RICHIEDI L'ISCRIZIONE AL FORUM PER POTER PARTECIPARE ED ACCEDERE A TUTTE LE DISCUSSIONI
CLICCA QUI PER LA RICHIESTA DI ISCRIZIONE !!
 
Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva

Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2014 12:26
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 3.538
Registrato il: 02/10/2011
Sesso: Maschile
Elite
Utente Master
05/10/2014 11:20
 
Quota

L-130: Un giorno di saluti dolci-amari e… cuscinetti assorbenti
INVIATO IL 17 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 17 luglio 2014—Ieri è stato il giorno dei saluti… saluti molto speciali. Quanto spesso accade che possiate dire “ci vediamo nello spazio fra qualche mese?”…

Prima Terry e io abbiamo detto arrivederci a Butch dopo un’ultima lezione di robotica insieme… la prossima volta che lo vedremo sarà a novembre in MRM 1, il modulo della Stazione Spaziale a cui attraccheremo con la nostra Soyuz. Più tardi nel pomeriggio Sasha ed Elena sono venuti a salutarci, scherzando che li vedremo al “controllo doganale” prima che ci sia permesso di entrare nella Stazione.

Queste persone sono state parte del mio mondo per anni—ogni volta che mi trovavo a Houston o in Russia o in Europa o in Giappone, a seconda di cosa prevedevano i nostri rispettivi impegni, uno o più di loro poteva essere “in città” nello stesso momento. Beh, non saremo più insieme in città prima di ricongiurgerci nello spazio.

Butch, Elena e Sasha partiranno a settembre, quindi mi aspettavo che questo momento arrivasse presto. Ma abbastanza sorprendentemente, sembra che io abbia detto il mio arrivederci anche a Scott, che vedrò ancora sulla Stazione quando si unirà a noi il prossimo marzo. Se abbiamo ricordato le nostre agende correttamente, per i prossimi quattro mesi ci mancheremo l’un l’altra intorno al pianeta, arrivando “in città” quando l’altro è appena partito.

Oltre a dare abbracci dolci-amari, ieri ho avuto una giornata di addestramento piena con molte attività brevi che sono andate dalle apparecchiature radioamatoriali alla robotica, dall’acquisizione di immagini della retina alla diagnostica dei problemi di rete LAN. Un’attività molto “diversa” che ho avuto è stata l’addestramento alla sensibilità dell’HAP. L’HAP è il cuscinetto assorbente che ora inseriamo nel casco di una tuta da passeggiata spaziale per aiutare a ridurre il rischio di una situazione di perdita d’acqua, come quella che è capitata a Luca l’anno scorso.

Proprio come abbiamo controlli dei guanti previsti nelle timeline delle nostre EVA per verificare periodicamente che non ci siano danni, ora abbiamo controlli periodici dell’HAP, quando ai membri dell’equipaggio viene chiesto di “sentire” l’HAP dietro la loro testa e riferire eventuali variazioni. Per farsi un’idea di quale sensazione darebbe l’HAP intriso di diverse quantità d’acqua, ora abbiamo questo addestramento alla sensibilità dell’HAP. Abbiamo aggiunto progressivamente più acqua fino a quando, intorno a circa 150-200ml, mi sono sentita fiduciosa che sarei stata in grado di sentire la presenza di fluido nell’HAP. Poi siamo passati alla massima quantità—circa 600ml, ed è quello che vedete nella foto. L’HAP si ispessisce significativamente a quel punto e spinge realmente la vostra testa in avanti verso la parte anteriore del casco.

Naturalmente, non lo lasceremmo arrivare così avanti. Ora abbiamo procedure previste per fermare l’accumulazione di acqua nel casco!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/17/l-130-un-giorno-di-saluti-dolci-amari-e-cuscinetti-ass...

L-129: Nella camera ipobarica: l’esperimento Airway Monitoring
INVIATO IL 18 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 18 luglio 2014—Ieri ho avuto la mia seconda sessione di BDC (raccolta di dati di riferimento) per l’esperimento ESA Airway Monitoring [monitoraggio delle vie aeree---N.d.T.]. Potete trovare qualche informazione sulle basi scientifiche in questa vecchia nota del diario dall’EAC, dove ho seguito il mio corso introduttivo.

Perché abbiamo bisogno di raccogliere dati pre-volo a terra? Beh, se volete capire gli effetti dell’assenza di peso su un fenomeno, dovete prima osservarlo in condizioni normali a 1G. Poi sarete in grado di confrontare quei dati con i dati che raccogliete nello spazio, e stabilire quali cambiamenti vengano indotti dalla microgravità.

Nel caso di Airway Monitoring, come potreste ricordare, siamo interessati a studiare lo scambio gassoso nei polmoni in due condizioni: pressione normale e pressione ridotta (10 psi, che è circa 2/3 della pressione atmosferica normale). Nello spazio faremo la misura a pressione ridotta nell’airlock, che depressurizzeremo di conseguenza… ma come facciamo a terra?

Questo è cio che rende la BDC di Airway Monitoring interessante: facciamo la BDC in una camera ipobarica, una struttura che viene usata tipicamente per l’addestramento all’ipossia che i piloti, i paracadutisti… gli astronauti seguono periodicamente. Nella camera potete ridurre progressivamente la pressione simulando il volo ad altitudini maggiori. I 10 psi a cui si punta sono grossomodo equivalenti a un’altitudine di 10.000 piedi [circa 3.000 m---N.d.T.].

Il primo tipo di misura è piuttosto semplice: devo espirare in un analizzatore che misurerà il contenuto di ossido di azoto (NO) della mia espirazione. NO è un marcatore dell’infiammazione aerea, ma visto che potrebbe esserci un po’ di NO nell’aria che respiro, devo anche inspirare attraverso un purificatore che lo rimuove. Ora siamo sicuri che qualsiasi NO misurato nella mia espirazione venga realmente dai mei polmoni!

Il secondo tipo di misura è un po’ più complicato ed è necessario per capire il ricambio dell’NO nel polmone: quanto NO viene realmente diffuso nel mio sangue, invece che espirato? Quì è dove abbiamo bisogno dell’attrezzatura Portable PFS [attrezzatura portatile PFS---N.d.T.]: inspiro da una sacca contenente una miscela di gas nota (comprendente NO e un gas inerte di tracciamento) e, quando espiro, la porzione centrale del mio respiro espirato viene raccolta in un’altra sacca e analizzata.

Questo esperimento è interessante sia dal punto di vista della scienza fondamentale, sia per le applicazioni nello spazio e a terra. In termini di conoscenza, migliorerà la nostra comprensione di come operino i polmoni e la funzione respiratoria. Questo ci aiuterà a diagnosticare e curare le malattie del polmone: pensate per esempio che oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di asma, e in alcune regioni del mondo la patologia non viene spesso diagnosticata.

Per l’esplorazione dello spazio, è veramente importante capire cosa accade ai polmoni degli astronauti durante il volo spaziale di lunga durata. Siamo portati a inalare molte piccole particelle che fluttuano nell’aria in microgravità, mentre sulla Terra cadono al suolo—pensate solo a quanto rapidamente la polvere può accumularsi nella vostra casa (o almeno lo fa nella mia!)

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/18/l-129-nella-camera-ipobarica-lesperimento-airway-mon...

L-128: Piante, geni e spazio… scienza interessante!
INVIATO IL 20 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Houston (USA), 19 luglio 2014—Riguardando le foto della settimana scorsa, ne ho trovate un paio di una breve attività di addestramento all’esperimento APEX-03, e ho pensato di condividere qualche parola nella nota del diario di oggi.

Questo esperimento sulle piante utilizza, come soggetto, l’Arabidopsis Thaliana [nota anche come arabetta comune---N.d.T.], una classica pianta modello per la ricerca. Visto che sappiamo molto sulla biologia molecolare dell’Arabidopsis, è il candidato perfetto per osservare quali cambiamenti vengono indotti dall’ambiente del volo spaziale. Infatti, è stato evidenziato che l’espressione dei geni cambia in risposta all’assenza di peso, portando a modifiche alla struttura delle radici, alla crescita e al rimodellamento della parete cellulare nello spazio.

Per APEX-03, delle piantine di Arabidopsis verranno fatte volare nello spazio in delle capsule di Petri, avvolte in un panno scuro per evitare l’esposizione alla luce prima che inizi l’esperimento. Le capsule saranno quindi inserite nell’apparecchiatura Veggie per la crescita—e qui c’è qualche informazioni sulla Veggie.

Campioni diversi verranno fatti crescere per differenti numeri di giorni, prima che i membri dell’equipaggio documentino fotograficamente lo stato finale ed eseguano le operazioni di raccolta e fissaggio. Non è un compito difficile, ma richiede una certa attenzione: le radici sono molto delicate e non volete davvero danneggiarle quando le prendete con il forcipe dal loro substrato nutritivo gelatinoso per inserirle nella provetta di fissaggio (che potete vedere nella foto). Una volta al sicuro all’interno, montate un attuatore e iniziate a ruotare una maniglia per muovere un pistone all’interno della provetta. Questo riempie la camera contenente i campioni di pianta con un conservante chimico che congela lo stato molecolare della pianta.

Le provette vengono poi conservate nel freezer MELFI fino a quando possono essere riportate sulla Terra per l’analisi post-volo.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/20/l-128-piante-geni-e-spazio-scienza-inter...

L-122: Usare il trapano, saldare e riparare i connettori elettrici…
INVIATO IL 25 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Johnson Space Center (Houston, USA), 25 luglio 2014—Questa è stata una di quelle settimane nell’addestramento degli astronauti in cui mi sono sentita come una bambina in un campeggio estivo. Ho avuto l’opportunità di passare tre giorni interi all’aeroporto Ellington Air Field, dove è dislocata la flotta di T-38 della NASA, addestrandomi ai compiti di manutenzione di base con gli incredibili meccanici che riparano quei jet e si accertano che sia sicuro volarci. Una grande opportunità di ripassare alcune abilità e imparare molti nuovi trucchi. Incidentalmente, mi sono divertita un sacco!

C’è qualcosa di divertente e gratificante nel lavoro meccanico: immagino che sia una combinazione di abilità manuale, conoscenza degli attrezzi e dei materiali e il piacere umano di base che deriva dal costruire qualcosa o ripararlo.

A ogni modo, naturalmente non ero lì per il mio divertimento. Facciamo molto lavoro di manutenzione sulla Stazione Spaziale. È un veicolo estremamente complesso e l’equipaggiamento richiede una manutenzione preventiva periodica e, occasionalmente, una manutenzione correttiva per riparare un guasto. Il flusso di addestramento sulla ISS comprende un certo numero di corsi di manutenzione, in cui acquisiamo familiarità con gli attrezzi che abbiamo a bordo, il modo in cui sono scritte le procedure di manutenzione, cosa i controllori a terra si aspettano in termini di comunicazione e interazioni, e alcune attività di manutenzione tipiche.

Questo Field Maintenance Training [addestramento alla manutenzione sul campo---N.d.T.] è un’aggiunta piuttosto recente ed è intesa come un’esperienza immersiva, in cui fate molta pratica manuale e… beh, imparate dai migliori. È in realtà un corso di due settimane, ma sfortunatamente non ci sarebbe alcun modo di trovare due settimane nella mia agenda in questo periodo, a quattro mesi dal lancio. Ma visto che ero desiderosa di farlo, che il corso è molto flessibile, e che ho dei pianificatori stellari, ho potuto partecipare per tre giorni interi.

Il primo giorno sono stata nelle officine di avionica facendo pratica con le abilità di saldatura, utilizzo del tester e lavoro sui connettori elettrici, per esempio la rimozione e l’installazione dei piedini. Ho diviso il resto del tempo fra le officine delle batterie e delle lamiere, facendo pratica con cose come usare il trapano, martellare, rivettare, piegare il metallo, rimuovere bulloni con la testa spezzata. Quest’ultima cosa, mi auguro veramente che non accada sulla ISS: cercare di trapanare attraverso un bullone d’acciaio non è divertente nemmeno a terra, e deve essere molto impegnativo in assenza di peso!

L’ultima volta che ho fatto qualcosa di simile, avevo 19 anni e stavo seguendo uno stage di 6 settimane sulla lavorazione dei metalli in un’officina per l’apprendistato meccanico a Monaco, un requisito per iniziare i miei studi di ingegneria… non avrei mai pensato che, 18 anni dopo, avrei fatto pratica da astronauta nel filettare con gli appositi attrezzi, e forse farlo sulla Stazione Spaziale. Non è straordinario?

Foto: sto cercando di fare una foto di un dettaglio difficilmente accessibile e male illuminato. I controllori a terra sono il secondo paio di occhi per i nostri compiti di manutenzione della ISS… ma visto che non possiamo portarli lassù, è veramente importante essere in grado di documentare fotograficamente il nostro lavoro.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/25/l-122-usare-il-trapano-saldare-e-riparare-i-connettori-el...

L-118: La prima cosa che cercherò arrivando sulla ISS
INVIATO IL 29 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 29 luglio 2014—Di nuovo a Star City, dopo essere tornata in Europa da Houston a aver fatto una breve tappa a casa nel weekend.

È ora di immergersi di nuovo nel mondo Soyuz, almeno per le prossime tre settimane! Ma prima, vorrei parlarvi di un ultimo corso che ho avuto la settimana scorsa al Johnson Space Center, prima di lasciare Houston.

È un corso non obbligatorio che i membri dell’equipaggio possono richiedere se sentono la necessità di ripassare uno degli equipaggiamenti più importanti a bordo, e probabilmente il primo che vorrò usare dopo il mio arrivo. È il Waste and Hygiene Compartment (WHC) [compartimento dei rifiuti e dell’igiene---N.d.T.]: per gli amici, la toilette spaziale.

Il WHC è contenuto in un rack standard, uno degli elementi inclinabili installati uno accanto all’altro lungo le quattro pareti di ogni modulo USOS. Tutti i componenti—la pompa, la ventola, le tubazioni, i serbatoi, i filtri, ecc.— sono nascosti dietro i pannelli. Davanti ai pannelli, ma ancora contenute nel volume del rack standard, ci sono le interfacce utente: un imbuto giallo con un tubo flessibile per l’urina e un serbatoio per i rifiuti solidi con un foro nella parte superiore, su cui è montato un “sedile”

Davanti al rack, spuntando fuori nel volume libero del Nodo 3, c’è la cabina del WHC, che offre un po’ di privacy.

[IMG]http://i60.tinypic.com/m7s3lu.jpg[/IMG]

Il WHC ha un pannello di controllo con abbastanza interruttori, bottoni e LED da farvi pensare che le toilette giapponesi siano noiose (non lo sono). In effetti come utente, quando entrate, volete dare un’occhiata al pannello principale per assicurarvi che le spie rispecchino una delle configurazioni attese. Sono tre o quattro LED verdi, a seconda di dove va l’urina. Per la maggior parte del tempo l’urina fluisce direttamente verso l’Urine Processing Assembly [impianto per il trattamento dell’urina---N.d.T.] per essere trattata, e quindi viene mandata al Water Processing Assembly [impianto per il trattamento dell’acqua---N.d.T.] per essere trasformata in acqua potabile. Tuttavia a volte, per esempio se l’UPA è in corso di manutenzione, l’urina può invece essere inviata verso un serbatoio rimuovibile.

Come potete immaginare, il pannello ha anche un certo numero di spie rosse che possono accendersi per indicare un malfunzionamento o semplicemente la necessità di qualche azione: sostituire un serbatoio di urina pieno, per esempio; o rabboccare il serbatoio dell’acqua di scarico.

L’intero sistema è basato sul flusso d’aria che porta i rifiuti liquidi e solidi lontano dal corpo e nei rispettivi serbatoi di raccolta. Quindi, la prima cosa che facciamo per usare la toilette è accendere la ventola che crea il flusso d’aria direzionale. L’urina viene raccolta attraverso un imbuto ed è miscelata con l’acqua di scarico e un agente chimico prima di essere inviata all’UPA o al serbatoio. I rifiuti solidi sono raccolti in sacchetti monouso installati nel ricettacolo per i rifiuti solidi—dopo ogni utilizzo, viene preparato un nuovo sacchetto pulito per il prossimo utente, mentre quello consumato deve essere messo nel serbatoio proprio sotto il “sedile”. Sulla Terra, cadrebbe semplicemente giù. Nello spazio, richiede un po’ di instradamento: certo, come sento dire, non è la parte più glamour del vivere nello spazio.

Avete probabilmente intuito che il malfunzionamento che potenzialmente creerebbe un vero pasticcio è una perdita di alimentazione elettrica durante l’uso, visto che il flusso d’aria si interromperebbe e non ci sarebbe nulla per portare i rifiuti nella giusta direzione. L’azione immediata: chiudere il coperchio del “sedile” e mettere il tappo al ricettacolo dei rifiuti liquidi! Poi potete preoccuparvi del resto della soluzione del problema.

Foto: NASA/Expedition 31

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/29/l-118-la-prima-cosa-che-cerchero-arrivando-su...

L-116: Conoscete i colloidi?
INVIATO IL 31 LUGLIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI



Star City (Mosca, Russia), 31 luglio 2014—Sono appena tornata da un briefing sulla simulazione di incendio che avrò nel pomeriggio con Anton e Terry. Abbiamo già avuto una volta questo tipo di addestramento l’anno scorso, durante il nostro flusso di attività come equipaggio di backup, come ho riferito in queste note del diario del dicembre scorso, L-348 e L-345.

Visto che ho già raccontato questa storia, lasciatemi dedicare qualche parola a un esperimento su cui mi sono addestrata a Houston un paio di settimane fa e di cui non vi ho ancora parlato. È chiamato BCAT, che sta per Binary Colloidal Alloy Test [test delle miscele colloidali binarie---N.d.T.].

Un colloide è uno speciale tipo di soluzione, in cui minuscole particelle, così piccole che non potete vederle a occhio nudo, sono disperse uniformemente in un’altra sostanza. La schiuma, per esempio, è un tipo di colloide: delle piccole particelle di gas sono intrappolate in un liquido o in un solido. Se sono particelle liquide disperse in un liquido, parliamo di emulsioni: il latte è un esempio comune.

Sono già stati eseguiti diversi cicli di BCAT sulla ISS. Questo tipo particolare, BCAT-KP (Kinetic Platform) [piattaforma cinetica---N.d.T.], riguarda la cinetica della separazione di fase. Avrete sentito parlare dei cambiamenti di fase a scuola, ne sono sicura: abbiamo tutti imparato le trasformazioni delle sostanze fra la loro fase solida, liquida o gassosa (ghiaccio, acqua, e vapore acqueo, per esempio). Ora, i cambiamenti di fase nei colloidi sono molto più complicati. Sono anche molto interessanti sia dal punto di vista della scienza fondamentale, sia per le applicazioni commerciali immediate (detergenti, vernici, inchiostri, medicine,…). Infatti, un’importante azienda privata è proprietaria di alcuni dei campioni del BCAT-KP! Migliori conoscenze sui colloidi potrebbero condurci a nuovi modi di produrre la plastica o aiutare ad allungare la durata di alcuni prodotti di consumo.

Diciamo che siamo interessati alla stabilità di un colloide: quanto tempo ci vorrà alle particelle disperse, interagendo l’una con l’altra, per raccogliersi insieme, separando le due fasi? Che tipo di strutture formeranno quelle particelle? Queste sono solo alcune delle domande a cui sono interessati gli scienziati. E sebbene stiamo studiando i colloidi sulla Terra da lungo tempo, c’è ancora molto che non conosciamo perché, indovinate un po’, gli effetti indotti dalla gravità sono più forti delle interazioni fra le particelle, per esempio le interazioni elettrostatiche. Sostanzialmente, se le particelle sono più dense della sostanza in cui sono disperse, migreranno verso il fondo—questa è chiamata sedimentazione. Se è vero il contrario, migrerano verso la superficie—e questa è chiamata scrematura.

Niente di tutto questo accade nello spazio!

L’esperimento BCAT consiste di un’unità che può contenere 10 campioni, testati uno a uno. Quando è il momento di esaminarne uno, i membri dell’equipaggio useranno una calamita per omogeneizzare il campione, vale a dire miscelarlo in modo che le particelle disperse siano uniformemente distribuite. Quindi prepareranno una macchina fotografica, in modo che scatti automaticamente una foto a intervalli preimpostati e la scarichi a terra per l’analisi.

Ogni campione viene osservato per una settimana ed è molto importante non urtare l’unità mentre è in corso l’esperimento. Ecco perché BCAT è installato in un’area di passaggio limitato, infilato fra l’airlock del JEM e la parete anteriore.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/07/31/l-116-conoscete-i-colloidi/

To be continued ! [SM=g8278]


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Questo forum non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio (è consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro). L’autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata.



<!script type="text/javascript" src="http://codice.shinystat.com/cgi-bin/getcod.cgi?USER=ufologando"> <!noscript> <!a href="http://www.shinystat.com/it" target="_top"> <!img src="http://www.shinystat.com/cgi-bin/shinystat.cgi?USER=ufologando" alt="Contatore visite gratuito" border="0" /> <!/noscript> Eman Engine Stats Directory www.Siti-Web-Bologna.it

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:17. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com