemi di bordo uno a uno: passate molto tempo in classe a imparare la teoria e occasionalmente spendete un po’ di tempo nel simulatore, dedicato specialmente al sistema che state studiando. Una volta che avete passato gli esami su tutti i sistemi, vi abilitate alle complesse sessioni di simulazione di cui ho scritto diverse volte e in cui integrate tutta la vostra conoscenza dei sistemi separati nelle reali operazioni di volo.

Oggi Anton e io siamo eccezionalmente tornati a una sessione pratica di addestramento su un solo argomento, imparando nuove procedure da applicare nel caso di un guasto al computer subito dopo l’undocking.

Vedete, la nostra Soyuz sarà attraccata al modulo MRM-1, proprio come quella che vedete in questa bellissima immagine dell’equipaggio della Expedition 38. Come mostra la foto, nell’orientamento standard della ISS l’MRM-1 punta verso il nadir, verso la Terra. Generalmente, quando un veicolo si sgancia la Stazione viene ruotata di 90° in modo che il portello di attracco sia rivolto verso poppa—questo rende le cose più facili dal punto di vista della meccanica orbitale, perché il semplice impulso dato dai respingitori a molla nella direzione della poppa è abbastanza per garantire che non ci sarà una collisione, anche se la Soyuz non potesse eseguire le accensioni di separazione.

Tuttavia, sarebbe davvero bello essere in grado di lasciare la Stazione nel suo orientamento nominale: è necessario del propellente per ruotarla e i carichi meccanici possono causare usura alla struttura, che influenza la durata della vita della Stazione.

Se il portello di attracco è al nadir, comunque, devono essere effettuate delle opportune accensioni di separazione per mantenere la sicurezza. Ecco perché ora abbiamo in sviluppo nuove procedure che consentono all’equipaggio di eseguire le accensioni manualmente, se il computer dovesse guastarsi prima di completarle.

È stato divertente provare qualcosa di nuovo!

Foto: la Expedition 38 della ISS.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/04/14/l-224-per-risparmiare-propellente-e-allungare-la-vita-della-s...

To be continued ! [SM=g8278]


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