Il prospetto di Astro-Paleontologia di John Armitage

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Gabrjel
00mercoledì 11 gennaio 2012 14:32
Dopo la pubblicazione (apparve su "Journal of the British Interplanetary Society, vol. 30, pp 466-9, 1976"), il documento sembrò essere caduto nel dimenticatoio totale.
Tutto ciò che si è potuto determinare su John Armitage è che divenne un membro della Royal Astronomical Society il 10 dicembre 1976 e che il documento è stato anche presentato alla "Second British Interplanetary Society Conference on Interstellar Travel and Communication" che si tenne dal 4 e 5 aprile del 1977.
In esso l'autore sostiene che sembra probabile che il numero civiltà galattiche estinte sia in numero maggiore rispetto al numero di civiltà galattiche esistenti. Armitage afferma, inoltre, che le civiltà rilevabili sono solo quelle apparentemente esistenti.
Armitage descrive due discipline collegate tra esse: l'Astro-Palentologia e l'Astro-Archeologia, la prima interessata alla vita non-sapiente. L'Astro-Paleontologia è di interesse per l'Astro-Archeologia, anche se la linea di collegamento potrebbe portare a confusione. E proprio, anche per questo, Armitage illustrò ciò nel suo articolo.
Per evitare confusioni con l'ambiente della Terra, che potrebbe rendere i ricercatori "ciechi" rispetto ad altre possibilità di studio dei siti extraterrestri, Armitage offrì una prudente ipotesi su forme di vita non-indigene in fase di introduzione ad un pianeta dichiarando:

"l'esempio più lampante e facilmente identificabile di questa condizione sarebbe un caso che coinvolge l'improvvisa apparizione di una cultura ad alta tecnologia, la quale è completamente incongruente con i resti fossili e le linee di sviluppo evolutivo stabilite da forme indigene del pianeta".

Di seguito la tavola completa di Armitage con i tipi di reperti che possono essere scoperti.



Gli studiosi più recenti potrebbero suggerire una categoria per i resti postbiologici, anche se le ultime tre potrebbero essere adatte. In realtà, Armitage sostenne la possibile esistenza di "civiltà robotiche" che in un certo senso sarebbero l'estensione di una intelligenza che li ha creati, anche se gli organismi biologici fossero totalmente morti. Non era chiaro se si riferisse alle macchine sapienti o agli automi.
E' molto interessante notare l'inclusione della ricerca delle Sfere di Dyson. Sebbene l'idea di cercarle fosse in giro per 16 anni, il contesto di un documento di archeologia spaziale era nuovo per l'anno 1976 del secolo scorso.
Nella conclusione del suo documento, Armitage scrive:

"...le nostre domande riguardanti la natura delle forme di vita extraterrestri e di civiltà potrebbero avere risposte molto rapide per mezzo dell'Astro-Palentologia o Astro-Archeologia, attraverso indagini esobiologiche dirette di forme di vita aliena attualmente esistenti, o nel caso di intelligenza extraterrestre dal classico "attivo" o "passivo" degli esperimenti CETI".

Ciò potrebbe sembrare ottimista, anche per gli appassionati del SETI e dell'archeologia spaziale, ma di nuovo (al momento) non abbiamo ricevuto un risultato concreto dal tradizionale SETI o dall'Astrobiologia.

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