Quando la Rai inseguì l'UFO in aereo - Piemonte 1985

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Gabrjel
00domenica 15 gennaio 2012 12:07
Il caso che presentiamo si riferisce alla serie di avvistamenti di un corpo luminoso diurno avvenuto il 15 settembre 1985 e che ha interessato la Valle d'Aosta ed un ampia zona del Piemonte. La vasta eco di questo caso, riportato con grande risalto sui giornali ed in televisione, potrebbe forse giustificare il nostro interesse, indipendentemente dal fatto che le indagini immediatamente svolte abbiano portato ad identificare la causa delle centinaia di segnalazioni ricevute in un pallone stratosferico di grandi dimensioni, ma riteniamo che esistano anche altri particolari che possono giustificare un approfondimento su queste pagine.
In primo luogo va ricordato che gli avvistamenti ufologici che coinvolgono contemporaneamente ed indipendentemente parecchi testimoni non sono molti ed è quindi istruttivo poter confrontare i vari racconti, analizzare il percorso dell'informazione attraverso i mass-media ed i mezzi informali di comunicazione e seguire l'evoluzione del "flap" locali che spesso i maxi-avvistamenti originano.
La crescita in campo epistemologico e metodologico che hanno sviluppato negli ultimi anni le nuove "tendenze" dell'ufologia ci ha poi insegnato come lo studio dei casi ifologici, ossia di quelli che si riescono a condurre a cause convenzionali, è spesso ricco di informazioni e dati che possono aiutarci a capire meglio gli stessi casi non spiegati.
In questo caso l'esistenza certa di uno "stimolo" oggettivo e il conoscere con precisione la sua vera natura ci dà la possibilità di verificare l'effettiva attendibilità delle testimonianze raccolte e di studiare in che modo e su quali particolari agisce il filtro percettivo del testimone e in che misura il cosiddetto "mito UFO" riesce a retroagire alterando i dati soggettivi.
Allo stesso modo è possibile estendere questo tipo di studio ai molti casi IFO che vengono raccolti (circa il 90% delle segnalazioni) in modo da imparare a conoscere meglio errori ed imprecisioni del testimone umano, nostro unico strumento di rilevazione nell'avvistamento ufologico.
Infine va sottolineato che l'aver raccolto dati sufficienti per "risolvere" il caso è da valutare positivamente sia perché conferma la validità delle metodologie usate nel corso dell'indagine sul campo, sia perché rientra nell'obiettivo fondamentale della ricerca ufologica, quello di trovare delle risposte, non di alimentare forzatamente il mistero.

GLI AVVISTAMENTI
Domenica 15 settembre 1985 i telegiornali serali di entrambe le reti RAI riportarono con risalto un servizio della sede di Aosta relativo all'avvistamento, prima da Pila (AO) poi dallo stesso capoluogo, di un "misterioso" corpo luminoso in cielo. Contemporaneamente venivano mostrate le immagini di un filmato, girato da bordo di un aereo da turismo noleggiato appositamente da una troupe della RAI, di un piccolo corpo luminoso che cambiava diverse volte forma passando da quella circolare-ovoidale a quella di una specie di punto interrogativo, a quella di tre "cilindri" accostati. Il servizio segnalava inoltre che il radar di Milano-Linate che copre il cielo di Aosta (il piccolo aeroporto aostano "Corrado Gex" di Saint-Christophe non è dotato di apparecchiature di rilevazione e il radar di Torino-Caselle è ostacolato dalle montagne) su richiesta del pilota aveva rilevato la presenza dell'aeroplano, ma non aveva nessuna traccia riferibile sullo schermo riferibile all'oggetto che veniva osservato.
Il 16 settembre, due gruppi dell'attuale Sede provinciale di Torino del CISU (formati da Alberto Garino, Gian Paolo Grassino, Camillo Michieletto, Massimo Nebbia e Edoardo Russo) effettuavano un sopralluogo ad Aosta dove, Grazie alla collaborazione del giornalista Luciano Caveri, potevano visionare presso la locale sede RAI il filmato originale dell'"UFO" ed intervistarne l'operatore. Parallelamente venivano intervistati il pilota dell'aereo e alcuni dei testimoni dell'avvistamento, compreso il responsabile della stazione meteorologica dell'aeroporto.
Il giorno seguente il quotidiano La Stampa pubblicò un nostro breve appello al testimoni perché riferissero quanto avevano visto al recapito telefonico che veniva indicato e ci ritrovammo tempestati da decine di telefonate che si susseguirono senza soluzione di continuità per un paio di giorni. Vista l'impossibilità di seguire a fondo tutte le segnalazioni, vennero scelti i testimoni in grado di fornire maggiori dettagli o addirittura foto dell'oggetto ed inoltre furono selezionate un certo numero di "zone" dalle quali poter effettuate rilevazioni ai fini di triangolare la posizione dell'oggetto.
Grazie a diverse "spedizioni" d'indagine a cura soprattutto di Edoardo Russo, Massimo Nebbia e Paolo Fiorino si è potuto completare il quadro d'insieme già apparso chiaro durante le interviste telefoniche con parecchi disegni, numerosi rilevamenti e tre serie di foto.

IL FENOMENO OSSERVATO
Come è già stato sottolineato, sono state moltissime le persone che si sono messe in contatto con la nostra associazione per riferire dell'avvistamento in rappresentanza di un insieme di testimoni valutabile nelle migliaia di unità. Va infatti ricordato che il fenomeno - diversamente dalle prime impressioni - non era stato solamente visibile dalla Valle d'Aosta, ma aveva interessato un'ampia zona del Piemonte nord-occidentale comprendente Val Chisone, Valle di Susa, le Valli di Lanzo e parte dell'alto Canavese, ossia un'area prevalentemente montuosa ricca di località turistiche (Sestriere, Bardonecchia, ecc.) e particolarmente frequentata quel 15 settembre, data di apertura dell'attività venatoria e di diverse manifestazioni e gite.
Questa circostanza ha fatto sì che molti gruppi di cacciatori furono in grado di seguire il corpo luminoso per parecchie ore e che gran parte dei testimoni lo osservò, oltre che a occhio nudo, attraverso binocoli, cannocchiali di precisione e, in qualche caso, addirittura piccoli e medi telescopi. Conseguentemente si è riscontrato un livello più che accettabile delle descrizioni, spesso molto precise e ricche di particolari utili all'identificazione dell'oggetto.
In base ai dati così acquisiti cercheremo ora di riassumere le caratteristiche del fenomeno che emergono dall'esame delle 95 testimonianze raccolte sul caso.

FORMA
Circa il 58% dei testimoni ha descritto forme tipo "pallone sonda" o a questo simili quali "pera rovesciata", "goccia", "pallone da rugby", "mongolfiera" oppure corpi "allungati" che ricordano bene la classica forma a goccia rovesciata del pallone. Un altro gruppo di osservatori (15%) si è limitato al "pallino" o alla piccola fonte luminosa "tipo stella", mentre il 23% ha fornito descrizioni alternative, variamente strutturate, le quali però non si discostano eccessivamente da quelle sopra indicate. Abbiamo infatti "cilindri", "triangoli frastagliati", "coppe", "ferri da cavallo" e una "semiluna". Solamente tre le testimonianze che segnalano una struttura a "canne d'organo" o a "farfalla" simile a quella apparsa nel servizio televisivo, così come solo due persone hanno notato dei cambiamenti di forma dell'oggetto.
Viceversa parecchi osservatori hanno riferito di strutture penzolanti quali "corde", "fettucce" riflettenti o comunque sfrangiamenti o protuberanze, soprattutto nella parte inferiore. E' interessante rilevare come la qualità delle descrizioni risulti effettivamente legata al tipo di strumento d'osservazione: non solo le ricostruzioni più ricche di particolari provengono da chi ha potuto usufruire di binocoli o telescopi, ma alcuni degli intervistati hanno sottolineato la differenza tra quanto vedevano ad occhio nudo (in genere più "strano") e l'inequivocabile immagine del pallone che emergeva dall'osservazione con strumento ottico.

COLORE E LUMINOSITA'
Per generale ammissione, il corpo sembrava riflettere la luce del sole ed appariva quindi di colore chiaro, bianco o indefinito, oppure, in alcuni casi, "metallico" o "argenteo". Parecchi testimoni hanno avuto l'impressione di un "sacco" di plastica mentre alcuni tra possessori di telescopi e cannocchiali particolarmente potenti hanno notato trasparenze dell'intero oggetto o di alcune sue parti.

SPOSTAMENTI
Contrariamente ad alcune notizie di stampa che parlavano di perfetta immobilità (reputata anomala per un pallone) le testimonianze si dividono circa a metà tra quelle che parlano di un oggetto fermo e quelle che riferiscono di un lento movimento. Se da una parte vi è chi, prendendo come riferimento antenne televisive, tetti di case o cime montuose, afferma di non aver notato spostamenti di rilievo, altri hanno dovuto spostare il piedistallo del telescopio per seguirlo oppure hanno rilevato spostamenti ampi e lenti. La nostra impressione è che effettivamente il corpo fosse in lento moto, spinto da venti in quota evidentemente meno forti che alle medie altitudini, dove si potevano vedere formazioni nuvolose, muoversi invece velocemente. L'apparente immobilità può essere spiegata dalle diverse posizioni di osservazione e dalla possibilità di ciascun testimone di traguardare per tempi lunghi lo strano punto luminoso rispetto ad un punto di riferimento fisso.
A causa di questi problemi è praticamente impossibile stabilire una "rotta" anche approssimativa degli spostamenti che in ogni caso non hanno allontanato l'oggetto dai cieli piemontesi per l'intera mattinata del 15 settembre.

DIMENSIONI APPARENTI E REALI
Le dimensioni apparenti del corpo erano abbastanza ridotte: "grande come una stella" hanno detto in molti, ed è stato infatti notato soprattutto per la sua forte luminosità piuttosto che per la sue grandi dimensioni, che erano però ben chiare attraverso binocoli potenti.
Diversa era invece l'impressione di un oggetto abbastanza grosso suscitata dal filmato RAI, dovuta però al teleobiettivo usato per la ripresa (un 300 mm. equivalente) e alla minore distanza: lo stesso giornalista Caveri su precisa domanda ha confermato di non aver notato ingrandimenti della figura luminosa da bordo dell'aereo rispetto a come aveva avuto modo di osservarla da terra (ricordiamo infatti che nell'inutile tentativo di "intercettare" il pallone il velivolo si era portato alla sua quota massima di 4-5000 metri).
Paradossalmente proprio le piccole dimensioni apparenti, rapportate alla distanza di osservazione (calcolata più avanti) ci fa pensare ad un pallone di notevoli dimensioni, dell'ordine delle decine di metri di diametro, certamente molto differente dalle piccole sonde quotidianamente usate presso aeroporti e stazioni meteorologiche.

ORARI E DURATE
L'avvistamento è durato in tutto diverse ore. Le prime segnalazioni sono delle ore 6.00/6.30 circa, all'alba, testimoni alcuni cacciatori già in marcia che hanno visto una "stella" la quale, a differenza delle altre, rimaneva "accesa". Le seguenti si sono succedute per tutto l'arco della mattinata, a seconda delle attività che hanno portato all'aperto i testimoni. Le osservazioni sono invece terminate tra le 10.30 e le 14 a seconda delle zone: a partire da metà mattinata, infatti, sono avanzati alcuni banchi di nubi (altocumuli e cirrocumuli sui 5000 metri) da ovest che prima hanno alternativamente nascosto l'oggetto luminoso (evidentemente più alto) e quindi hanno progressivamente coperto il cielo impedendone definitivamente la vista. Solo alcuni testimoni hanno avuto modo di notare la luce "spegnersi" o essere come "risucchiata" mentre una sola persona è riuscita ad avere la visuale libera sino alle 14.30 circa.

LE FOTO
Le tre serie di foto che abbiamo ottenuto sono state scattate rispettivamente da Collegno (TO), dal rifugio Vaccarone (Val di Susa) e da Salbertrand e in tutte non si riesce a distinguere a occhio nudo nulla di anormale. Solo attraverso potenti ingrandimenti si è riusciti ad evidenziare una macchia biancastra a forma di goccia, a conferma delle ridottissime dimensioni apparenti.
Un discorso a parte meritano le immagini riprese dalla troupe RAI. Le strane forme e i cambiamenti di forma, infatti, ci sembrano attribuibili alle condizioni di ripresa piuttosto che a delle effettive mutazioni dell'oggetto, non riscontrate da altri testimoni. Come ha avuto modo di riferirci l'operatore Roberto Moranduzzo, il filmato è stato girato con la telecamera elettronica posta verticalmente tra le gambe, date le ridotte dimensioni della stretta cabina dell'aereo da turismo, con il teleobiettivo al massimo della sua potenza: i giochi di alterazione della forma e "stratificazione" dell'immagine sono imputabili da un lato ad un gioco di rifrazione tra le lenti della camera e i vetri multistrato della cabina del velivolo, dall'altro ai non facili tentativi di messa a fuoco dell'immagine.

LE NOSTRE ANALISI
Al fine di determinare la posizione dell'oggetto osservato sono state effettuate diverse misurazioni nei giorni seguenti l'avvistamento dalle diverse località indicate in figura.
I rilevamenti della direzione sono stati misurati attraverso una bussola, mentre per l'elevazione angolare si è fatto uso di un apposito misuratore. Evidentemente ambedue questi strumenti sono affetti da non indifferenti errori, comunque trascurabili di fronte all'incertezza causata dagli errori "di ricordo" da parte dei testimoni, per cui il risultato ottenuto non è certamente da considerare "esatto". Bisogna poi sottolineare che le testimonianze si riferiscono a diversi orari della mattinata e quindi, presumibilmente, a diverse posizioni in cielo del pallone. D'altra parte i parecchi punti di riferimento usati dagli osservatori per ricostruire la posizione dell'oggetto e soprattutto la coerenza dei dati raccolti dalle diverse zone fanno concludere che l'approssimazione ottenuta è da ritenersi sufficientemente valida ed in grado di darci dei "numeri" attendibili per identificare se non un punto quantomeno una zona entro la quale il corpo si spostava.
Su questa base possiamo affermare che l'oggetto si trovava addirittura in territorio francese, sulla cittadina di Lanslebourg, ad una quota intorno ai 22.000 metri. Di conseguenza la distanza in linea d'aria tra il pallone ed i vari avvistatori risulta compresa tra i 40 e gli 80 chilometri.
La posizione "calcolata" coincide con quelle indicate approssimativamente da gran parte dei testimoni che spesso facevano riferimento al Monte Rocciamelone (che, dalle valli italiane, si trova davanti alla zona di Lanslebourg o comunque a direzioni corrispondenti a quella trovata). Il dato forse più interessante è quello relativo alla notevole altitudine dell'oggetto che spiega il perché della vasta area d'osservazione e del mancato contatto da parte dell'aereo da turismo, e al tempo stesso (vista la distanza dal testimoni) giustifica le considerazioni avanzate in precedenza circa dimensioni e durata dell'osservazione.

RIFLESSIONI SUL CASO
Tracciando un quadro conclusivo, possiamo affermare con sufficiente certezza di aver individuato, in base ai dati raccolti, la causa della serie di avvistamenti del 15 settembre '85 in un grosso pallone stratosferico di ricerca. Circa la provenienza, escludendo naturalmente la base italiana di Milo (TP), si può supporre francese: maggiore "sospetta" è la base di Aire-sur-Adour che proprio nel periodo in questione effettua abitualmente lanci sia per scopi civili che militari. Siamo comunque ancora in attesa di risposte in merito da alcuni enti francesi interpellati a questo proposito.
Grazie al lavoro di indagine sul campo si è riusciti ad ottenere una stima della possibile posizione del pallone, dimostrando così l'utilità della ricerca di dati quantitativi nell'ambito dell'indagine ufologica.
Anche in questo caso - viceversa - abbiamo avuto la conferma della perdurante tendenza dei mass-media al sensazionalismo e alla superficialità dei commenti: paradossalmente sono state riportate sui giornali alcune tra le testimonianze più curiose e strane ed è stato dato spazio ad alcune fantasiose quanto assurde ipotesi esplicative, dai palloni giocattolo tipo UFO-solar (dimenticandone le limitate dimensioni e il colore nero), ai resti di un satellite che, in caduta libera, non avrebbe certamente potuto rimanere in vista per più di pochi secondi).
Per finire, sono state raccolte ulteriori informazioni su problemi e limiti della percezione rapportando i racconti testimoniali allo stimolo in questo caso noto. Si è così potuto rilevare la sostanziale attendibilità complessiva delle descrizioni testimoniali, che nel loro insieme hanno fornito dati osservativi corretti e corrispondenti a quanto ci si sarebbe dovuto aspettare, consentendoci di identificare rapidamente la causa degli avvistamenti, d'altra parte riconosciuta da numerosi testimoni.
E' però interessante notare a questo proposito come le stesse ricostruzioni fornite dalle persone che asserivano di aver osservato un pallone a fronte di una fondamentale precisione nella descrizione delle caratteristiche essenziali (forma a "goccia", trasparenza o comunque forte capacità riflettente, ecc.) riscontravano spesso l'aggiunta o l'alterazione di particolari secondari quali protuberanze, strisce di diverso colore, carichi appesi di varie forme oppure luci di diverso colore. Questo a dimostrazione di un'intrinseca incapacità dello strumento umano a "vedere" in modo "oggettivo", come una macchina fotografica e soprattutto della impossibilità di basare la nostra conoscenza del fenomeno UFO sui dettagli meno significativi dei racconti dei testimoni.
Ancora una volta, quindi, ci si può rendere conto dei limiti del nostro sistema percettivo che, in misura più o meno significativa, agiscono su ogni osservazione alterando particolari via via più significativi parallelamente al maggior coinvolgimento emozionale al momento dell'avvistamento. Non è un caso che le variazioni più grandi dalla descrizione "standard" del pallone siano venute da una minoranza di telefonate "eccitate" e dalle persone che maggiormente erano convinte di aver visto qualcosa di inspiegabile o addirittura di "meraviglioso" o estraneo al nostro pianeta. E' evidente che se avessimo basato la nostra analisi proprio sui dettagli anomali o sulle descrizioni dei pochi "casi limite" che si discostano dalla "media", come taluni abitualmente fanno, non ci sarebbe stata possibile l'identificazione del fenomeno e avremmo inoltre commesso un errore metodologico non indifferente.
In definitiva queste considerazioni, oltre a ribadire la soggettività della testimonianza ufologica, ci evidenziano la necessità di continuare sulla strada dello studio dei casi identificati e di saper "criticare" i dati di quelli non spiegati per affinarne e rafforzarne la nostra reale conoscenza, obiettivo questo certamente complesso, ma che comincia a mostrarsi concretamente raggiungibile.


NOTE BIBLIOGRAFICHE

- Marco Malavasi, "L'origine dei palloni sonda", su Notiziario UFO nn. 84, 85, 86/87 e 88, da maggio a settembre 1979.

- Allan Hendry, "Guida all'ufologia", capitolo "Falsi UFO: IFO del tipo dischi diurni", che si sofferma sulle caratteristiche dei palloni che possono farli scambiare per UFO.

- Gian Paolo Grassino, "UFO?, No, palloni sonda!", su Ufologia n.5, ottobre 1979, pag. 28 (articolo relativo al clamoroso avvistamento di un "pallone-sonda" del 13/9/79).

- Paolo Toselli, "E se l'UFO non c'è, ce lo inventiamo", su Notiziario UFO n.93, febbraio 1980, pagg. 13-15 (sempre sul caso del 13/9/79 e comprendente un approfondito esame degli errori introdotti dai testimoni in un periodo di alta attività ufologica).

Fonte: www.arpnet.it/ufo/r2pallone.htm
Gabrjel
00domenica 15 gennaio 2012 12:10
Re:
Gabrjel, 15/01/2012 12.07:

LE FOTO
Le tre serie di foto che abbiamo ottenuto sono state scattate rispettivamente da Collegno (TO), dal rifugio Vaccarone (Val di Susa) e da Salbertrand e in tutte non si riesce a distinguere a occhio nudo nulla di anormale. Solo attraverso potenti ingrandimenti si è riusciti ad evidenziare una macchia biancastra a forma di goccia, a conferma delle ridottissime dimensioni apparenti.
Un discorso a parte meritano le immagini riprese dalla troupe RAI. Le strane forme e i cambiamenti di forma, infatti, ci sembrano attribuibili alle condizioni di ripresa piuttosto che a delle effettive mutazioni dell'oggetto, non riscontrate da altri testimoni. Come ha avuto modo di riferirci l'operatore Roberto Moranduzzo, il filmato è stato girato con la telecamera elettronica posta verticalmente tra le gambe, date le ridotte dimensioni della stretta cabina dell'aereo da turismo, con il teleobiettivo al massimo della sua potenza: i giochi di alterazione della forma e "stratificazione" dell'immagine sono imputabili da un lato ad un gioco di rifrazione tra le lenti della camera e i vetri multistrato della cabina del velivolo, dall'altro ai non facili tentativi di messa a fuoco dell'immagine.




Qualcuno è in grado di reperire le foto? Ho provato a cercarle, ma nessun risultato [SM=g11635]
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