Estratto dal libro "Essere ciò che siamo"

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Sheenky Oo
00mercoledì 26 dicembre 2012 12:19
Fonte: www.altrogiornale.org/news.php?extend.8269

La realizzazione esistenziale può compiersi solamente attraverso un percorso creativo di ricerca ed esperienza di se stessi, che sia libero dal passato e da ogni forma di condizionamento.

A prescindere dalle considerazioni su Dio, sui Miti, o sui personaggi e le vicende umane esemplari, più o meno idealizzate, penso che della vita, dell’universo e di “tutto quanto”(1) non ci sia un senso, bensì un modo. Un modo di intendere e di vivere che può portare alla sensazione, all’ispirazione di un senso. La persona consapevole non può con un suo “dire” o con un suo “fare” cambiare più di tanto il corso insensato, caotico e ingiusto(2) delle cose e della storia umana. Può solo regolarsi personalmente, in se stessa e per se stessa. Può solo essere. Creare il “suo” mondo. Questo mondo si basa su pochi fondamentali punti grazie ai quali partecipare al mondo collettivo attraverso il proprio mondo personale. 



La mia esperienza mi ha portato ad individuare i cardini di una felice consapevolezza nell’Arte, come senso del bello e passione creativa, nel Gioco, come umorismo, senso della sfida e passione espressiva, e nel Sentimento, come amore, amicizia, ispirazione e tenerezza. Tutto il resto non ha senso. O può avere senso solo se imbevuto di tali essenze: attraverso queste “lenti” dare significato e imprimere una direzione armoniosa, etica ed estetica alle relazioni, alle amicizie, alla vita famigliare, alla coppia se così si desidera, al lavoro e alle necessità, alle vicende più diverse, così come alle emozioni e alle scelte,per trovare così una via di saggezza, felicità, persino di “potere”. Di entusiasmo.

L’Eros è quanto di più vicino all’essenza mistica dell’Arte, così come del Gioco e del Sentimento, perché è queste cose. Ci avvicina a concetti sublimi, all’autofecondazione che porta alla “nascita seconda”, al mistero della vita.

È questo che va cercato: non l’illuminazione, non Dio, non la perfezione, non l’appagamento. Ma questo Eros. In tutto. 

Così come l’umorismo ci aiuta perchè il complice dell’indifferenza, intesa come equanimità, longanimità e non-attaccamento ai giochi dell’illusione, l’Eros dà senso al coinvolgimento, alla partecipazione entusiasta al grande gioco. L’arte, la contemplazione, il senso del gioco che ci fa distaccati dalle emozioni e dalle illusioni, il sentimento nella tenerezza dell’amicizia e nell’intesa dell’amore. Tutto vissuto nel gioco dei pensieri e delle idee, delle circostanze e delle necessità, ma soprattutto sentito nel corpo che vive!

Nel proprio grande mondo.

Ecco Dio.
Gesù Cristo, il Buddha, vogliono essere esempi viventi che si può fare. Magari mai vissuti, sono tuttavia grandi testimoni. Sono la speranza. Il concetto è proprio quello di essere testimoni, che significa anche accettare che la conoscenza, dentro di sé risvelata, implica il vivere su di sé tutte le conseguenze.

TU SEI QUELLO. (3)

Però attenzione: noi siamo un ponte tra il trascendente, ove siamo, e l’immanente ove siamo ciò che esperimentiamo. La VITA è il ponte.

Durante uno dei consueti incontri domenicali, quelli che organizziamo tra amici e tuttavia aperti al pubblico proprio per condividere le nostre esperienze e conoscenze, giustamente mi si chiede… Detto tutto questo, si volesse “fare sul serio”, cosa si potrebbe/dovrebbe fare?

Così, una lista ce la siamo fatta… così… per gioco, ed ecco cosa si potrebbe fare proprio per cominciare a smetterla di vivere a caso:

risolvere le proprie necessità di sopravvivenza e indipendenza;
creare le condizioni per un contesto ambientale favorevole;
darsi un minimo di “ordine”: ritmi, meditazione, disciplina fisica, alimentazione, lavoro, pratiche, saluti, purificazioni, diario… (4);
creare le condizioni per un contesto umano favorevole: amicizia, comunione e fratellanza;
organizzare con gioia ed equilibrio intenti, impegni, attività ed energie;
recuperare e sviluppare il rapporto con la natura e il senso reale e pratico delle cose;
Imparare a nutrirsi di “energia”: luce, vita, significati;
organizzare il proprio studio-riflessione personale;
educare mente ed emozioni;
organizzare(5) la propria sperimentazione artistica;
applicare davvero le proprie conoscenze al rapporto con gli eventi;
indagare la propria “sensibilità ulteriore”;
indagare il rapporto con l’altro, con l’invisibile e con l’oltre;
essere un messaggio felice di vita e di speranza, testimoniare con l’esempio.

Da dove si comincia?

Da quello che siamo… e, mediamente, non siamo messi proprio bene, se la vogliamo proprio dire tutta. Spesso mi si fa l’esempio arcinoto della caverna di Platone: ebbene, secondo me siamo messi ancora peggio! Non solo ci figuriamo “un mondo” dalla semplice proiezione di ombre su di un muro, ma quelle ombre non si riferiscono neppure a qualcosa di reale: sono le risultanze, come ombre cinesi, di figure e forme accartocciate, inciampate l’una sull’altra! Vediamo un’illusione nell’illusione. 

Partiamo da qui: svincolandoci dal dialogo mentale associativo e dal bisogno di considerazione. Bisogna smettere di polarizzarsi: è un gioco perverso e inconcludente. Dobbiamo uscire da tutto questo. Non è questo o quello. Ma questo è e quello, anzi né questo né quello! Sono tutte illusioni. Giochiamoci, ma non identifichiamoci. Noi siamo altro. Siamo qui per altro. La Vita corregge, guida e insegna. A volte in modo severo e doloroso, a volte attraverso inaspettate sorprese. È un Maestro sempre coerente, puntuale e precisissimo. Si muove secondo logiche ampie, non scontate, diverse dalle nostre aspettative condizionate, ristrette e sempre troppo umane. 

Un amico una volta mi disse: “la Vita ti dà tutto quello che ti serve in abbondanza e ti toglie tutto quello che c'è da togliere!”. Saggissima osservazione. La Vita sa. Se la ascoltiamo con serenità (e un po’ di impassibilità) ci può aiutare tanto. Ma bisogna essere sinceri, consapevoli e totalmente responsabili; ovvero puri, anche nell’errore. Anche nella rettitudine!

La Vita è, per questo, ancora una volta un miracolo.

Non si può lasciarsi andare.
Non si può che lasciarsi andare. 

Sempre con umiltà e coraggio. Accettando e affrontando. Senza farsi impressionare troppo. Senza attaccamenti. Eppure con passione erotica, senso del gioco, con arte e sentimento. Con fede e gratitudine. Ecco la ricetta, la “formula dinamica” – riscoperta istante per istante – per diventare perfetti allievi della Vita, nel mondo ma non del mondo.

Oggi forse come non mai, non si può più “stare nel mezzo”. 

La crepa che si è aperta sotto i nostri piedi si sta divaricando sempre di più!
Cosa significa, per ognuno, cosa significa per me!, stare di qua? Cosa significa stare di là? 

In ogni caso, bisogna decidere in fretta. Essere totali e, comunque, assolutamente… precisi. Tagliare, spostare il baricentro e andare…

Dove sono “io”?
Con il corpo? Con la mente? Dov’è il mio cuore?

Ora essere equilibrati, diplomatici, è impossibile: essere con tutto se stessi o di qua, o di là. E ognuno sa, deve sapere, per se stesso, cosa significa il suo “di qua” e il suo “di là”. 

Dove? Come?
È necessario – per l’ennesima volta! – fare il punto. Su tutti i fronti.

Buona Meditazione.



Note:

1. Riferimento al libro “L’universo, la vita e tutto quanto”, terzo libro della serie “Guida galattica per gli autostoppisti” scritta da Douglas Adams.
2. Lo sappiamo che è tutto giusto, che tutto è perfettamente al suo posto, ma cercate di seguirmi nel discorso, senza inutili sofismi.
3. Riferimento al libro di Raphael TU SEI QUELLO - TAT TVAM ASI, che invito a leggere.
4. Per le pratiche accennate rimando al mio Metamorfosi (2012, Anima Edizioni).
5. Non spaventi questo “organizzare”: è può un lasciare che sia, un “aprirsi a…”.
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