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I miti di Cthulhu: Lovecraft tra archeologia misteriosa e realismo fantastico

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2012 15:49
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10/02/2012 09:38
 
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Il 16 luglio 1906, all’età di 16 anni, lo scrittore americano Howard Phillips Lovecraft -morto nel 1937 a 46 anni -scriveva una lunga lettera alla rivista Scientific American nella quale , in sostanza , sulla base delle sue profonde conoscenze astronomiche congetturava l’esistenza di un altro pianeta oltre l’orbita di Nettuno . Lovecraft aveva così previsto con quasi 25 anni di anticipo la scoperta del pianeta più lontano ( anche se si parla oggigiorno di un ulteriore “ Pianeta X “ ) del nostro Sistema Solare: Plutone -scoperto nel 1930 ( 1 ). La lettera fu pubblicata poi sulla stessa rivista il mese successivo.
Ho deciso di esordire con questo episodio in questo mio articolo perché esso rappresenta solo uno dei numerosi esempi che porterò a sostegno di una tesi che vedrà il personaggio HP Lovecraft , o più semplicemente HPL, non più nella comune immagine di scrittore “ solitario di Providence “, la sua città natale, quanto nella a mio parere molto più calzante veste di “veggente “, o meglio di incredibile precursore dell’attuale e alternativo nuovo modo di ripensare l’Origine e la Storia della Terra e dell’Uomo, che piano piano sta prendendo sempre più piede nella vita quotidiana delle attuali generazioni di studiosi di frontiera, ben oltre la ristretta cerchia dei collaboratori e lettori di riviste specifiche.
Molti di voi avranno saputo di Lovecraft, come il sottoscritto fino a poco tempo fa, come di un grandissimo delle letteratura del orrore della prima meta del ‘900, definito infatti dai critici come un vero e proprio “ Copernico dell’Horror “, e già questo sarebbe sufficiente a porlo tra i grandi di questo genere dell’occulto , secondo ( forse ) solo ad Edgar Allan Poe ( 2 ).
A mio parere invece queste definizioni , già di notevole apprezzamento , sono di una enorme riduttività , al punto da incominciare seriamente a considerare i suoi racconti come un semplice “ schermo “ escogitato dallo stesso HPL per fare in modo di essere considerato dal mondo esterno solo come un semplice scrittore , invece di uno straordinario genio , come io ormai lo considero, dotato di capacità superiori e addirittura “medianiche”. Io stesso , per molti anni, non essendo un amante di questo genere letterario , mi ero sempre volutamente tenuto lontano dalle sue opere , considerandolo come un autore “ Tabù”. Mi rendo conto ora di quanto avessi sbagliato e di come invece una lettura approfondita di tutti i suoi scritti sarebbe di estrema utilità per ogni amante delle discipline alternative. Non sarà facile riuscire a rendervi manifesta questa impressione personale , ma le tenteremo tutte per convincervi.
E’ meglio cominciare con alcune premesse doverose. In primo luogo sono stati scelti per questo articolo solo i suoi racconti riuniti poi nel saggio “ I MITI DI CTHULHU “ ( pronuncia imposta da Lovecraft, e guai a pronunciare in modo diverso : “ k-lutl-lutl “ ) ( 3 ) , più che altro perchè raccolgono alcuni tra i suoi scritti letterari più famosi a valenza realistico-fantastico-scientifica.
Inoltre sarà meglio precisare che qui non si vuole fare della critica letteraria ma andare oltre , dato che da questo punto di vista HPL è già riconosciuto come un grandissimo. Proprio per questo motivo ,dato che su Lovecraft si è scritto già molto ( anche in modo inconcludente e deviante , quale per esempio la questione se il libro maledetto “Necronomicon” descritto da Lovecraft in vari racconti sia esistito veramente oppure no ), mi limiterò semplicemente ad esporre le mie idee , che spero siano di stimolo per tanti, supportate da diversi esempi .
Per sua stessa ammissione, diverse delle storie di Lovecraft traggono spunto dai suoi “ sogni “ o visioni che lo perseguiteranno per molti anni : nel sonno entrava in contatto con questi oscuri emissari , i MAGRI NOTTURNI ( una sorta di esseri volanti dalle ali di pipstrello- tipo i Chupacabras delle attuali discussioni ufologiche ) che lo trasportavano e gli facevano vivere le situazioni più assude e tenebrose, sia nel passato che nel futuro, oppure sospeso in un limbo fuori dal tempo. Da queste paurose visioni , che io chiamerei piuttosto veri e propri “ viaggi in astrale “, nascevano i suoi racconti ( 4 ).
Ho usato il termine “ viaggio in astrale “, perché francamente non considero possibile come Lovecraft , negli anni ‘20 ,sia stato capace di anticipare determinati argomenti di attualità , che di qui a breve andiamo a commentare , senza essere dotato di qualche capacità extrasensoriale.
Se si deve iniziare con qualcosa di veramente impressionante , per averlo accennato in “anteprima “, è tutto il discorso creato da Lovecraft ( la prima volta nel 1917 ) attorno al concetto di “ DAGON “: in un passato remotissimo esseri extraterrestri anfibi rettilo/pesciformi giunsero nel nostro Sistema Solare. Per prima cosa scelsero come base di appoggio il pianeta più esterno del nostro sistema ( Lovecraft pensava fosse Plutone- denominato Yuggoth nei suoi scritti- , ma secondo me aveva “ visto “ quello che oggi viene chiamato il Pianeta X, o Nibiru ) e poi scesero sulla terra per dominarla ed instaurare il Culto di Dagon, il DIO-Pesce. I loro “sacerdoti “ portavano sulla testa una specie di Tiara , e qui dobbiamo ricordare che la Tiara , come copricapo deriva da un antico modello di cappello mediorientale la cui foggia rappresentava una testa di pesce con la bocca aperta.
L’Uomo Sapiens non aveva preso ancora il controllo della Terra, ma poi ci riuscì , a dispetto di questi “pesci” immondi , che tra le altre cose erano in grado di incrociarsi con noi umani facendo nascere degli “ibridi”, pertanto i Dagon erano stati costretti a ritirarsi in fondo al mare per millenni. Ma , a partire dal XX secolo , l’ora della riscossa era suonata per i Dagon e , con l’aiuto di umani sotto il loro controllo , mentale o fisico, questi rettili/pesci avrebbero fatto di tutto per prendere definitivamente il controllo della Terra. E così complottavano ogni sorta di male ai nostri danni , per indurci a diventare loro schiavi. In sostanza questo il tema principale di Lovecraft in alcuni suoi racconti ( 5 ).
Mentre maturavo questi concetti dentro di me , leggendo i racconti di HPL, mi rendevo conto di come questo prodigioso personaggio avesse anticipato le tematiche di due importantissimi studiosi come ROBERT TEMPLE e ZECHARIA SITCHIN di almeno 50 anni. Ho qui con me , rispettivamente, i loro due testi più conosciuti : “ Il Mistero di Sirio “ e “ Il Dodicesimo pianeta “ ( 6 ).
Una riga di accenno a Lovecraft ? Neanche mezza ! In un certo senso la cosa è comprensibile perché non si può sinceramente scrivere un saggio ponendo alla base delle proprie teorie dei racconti del fantastico di uno scrittore americano, però il fatto che Lovecraft abbia senz’altro anticipato le ora consolidate ipotesi di un arrivo remoto di esseri extraterrestri anfibi sul nostro pianeta , è un argomento estremamente interessante che andrebbe approfondito. Certamente del culto del Dio Dagon , almeno come termine , ne accenna la Bibbia ( per esempio nell’episodio di Sansone catturato dai Filistei, che adoravano questo idolo Dagon ) , ed è da li che si era ispirato Lovecraft, ma il costruire addirittura una teoria di cui si sta discutendo come possibile solo di questi tempi mi sembra una cosa eccezionale. Temple ha impiantato il suo saggio su uno studio di antropologia prodotto negli anni ‘50 basato sullo strano culto del popolo africano dei Dogon, depositari del ricordo dell’arrivo di esseri anfibi intelligenti sul nostro pianeta. Lovecraft allora era già morto da circa 20 anni.
Sitchin invece , negli anni ‘70 ha scritto che determinate tavolette sumere rivelavano che esisteva un “pianeta esterno” ( Nibiru- o “ il pianeta X “) del nostro sistema solare con una orbita irregolare dal quale erano giunti coloro che sulla Terra avevano generato poi l’Homo Sapiens modificando geneticamente l’Homo Erectus .
Ora capirete bene perché leggendo i miti di Cthulhu mi ero reso conto dell’incredibile connessione tra questo libro e i saggi scritti da due maestri di Archeologia Spaziale come Temple e Sitchin.
Ma ora passiamo ad altro .
“ I teosofi hanno intuito l’imponente grandezza del Ciclo Cosmico,del quale il nostro mondo e la razza umana costituiscono solo episodi transitori “ Con questa semplice frase - ma se ne possono trovare un’infinità sparse tra i suoi scritti- tratta da un suo racconto del 1926 ( 7 ), Lovecraft dimostra , a mio parere con grande stile, tutta la sua grandezza di “ profeta “ del genere Archeologia misteriosa. Personalmente ho dedicato tutta una vita tra studi di archeologia alternativa, ricerche e vere e proprie spedizioni in Sud America della serie “ o la va’ o la spacca “ sulle tracce di Imperi Amazzonici leggendari per capire quanto sia effimero il dominio dell’uomo rispetto ad intere ere geologiche della Terra e come siano risibili le “ certezze “ dell’archeologia ufficiale e qui mi trovo HPL che con tre righe dimostra di avere compreso tutto questo già 80 anni fa e facilmente. Veramente invidiabile poi la sua capacità di sintesi : “ I GRANDI ANTICHI vivevano da secoli prima della nascita dell’umanità ...erano scesi sul giovane pianeta dal cielo...erano poi scomparsi sotto la terra e sotto il mare...ma avevano narrato in sogno i loro segreti al primo uomo ...questo era il Culto ...finchè il grande sacerdote Cthulhu, dalla sua oscura dimora nella potente città di R’lyeh sotto le acque , sarebbe risorto e avrebbe riportato la Terra sotto il suo dominio “ ( 8 ).
Risulta difficile negare che queste tematiche Lovecraftiane volte a descriverci i celati ma ben determinati tentativi di una civiltà non umana nel conquistare il dominio del mondo ( 9 ) non abbiano delle inquietanti similitudini con gli attualissimi libri di David Icke. Moltissime persone sono ormai convinte che ormai “ qualcosa “ sia sfuggito al controllo dei governanti del pianeta e ci sia in atto una celata ma terribile battaglia per il controllo dei nostri Paesi , delle nostre case, delle nostre vite e dei nostri pensieri ed abitudini. Una progressiva e costante diminuzione delle nostre libertà con le proprie giuste aspirazioni: la Teoria del Complotto, appunto. Ma proseguiamo.
Già nei primi anni ‘60 comunque, gli autori del celeberrimo saggio “ Il mattino dei Maghi “ avevano riconosciuto che “ pochi testi eguagliano in grandezza metafisica quello in cui H.P.Lovecraft tenta di descrivere l’impensabile avventura dell’uomo risvegliato che sarebbe giunto a socchiudere quella porta e così avrebbe preteso di insinuarsi lì dove Dio regna di là dall’infinito “(10 ).
E così Lovecraft , con i suoi racconti ci fa sapere che esiste una “ affinità della Matematica Superiore con certe credenze e fatti Magici trasmessi attraverso i secoli da una antichità inenarrabile , umana e pre-umana, la cui conoscenza del cosmo e delle sue leggi era superiore alla nostra “ ( 11 ) , e che “ Einstein ha torto , che certi oggetti e certe forze possono spostarsi a una velocità superiore a quella della luce “ come che “esiste una verità velata dall’immemorabile allegoria del TAO “ (12). Tutte prodigiose possibilità alle quali io personalmente mi sto avvicinando solo da pochissimo tempo.
Questa mia dissertazione su Lovecraft precursore ,non poteva concludersi se non riportando la sua strabiliante capacità di anticipare dibattiti e misteri archeologici quanto mai attuali . E quindi ecco il valoroso esploratore visitare per primo la millenaria “Città senza nome “, nel deserto dell’Arabia, le cui rovine avevano proporzioni e dimensioni inquietanti ed irrazionali- racconto ricavato da un sogno di Lovecraft -vengono subito alla mente le mura ciclopiche di Sacsahuaman in Perù -e dove, nei suoi tunnels sotterranei scoprirà migliaia di mummie di esseri rettiliformi simili a coccodrilli, ibridi intelligenti che avevano dominato la Terra “ prima che l’Africa emergesse dal mare “ ( 13 ). E pertanto l’intensità del mistero del racconto va a paragonarsi con una stupefacente descrizione di Erodoto tratta dal suo libro sugli Egizi : “ ...costruirono perciò un Labirinto, che si trova poco oltre il Lago Meri presso la città detta dei coccodrilli < Coccodrillopoli>...il labirinto supera veramente anche le Piramidi ..vi sono due serie di stanze, metà sotterranee ,metà superiori:sono tremila in totale...quelle superiori le ho viste ...quelle sotterranee i sovrintendenti egiziani non me le vollero assolutamente mostrare, affermando che vi si trovavano i sepolcri dei Re che avevano anticamente costruito questo Labirinto e dei Coccodrilli sacri “ ( 14 ). Come Robert Temple sostiene : “ il resoconto del Grande Labirinto è in sé meraviglioso e ,a quanto ne so , non è stato spiegato in modo convincente da nessuno” ( 15 ).
In realtà , come potete vedere , Lovecraft ci aveva provato senz’altro, suggerendoci definitivamente che i sogni travalicano il mondo razionale , permettendo di osservare contemporaneamente eventi del passato e del futuro. Esattamente quello che capitava a lui.
Manca solo la descrizione della città millenaria scoperta dalla spedizione in Antartide nel racconto “ Le montagne della Follia “ ( 16 ) per anticipare, di decine d’anni anche in questo caso, le ipotesi dell’Ammiraglio Flavio Barbiero e dei coniugi Flem-Ath riguardanti l’ubicazione di “ Atlantide “ in Antartide, e chiudere il cerchio delle sue profezie.

NOTE
( 1 ) Plutone fu appunto fotografato per la prima volta nel ‘30 dall’astronomo Clyde Tombaugh.
( 2 ) Fu lo studioso Fritz Leiber a definire Lovecraft un “ Copernico letterario “.
( 3 ) Vedi : “ Vita privata di HP Lovecraft “, AA.VV., Luigi Reverdito Editore, Trento, 1987, pag. 38.
( 4 ) HP Lovecraft : “ I Miti di Cthulhu, Newton Compton Ed., 1995, pag.6.
( 5 ) In particolare “ Dagon “ e “ L’ombra su Innsmouth “, da “ I Miti di Cthulhu “, op. cit.
( 6 ) Robert Temple : “ Il mistero di Sirio “, Piemme Pocket , 2001 e Zecharia Sitchin : “ Il pianeta degli Dei “, Piemme Pocket, 2000.
( 7 ) Vedi il racconto : “ Il richiamo di Cthulhu “ da “ I miti di Cthulhu “, op. cit. pag.62.
( 8 ) “ Il richiamo..”, op. cit. pag.75.
( 9 ) Vedi : “ Colui che sussurrava nelle tenebre “, da “ I miti...”. op. cit. pag. 133.
( 10 ) L.Pauwels, J. Bergier: “ Il mattino dei maghi “, Club degli Editori, 1977, pag.430.
( 11 ) ” I sogni della casa stregata “, da “ I miti..”., op. cit.pag.268.
( 12 ) Vedi “ Colui che sussurrava ...”, op. cit. pag. 175-178.
( 13 ) ” La città senza nome “, da “ I miti...”, op.cit., pag. 32 e seg.
( 14 ) Erodoto :” Storie “, Edizione per il Club del Libro , Milano, 1959, pag.189-190.
( 15 ) “ Il mistero di Sirio “, op. cit. pag. 28.
( 16 ) HP Lovecraft : “ Le montagne della Follia “, Compagnia del Fantastico, Roma 1994.

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11/02/2012 14:34
 
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H. P. Lovecraft e le porte dell'abisso
La vita di Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) fu tutta all'insegna di un'immaginazione sfrenata che, esasperata dall'odio verso l'esistenza banale di quel vivere che ignora, per fortuna, una realtà terribile, finì col trovare le porte segrete che si aprono su mondi di orrore dove: <> (H.P.L., Commonplace Book, d. 1919). In fondo si può benissimo considerare Lovecraft come un romantico, che disprezzava il mondo reale e la banalità e futilità della vita umana. In una lettera, del 13 maggio 1923, a Frank Belknap Long, scrisse: <>. L'immaginazione, in fondo, è quella visione reale, ben conosciuta dall'Iniziato, che conduce <> (Ugo Danilo Cisaria, Dizionario dei termini ermetici dall'Opera Omnia di Giuliano Kremmerz, Roma 1984). L'immaginazione ha un ruolo preminente in tutta l’opera di Lovecraft.

Gli dèi di Lovecraft sono tutti demoni di una religione abissale del caos, che lui scorge dietro le porte sigillate della percezione che gli si spalancano innanzi agli occhi. Là, la materia eterna degli dèi è invischiante, è terrore sacro, non concede salvezza ma fagocita nell'Abisso. Le divinità sono risvegliate dalle sue narrazioni-litanie, che sono un cordone ombelicale che si estende nelle voragini proibite di quella stirpe diabolica. Quello di Lovecraft è un universo senza alcun ordine e senza salvezza per l'umanità. Sebastiano Fusco, nell'introduzione al bel volume "Il Vento delle Stelle", da lui curato e tradotto, comprendente scritti inediti di Lovecraft, scrive: <>. Lì si trova tutto ciò che trascende l'individuale. E' paradiso e inferno allo stesso tempo. Il poeta premio Nobel e occultista Yeats, nella sua autobiografia, annotò: <>.

La realtà, che si presenta davanti al solitario di Providence, è, a dir poco, agghiacciante, così terribile che Lovecraft arriva a convincersi che l'ignoranza è la salvezza del genere umano. Egli scrive in un suo racconto: <> (Il richiamo di Cthulhu, 1926). E' tutto un Cosmo dominato dal caos, un mare di tenebre senza fine, che minaccia di travolgere ogni cosa fino a cancellare tutto. <>. Così scrive, nel 1918, a Reinhardt Kleiner.

Quali porte varcò H. P. Lovecraft? Da dove ha origine il suo apocalittico universo? E come spiegare le notevoli affinità delle storie dello scrittore di Providence col Culto di Crowley? Kenneth Grant osserva: <>. Seguono alcuni esempi tratti dal libro di K. Grant, Il risveglio della magia, (Roma 1973). Nel sistema di Crowley come nelle narrazioni di Lovecraft si parla di divinità denominate <>. Lo scrittore descrive un regno che chiama <> è <> mentre Crowley parla di un <>. Lovecraft narra di <> e Crowley di <>. Lovecraft racconta di una <> e nel Culto di Crowley troviamo: <> Ecc.

Grant asserisce che Lovecraft può essere compreso soltanto in un contesto misterico. Serge Hutin si dice convinto che: <> (Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco, L'ultimo demiurgo e altri saggi lovecraftiani, Chieti 1989). Benché suggestiva tale ipotesi, è decisamente da accantonare. De Turris e Fusco, ce ne spiegano il motivo: <> (Ibidem).

Eppure, è anche vero che Lovecraft ha lasciato resoconti estremamente interessanti nei suoi scritti, che sembrano attestare profonde conoscenze esoteriche. Da dove traeva questo sapere? Dai suoi sogni? E' possibile anche che le sue narrazioni nascessero dall'esperienza di bilocazioni spontanee, veri e propri viaggi astrali, una sorta di "Grand Jeu" che il nostro solitario esploratore effettuava durante il sonno visitando mondi ignoti. L'ipotesi non è peregrina. De Turris e Fusco scrivono: <> (Ibidem). In questo caso lo scrittore era, naturalmente, portato a un certo tipo di esperienze e certamente la sua psicologia era di tipo molto particolare.

La fantasia è indispensabile per questo tipo di esplorazioni. Julius Evola spiega: <> e chiarisce: <> (J. Evola, Lo Yoga della potenza, Roma 1968). E una spiccata e acutissima fantasia in Lovecraft è indubitabile. Ma come questo potere, latente in ogni individuo, si manifestò improvvisamente in Lovecraft? Quali elementi psicologici e sotto quali spinte stimolarono così potentemente questa misteriosa facoltà? E' necessario, a questo punto, studiare il personaggio più approfonditamente, dal punto di vista psicologico, per cercare di comprenderlo appieno e di decifrare il suo complesso ed enigmatico mondo interiore.

Vi sono individui che posseggono certe capacità in alto grado. Lo studioso francese René Sudre (1880-1968), direttore della "Revue Métapsychique" avverte che la facoltà paranormale <<...non dipende né dal sesso né dal grado di intelligenza, né, tanto meno, dall'età ma la si nota più spesso nei sonnambuli, negli isterici, negli ipnotici e in genere nei soggetti psicotici. ... è congenita, ma pare che possa anche essere acquisita accidentalmente. Un trauma, uno choc morale, i mutamenti fisiologici della pubertà e della menopausa possono provocarla o favorirla. Eusapia Palladino ebbe l'osso parietale mezzo sfondato all'età di un anno; a otto anni vide suo padre sgozzato dai briganti. La signora Piper diventò soggetto in seguito a uno spavento subìto e a due operazioni chirurgiche>> (R. Sudre, Trattato di Parapsicologia, Astrolabio, Roma 1966). Uno studio approfondito sulle caratteristiche psicologiche della personalità di Lovecraft non mi risulta che sia stato mai approntato. Lo si può tentare ora.

Vanno cercate nella sua vita date segnate da avvenimenti particolari, traumatizzanti o di grande sofferenza psicologica. Nel 1893 il padre dello scrittore, Winfield Scott Lovecraft, subisce un improvviso attacco di follia e, in seguito, anche di paralisi. Viene ricoverato al Butler Hospital di Providence. Il padre non si rimetterà più e morirà in manicomio nel 1898. Lovecraft ha solo 8 anni, è ancora un bambino e questa brusca perdita della figura paterna assieme alla disperazione della madre non possono non aver inciso sulla sua psiche. La madre assume, lentamente, un atteggiamento iperprotettivo morboso che raggiunge il culmine quando comincia a imbottire e smussare gli angoli dei mobili per paura che Howard Phillips, che ora ha 10 anni, si possa far male. Il ragazzo, nel frattempo, cresceva nervoso, delicato, soffocato dalle eccessive premure materne. Si rifugia nella grande biblioteca della casa dei nonni e si perde in lunghe letture e altrettanto lunghi silenzi sempre in uno stato di <>. Isolato dal mondo vive totalmente immerso nella sua fantasia mentre compone i suoi primi lavori.

Alla morte del nonno materno, Whipple Van Phillips (1833-1904), che aveva sostituito la figura paterna, Lovecraft deve fare ancora una volta i conti con un destino avverso. Nel 1905 la caduta da un'impalcatura gli produce una ferita alla testa con, forse, un trauma cranico. L'episodio colpisce Lovecraft che ne parlerà come di un <> nel suo epistolario. Nello stesso anno un esaurimento nervoso lo travolge con inaudita violenza obbligandolo a ritirarsi dalla scuola. Da quest'anno in poi, per tutta la vita, sarà tormentato da terribili mal di testa. Possono essere stati questi accadimenti, sommati alla perdita del padre, ad aver innescato certe facoltà proprio come sosteneva René Sudre: <> alla base dell'attivazione di strani poteri. Nel 1911 un rovescio economico travolse madre e figlio. Lovecraft per tutta la vita non uscirà più da una povertà angustiante. La madre inizierà da allora a peggiorare mentalmente e nel 1919 viene ricoverata nello stesso manicomio dove era morto il marito e anche lei non ne uscirà più.

Prove tremende segnarono la vita dello scrittore, lo spinsero sempre di più a concepire una natura malvagia e distruttiva, celata dietro un mondo futile e banale popolato da una grande moltitudine di persone banali. Anche il suo matrimonio con Sonia Haft Greene, celebrato il 3 marzo del 1924, finì col naufragare dopo appena due anni. La sua salute psichica e fisica era sempre molto fragile, i più piccoli sforzi, da giovane, lo prostravano: <>. Aveva assunto le caratteristiche di un morto vivente: <>. Era l'unica possibilità che aveva di fuggire dal mondo che lo circondava, dalle illusioni di una vita banale e dalle ferite ancora sanguinanti che gli aveva inferto il destino, ciò che lo manteneva in vita. Insomma doveva ad ogni costo sottrarsi alla squallida e falsa realtà quotidiana e nello stesso tempo vendicarsene.

In una lettera del 30 ottobre 1929 esprime perfettamente questo stato d'animo: <> da un mondo banale e allo stesso tempo pericoloso. E' il lamento di un segregato in una società che disprezza, dove gli uomini consumano i loro giorni sempre affaccendati a ripetere le stesse cose, come i pesciolini rossi di un acquario. Così gli appare la quotidianità.

E poi lo soffoca la piccola e angusta Providence, troppo stretta per lui ma che non riuscirà mai ad abbandonare. E' legato mortalmente da un doppio legame di odio-amore a quel luogo dove: <> (lettera del 3 febbraio 1924). Ecco cosa lo spinge all'evasione. Infelice e geniale si sentiva a disagio nel mondo che sentiva intollerabile e irreale, come fosse un sogno e, la maggior parte della gente, prigioniera di quell’illusione. Doveva scappare, ad ogni costo, aprirsi varchi al di là dei confini del mondo dell'attualità. L'immaginazione lo proiettava, allora, verso confini misteriosi. La notte, nel sonno, la sua anima, finalmente, si separava dal corpo e valicava quei confini ed esplorava nuovi e terribili mondi. Solo così riusciva a sopportare la pena della vita il solitario eploratore di Providence.

Poi negli ultimi 5 anni della sua vita, percepì che il flusso creativo si andava via via spegnendo. Non sentiva più le ebbrezze dei quei viaggi misteriosi. Forse ormai aveva deciso di recarsi stabilmente in uno di quei luoghi che visitava quasi ogni notte. Abbandonare per sempre le contingenze e le illusorietà di questo mondo futile e distruttivo. Agli amici diceva sempre con più insistenza che aveva smesso di scrivere. A marzo del 1937 gli viene diagnosticato un brutto male e alle sei del mattino del 15 muore. Dopotutto è vero che l'opera conclusa conclude. Così volava via quest'anima inquieta attraversando le stesse porte dell'abisso, come aveva fatto tutta la vita, ma questa volta per sempre.

Giuseppe Cosco

http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/hp_lovecraft.htm



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13/02/2012 15:44
 
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Lovecraft lo vedo più come un grande visionario di libri horror, al pari di Poe per intenderci. Oltre ad aver alimentato le mie fantasie fin da bambino, mi ha anche dato la spinta nello scoprire veni narrative in me sconosciute.

Comunque sia, grande merito ad un maestro che ha avvolto nel mistero il mito del Necronomicon, facendo scaturire dalle sue opere anche diversi lavori cinematografici e ludici (oltre al mio libro - senza fare pubblicità).

Più di questo però non ci vedo, un po' come l'effetto Brown...
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Anche io non vedo una vena esoterica dietro Lovecraft e neanche una di scrittore maledetto, tra l'altro non era dedito all'assunzione di droghe ed alcoolici.

Un articolo di Valerio Evangelisti creatore della saga dell'inquisitore Nicolas Eymeric dove nega anche lui influenze esoteriche.


I riferimenti esoterici e le formule magiche de IL CASO DI CHARLES DEXTER WARD di H.P. Lovecraft

www.carmillaonline.com/archives/2007/05/002254.html

A mio avviso è interessante notare invece una certa influenza tradizionalista nei suoi scritti, ma quella esoterica non la vedo marcata anche se alcuni racconti potrebbero essere letti in altre ottiche, ma nulla di eclatante.


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Dipende dalla chiave di lettura.
Sicuramente uno scrittore come lui non ha scritto le sue opere senza prima aver avuto un "incontro culturale" col tema trattato.
La bravura da scrittore è stata quella di far credere la veridicità dei suoi lavori, e come detto prima, un po' come accade se si pensi al Codice Da Vinci come la verità assoluto mai trascritta prima, a mo' di giornale repubblicano. Fenomeno mediatico a parte, a Lovecraft c'è da attribuire, insieme a Poe, la nascita di un genere che difficilmente avrebbe conosciuto la luce in egual misura di interesse.
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Re:
Stige81, 13/02/2012 16.16:

Dipende dalla chiave di lettura.
Sicuramente uno scrittore come lui non ha scritto le sue opere senza prima aver avuto un "incontro culturale" col tema trattato.
La bravura da scrittore è stata quella di far credere la veridicità dei suoi lavori, e come detto prima, un po' come accade se si pensi al Codice Da Vinci come la verità assoluto mai trascritta prima, a mo' di giornale repubblicano. Fenomeno mediatico a parte, a Lovecraft c'è da attribuire, insieme a Poe, la nascita di un genere che difficilmente avrebbe conosciuto la luce in egual misura di interesse.



A tuo avviso si nota una vena Teosofica nei suoi scritti?

Un esempio pratico è Lemutria citata sia dalla Blavatsky sia da Lovecraft.


Grazie anticipate. [SM=g27985]





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Re: Re:
eone nero, 16/02/2012 13.39:



A tuo avviso si nota una vena Teosofica nei suoi scritti?

Un esempio pratico è Lemutria citata sia dalla Blavatsky sia da Lovecraft.


Grazie anticipate. [SM=g27985]


Lovecraft di certo non era uno sprovveduto e non ha deciso di scrivere i Miti, dando vita ai Grandi Antichi, solo per il piacere di infondere una buona lettura, lui si è spinto oltre, cercando di calcare il pensiero del lettore sulla base di reali convinzioni che egli stesso imprimeva alle sue opere.

Può comunque sembrare sottile la linea che passa tra Lemuria, Atlantide e i deliri di Abdul Alhazred, però c'è da tenere in considerazione la voglia dello scrittore nel considerare ciò che scriveva come reale.
Se pensiamo allo stesso Yog-Sothoth, si può verificare un'analogia tra le terre sprofondate e Yuggoth dopo l'apertura dei pozzi. I Mi-Go che assomigliano alla razza ermafrodita di Lemuria (per quanto concerne il loro comportamento). Oppure, cosa ancora più vicina, il libro di Dzyan, che narra le stesse vicende prima della venuta dell'uomo.

Tutto molto affascinante ma a malincuore, fa tutto parte di un disegno portato avanti nel tempo, cercando di intrecciare le fantasie passate nella mente di molti.
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