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Cinque nuovi pianeti rocciosi per Kepler

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2014 15:51
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07/01/2014 15:05
 
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IN CERCA DELLA VITA FUORI DAL SISTEMA SOLARE

Lanciata nel 2009, la sonda della NASA va a caccia di pianeti simili alla Terra nella Via Lattea. Di 3500 candidati 208 pianeti sono già stati confermati. Di recente ne sono stati scoperti cinque, due dei quali sono di gran lunga più grandi del nostro pianeta. I dati in un convegno dell'American Astronomical Society a Washington.

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Trova pianeti simili alla Terra negli angoli sperduti della nostra galassia e ha all’attivo 208 pianeti scoperti (almeno questo è il numero di quelli confermati) e più di 3500 candidati. La missione spaziale della NASA Kepler fa il bilancio dopo quattro anni di attività e di scoperte. Più dei tre quarti dei pianeti candidati scoperti dalla sonda hanno dimensioni che variano da quelle simili alla Terra alle dimensioni di Nettuno (quattro volte più grande del nostro pianeta). La sfida degli astronomi è determinare se si tratti di pianeti rocciosi (come la Terra), gassosi o fatti di acqua e se la gran parte dei pianeti delle dimensioni della Terra siano rocciosi come il nostro.

Di recente Kepler ha scoperto 5 nuovi pianeti rocciosi dal 10 all’80% più grandi della Terra. Due di questi, già ribattezzati Kepler-99b e Kepler-406b, hanno dimensioni maggiori rispetto al 40% del nostro pianeta e una densità simile al piombo. I pianeti, inoltre, concludono un’orbita completa attorno alla loro stella madre rispettivamente in meno di cinque e tre giorni e ciò li rende altamente inospitali per la vita perché estremamente caldi.

Una fase importante delle ultime osservazioni sono state, poi, le misurazioni Doppler delle stelle che ospitano i pianeti candidati. Il team di ricercatori ha misurato l’oscillazione del riflesso delle stelle causata dalla forza gravitazionale del pianeta orbitante. In questo modo è stato possibile misurare la massa del pianeta: maggiore è la forza gravitazionale sulla stella, maggiore è la sua massa e quindi maggiore è l’oscillazione.

I ricercatori hanno, inoltre, utilizzato i telescopi terrestri al W. M. Keck Observatory alle Hawaii per confermare 41 degli esopianeti scoperti da Kepler e calcolare la massa di altri 16. Con una serie di dati in mano, tra cui massa e diametro, gli scienziati possono immediatamente determinare la densità del pianeta e specificare se si tratti di corpi rocciosi, gassosi o anche un misto di entrambi, come è già accaduto in passato. Le misurazioni hanno confermato che i mini-Nettuno hanno un nucleo roccioso, ma le proporzioni di idrogeno, elio e altre molecole ricche di idrogeno cambiano velocemente negli strati più superficiali. Altri, invece, non hanno neanche strati protettivi attorno al nucleo.

Una tecnica complementare utilizzata per determinare la massa e della densità di un pianeta è quella delle variazioni temporanee di transito (TTV). Con una forza gravitazionale simile a quella di un pianeta con la sua stella, i pianeti limitrofi possono attrarre altri corpi provocandone l’accelerazione e la decelerazione lungo la loro orbita. Ji-Wei Xie dell’Università di Toronto ha usato proprio questo metodo per confermare l’esistenza di 15 coppie di pianeti. La ricercatrice ha misurato la massa di 30 pianeti dalle dimensioni tra quelle della Terra e di Nettuno.

I risultati degli studi con il metodo Doppler e con il metodo TTV confermerebbero che gran parte dei pianeti più piccoli di 1,5 volte il raggio della Terra potrebbero contenere silicati, ferro, nickel e magnesio, elementi alla base sei pianeti rocciosi nel Sistema Solare. Con queste informazioni gli scienziati potranno calcolare e individuare il numero di stelle che possono ospitare questo tipo di pianeti

Articolo di: Eleonora Ferroni

Fonte dati: www.media.inaf.it/2014/01/07/cinque-nuovi-pianeti-rocciosi-per...

Grande Keplero ..... [SM=g8278]
[Modificato da KOSLINE 07/01/2014 15:06]


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09/01/2014 16:27
 
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Kepler scopre altri esopianeti gonfi di gas

È tempo di bilanci in casa Kepler. Durante il meeting annuale dell'American Astronomical Society (AAS) a Washington sono stati presentati gli ultimi risultati delle ricerche del telescopio orbitante della NASA. Tra i pianeti candidati scoperti in questi quattro anni moltissimi sono gassosi. La tecnica per misurare la massa e la densità è quella delle variazioni temporanee di transito. Sempre al meeting annuale della AAS un nuovo studio ipotizza un clima più simile alla Terra di quanto finora ipotizzato per gli esopianeti denominati Super-Terre

Continua la carrellata di pianeti extrasolari individuati dagli astronomi grazie al telescopio orbitante della NASA Kepler. Dopo aver scoperto cinque esopianeti rocciosi e il soffice KOI-314c (il nano-gassoso), il telescopio lanciato nel 2009 non smette di tagliare traguardi e di portare a casa risultati sorprendenti. Durante i suoi quattro anni di carriera, Kepler ha scoperto migliaia di candidati, molti dei quali sono poi stati premiati con la medaglia di pianeta. Gli studi vertono, principalmente, sulla ricerca di possibili condizioni per la vita, ma anche e soprattutto sul tipo di materiali che compongono il pianeta.

Yoram Lithwick della Northwestern University ha ragguagliato i suoi colleghi durante il meeting annuale dell’American Astronomical Society (AAS) a Washington, spiegando di aver misurato la massa di circa 60 esopianeti più grandi della Terra e più piccoli di Nettuno. Una volta conosciuta la massa e la dimensione del pianeta, la densità (e quindi la composizione) è facilmente determinabile all’infrarosso. La scoperta per gli scienziati è sorprendente: molti pianeti, anche di poco più grandi della Terra, sono ricoperti da gas. “Questo ci indica – ha detto la Lithwick – che i pianeti si sono formati molto velocemente dopo la nascita della loro stella, quando c’era ancora il disco gassoso attorno alla stella”. La Terra, che è invece un pianeta roccioso, si è formata molto dopo la nascita del Sole, quando il disco era già scomparso.

Come in altri casi, Lithwick e il suo team hanno usato una tecnica particolare per misurare la massa dei pianeti extrasolari, quella delle variazioni temporanee di transito (TTV). Due pianeti che orbitano attorno alla stessa stella possono attrarsi e spingersi l’un l’altro a causa della loro forza gravitazionale, cambiando il momento di transito davanti alla loro stella. Calcolando il momento del transito si misura la massa del pianeta. I ricercatori hanno scoperto che pianeti due o tre volte più grandi della Terra hanno una densità molto bassa e questo indica senza ombra di dubbio che sono ricoperti di gas. Questi pianeti sono simili a Nettuno, ma più piccoli e morbidi, proprio come KOI-314c. Di contro, pianeti di poco più piccoli hanno una densità molto più alta e quindi sono duri come la roccia (sono spesso anche più densi della Terra e alcuni arrivano alla densità del piombo).

E di esopianeti parla anche un altro studio presentato al meeting annuale dell’AAS. Uno studio che rivaluta le cosiddette Super Terre. Queste infatti potrebbero essere molto più simili al nostro pianeta di quanto fin qui ipotizzato.

Le Super Terre sono comuni in tutta la nostra galassia, Via Lattea, ma a causa della loro enorme gravità, gli scienziati hanno ipotizzato che dovrebbero essere mondi acquatici. Secondo un nuovo modello, tuttavia, le Super-Terre con attività tettonica avrebbero probabilmente gran parte della loro acqua sotto la superficie, lasciando così esposti continenti e oceani che potrebbero creare un clima stabile come quello della Terra.

“Il clima temperato sulla Terra non è solo dovuto all’acqua liquida, ma anche per i continenti esposti” ha detto il ricercatore Nicolas Cowan della Northwestern University presentanto il suo studio alla American Astronomical Society. Le temperature superficiali dei continenti, infatti, agiscono come una sorta di termostato geologico, stabilizzando il clima.

Articolo di: Eleonora Ferroni

Fonte dati: www.media.inaf.it/2014/01/09/kepler-scopre-altri-esopianeti-gonfi...

Azzarola grande Kepler [SM=g8278]
[Modificato da KOSLINE 09/01/2014 16:29]


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18/02/2014 15:51
 
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Kepler è vivo e lotta insieme a noi
Una nuova osservazione di prova ha dimostrato che il telescopio spaziale Kepler è ancora utilizzabile nonostante i gravi guasti del maggio scorso

[IMG]http://i57.tinypic.com/121tzs4.jpg[/IMG]

Per il telescopio Kepler la luce in fondo al tunnel potrebbe essere quella di WASP-28, una stella simile al Sole attorno alla quale orbita un pianeta già noto agli astronomi, che il telescopio è riuscito a rilevare durante una nuova osservazione di prova. Dopo aver scoperto migliaia di pianeti extrasolari (tra possibili e confermati) e aver raccolto una mole incredibile di dati che faranno lavorare ancora a lungo molti scienziati, nel maggio scorso Kepler era stato dato per finito e non più utilizzabile a seguito della rottura di una delle ruote di reazione, un giroscopio, componente vitale per il funzionamento della sonda.Con uno scatto d’orgoglio, però, Kepler e il suo team hanno ora dimostrato di essere ancora in grado di rilevare la presenza di esopianeti distanti. In una osservazione dimostrativa durata tre giorni e mezzo sono infatti riusciti a tracciare il transito del già noto esopianeta WASP-28b nel suo passaggio davanti alla stella madre WASP-28. E non è un de profundis o un canto del cigno, anzi. Ora tutto sembrerebbe pronto per dare a Kepler una nuova vita e iniziare una seconda fase della missione, già ribatezzata K2.

Lanciata nel 2009, la sonda è stata una protagonista indiscussa nella scoperta di nuovi pianeti extrasolari. Per funzionare correttamente, Kepler aveva però bisogno di almeno tre ruote di reazione, ruote massicce con elevato momento d’inerzia che permettono il corretto funzionamento del satellite, assicurandone la precisione di puntamento e la stabilità. A partire dal 2012 e nel giro di un solo anno, due delle quattro ruote di reazione a bordo del satellite (una era di scorta) sono andate fuori uso.

Ma piuttosto che abbandonare la sonda a un destino prematuro di spazzatura cosmica, gli ingegneri NASA hanno deciso di elaborare una qualche soluzione per mantenere in vita Kepler. L’idea era quella di recuperare la persa stabilità del telescopio sfruttando la forza del vento solare: fare leva sulla pressione solare, uniformemente distribuita tra le superfici della navicella, come surrogato della ruota mancante.

Sembrava un’operazione innovativa quanto disperata, ma a seguito delle nuove osservazioni il team di Kepler ha dimostrato di essere effettivamente in grado di continuare lavorare con la navicella menomata, anche se non nel pieno delle sue funzionalità. Per il suo ritorno dagli inferi Kepler ha utilizzato i sensori di orientamento montati sul piano focale per controllare il puntamento, evitando così significativi problemi di allineamento. Per raggiungere il nuovo livello di stabilità l’orientamento della sonda deve essere ora quasi parallelo al suo percorso orbitale intorno al Sole. E il lavoro di raccolta dati si fa più laborioso, perché il nuovo assetto dà nuovi problemi di calibrazione. Tutti però ampiamente superabili, secondo la NASA.
In che modo e per quali obiettivi verrà utilizzato il redivivo Kepler è ancora da stabilire. Il piano della nuova missione è stato presentato al Kepler Science Conference II dello scorso novembre. Il team sta attualmente esaminando 126 diverse proposte e inizierà le prime nuove osservazioni di verifica a marzo.

Articolo di: Matteo De Giuli

fonte dati: www.media.inaf.it/2014/02/18/kepler-e-vivo-e-lotta-insiem...

[SM=g8278]


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