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Marte? È stato un pianeta per microbi

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2013 22:39
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10/12/2013 02:36
 
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Dall’analisi delle rocce raccolte nei pressi del cratere Gale, ecco le prove che un tempo vi era un lago le cui acque offrivano condizioni probabilmente adatte alla vita. I risultati, ottenuti grazie al rover Curiosity della NASA, in sei articoli pubblicati oggi su Science.

di Marco Malaspina



Le rocce esplorate dal rover. In basso a destra, il buco da cinque centimetri scavato da Curiosity nella Yellowknife Bay. Crediti: Science/AAAS



“Ambiente fluvio-lacustre abitabile nella Baia del Coltello giallo”. A scorrerlo così, distrattamente, può sembrare l’annuncio d’un pacchetto-vacanze in mezzo alla natura. Poi vai avanti per capire dove si trova, questa Baia del Coltello giallo, e leggendo “Cratere di Gale” qualche perplessità ti viene. Ma è quando l’occhio cade sulla parolina successiva – “Marte” – che sotto a quell’abitabile s’apre un abisso che dà le vertigini: già, perché tradotto in termini più immediati quel titolo afferma che un tempo, sul pianeta rosso, c’erano le condizioni per la vita.

Ora, poiché l’articolo “A Habitable Fluvio-Lacustrine Environment at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars” esiste davvero, ed è appena stato pubblicato – insieme ad altri cinque sullo stesso argomento – nello speciale d’una rivista del calibro di Science, è chiaro che il risultato è di quelli che pesano. Cerchiamo dunque anzitutto di limitare i possibili fraintendimenti. Primo, non è stata trovata vita su Marte. Secondo, non sono state trovate prove che mai vi sia stata, in passato, vita su Marte. Terzo, se lì nelle acque che lambivano la Baia del Coltello giallo (Yellowknife Bay) davvero c’erano – e parliamo di 3.6 miliardi di anni fa – le condizioni per la vita, come queste analisi compiute dal Mars Science Laboratory a bordo del rover Curiosity della Nasa lasciano intravedere, questo non significa che ci si pescavano le trote: per vita, in questo caso, gli scienziati intendono microrganismi tostissimi detti chemio-lito-autotrofi, minuscole quanto tenaci creature che s’incontrano nei luoghi più inospitali della Terra.

E ora che abbiamo sgomberato il campo da possibili equivoci, godiamoci l’enormità di questa ghiotta notizia: qualche miliardo d’anni fa, nelle calme acque d’un lago marziano che ora non c’è più (ma che c’è stato a lungo: decine, se non addirittura centinaia di migliaia di anni), avrebbero potuto sguazzare le stesse forme di vita che oggi s’incontrano sulla Terra. E se è vero che parliamo di estremofili, ciò non significa che ci tocchi per forza andare lontano, per conoscerli: «Di chemiolitoautotrofi – questi organismi che per il proprio metabolismo non hanno bisogno dell’irraggiamento della luce del Sole, essendo in grado di trarre energia dai composti chimici semplici che li circondano, come il metano o l’ammoniaca – ne incontriamo per esempio nei fondali oceanici, in particolare nei cosiddetti hydrothermal vent, ma anche in luoghi a noi più vicini, come la solfatara di Napoli», dice infatti John R. Brucato, astrobiologo dell’INAF – Osservatorio astrofisico di Arcetri.

Ma come sono riusciti gli scienziati ad arrivare a conclusioni come queste, sulla possibilità di vita nell’antico passato di Marte, semplicemente analizzando i sedimenti rocciosi raccolti dal rover Curiosity là dove miliardi di anni or sono poteva esserci stato un lago? «Un indizio importante è arrivato dalla misura dell’attività dell’acquaattività dell’acqua», spiega Brucato, «un parametro che ne indica la purezza. Può andare da 0 a 1. Quando è pari a 1 l’acqua è pura. Più sono presenti composti ionici disciolti, più questo indice di attività si abbassa. Ebbene, sappiamo che quasi nessuna delle forme di vita presenti sulla Terra è in grado di sopravvivere in ambienti con indice inferiore a 0,8. Poiché dalle analisi effettuate fino a ora sembrava che l’attività dell’acqua un tempo presente su Marte avesse un valore molto basso, si riteneva che non potesse favorire alcun tipo di forma vivente, per lo meno non quelle che oggi conosciamo. Dai nuovi risultati di Curiosity emergerebbe invece un valore più elevato, sufficiente a sostenere la vita così come la conosciamo sulla Terra».

Una ragione in più, dunque, per non abbandonare i tentativi di ricerca della vita là fuori, nel Sistema solare. Anzitutto insistendo su Marte, con la missione dell’Agenzia spaziale europea ExoMars, in rampa di lancio per il 2018. Ma anche altrove. «Vale decisamente la pena tentare di raccogliere un frammento d’asteroide primitivo per riportarlo qui sulla Terra», conclude Brucato, fra i proponenti di una missione, MarcoPolo-R, che ha esattamente questo obiettivo. «Le stime sulla quantità di materia organica in essi contenuti si fanno, a oggi, sullo studio delle meteoriti. Ma le meteoriti hanno un problema: sono filtrate dalla presenza dell’atmosfera. E l’atmosfera tende a fermare proprio quelle più interessanti, quelle provenienti dagli asteroidi più friabili e più ricchi di carbonio».


Per saperne di più:


Leggi su Science l’articolo “A Habitable Fluvio-Lacustrine Environment at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars“, di J. P. Grotzinger et al.

Leggi su Science l’articolo “In Situ Radiometric and Exposure Age Dating of the Martian Surface“, di K. A. Farley et al.

Leggi su Science l’articolo “Mars’ Surface Radiation Environment Measured with the Mars Science Laboratory’s Curiosity Rover“, di Donald M. Hassler et al.

Leggi su Science l’articolo “Elemental Geochemistry of Sedimentary Rocks at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars“, di S. M. McLennan et al.

Leggi su Science l’articolo “Volatile and Organic Compositions of Sedimentary Rocks in Yellowknife Bay, Gale crater, Mars“, di D. W. Ming et al.

Leggi su Science l’articolo “Mineralogy of a Mudstone at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars“, di D. T. Vaniman et al.

Ascolta su Repubblica.Tv l’intervista a Giovanni Bignami, presidente INAF


Fonte: www.media.inaf.it/2013/12/09/marte-vita-gale/




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Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere, ma porre una barriera all'infinita ignoranza.
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10/12/2013 09:57
 
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Curiosity scopre le tracce di un antico lago marziano] Curiosity scopre le tracce di un antico lago marziano

L'analisi dei campioni di roccia prelevati dal rover della NASA a Yellowknife Bay, vicino all'equatore marziano, mostra che circa 3,6 miliardi di anni fa la zona ospitava un bacino d'acqua ricco di tutti gli elementi necessari alla crescita di microrganismi simili a quelli che sulla Terra vivono nelle sorgenti idrotermali, prendendo da composti inorganici l'energia di cui hanno bisogno

continua qua.

www.lescienze.it/news/2013/12/09/news/marte_lago_acqua_dolce_batteri_curiosity-...

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10/12/2013 10:02
 
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Ecco l'intervista a Giovanni Bignami:
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10/12/2013 21:42
 
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Dai dati raccolti dal MRO sembra che l'acqua allo stato liquido possa ancora esserci [SM=g8268] è uscito questo articolo che parla di "flussi stagionali" [SM=g8814] .


www.lescienze.it/news/2013/12/10/news/marte_flussi_acqua_regioni_equatoriali_linee_ricorrenti-...


www.nature.com/ngeo/journal/vaop/ncurrent/full/ngeo2014.html
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11/12/2013 14:59
 
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Ottimo e' un riassunto (dettagliato) di tutto quello trovato fino ad oggi.

Avanti tutta ! [SM=g8278]


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



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11/12/2013 16:28
 
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Miro.72., 10/12/2013 21:42:

Dai dati raccolti dal MRO sembra che l'acqua allo stato liquido possa ancora esserci [SM=g8268] è uscito questo articolo che parla di "flussi stagionali" [SM=g8814] .


www.lescienze.it/news/2013/12/10/news/marte_flussi_acqua_regioni_equatoriali_linee_ricorrenti-...


www.nature.com/ngeo/journal/vaop/ncurrent/full/ngeo2014.html




Grazie miro delle ottime notizie [SM=g8149] [SM=g8335]

La Brown University negli anni scorsi aveva pubblicato uno studio nel quale si parlava della possibilità secondo la quale Marte potrebbe essere stata coperto in parte di neve ed essere stato oggetto di piogge.

Brown Team Finds Widespread Glacial Meltwater Valleys on Mars

news.brown.edu/pressreleases/2010/06/mars

Già nel 2008 scriveva

Glaciers Reveal Martian Climate Has Been Recently Active

news.brown.edu/pressreleases/2008/04/martian-glaciers

L’acqua di Marte scaldata dal metano


La presenza di acqua, anche allo stato liquido, nel passato del pianeta rosso sembra confermata dalla presenza di tracce geologiche. Ma come poteva convivere con la bassa temperatura di Marte e la sua atmosfera rarefatta? Lo spiegano ricercatori in scienze geologiche della Brown University in uno studio su PNAS.

www.media.inaf.it/2013/04/09/lacqua-di-marte-scaldata-dal...


Quando su Marte c'era la neve


Le valli che ricoprono la superficie del pianeta sono state scavate dallo scioglimento di neve un tempo presente sulle montagne, secondo un nuovo studio

www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2013/08/01/news/quando_su_marte_c_era_la_neve-...


La neve di Marte, quando il Pianeta rosso era anche bianco


Sul Pianeta rosso c'erano fiumi, oceani, piogge e neve.

scienze.fanpage.it/la-neve-di-marte-quando-il-pianeta-rosso-era-anche...


Nel 2009 diverse fonti parlavano della possibilità della presenza di acqua su Marte.


Marte: gocce d’acqua salata sulle gambe di «Phoenix»

Fotografate sulla sonda della Nasa atterrata nei pressi del Polo Nord marziano

www.corriere.it/scienze/09_febbraio_18/gocce_acqua_marte_giovanni_caprara_50da2464-fddd-11dd-aa50-00144f02aa...

Has Liquid Water Been Detected On Mars?

www.universetoday.com/25712/has-liquid-water-been-detected-...


L’acqua scorreva di recente su Marte


Accadeva 1,25 milioni di anni fa, un tempo che in termini astronomici per la vita del vicino pianeta è quasi «ieri»

www.corriere.it/scienze/09_marzo_02/marte_acqua_recente_giovanni_caprara_4afc58a8-073f-11de-99a0-00144f02aa...

Nel 2001

Su Marte c'è tanta acqua, quasi troppa
I ricercatori della Brown University hanno analizzato ottomila foto scattate da Mars Global Surveyor e sono riusciti a quantificare la quantità di liquido ghiacciato con la polvere: 40mila chilometri cubici


qn.quotidiano.net/2001/07/26/2403099-Su-Marte-c---tanta-acqua-quasi-trop...


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13/12/2013 22:37
 
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Aggiungo questo che fa parte degli articoli da te postati Eone... [SM=g27988]

Quanti anni ha Marte?

DATATA PER LA PRIMA VOLTA UNA ROCCIA MARZIANA

Scienziati del California Institute of Technology sono riusciti a stabilire l’età di una roccia del Pianeta rosso con una tecnica simile a quella utilizzata per le datazioni terrestri. I risultati, ottenuti grazie al rover Curiosity della NASA, in uno dei sei articoli pubblicati questa settimana su Science.

Dagli spettrometri di massa al cloro-36, dal radiocarbonio al potassio-40: negli ultimi settant’anni le tecniche di datazione per determinare l’età delle rocce e degli oggetti antichi si sono affinate sempre di più. Grazie all’analisi del processo di decadimento di diversi isotopi radioattivi è stato possibile stimare l’età di qualsiasi materiale presente sulla Terra. Ma la radiodatazione non si è mai spinta fuori dal nostro pianeta, e la stima dell’età di oggetti extraterrestri è sempre stata fatta a partire da ciò che di extraterrestre avevamo a disposizione: meteoriti, rocce spaziali, campioni lunari. Fino a oggi. Per la prima volta nella storia, è stata determinata l’età di una roccia del pianeta Marte, e il processo di datazione è avvenuto direttamente sul suolo marziano.

Autore dell’esperimento è un gruppo di ricerca del California Institute of Technology (Caltech), guidato dal geochimico Ken Farley. Il progetto faceva parte di un più ampio disegno del Mars Science Laboratory (MSL) in preparazione della missione su Marte iniziata nel 2011. Prima di lanciare il rover Curiosity alla volta del Pianeta rosso, infatti, la NASA aveva chiesto a una selezione di scienziati di tutto il mondo di proporre possibili esperimenti da fare con la strumentazione già progettata dal MSL. Farley aveva proposto di analizzare le rocce di Marte con tecniche simili a quelle utilizzate per le datazioni terrestri. L’idea era piaciuta, il progetto partito.

Ora sono arrivati i primi risultati, e con essi una prospettiva completamente nuova con cui guardare alla storia geologica di Marte. Le cui rocce possono essere studiate proprio come quelle nostrane: in particolare, con la tecnica potassio-argon. Si tratta di un metodo di datazione che consiste nella misura di quanto gas argon è contenuto in una roccia e nel calcolo del tempo di decadimento dell’elemento da cui il gas ha avuto origine, il potassio. Infatti gli atomi dell’isotopo radioattivo di potassio (chiamato potassio-40) decadono col tempo in una roccia che forma spontaneamente atomi stabili di argon-40. Il decadimento avviene in un intervallo conosciuto, pari a 1,3 miliardi di anni, quindi determinando la quantità di argon-40 in una roccia si può calcolare con buona approssimazione la sua età.

Questa datazione richiede strumenti sofisticati, per nulla facili da trasportare nello spazio e da utilizzare su altri pianeti. Ma Farley ha aggirato l’ostacolo grazie al Sample Analysis on Mars (SAM) della NASA, che usando il braccio robotico di Curiosity ha prelevato dei campioni di roccia e li ha “spediti” al laboratorio analisi situato nel cuore del rover. Qui le temperature delle rocce marziane sono state innalzate in modo da far rilasciare i gas e poter così applicar le tecniche di radiodatazione. Il verdetto: Marte ha da 3,86 a 4,56 miliardi di anni. O almeno una delle sue rocce: per avere una risposta completa bisognerà aspettare ulteriori risultati. Già questo dato però è in grado di confermare le precedenti ipotesi fatte con la conta dei crateri, stime basate sul semplice principio per cui un pianeta con più crateri è stato bombardato di più dai meteoriti ed è quindi presumibilmente più vecchio. Il che fa ben sperare sull’affidabilità della tecnica utilizzata dai ricercatori del Caltech.

“In un certo senso, questo risultato non è sorprendente: è il numero che tutti si aspettavano” ha commentato Ken Farley. “La cosa sorprendente è che l’abbiamo ottenuto con una strumentazione che non era stata progettata a questo scopo. Il fatto che i dati sono coerenti con le stime precedenti dimostra che la tecnica funziona, e funziona piuttosto bene”.

I risultati dello studio sono stati pubblicati questa settimana su Science, insieme ad altri cinque articoli che hanno raccontato le prime tappe dell’affascinante viaggio di Curiosity sul Pianeta rosso. La datazione radiometrica sembra così essere entrata a pieno diritto nell’insieme di tecniche utilizzate per uno dei principali obiettivi della missione, esplorare la possibilità di vita nell’antico passato di Marte.

Artico di: Giulia Bonelli

Fonte dati: www.media.inaf.it/2013/12/13/quanti-anni-ha-marte/

Avanti tutta [SM=g8278]
[Modificato da KOSLINE 13/12/2013 22:39]


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