Regni e civiltà sotterranee - Miti o realtà?

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Gabrjel
00sabato 7 aprile 2012 09:08




Gabrjel
00sabato 7 aprile 2012 09:09
TUNNEL E CITTA' SOTTERRANEE IN BRASILE

Da >>> edmundkiss-zama.blogspot.it/2012/04/tunnel-e-citta-sotterranee-in-bras...

Da molto tempo, forse da troppo, le leggende riguardo la possibile esistenza di antichi tunnel e di misteriose città sotterranee continuano a persistere da quando i problemi posti dall’archeologia di frontiera esplorativa hanno toccato anche le regioni più remote del Sud America e del Brasile.
Chi scrive ha avuto, tra le altre cose, la possibilità e la fortuna di contattare e di avere informazioni molto interessanti da chi già parecchio tempo fa si era imbattuto in tali eccitanti racconti .
Nel 1998 ed in seguito l’anno successivo mi incontrai con Timothy Paterson, anziano esploratore inglese del Brasile e soprattutto pronipote di quel famoso Colonnello Fawcett, l’Indiana Jones del 20esimo secolo per eccellenza, il ricercatore delle colonie di Atlantide in Brasile scomparso nella zona dell’Alto Rio Xingu nel lontano 1925, durante le ultime fasi di una famosa e drammatica esplorazione nata per trovare una città perduta antichissima , Matalir, soprannominata da Fawcett stesso la “ Perduta Zeta “.
Paterson , pur affetto a quel tempo da una grave malattia ( è scomparso infatti nel 2004 ), ritrovò nel sottoscritto, così mi disse, quel “ sacro fuoco “ che da sempre colpisce chi come lui, come suo zio, come innumerevoli altri romantici esploratori sentono da sempre qualcosa che li spinge a dirigersi nelle zone più remote della Terra in una perenne “ cerca “ di qualche cosa di antico, di perduto , di vitale, che la nostra umanità ha perduto e che ancora non ritrova.


Percy Fawcett

Tra le varie cose parlammo così del mistero dell’esistenza di questi antichissimi tunnels che da tempo immemorabile percorrono le viscere della Terra e del Sud America in particolare .
Paterson mi confermava assolutamente della loro esistenza tra le Ande e la foresta amazzonica brasiliana, tra il Venezuela , l’Equador ed il Perù, fino alla Bolivia, all’Argentina ed il Cile…
Suo zio Percy Fawcett lo aveva saputo addirittura dall’inizio del 1900, da chi tra il Brasile ed il Perù ricordava ancora dove erano gli accessi , a volte presenti sulle Ande, altre volte nel pieno della foresta.
Erano senz’altro la strada maestra per giungere addirittura a quelle mitiche “ perdute città sotterranee “ di cui si cominciò ad avvertire la possibile presenza proprio negli anni Venti e Trenta, un periodo avventuroso e formidabile per il Brasile , dove le più antiche leggende , i trucchi delle spie internazionali e delle grandi Potenze di allora si mischiavano in un gioco inestricabile .
L’archeologia misteriosa ed i giochi dei servizi segreti delle potenze occidentali si erano sempre intrecciati in Brasile , e soprattutto allora, negli anni ’30 e durante la Guerra Mondiale gli Stati Uniti , la Gran Bretagna e la Germania nazista avevano laggiù le proprie spie, i propri avventurieri , i propri ricercatori pronti a carpirsi i reperti e le informazioni più stupefacenti.
Timothy Paterson mi riferì che la scomparsa di suo zio Percy Fawcett fu un incredibile shock per la Gran Bretagna , la quale allora cominciò ad inviare dei suoi agenti, mischiati a frotte di giornalisti, per cercare di capire se veramente l’intrepido colonnello era scomparso o piuttosto era stato eliminato per aver scoperto qualche straordinario segreto .
Uno di questi poteva essere stato l’argomento legato ai tunnel e le città sotterranee : Fawcett poteva essere stato rapito e segregato sottoterra da qualche tribù misteriosa …
Ma anche i nazisti erano all’erta : dalla fine degli anni Venti e per tutti gli anni Trenta e anche oltre , mi disse Timothy , la Germania nazista inviò ricercatori, esploratori ed agenti in Brasile, in Perù , in Bolivia, sulle tracce dei più antichi miti del Sud America , dei resti di Atlantide, alla ricerca di tunnels e città sotterranee : “ Ci fu anche una spedizione segretissima dell’organizzazione “ Ahnenerbe “, nel 1942 , dopo che il Brasile , forzato dagli USA, aveva dichiarato guerra alla Germania . Cercarono le città sotterranee in Brasile ed in Perù, luoghi che emanano un potere quasi magico , come avevano già fatto in Tibet anni prima. Queste città esistono , ne sono certo , e forse sono ancora abitate. Nel dopoguerra il mio amico tedesco Udo Oscar Luckner trovò in Brasile alcuni di questi accessi , ma morì prima di rivelare il suo segreto “.
Non dobbiamo dimenticare che proprio in quello stesso anno 1942, il Presidente degli Stati Uniti Roosevelt riceveva in un incontro privato i coniugi Lamb, avventurieri ed esploratori americani, che avevano scoperto nel Chiapas Messicano una tribù perduta di strani uomini pericolosissimi, a guardia di accessi di una perduta città sotterranea in Messico…sono reportage storici , riconosciuti ma dei cui sviluppi non si è saputo ovviamente più nulla.
Nel periodo 1996 –2000, proprio nel periodo in cui i miei viaggi ed esplorazioni in Sud America furono molto intensi, mi misi in contatto con l’anziano esploratore Antonio Filangieri di Candida Gonzaga, un nobile molto in gamba (deceduto purtroppo pochi anni fa) che negli anni ’50 si era fatto onore in Brasile sulle orme delle ricerche del Colonnello Fawcett.
Egli stesso personalmente mi rivelò che, oltre ad essere sicuro dell’esistenza della “ Misteriosa Zeta “ nel Mato Grosso si era interessato moltissimo al mistero della città sotterranea di “ Akakor “ presente probabilmente nello stato brasiliano di Acre .
Infatti fece pubblicare in Italia , grazie alla traduzione fatta da sua moglie Sissy, il saggio del giornalista Karl Brugger ( assassinato nel 1984 in Brasile ) sulle vicende , i rapporti , e le ricerche di questi sulle tracce di una misteriosa città sotterranea, Akakor appunto, già scoperta da una segreta missione nazista nei primi anni ’40.
Il conte Filangieri mi confermò che Akakor era una realtà, una città sotterranea in piena Amazzonia, e ancora abitata .
Proprio in una mia spedizione alla ricerca della perduta città peruviana del Paititi , alcuni nativi mi dissero che , al confine con il Brasile , esisteva una città “ segreta “, abitata da almeno 5.000 persone.
sgittario
00sabato 7 aprile 2012 17:44
Sicuramente già lo saprete, ma sul sito di edicolaweb, proprio nella pagina iniziale, è possibile scaricare gratis un libro che parla della Terra Cava. Contiene degli spunti interessanti per chi vuole approfondire.

Inoltre, se non ricordo male, in un libro di Charroux si parla di alcuni eventi avvenuti in passato dove si raccontano di individui venuti fuori dall'interno della Terra. Il titolo è "Civiltà perdute e misteriose", mi sembra.....
Gabrjel
00sabato 7 aprile 2012 17:52
Su edicolaweb di chi è? Perchè ricordo che avevo trovato un libro li, ma poi leggendolo mi sono accorto che tiravano in ballo di quelle fantasie che....meglio se non parlo...
sgittario
00sabato 7 aprile 2012 18:00
Re:
Gabrjel, 07/04/2012 17.52:

Su edicolaweb di chi è? Perchè ricordo che avevo trovato un libro li, ma poi leggendolo mi sono accorto che tiravano in ballo di quelle fantasie che....meglio se non parlo...



Allora può darsi che mi sia confuso.... Se fosse coì lascia stare. Vedrò meglio....


Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:06


































Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:08
IL DIARIO DELL'AMMIRAGLIO R.E. BYRD

L'ammiraglio statunitense R.E.Byrd fu un grande esploratore. Compì diversi viaggi al Polo Nord ed in Antartide nella prima metà del '900. Iniziò la sua carriera di esploratore polare nel 1925. Il suo volo esplorativo al Polo lo consacrò leader dell'aviazione e delle esplorazioni polari nonchè eroe nazionale. Il 29-30 Maggio 1927 compì la transvolata dell'Oceano Atlantico da New York alla Manica che seguì quello di Charles Lindbergh di pochi giorni. Nel 1928 compì la sua prima grande esplorazione in Antartide, ma quella più importante è del 1946. Tutte le sue avventure sono narrate nel suo diario, conservato attualmente presso il Centro di Ricerca Polare Byrd dell'Università di Stato di Columbus (Ohio-USA). Il dottor Raimund E. Goerler, capo archivista del Centro Polare, nel trascrivere il contenuto del diario del 1925, tra le pagine "bianche", trovò una serie di affascinanti, incredibili e straordinarie informazioni datate 19 Febbraio 1947. Esse non hanno nulla a che fare con la coraggiosa esplorazione artica ma riguardano esclusivamente la meravigliosa avventura accaduta all'Ammiraglio durante la sua quarta spedizione al Polo Sud:

"Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 Febbraio dell'anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l'ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità."

19 Febbraio 1947
Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata, e siamo in volo con il pieno di carburante alle ore...
Aggiustato l'afflusso di carburante al motore destro e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.
Controllo della posizione con il sestante, nuovo controllo della prua con la bussola, eseguito un lieve cambio di direzione ed eccoci sulla rotta stabilita.
Controllo radio con il campo base, è tutto a posto e la ricezione è normale.
Si nota una lieve perdita di olio al motore destro, tuttavia l'indicatore della pressione sembra normale.
Notata una leggera turbolenza da est ad una altitudine di 2321 piedi, correzione a 1700 piedi, la turbolenza cessa ma aumenta il vesto in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l'aereo procede ora normalmente.
Controllo radio con il campo base, situazione normale.
Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota, di nuovo ottime condizioni di volo.
Distese di ghiaccio e neve sotto di noi, notate delle colorazioni giallognole con disegni lineari. Alterata la crociate per un migliore esame di queste configurazioni colorate, notate anche colorazioni violacee e rossastre. Controllata quest'area con due giri completi e ritornati sulla rotta stabilita. Effettuato un nuovo controllo di posizione con il campo base e riportate le informazioni circa le colorazioni nel ghiaccio e nella neve sottostanti.
Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare, non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione. Rileviamo la posizione con la bussola solare, tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c'è indicazione di congelamento.
In lontananza sembrano esserci delle montagne.
29 minuti di volo trascorsi dal primo avvistamento dei monti, non si tratta di un'allucinazione. E' una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.
Cambio altitudine a 2950 piedi, incontrata di nuovo una forte turbolenza.
Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una vallata con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale. Non dovrebbe esserci nessuna verde valle qui sotto ! C'è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiaccio e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti.

I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio gira avanti e indietro.
Altero l'altitudine a 1400 piedi ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. E' verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra diversa. Non riesco più a vedere il sole. Facciamo un altro giro a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un qualche tipo di grosso animale. Assomiglia ad un elefante! NO!!! Sembra essere un mammut! E' incredibile! Eppure è così! Scendiamo a quota 1000 piedi ed uso un binocolo per esaminare meglio l'animale. E' confermato, si tratta assolutamente di un animale simile al mammut. Riporto questa notizia al campo base.
Incontriamo altre colline verdi. L'indicatore della temperatura esterna indica 24 gradi centigradi. Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di contattare il campo base. La radio non funziona.
Il paesaggio sottostante è più livellato e normale (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! E' impossibile! L'aereo sembra leggero e stranamente galleggiante. I controlli si rifiutano di rispondere! Mio Dio! Alla nostra destra e alla nostra sinistra ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano e qualcosa irradia da essi. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi. E' uno strano simbolo. Non lo rivelerò. E' fantastico. Dove siamo! Cosa è successo.
Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono!!! Siamo tenuti saldamente ad una sorta di invisibile morsa d'acciaio.
La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese con accento che sembra leggermente nordico o tedesco! Il messaggio è: "Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani". Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L'apparecchio è sotto uno strano controllo ed ora vira da sé. I comandi sono inutilizzabili.
Riceviamo un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura di atterraggio, ed in breve l'aereo vibra leggermente cominciando a scendere come sorretto da un enorme, invisibile ascensore.
Sto facendo un'ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando ai piedi dell'aereo. Sono alti ed hanno i capelli biondi. In lontananza c'è una grande città scintillante, vibrante di tinte dei colori dell'arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia di armi su coloro che si avvicinano. Sento una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo.

Fine del diario di bordo
Da questo punto in poi scrivo gli eventi che seguono richiamandoli dalla memoria. Ciò rasenta l'immaginazione e sembrerebbe una pazzia se non fosse accaduto davvero.
Il tecnico ed io fummo prelevati dall'aereo ed accolti in modo cordiale. Fummo poi imbarcati su un piccolo mezzo di trasporto simile ad una piattaforma ma senza ruote! Ci condusse verso la città scintillante con grande celerità. Mentre ci avvicinavamo, la città sembrava fatta di cristallo. Giungemmo in poco tempo ad un grande edificio, di un genere che non avevo mai visto prima. Sembrava essere uscito dai disegni di Frank Lloyd Wright, o forse più precisamente da una scena di Buck Rogers!
Ci venne offerta un tipo di bevanda calda che sapeva di qualcosa che non avevo mai assaporato prima. Era deliziosa. Dopo circa 10 minuti, due dei nostri mirabili ospiti vennero nel nostro alloggio invitandomi a seguirli. Non avevo altra scelta che obbedire. Lasciai il mio tecnico radio e camminammo per un po' fino ad entrare in ciò che sembrava essere un ascensore. Scendemmo per alcuni istanti, l'ascensore si fermò e la porta scivolò in alto silenziosamente! Procedemmo poi per un lungo corridoio illuminato da una luce rosa che sembrava emanare dalle pareti stesse! Uno degli esseri fece segno di fermarci davanti ad una grande porta. Sopra di essa c'era una scritta che non ero in grado di leggere. La grande porta scorse senza rumore e fui invitato ad entrare.
Uno degli ospiti disse: "Non abbiate paura, Ammiraglio, state per avere un colloquio con il MAESTRO..." Entrai ed i miei occhi si adeguarono lentamente alla meravigliosa colorazione che sembrava riempire completamente la stanza. Allora cominciai a vedere quello che mi circondava. Ciò che mostrò ai miei occhi era la vista più stupenda di tutta la mia vita. In effetti era troppo magnifica per poter essere descritta. Era deliziosa. Non credo che esistano termini umani in grado di descriverla in ogni dettaglio con giustizia.

I miei pensieri furono interrotti dolcemente da una voce calda e melodiosa: "Le do il benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio". Vidi un uomo dai lineamenti delicati e con i segni dell'età sul suo viso. Era seduto ad un grande tavolo. Mi invitò a sedermi su una delle sedie. Dopo che fui seduto, unì le punte delle sue dita e sorrise.
Parlò di nuovo dolcemente e mi disse quanto segue: "L'abbiamo lasciata entrare qui perché lei è di nobile carattere e ben conosciuto nel Mondo di Superficie, Ammiraglio".
Mondo di Superficie, quasi rimasi senza fiato! - "Si, ribatté il Maestro con un sorriso, lei si trova nel territorio degli ARIANNI, il mondo Sotterraneo della Terra. Non ritarderemo a lungo la sua missione, e sarete scortati indietro sulla superficie e un poco oltre senza pericolo. Ma ora, Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui.
Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l'esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra razza, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquietante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti, i FLUGELRADS, per investigare ciò che la vostra razza aveva fatto. Questa è ovviamente storia passata, Ammiraglio, ma mi permetta di proseguire. Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d'ora nelle guerre e nella barbarie della vostra razza, ma ora dobbiamo farlo in quanto voi avete imparato a manipolare un tipo di energia, quella atomica, che non è affatto per l'uomo.
I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo, e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste. Vede, la nostra cultura e la nostra scienza sono avanti di diverse migliaia di anni rispetto alle vostre, Ammiraglio".
Lo interruppi: "Ma tutto ciò che cosa ha a che fare con me, Signore!". Gli occhi del Maestro sembrarono penetrare in modo profondo nella mia mente, e dopo avermi studiato per un po' rispose: "La vostra razza ha raggiunto il punto del non-ritorno, perché ci sono tra voi alcuni che distruggerebbero il vostro intero mondo piuttosto che rinunciare al potere così come lo conoscono...".
Annuii e il Maestro continuò: "Dal 1945 in poi abbiamo tentato di entrare in contatto con la vostra razza, ma i nostri sforzi sono stati accolti con ostilità: fu fatto fuoco contro i nostri flugelrads. Si, furono persino inseguiti con cattiveria e animosità dai vostri aerei da combattimento. Così ora, figlio mio, le dico che c'è una grande tempesta all'orizzonte per il vostro mondo, una furia nera che non si esaurirà per diversi anni. Non ci sarà difesa nelle vostre armi, non ci sarà sicurezza nella vostra scienza.
Imperverserà fino a quando ogni fiore della vostra cultura sarà stato calpestato, e tutte le cose umane saranno state disperse nel caos. La recente guerra è stata soltanto un preludio a quanto deve ancora avvenire alla vostra razza. Noi qui possiamo vederlo più chiaramente ad ogni ora... crede che mi sbagli?".
"No, risposi, è già successo una volta in passato; giunsero gli anni oscuri e durarono per cinquecento anni". "Si, figlio mio, replicò il Maestro, gli anni oscuri che giungeranno ora per la vostra razza copriranno la terra come una coltre, ma credo che qualcuno tra voi sopravviverà alla tempesta, oltre questo non so! Noi vediamo in un futuro lontano riemergere, dalle rovine della vostra razza, un mondo nuovo, in cerca dei suoi leggendari tesori perduti, ed essi saranno qui, figlio mio, al sicuro in nostro possesso.
Quando giungerà il momento ci faremo nuovamente avanti per aiutare la vostra cultura e la vostra razza a rivivere. Forse per allora avrete appreso la futilità della guerra e della sua lotta... e dopo quel momento, una parte della vostra cultura e scienza vi saranno restituite cosi che la vostra razza possa ricominciare. Lei, figlio mio, deve tornare nel Mondo di Superficie con questo messaggio...".

Con queste parole conclusive il nostro incontro sembrava giunto al termine. Per un attimo mi sembrò di vivere un sogno... eppure sapevo che quella era la realtà, e per qualche strana ragione mi inchinai lievemente, non so se per rispetto od umiltà. Improvvisamente mi resi conto che i due fantastici ospiti che mi avevano condotto qui erano di nuovo al mio fianco. "Da questa parte, Ammiraglio", mi indicò uno di loro. Mi girai ancora una volta prima di uscire e guardai indietro verso il Maestro. Un dolce sorriso era impresso sul suo anziano viso delicato. "Addio, figlio mio", mi disse, e fece un gesto soave con la sua esile mano, un gesto di pace, ed il nostro incontro ebbe definitivamente termine. Uscimmo velocemente dalla stanza del Maestro attraverso la grande porta ed entrammo ancora una volta nell'ascensore. La porta si abbassò silenziosamente e ci muovemmo subito verso l'alto. Uno dei miei ospiti parlò di nuovo: "Ora dobbiamo affrettarci, Ammiraglio, in quanto il Maestro non desidera ritardare oltre il vostro programma previsto e dovete ritornare dalla vostra razza con il suo messaggio". Non dissi nulla, tutto ciò era quasi inconcepibile, e una volta ancora i miei pensieri si interruppero non appena ci fermammo. Entrai nella stanza e fui di nuovo con il mio tecnico radio. Aveva un'espressione ansiosa sul suo volto. Avvicinandomi dissi: "E' tutto a posto Howie, è tutto a posto". I due esseri ci fecero segno verso il mezzo in attesa, salimmo e presto giungemmo al nostro aereo. I motori erano al minimo, e ci imbarcammo immediatamente. L'atmosfera era ora carica di una certa aria di urgenza. Dopo che il portellone fu chiuso, L'aereo fu immediatamente trasportato in alto da quella forza invisibile fino a quando raggiungemmo i 2700 piedi.
Due dei mezzi aerei erano ai nostri fianchi ad una certa distanza facendoci planare lungo la via del ritorno. Devo sottolineare che l'indicatore di velocità non riportava nulla, nonostante ci stessimo muovendo molto rapidamente.
Ricevemmo un messaggio radio. "Ora vi lasciamo, Ammiraglio, i vostri controlli sono liberi. Auf Wiedersehen!!!"
Guardammo per un istante i flugelrads fino a quando non scomparvero nel cielo blu pallido. L'aereo sembrò improvvisamente catturato da una corrente discensionale. Ne riprendemmo immediatamente il controllo. Non parlammo per un po', ognuno di noi era immerso nei propri pensieri.
Sorvoliamo nuovamente distese di ghiaccio e neve, a circa 27 minuti dal campo base. Inviamo un messaggio radio, ci rispondono. Riportiamo condizioni normali... normali. Dal campo base esprimono sollievo per aver nuovamente stabilito il contatto.
Atterriamo dolcemente al campo base. Ho una missione da compiere...

Fine delle annotazioni 11 Marzo 1947
Ho appena avuto un incontro di Stato Maggiore al Pentagono. Ho riportato interamente la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. E' stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente ne è stato messo al corrente. Vengo trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per l'esattezza). Sono accuratamente interrogato dal Top Security Forces e da una èquipe medica. È UN TRAVAGLIO!!!
Vengo posto sotto stretto controllo attraverso i mezzi di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America. Mi viene ordinato di TACERE su quanto appreso, per il bene dell'umanità!!! INCREDIBILE! Mi viene rammentato che sono un militare e che quindi devo obbedire agli ordini.

Ultima annotazione 30 Dicembre 1956
Questi ultimi anni trascorsi dal 1947 ad oggi non sono stati buoni... Ecco dunque la mia ultima annotazione in questo diario singolare. Concludendo, devo affermare che ho doverosamente mantenuto segreto questo argomento, come ordinatomi, durante tutti questi anni. Ho fatto questo contro ogni mio principio di integrità morale. Ora sento avvicinarsi la grande notte e questo segreto non morirà con me, ma, come ogni verità, trionferà. QUESTA È LA SOLA SPERANZA PER IL GENERE UMANO. Ho visto la verità ed essa ha rinvigorito il mio spirito donandomi la libertà! Ho fatto il mio dovere nei confronti del mostruoso complesso industriale militare.
Ora, la lunga notte comincia ad avvicinarsi, ma ci sarà un epilogo. Come la lunga notte dell'antartico termina, così il sole brillante della verità sorgerà di nuovo, e coloro che appartengono alle tenebre periranno alla sua luce...
Perché io ho visto "quella Terra oltre il Polo, quel Centro del Grande Ignoto".
Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:10
RICERCHE ED ESPLORAZIONI AL POLO NORD

Fonte: www.edicolaweb.net/nonsoloufo/tc_polon.htm

L'esplorazione dell'Artide è avvenuta in due modi: via terra, con l'avanzata dei russi verso la Siberia e degli esploratori nel grande nord canadese, nell'Alaska e nel nord Europa; via mare, con la ricerca dei due grandi passaggi, Nord-Ovest e Nord-Est, che dovevano aprire alle navi nuove vie più brevi per raggiungere l'Asia, al fine di ottenere un commercio più redditizio.
Si può affermare che tutti gli sforzi per raggiungere il Polo, compiuti sino alle soglie del XX° secolo, fallirono. Tali tentativi, continuati per circa quattro secoli, costarono moltissimi sacrifici ed anche perdite di vite umane.
Probabilmente la questione commerciale è stata la molla più importante in questa esplorazione. Non dobbiamo dimenticare però che molti esploratori hanno avuto la possibilità di accorgersi delle varie anomalie ivi presenti, spesso definite miraggi, come ad esempio le aurore boreali, le strane condizioni climatiche e la scoperta di nuove terre che all'improvviso scompaiono.
È proprio questo il punto di partenza per portare delle prove a favore della struttura cava del pianeta.
La svolta definitiva dello studio del Polo Nord, di questa parte del pianeta ancora sconosciuta sino alla fine del XIX° secolo, avvenne con l'avvento dell'esploratore norvegese Fridtjof Nansen.
Di corporatura gigantesca, un vero vikingo, con gli occhi azzurri e capelli biondi, Nansen venne alla ribalta mondiale come esploratore quando portò felicemente a termine un'impresa memorabile per quei tempi: la traversata della calotta di ghiaccio della Groenlandia. Era il 1888 e da allora egli divenne una specie di idolo per i giovani di tutto il mondo.
Nansen si distinse pure per altri risultati eccezionali. Ricordo innanzitutto che nel 1922 gli fu conferito il premio Nobel per la pace, giacché a partire dal 1905 egli si dedicò alla politica. Un'intensa attività che lo porterà ad assumere la carica di Ministro nella sua Norvegia e soprattutto nel 1918 divenne il responsabile per il rimpatrio di circa 500.000 prigionieri russi. Addirittura si occupò dell'assistenza umanitaria verso milioni di affamati nelle varie regioni della Russia.
Fu un grande studioso di oceanografia e, come vedremo, fu un grande esploratore del polo. Dotato di un enorme coraggio, audacia, ostinatezza ma soprattutto di pazienza, iniziò nel Giugno del 1893 una nuova avventura per arrivare al Polo Nord geografico.
Il Polo Nord, come pure il Polo Sud, non deve essere confuso con il polo magnetico rispettivo.
Il polo geometrico è semplicemente un punto attraversato da una linea immaginaria conosciuta come asse geometrico terrestre o meglio come linea sulla quale la Terra ruota nel suo movimento quotidiano. Di conseguenza al Polo Nord, come pure al Polo Sud, dobbiamo associare un semplice punto geometrico.
Determinare con la massima esattezza il polo dipende dagli strumenti usati, dall'abilità dell'osservatore nel farli funzionare e dal numero delle osservazioni fatte.
Questo almeno sino all'avvento dei satelliti artificiali con il cosiddetto Sistema GPS.
Gli strumenti usati dagli esploratori di fine ottocento erano il sestante oppure il teodolite.
Con lo scopo di raggiungere il Polo, Nansen partì con la sua spedizione nel 1893, definita da quasi tutti i maggiori esperti dell'epoca un progetto criminale, che si basava sull'esperienza di una precedente spedizione fallimentare, la cui nave intrappolata nei ghiacci fu ritrovata qualche anno più tardi ad un'enorme distanza dopo essere stata in balia della deriva dei ghiacci e definitivamente stritolata.
A tale scopo Nansen si fece costruire un'imbarcazione adatta, la Fram, ben solida e da lui stesso ideata per resistere alle enormi pressioni dei ghiacci. Con 13 uomini a bordo iniziò la spedizione da Khabarova, un piccolo villaggio samoiedo della Siberia.
Il 9 Ottobre del 1893 la temperatura scese a - 40°C e la nave rimase intrappolata dal ghiaccio. Iniziò una lenta deriva che fece raggiungere alla nave gli 82° 31' N che, per l'epoca, rappresentava già un record di avvicinamento al polo. Visto poi che la deriva non lo faceva più avanzare, Nansen decise di proseguire con gli sci e con le slitte, trainate dai cani, necessarie per il trasporto del cibo e di altri materiali per la sopravvivenza.
Scelse come compagno il tenente Frederik Johansen, con il quale partì verso il polo il 14 Marzo 1895. Si dovevano percorrere circa 800 Km. Enormi furono le difficoltà da superare come il grande freddo, le condizioni del ghiaccio, ma soprattutto la deriva della banchisa. Oramai sfiduciati, con i cani troppo deboli, Nansen decise di ritornare indietro: avevano raggiunto gli 86° 13' N e 95° E. Erano i primi uomini al mondo ad aver raggiunto quelle estreme zone ghiacciate, a circa 400 Km dal polo geometrico.
Questa la cruda descrizione dei fatti.
Ad un attento esame dei loro scritti, ci si accorge però di alcuni elementi fondamentali ai quali non si è data tanta importanza. Prima di tutto sia Nansen sia Johansen avevano conoscenza di una terra oltre il ghiaccio che i loro antenati avevano tramandato. Soprattutto Johansen, nel suo libro "Con Nansen verso il Polo", ce la descrive magistralmente:

«Ci volle una buona dose di pazienza per star fermi un mese ed attendere che la neve si liquefacesse ed il ghiaccio diventasse praticabile per dirigersi verso la Terra sconosciuta, mai scorta, che pure eravamo certi dovesse trovarsi nei nostri paraggi. Era una cosa assai strana che non avessi ancora potuto vedere questa benedetta terra ed io pensavo continuamente ai versi di Welhaven:

Ad occidente della terra d'Helgel
un'isola nel mar lucente nuota
ma non appena un navigante volge
ver lei la prua, s'asconde tra le nubi;

e l'occhio invan la cerca: densa nebbia
l'avvolge e la rapisce... il cuor soltanto
può giungere laggiù verso occidente
sopra la bella terra d'avorio.

Ogni volta che questi versi mi ritornavano alla memoria, non potevo trattenermi dal ridere pensando all'enorme differenza fra la terra d'avorio che il poeta fa desiderare al marinaio e quella che noi agognavamo con tutta la potenza delle nostre anime. Ma d'altra parte se anche il nostro desiderio appagandosi non ci portava una terra d'avorio, coi suoi splendori e con una vegetazione lussureggiante, era per noi il giungere alla terra un così grande fatto che certo, date le nostre condizioni, non era inferiore alla terra d'avorio cantata dal poeta.»

Johansen del resto descrive con molti dettagli l'avventura al polo con Nansen, il quale, nella stesura del libro "La spedizione polare norvegese 1893-1896" conferma il sogno di raggiungere una nuova terra aprendo l'introduzione con una frase di Seneca: "Tempo verrà che delle cose il freno l'Oceano disciolga e immensa e nova region si disveli all'occhio umano. Né delle terre sia l'ultima Thule".
La credenza nella mitica Thule, terra ultima oltre il polo e abitata da strani uomini, era assai diffusa poiché tramandata dalle leggende scandinave.
Ecco perché Nansen era più che convinto della sua esistenza e perciò affermava:

«Ho già detto che la parola norvegese skraeling (eschimese) deve essere stata adoperata in origine per designare fate o creature mitiche. Molte altre cose lasciano supporre che, quando gli islandesi incontrarono per la prima volta gli eschimesi, li consideravano uomini fatati. Li soprannominarono perciò Troll, un vecchio nome comune che designava varie specie di esseri soprannaturali. Quest'idea si è conservata, più o meno, fino ai tempi più recenti.»

Tuttora gli eschimesi rimangono attaccati alla convinzione che la loro origine venga proprio dal nord.
All'epoca Nansen era mosso, nella sua spedizione, dalla volontà di scoprire il mistero, rimanendo aggrappato però alla scienza, fino a quando ogni enigma non fosse stato sciolto.
Egli descrisse pure, in una leggiadra forma poetica, l'enigma dell'aurora, mettendo in second'ordine l'ipotesi scientifica: "Ma l'aurora boreale nella sua eternamente varia bellezza fiammeggia giorno e notte attraverso il firmamento. Guardala, bevi in essa l'oblio, attingine la speranza. Essa è pure piena di aspirazioni come l'anima dell'uomo. Con l'irrequietudine di questa, vuol cingere coi suoi raggi sfavillanti e cosa più bella degli albori purpurei; ma nel suo vano corso attraverso lo spazio vuoto, ne reca il messaggio della venuta del dì... O tu, misteriosa, chi sei? Donde vieni? Vano è il chiederlo. Non basta forse ammirare la tua bellezza? Ci è forse dato di giungere più in là dell'apparenza esterna? A chi gioverebbe il poter dire ch'essa è una scarica elettrica o una corrente elettrica che attraversa gli alti strati dell'atmosfera e poter descrivere come si produca? Mere parole... Felice il bimbo... In ultima analisi, noi, con tutto il nostro sapere, con tutte le nostre teorie, non siamo di un capello più vicini alla verità di quanto egli lo sia".
Parole profetiche quelle di Nansen che ancora oggi sono valide poiché la scienza ufficiale non vuole proprio ammettere che questi fenomeni solari, formanti le variopinte aurore boreali, provengono anche dal centro della Terra.
L'osservatore terrestre si ritrova in certi periodi dell'anno di fronte ad un'ampia fascia di luce piuttosto debole che appare nei cieli nordici (aurora boreale). L'identico fenomeno appare nello stesso periodo nei cieli del sud o meglio nella zona antartica (aurora australe).
L'aurora è visibile in una grande quantità di forme che variano da una luminescenza lieve fino alla comparsa di raggi verticali, all'interno dei quali può esserci un notevole movimento. A volte si presenta come una serie di archi luminosi in espansione o in contrazione.
Predominano i colori: bianco, giallo e rosso, pur assumendo spesso una colorazione variopinta e vivida. Si manifestano, nella maggioranza dei casi, fino a circa 20° dai poli magnetici ed appaiono ad un'altezza variabile tra gli 80 ed i 1.000 Km.
Senza dubbio, una delle questioni più dibattute è quella del peculiare suono emesso durante la loro formazione. Sono numerosi i testimoni che hanno riferito di aver udito un suono assai caratteristico nel momento cruciale della sua formazione. Tale suono, una sorta di sibilo o crepitio, in effetti, è udibile in particolare nei momenti in cui l'aurora è più appariscente, mostrando una sincronia con le evoluzioni luminose che ha dell'incredibile.
Il ricercatore danese Eigil Ungstrup è riuscito recentemente ad identificare con successo, per via strumentale, questo strano suono e non è stato il solo. Si tratta in sostanza di un sibilo o di un soffio avente una frequenza di circa 100 Hz.
Pure in questa situazione sono state proposte alcune ipotesi ufficiali e, guarda caso, nessuna fa riferimento all'apertura del polo.
Ritornando alla spedizione norvegese ci accorgiamo di un altro fattore importante, descritto sia da Nansen sia da Johansen e riguardante le condizioni climatiche insospettate nell'estremo nord.
Ad esempio il 3 Agosto 1895 Nansen annotava alcuni fatti straordinari: a quelle estreme latitudini la temperatura dell'atmosfera era molto più calda del previsto e notava sulla neve tracce di volpi.
In tempi successivi Nansen non trovava modo di far funzionare la bussola ed egli non sapeva dove si trovasse. Quando poi una tempesta di polvere insopportabile ostacolò la sua marcia, oramai in difficoltà con i cani, decise di tornare indietro, ignorando completamente la realtà in cui si trovava. Stava avanzando verso l'apertura polare e apparentemente non lo capì.
Si può dire anche che Nansen non sia stato l'unico esploratore ad avere queste sorprese poiché molti uomini si avventurarono negli anni successivi verso il nord con l'intenzione di raggiungere per primi il Polo.
Abbandoniamo ora questa storica impresa, dagli sviluppi scientifici e mitologici, per arrivare al punto cruciale delle spedizioni polari che risale al periodo compreso tra il 1908 e il 1909.
Il 6 Aprile 1909 l'esploratore americano Robert A. Peary annunciò a tutto il mondo di essere stato il primo uomo a raggiungere il Polo Nord.
A questo punto vi fu la dichiarazione dell'altro esploratore americano, il dottor Frederick Cook, che asseriva di aver raggiunto lui per primo il Polo Nord, esattamente il 21 Aprile del 1908.
Iniziarono immediatamente una serie di polemiche, anche forti, che finirono per avere un risvolto giudiziario. A parte tutto ciò, si ebbe la sorpresa che entrambi dissero di aver visto una nuova terra che nessun esploratore successivo riuscirà a trovare.
È una storia così intrigante da meritare qualche parola in più, necessaria per rivivere quegli anni così elettrizzanti.
Grazie a Nansen si sapeva con certezza che la calotta polare artica era in gran parte occupata da un vasto mare ricoperto di ghiaccio alla deriva.
La scoperta di nuove terre diveniva così sempre più improbabile fino a quando Peary, arrivando agli 87° 6' N 40° O nella spedizione del 1905-1906, scoprì e vide per la prima volta la Terra di Crocker (all'incirca intorno agli 83° N).
Questo esploratore aveva oltre 20 anni di esperienza nell'Artide, di cui ben 12 trascorsi in quel ghiaccio eterno con le otto esplorazioni che culmineranno con il sospirato raggiungimento a piedi del Polo Nord. Fu accompagnato nella clamorosa spedizione dal suo maggiordomo di colore Matt Henson e da quattro eschimesi, adottando la loro tecnica di trasporto ed i loro modi di vivere.
Nella precedente spedizione, finita anzitempo perché una terribile bufera scompaginò i ghiacci, dividendo e disperdendo le varie squadre di appoggio, Peary e il suo gruppo avanzato decisero di ritornare indietro dopo aver raggiunto il record per quei tempi e cioè gli 87° di latitudine nord. Non fu una disfatta, poiché la spedizione è rimasta nella storia per la scoperta della Terra di Crocker.
Una scoperta tanto misteriosa da essere quasi subito definita un miraggio del polo.
Nel Giugno del 1906 l'Ammiraglio Peary l'annunciò con poche frasi:
«Il nord estendeva la ben conosciuta e ruvida superficie di ghiaccio polare e a nord ovest, con un brivido, è accaduto che i miei strumenti hanno rilevato le basse cime bianche di una lontana terra che i miei eskimo hanno detto d'averle già viste nell'ultima spedizione...»

Naturalmente fu creduto da pochissime persone.
Già l'Ammiraglio USA R. Peary aveva sconvolto le menti più razionali quando nel Maggio del 1892, nell'affrontare un viaggio verso il nord, si trovò col suo compagno Astrup in cima alla gran calotta di ghiaccio che ricopriva l'interno della Groenlandia. Trovandosi ad un'altezza compresa tra i 5.000 e 8.000 piedi, si spinse verso nord per oltre 500 miglia su una regione mai solcata dal piede dell'uomo, con bassissime temperature, giungendo fino alla Baia Indipendenza, da lui scoperta e chiamata con tal nome il 4 Luglio 1892.
Immaginate la sorpresa quando, scendendo dall'altipiano, egli penetrò in una piccola vallata cosparsa di vividi fiori, dove le api ronzavano e i buoi muschiati pascevano tranquillamente. Anche quest'anomalia fece pensare molto.
È certo in ogni modo che i successi dell'Ammiraglio Peary erano stati resi possibili dalla notevole pratica sul ghiaccio che gli diede una completa conoscenza delle difficoltà che dovevano essere vinte, dalla felice combinazione di una forte capacità fisica e mentale, dalla sua abilità a sormontare ogni ostacolo, da una tenacia e da un coraggio indomabili; il tutto sorretto da una resistenza fisica incredibile.
Ma la gloria di R. Peary fu assai breve perché appena dette l'annuncio del suo arrivo al polo con un telegramma, si sentì rispondere che era arrivato tardi.
Sicuramente per Peary quello fu il momento peggiore della sua vita. S'innescarono immediatamente una serie di polemiche e di disquisizioni scientifiche che ancora oggi non si sono placate.
Sia Peary sia Cook erano sicurissimi delle loro imprese.
Furono cercati i minimi dettagli per screditare soprattutto l'operato del Dottor Cook, perché il suo racconto aveva per molti del fantasioso, mentre i dati forniti da Peary erano più attendibili.
C'è da aggiungere che alcuni anni dopo i due eschimesi, che avevano accompagnato Cook al Polo, asserirono di non aver mai perso di vista la terra nel corso della loro esplorazione.
E qui il discorso si fa incandescente. Partito da Annootok (Groenlandia nord-occidentale), Cook raggiunse l'estremità settentrionale dell'isola di Heiberg. Da qui, il 18 Marzo 1908, partì per il Polo con due slitte e due eschimesi scoprendo il 27 Marzo una nuova terra che chiamò "Terra di Bradley". Proprio per questa dichiarazione fu definito un millantatore.


Mappa dove si mostra la rotta di andata e ritorno percorsa
dal Dr. F. A. Cook per la conquista del Polo Nord, avvenuta
il 21 Aprile 1908. Sono rappresentate inoltre la Terra di
Crocker, la Terra di Bradley e una misteriosa isola sommersa

Cook in verità scattò alcune foto assai importanti per sostenere la sua tesi, ma non avrà migliore sorte.


Foto scattate dall'esploratore F.A. Cook nell'Aprile del 1908
a dimostrazione dell'esistenza della misteriosa Terra di
Bradley, localizzata a 84° 50' Nord e mai più ritrovata

Nel cercare di capire meglio questa situazione, che avrebbe ancora una volta sancito la fondatezza della teoria sulla Terra cava, riporterò le dichiarazioni dell'esploratore francese Paul Emil Victor, scritte nel suo libro "Cani da slitta, compagni di rischio":

«Quando, il 3 Luglio 1907, il dottor Frederick Cook lasciò gli USA per un viaggio verso il nord il vero scopo di questa spedizione 'di caccia' era stato mantenuto segreto. Dietro di sé Cook aveva già una notevole esperienza polare e una gran conoscenza di cani. Egli aveva partecipato alla spedizione di Peary nel 1892, quindi alla spedizione antartica della nave Belgica, che fu la prima a svernare a sud del circolo polare, nel 1897-1899. La fama acquisita durante questa spedizione, migliorata ancora dalla sua ascensione del monte MacKinley (Alaska), la più alta cima del continente americano, gli permise di persuadere John R. Bradley, sportivo milionario, a finanziare una spedizione 'di caccia' nel nord ovest della Groenlandia.»

Il fatto di aver scoperto la cosiddetta "Terra di Bradley", localizzata tra gli 84 e gli 86 gradi Nord e non ritrovata nel viaggio di ritorno, con la dichiarazione di aver compiuto l'esplorazione al polo ad una media di 62 chilometri il giorno, produsse laceranti polemiche scientifiche che fecero cadere in second'ordine la mirabile impresa.
Ci si domanda: quale era il vero scopo dell'impresa di Cook? Perché tanta segretezza da parte dell'allora governo USA? Che significato poteva avere l'ulteriore scoperta di una nuova terra nella calotta polare?
La risposta potrebbe sembrare ovvia, ma vorrei rimarcare che questi grandi esploratori non si potevano esporre assolutamente a false dichiarazioni.
Lo stesso Cook del resto descrisse alcune situazioni particolari, in cui si venne a trovare nella parte cruciale della sua conquista del polo, nel libro "My Attainment of the Pole". A pagina 233 leggiamo letteralmente:

«Il ghiaccio tutt'intorno era disturbato come se qualcosa lo muovesse. Su ogni lato si sono aperti diversi rivoli d'acqua sporca. La differenza tra la temperatura del mare e quella dell'aria era di 76° Farenheit. Con tale contrasto i punti aperti d'acqua sembravano che bollissero.»

Scorrendo poi a pagina 243 possiamo leggere le osservazioni dell'esploratore sulla misteriosa Terra di Bradley:

«Il cielo ad oriente divenne di un azzurro vivace. A causa dei venti molto bassi le nubi furono spazzate via. Contemporaneamente l'emisfero occidentale, che è sempre stato un puro mistero, si schiarì. Sotto di esso, con mia gran sorpresa, giaceva un nuovo territorio. Credo di aver sentito un gran brivido simile a quello che Colombo deve aver provato quando davanti ai suoi occhi apparve la verde visione della terra americana. La mia promessa verso gli eskimo, ragazzi bravi e fiduciosi, che la terra era vicina si stava realizzando. Il gran piacere della visione delle rocce più remote della Terra mi fece dimenticare le sofferenze fisiche del lungo cammino attraverso le bufere. Per quanto potessi vedere, la terra sembrava molto frastagliata e si estendeva parallela alla linea di marcia a circa 80 Km verso occidente. Era coperta sia da neve sia da lastre di ghiaccio ed era desolata, ma era una terra vera con tutto il significato che una terra solida può offrire. Per noi quest'evento ha avuto un significato profondo poiché eravamo in mezzo ad un mare di ghiaccio galleggiante in balia a delle tormente. Ora ci venne l'immediato desiderio di porre piede su di essa, ma sapevo che per farlo avremmo dovuto cambiare la rotta del nostro viaggio diretto verso il polo. In ogni caso il ritardo era un rischio e in più le nostre scorte di cibo non permettevano di spendere del tempo per l'ispezione di questa nuova terra. Essa non è stata mai vista da noi in maniera ben definita a causa di una foschia molto bassa che assomigliava a quella dei mari aperti e che nascondeva i margini di questa terra. Dal nostro punto d'osservazione riuscivamo a vedere solo occasionalmente i costoni superiori. C'erano due distinti ammassi di terra. Il capo più a sud dell'ammasso meridionale era situato ad ovest guardandolo da sud ma, ancora oltre, verso sud c'era qualche vaga indicazione di terra. Il capo più a nord della stessa terra, da nord si estendeva verso ovest. Su questa estremità c'era una rottura ben definita per 25-20 Km e al di là della massa settentrionale si estendeva verso N.O. sull'85° parallelo. La costa intera aveva una linea di confine lungo il 102° meridiano, approssimativamente parallelo alla nostra rotta di viaggio. In quel momento la nostra vista ci suggeriva due isole distinte. Abbiamo però visto così poco della terra da non riuscire a determinare se era veramente costituita da isole o da un continente più vasto. La costa più a sud rassomigliava all'isola di Heiberg con montagne e alte valli. La costa più a nord l'ho valutata alta all'incirca 1000 piedi, piana e ricoperta da un sottile strato di ghiaccio. Su quella terra ho scritto "Bradley Land" in onore a J.R. Bradley, il cui generoso aiuto ha reso possibile la prima importante tappa della spedizione. Pur avendo osservato a lungo quella terra, arrivare al polo era il massimo della mia ambizione. Però i miei ragazzi non avevano tutto quell'entusiasmo di andare al polo. Dissi loro che raggiungere quella terra sarebbe stato possibile sicuramente al nostro ritorno. Non l'abbiamo più vista. Per noi questa nuova terra fu una pietra miliare importante poiché da questo momento in poi i giorni erano conteggiati da e verso di essa. Con una buona visione a mezzodì, si fissò il punto d'osservazione a 84° 50' di longitudine e 95° 36' di latitudine. Stavamo a circa 500 Km dal polo.»

Da quanto Cook scrive si evince ancora meglio che il Polo Nord magnetico è effettivamente il fulcro del fenomeno dell'apertura che può permettere di accedere alla mirabile terra interna.
In ogni modo le polemiche suscitate dalla scoperta del Polo Nord geometrico innescarono contemporaneamente propositi di ricerca in altri esploratori, soprattutto nell'americano Donald Mac Millan, attratti ancora di più dalla fantomatica Terra di Crocker, conosciuta per altri versi anche come Terra di Bradley.
Nonostante che MacMillan avesse organizzato ben tre diverse spedizioni, iniziate a partire dal 1913 e terminate nel 1925, non riuscì mai ad avvistare la mitica Terra di Crocker.
Intanto agli inizi del 1900 emergeva un altro giovane esploratore, il danese Ejnar Mikkelsen. Etnologo e di carattere avventuroso, riuscì a mettere in piedi, facendo molti debiti, una spedizione per andare alla ricerca di una terra favolosa che, secondo molti balenieri ed esploratori, sarebbe dovuta esistere a nord dell'Alaska, nello sconfinato Mare di Beaufort.
È qui che gli eskimo d'Alaska collocavano il loro paradiso, una deliziosa terra ospitante una rigogliosa vegetazione e popolata da animali ed uomini. Anche lui non riuscirà a raggiungere il traguardo da sempre sognato.
In questa spedizione, risalente al 1906, partecipò pure l'esploratore canadese Vilhialmur Stefanson, il quale passerà alla storia come l'uomo che riuscì a realizzare l'indispensabile ed eccezionale rivoluzione esplorativa polare.
Se Mikkelsen correva dietro alle leggende e alle favole, se Peary adottava il sistema di trasporto degli eschimesi ed il farsi accompagnare da loro, Stefanson diventò uno di loro o meglio un super eschimese capace di adattarsi alle particolari e difficilissime condizioni atmosferiche dove si doveva vivere.
Egli capì quale fosse il modo per comprendere la vera essenza del mondo polare, migliorando, di fatto, il sistema eschimese, avvalendosi di quelle qualità umane appartenenti alla civiltà occidentale dell'epoca. L'Artico diventerà la sua vera patria. Egli comprese la vera realtà di quel continente, riuscendo a sopravvivere con le risorse ivi presenti. Non parlerà mai esplicitamente di tutto ciò che conosceva sulla misteriosa terra oltre il polo ma, nel suo libro "The Friendly Artic", ci fa capire come riuscisse a scoprirla semplicemente guardando le screpolature dei ghiacci. Queste erano talmente particolari che Stefanson non poteva assolutamente sbagliare e perciò non si affannava mai per la sua sopravvivenza.
In questo suo fondamentale libro si cerca invano la descrizione di condizioni disastrose, di sforzi sovrumani per combattere contro la fame, il freddo, il ghiaccio che si forma sugli abiti, che si scioglie nel sacco-letto rendendo il riposo una specie di incubo, come succedeva invece nella spedizione di Nansen.
Stefanson viaggiava sempre asciutto e le sue esplorazioni sembravano un gioco, un divertimento. Come mai tutto questo?
L'Artico perse così quell'alone di terrore che si trascinava da qualche tempo. Intanto la tecnologia occidentale stava compiendo grandi passi in avanti, perfezionando anche i motori e i mezzi aerei. È naturale quindi che la tecnica esplorativa da impiegare nel Polo Nord dovesse trasformarsi e che nascessero perciò nuovi uomini che avrebbero dedicato la loro vita a queste nuove imprese.
Tra tutti ricordiamo Byrd, Ellsworth, Wilkins, Nobile ed Amundsen.
In verità un precursore c'era già stato quando nel 1897 lo svedese Andrèe partì dalle Isole Spitzbergen, a bordo del pallone Ornen, per spingersi verso il polo. Fu una spedizione tragica che finì con la morte dei tre uomini d'equipaggio, ma questo sacrificio umano segnò un nuovo modo per affrontare le future esplorazioni polari.
Il gran merito lo ebbe un eccentrico e geniale personaggio, quanto coraggioso, conosciuto come Sir George Hubert Wilkins (1888-1958). Di origine australiana, nel 1917 si arruolò nell'aeronautica col grado di capitano. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale ideò varie spedizioni polari, ma non riuscì a realizzarle. Nel 1921 fu membro della spedizione Shakleton e nel 1926, col pilota Carl Ben Eielson, volò attraverso una zona sconosciuta della catena di Brooks (Alaska). Nel 1927 decise di esplorare con l'aereo la zona sconosciuta dell'Oceano Artico, da Punta Barrow allo Swalbard, con un volo regolarissimo durato 20 ore.
Wilkins aveva appreso molto da Stefanson giacché aveva collaborato con lui attivamente alla spedizione polare compiuta tra il 1913 e il 1917. Soprattutto aveva appreso da lui l'amore per la scienza. Stefanson gli insegnò a vivere nelle regioni polari, ad avvolgersi nudo dentro i sacchi di pelle di renna, per poi dormire comodamente su un letto di neve in una capanna di neve.
Lo stesso Stefanson lo inciterà a viaggiare verso il Polo Nord non con l'aereo bensì con un sottomarino; cosa che effettivamente Wilkins cercò di realizzare nel 1931 partendo dagli Stati Uniti, ma questa sua avventura non andò a buon fine.
Wilkins affrontò il viaggio esplorativo nel 1927 al Polo Nord per gettare le basi della sua futura esperienza con il sommergibile, con la consapevolezza di trovare quella parvenza di terra resa famosa da Peary e Cook, confermata naturalmente da Stefanson.
Aveva sempre sperato di trovare un'isola tra l'Alaska e il Polo, ma dopo aver subito questa delusione rivolse le sue attenzioni all'Antartide dove avrà più fortuna. Inutile dire che neppure lui sarà ritenuto attendibile sull'incredibile scoperta.
Nel 1925 verrà poi alla ribalta il più rappresentativo esploratore polare della storia, l'Ammiraglio USA Richard Evelyn Byrd, quando iniziò la sua avventurosa vita tra i ghiacci con la terza spedizione Mac Millan alla ricerca della Terra di Croker. Nell'occasione volerà col suo aereo sulla Groenlandia e la Terra di Ellesmere.
Nell'anno successivo, cioè nel 1926, Byrd organizzerà una spedizione aerea per sorvolare il Polo Nord. Riuscirà in quest'impresa il 9 Maggio.
Tanto fu il clamore suscitato che gli americani, in preda ad un entusiasmo incredibile, lo elessero eroe degli USA e lo accolsero al suo ritorno in patria con tutti gli onori del caso.
Byrd farà una scoperta fondamentale in questo volo. Volo molto contestato perché egli tornò alla base, dissero, prima di aver sorvolato il Polo geometrico.
È proprio dietro questo fatto che si nasconde la verità propugnata in questo lavoro e che sarà ripresa nel capitolo dedicato al leggendario esploratore.
Sempre nel 1926, tra l'11 e il 14 Maggio, il dirigibile Norge con Amundsen, Ellsworth e Nobile compiva la prima traversata del bacino artico a partire dalle isole Spitsbergen, per arrivare all'Alaska passando per il Polo. Mai nessuno dei tre parlerà ufficialmente dell'apertura polare.
Naturalmente le spedizioni al Polo Nord sono continuate quasi ininterrottamente sino ai nostri giorni, assumendo caratteristiche e finalità diverse. Purtroppo il mistero sull'apertura polare perdura.
Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:12
IL SOTTOMONDO

Fonte:
- Agartha La sorgente originaria, di Carlo Barbera, Pendragon edizioni 2003
- backtotheprimitive-aiwas.blogspot.it/2010/08/il-sottomo...


Dagli albori del genere umano, sin dall'alba dei tempi, è esistita una "leggenda" sull'esistenza di una Terra Santa o Paradiso Terrestre. Quanto sopra è presente negli scritti e tradizioni dei popoli d'Europa, Asia Minore, Cina, India, Egitto e delle Americhe. Nell'Antica Grecia, nei Misteri di Delfi e di Eleusi, ci si riferiva a questa Terra Celeste come al monte Olimpo ed ai Campi Elisi. Tra i Veda veniva indicata con diverse denominazioni, quali Ratnasanu (picco della Pietra Preziosa), Hermadri (montagna d'oro), e monte Meru (dimora degli dei), l'Olimpo degli indù. Anche le Edda scandinave menzionano la città celestiale, che corrispondeva alla sotterranea Terra di Asar delle genti di Mesopotamia. In altre parole, il Paradiso Terrestre. E’ la Terra d'Immortalità o Agharti, il Mondo Sotterraneo. Questa terra è il Valhalla dei germani, il Monte Salvar dei Cavalieri del Santo Graal, l'Utopia di Thomas More, la Città del Sole di Campanella, la Shangri-la del Tibet. Anche Platone, grande storiografo della perduta Atlantide, racconta di misteriose gallerie sotterranee che attraversano il continente, "gallerie sia spaziose che anguste nell'interno della terra". Menziona anche un grande sovrano "che siede al centro della terra ed è il mediatore della religione per tutto il genere umano." Il mito di Agarthi si sposa a quello del suo straordinario Sovrano, un essere soprannaturale che è la sintesi della coscienza dell’intero pianeta. Nel dopoguerra un esploratore della Marina Militare Americana, l’Ammiraglio Richard Byrd compì una serie di esplorazioni polari che hanno aperto una serie di domande ancora prive di una risposta chiara. Nel 1947 egli compì un volo esplorativo di 400 miglia “oltre” il Polo Nord e nel 1956 compì un volo di 2300 miglia “oltre” il Polo Sud. olo. “Oggi, 13 gennaio, membri della spedizione degli Stati Uniti hanno penetrato per 2300 miglia una terra “oltre” il Polo. Il volo è stato effettuato dall’Ammiraglio George Dufek della Marina Militare degli Stati Uniti”. Byrd puntò la rotta sul polo magnetico alla partenza senza variare direzione. Quello che egli vide viaggiano “oltre” il polo fu un cambiamento repentino delle condizioni climatiche come pure una mutazione generale della flora e della fauna. Per alcune migliaia di miglia si avventurò in volo in un territorio tropicale con tutte le caratteristiche di tale ambiente. La testimonianza del contrammiraglio Richard Byrd è una pietra miliare per la ricerca sulla Terra Cava. E che la Terra oltre ad essere cava abbia anche delle aperture ai poli potrebbe essere la vera scoperta del duemila. Possono nascere domande sul perché, se questo fosse vero, la scienza terrestre non avrebbe rivelato una simile realtà, a meno che la scienza terrestre non sia affatto a conoscenza di questo e la cosa sarebbe molto significativa. L’ammiraglio Byrd morì poco dopo dalla seconda esplorazione al polo Sud. In un certo senso, forse non per sua volontà, si è portato con sé il segreto di “Quel continente incantato nel Cielo : Terra di eterno mistero”, così come lui stesso lo definì. In quegli stessi anni, con l’avvento dell’era ufologica, le ricerche sulla civiltà dell’interno si relazionano a quelle ufologiche. Questo scrive O.C.Huguenin, nel suo “Dal Mondo Sotterraneo al Cielo: Dischi Volanti” del 1957: “Dobbiamo tenere in considerazione la più recente e interessante teoria proposta come spiegazione dell'origine dei dischi volanti: l'esistenza di un grande Mondo Sotterraneo con innumerevoli città in cui vivono milioni di persone. Questa umanità separata da quella di superficie ha raggiunto un alto grado di civiltà, di organizzazione economica e sociale, di sviluppo spirituale e culturale, unitamente ad uno straordinario progresso scientifico, a paragone del quale l'umanità che vive sulla superficie della Terra può essere considerata barbara. Stando alle informazioni fornite dal comandante Paulo Strauss, il Mondo Sotterraneo non si limita a caverne, ma è molto più esteso, occupando un'enorme cavità nel cuore della Terra, abbastanza ampia da contenere città e campi, dove vivono esseri umani e animali, il cui aspetto fisico è simile a quelli della superficie". Ray Palmer, nel 1959 : "Un'enorme quantità di prove indica che vi è un luogo sconosciuto di enormi dimensioni sotto la superficie da dove forse provengono i dischi volanti". Mentre Raymond Bernard nel suo “Il Mondo Sotterraneo”, del 1960: "La tragica morte e scomparsa del capitano Mantell, che inseguì un disco volante finché quest'ultimo perse la pazienza e lo fece svanire disintegrandolo, starebbe a indicare che quella razza padroneggia una forma di energia superiore, che Bulwer Lytton chiamò "VRIL", che aziona i loro velivoli; essi se ne servono a fini distruttivi quando sono costretti a farlo per autodifesa". Anche Hossendowsky in “Bestie, Uomini e Dei” ha affermato: "…la gente di Agarthi, in veicoli misteriosi e sconosciuti, sfreccia all'interno degli angusti passaggi all'interno del nostro pianeta. Ed infine nuovamente Roerich nel suo “Cuore dell’Asia” del 1928: "Notiamo qualcosa di lucente, che vola molto alto da nord-est a sud. Prendiamo nelle tende tre potenti binocoli e osserviamo l'enorme sferoide che brilla ai raggi del sole, visibile chiaramente sullo sfondo azzurro del cielo, mentre si muove a grande velocità. Poco dopo notiamo che cambia bruscamente direzione volando da sud a sud-ovest e scompare dietro i picchi innevati della catena di Humboldt. L'intero campo segue l'insolita apparizione e i lama bisbigliano : "Il Segno di Shamballah". La relativa conoscenza che si ha sull’argomento rende l'idea di esseri che provengono dall’interno abitato del pianeta. Sono per lo più creature che vibrano su altre dimensioni benché volutamente simili alla nostra grazie ad un’intrinseca dote mutante che queste dimensioni possiedono e che vengono da loro utilizzate per adattarsi alle dimensioni in cui decidono di operare. Sono popoli che occupano la cavità interna del pianeta, alcuni hanno origine terrestre, le antiche civiltà perdute ed emigrate all’interno, altri hanno origine extraterrestre ma risiedono sulla terra da prima che l’uomo fosse. Sono in contatto dal 1980 con Personaggi che si sono dichiarati Extraterrestri ma residenti nella cavità interna del pianeta, nel meraviglioso continente di Agharti. I contatti sono psichici e telepatici ed usano delle canalizzazioni. Questi Personaggi affermano di partecipare ad una super civiltà multirazziale e multidimensionale. Esercitano una spontanea regola di coscienza per cui nessuno abbia il superfluo ma tutti il necessario. E costruiscono la loro civiltà sull’espressione della loro spiritualità per cui amano gli altri come se stessi. Hanno compreso l’unità nella dualità. Hanno superato i confini di ciò che chiamiamo bene e male. Conoscono ed utilizzano le forze e gestiscono il loro equilibrio con estrema libertà e padronanza. Sono esseri liberi e sovrani di loro stessi. Affermano di essere in possesso di una scienza e di una tecnologia per noi fantascientifica. Manipolano la luce come esseri fatti di luce. Cavalcano il tempo. Affermano di utilizzare una corrente cosmica, di natura magnetica ed eterica che chiamano VRIL. Essa è il veicolo della radiazione unitiva fondamento della vita. Il VRIL viene canalizzato ed irradiato sul pianeta per mezzo di una gigantesca antenna di enorme potere (ZED) alla quale converge l’intera energia della Terra. Lo ZED è il centro operativo del Pensiero Solare. In Agharti vi sono molti popoli e molte razze. Ma tutti guardano al Re del Mondo come alla Luce della loro Civiltà. Egli è l’Essere più evoluto, più antico. Egli non governa, ama e dona vita. Tutto ciò che ha coscienza di Lui vive nell’armonia universale. Il popolo dell’interno segue l’evoluzione della razza umana di superficie(?). Affermano che alcuni milioni di cittadini di Agharti sono operativi sulla superficie e che sono programmati per ritornare alla loro patria. Denunciano gravi squilibri nell’ecosistema e nella struttura eterica del pianeta e gravi degenerazioni nel sistema genetico della razza umana. Affermano che l’umanità di superficie ha violato gli equilibri del sistema cosmico e che subirà gravi effetti di ripercussione. Pensano al di la delle nostre morali ma reputano per noi immorale la civiltà che abbiamo edificato. E’ immorale che milioni di esseri umani patiscano e muoiano per la fame, la denutrizione, le malattie. E’ immorale che la nostra vita sia totalmente inconsapevole che tre quarti del pianeta è in fiamme. Che c’è guerra. Morte. Che il nostro occidente e la nostra stessa vita sono il polo di un gigantesco e feroce meccanismo di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della nazione sulla nazione. Ci sono troppi luoghi sulla terra dove ancora la vita non ha nessun valore. La dicotomia ed il conflitto tra il nord ed il sud del mondo, spinge verso l’autodistruzione implosiva. Si osserva un maggiore pericolo di una guerra a carattere mondiale oggi di quanto lo si notasse 10 o 20 anni fa. Il tempo è poco ma il declino degli eventi è molto veloce. Qualcuno può ancora pensare o ancor peggio credere che il pianeta terra possa tollerare ancora per molto la violenza che l’umanità le infligge? Quello che sembra certo è che la civiltà dell’interno prenderà contatto con quella della superficie. Ma ancora non abbiamo consapevolezza del sentiero che attende la razza umana e da quali pericoli e da quale e quanta sofferenza sarà segnato il suo cammino. Gli antichi saggi dell’oriente ci insegnano che ciò che si semina si raccoglie. In questo momento siamo vittime di noi stessi. Il pianeta Terra e l’umanità subiranno una grande purificazione e saliranno un gradino evolutivo. Allora i popoli di Agharti si manifesteranno in superficie per unire l’interno con l’esterno. E il giorno in cui l’interno si unirà all’esterno sarà un giorno di gioia e di celebrazione di una nuova era. Anche gli uomini della superficie celebreranno finalmente la gloria del Re del Mondo. Quando conosceremo la verità saremo uomini liberi.
Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:14
E' SEMPRE STATO COSI

Fonte: Tratto dal libro "Figli di Matrix" di David Icke

La storia dei rettiliani e di altre stirpi non umane nelle viscere della Terra in quelle che oggi chiameremmo "basi", città o reti di gallerie, si trova descritta anche in antichi testi. Si diceva che i Nagas, o popolo serpente, diffusi in India e in tutta l'Asia, compreso l'Estremo Oriente, vivessero in due principali centri sotterranei chiamati Patala e Bhogavati. Da lì, secondo la leggenda indù, lottarono per il potere contro i regni sotterranei nordici di Agharta e Shambala. Gli indù credono che si possa avere accesso a Patala attraverso il Pozzo di Sheshna a Benares, mentre si pensa che Bhogavatisi trovii nell'Himalaya. Storie simili di caverne e di reti di gallerie sotterranee sono diffuse anche in Tibet e in Cina. Nelle storie di Gilgamesh che compaiono sulle Tavolette sumere, ci viene narrato di antiche città sotterranee. Gilgamesh era un "semi-dio" e un essere "semidivino" (ibrido rettiliano) che aspirava all'immortalità degli "dei". Le storie parlano del KI-GAL o "grande regno sotterraneo", governato dalla dea Eresh-kigal e dal dio Mergal. Nel KI-GAL c'erano violenti guardiani chiamati "uomini scorpioni", corpi umani rianimati, spiriti, "persone non morte" e robot noti come Galatur o Gala, che erano soliti rapire gli esseri umani dalla superficie. C'erano rettiliani "dalla testa d'aquila", che si diceva spesso che avessero le ali. Le storie descrivono una razza chiamata Pazazu, degli "umani" dal muso canino, provvisti di squame e coda. Tutto questo ricorda da vicino le scene descritte oggi a Dulce (http://it.wikipedia.org/wiki/Base_Dulce). Secondo la leggenda cinese, esisteva un mondo sotterraneo a cui si poteva avere accesso attraverso la Montagna Orientale di Taishan, che era protetto da demoni malvagi chia¬mati Uomini Shen con facce o maschere animalesche. Questo era 1'"inferno" cinese e si dice che, sulla superficie, i Signori dell'Inferno interagissero con i Re Drago. L'"inferno" giapponese, o rete sotterranea, era assai simile, e tra le entità non umane figuravano i Kappa, degli umanoidi rettiliani semi-acquatici e altri esseri in grado di mutare forma che vivevano nelle montagne, sotto terra o nelle profondità marine. Le leggende vichingo-scandinave parlano invece del serpente gigante Nidhoggr o Jormungand, che viveva sotto terra ed era simile al serpente gigante Apophis del mito egizio. Gli Scandinavi e i Germani avevano i loro Huldre o "popolo nascosto", noti anche come elfi. Una delle parole in codice usata dalle stirpi rettiliane è proprio 'elfi' e gli esseri tipici del folklore come i troll, gli etin, le fate, gli elfi, i trogloditi, i Nefilim i Brownies o Braunies e gli "gnomi" d'Manda sono tutti nomi diversi che designano le entità sotterra¬nee descritte nei moderni resoconti sulle "basi extraterrestri".

Tutte queste storie parlano di questi strani esseri, che si incrociano con gli umani, che non riescono a vivere alla luce del sole e tutto il resto. Esse parlano persino del "salto temporale" sperimentato dalle persone rapite dalle "fate" e fanno riferimento anche all'uso che queste popolazioni sot¬terranee hanno di uccidere e mutilare il bestiame per prelevarne il sangue. Michael Mott ha curato un'eccellente raccolta di queste storie di abitatori sotterranei del folklore e del mito. Il suo libro si intitola Caverns, Cauldrons And Concelaed Creatures e si può ordinare tramite internet. Egli scrive che l'Inghilterra, la Scozia, il Galles e l'Irlanda hanno tutte una lunga tradizione di popolazioni sotterranee che presentano tra loro molte similarità e un'origine comune. A me pare che la Scozia, l'Irlanda e le Isole britanniche in generale siano centri importantissimi per le famiglie degli Illuminati a causa del gran numero di accessi al mondo sotterraneo presenti in quelle zone. La stessa cosa vale per altre parti del mondo come la Francia, la Germania e le Montagne del Caucaso. Cosa c'è veramente sotto il Castello di Balmoral di proprietà dei Windsor o quello di Glamis appartenente alla regina madre, entrambi situati in Scozia, paese importantissimo per le famiglie degli Illuminati? È interessante che a Glamis esista una leggendaria "stanza segreta". Secondo un ospite del castello, lo scrittore Sir Walter Scott e altri, è una regola o tradizione di famiglia che il segreto sia noto solo a tre persone alla volta. Costoro si impegnano con un "terribile giuramento" a non rivelarlo. Un altro ospite, Lord Halifax, ha detto che nel 1875 un dipendente del castello trovò una porta che conduceva a un lungo corridoio. L'uomo fece delle indagini ma poi vide qual¬cosa che lo fece fuggire in preda al panico. Quando il 13° conte di Strathmore venne a sapere ciò che quell'uomo aveva visto, lo convinse ad accettare dei soldi, ad emigrare e a farsi giurare che non avrebbe mai rivelato ciò che aveva visto. Lord Halifax disse che dopo quell'incidente il conte cambiò, si fece taciturno e cupo e che il suo viso rivelava un'"espres-sione ansiosa e spaventata" .

Le fate, i folletti, i folletti delle miniere, i brownies, gli gnomi, i sidhe (shee), i tylwyth teg (terlooeth teig) e così via, secondo Michael Mott, erano o maligni o indifferenti nei confronti dell'umanità. Vivevano, praticamente senza eccezione, sotto terra. Collinette, colline, rovine, antiche carreggiate o forti, montagne, scogliere ed antiche città si diceva fossero i "tetti" dei loro palazzi. Esseri che richiamano alla mente le odierne storie di Sasquatch (Piedone) e dello Yeti (l'abominevole uomo delle nevi) si ritrovano anche nelle antiche storie di creature sotterranee che emergono in superficie. Come i Nagas, il popolo serpente dell'Asia, anche questo po¬polo di "elfi", secondo il folklore europeo, scendeva nelle sue dimore sot¬terranee attraverso i laghi. Michael Mott continua così:


«Per rimuovere ogni dubbio circa il loro rapporto sia con il popolo nascosto scandinavo che con i Nagas indiani, essi schivavano la luce del sole e spesso sembravano interessati ad incrociare le loro stirpi con quelle degli esseri umani, o anche a incrociare il loro "bestiame " fatato, i loro cavalli, segugi e così via, con specie terrestri che fossero il più possibile compatibili. Il folletto-gnomo Raperonzolo, con il suo desiderio sfrenato di possedere i neonati della specie umana e le sue qualità genetiche, è solo un esempio di questo folklore. Gli elfi furono costantemente interessati alle faccende umane - ai matrimoni, alle nascite e alle morti, (delle stirpi rettiliane), al successo dei raccolti e all'allevamento del bestiame, e così via - ma solo per meri interessi egoistici. Sembravano preoccuparsi fin troppo della diversità biologica e genetica e rubacchiavano il bestiame, i raccolti e i geni umani o compiendo dei veri e propri furti o incrociando le proprie specie, ogniqualvolta ritenessero opportuno farlo. Gli elfi sono generalmente descritti con i capelli biondissimi e la pelle chiarissima».

Ciò che Mott qui descrive riferendosi al folklore europeo potrebbe venire direttamente dalla bocca di un rapito dei giorni nostri o di uno studioso delle basi sotterranee. I cosiddetti grigi della moderna leggenda UFO sembrano coincidere con gli esseri noti come Galatur e Ushabtiu, che, secondo il mito sumero e egiziano, rapivano gli umani emergendo dalle loro basi sotterranee, mentre il folklore delle Isole Shetland, al largo della costa settentrionale della Scozia, parlava degli "omini" che rapivano gli umani, definendoli "vicini grigi" e "grigi". Nelle Americhe trovate le stesse leggende e gli stessi resoconti su queste popolazioni sotterranee. Ne fanno parte umani, rettiliani, umanoidi rettiliani, e vari "mostri" e "demoni". La loro descrizione corrisponde a quella di altre antiche culture di tutto il mondo. Molte tribù americane indigene, come gli Hopi, sostengono di aver vissuto all'interno di queste "città" fatte di caverne sotterranee prima di insediarsi in superficie. Nel poema epico Ma-ya Popol Vuh, due fratelli (ibridi) "semidivini", Hunapuh e Xbalanque, entrano nel terrificante mondo sotterraneo chiamato Xibalba per lottare contro un mostro dalla testa di coccodrillo e, poiché risultarono vittoriosi, i fratelli misero fine alla pratica del sacrificio umano - ancora oggi as¬sai in auge tra i rettiliani. Questi mondi sotterranei sono all'origine della tradizione che situa l'Inferno nelle viscere della Terra. Il poeta Dante (1265-1321) fu un iniziato dell'ordine dei Cavalieri Templari. Nella sua famosa opera, l’Inferno, gli viene fatto vistare il mondo infernale che egli descrive formato da dieci gironi, dove i "peccatori" vengono imprigionati e puniti da demoni cornuti e serpentiformi e giganti simili a uccelli, chiamati arpie. Le condizioni e l'ambiente da lui descritti in questo "Inferno" si ritrovano nelle descrizioni dei mondi e delle grotte sotterranee di tutto il mondo. In queste descrizioni appare anche l'elemento dell'attesa agli inferi del giorno del giudizio.

Molta della cultura dell'Manda e dell'isola di Man, due importanti basi delle stirpi degli Illuminati, si fonda sulle fiabe e sul "popolo degli gnomi" che vive sotto terra. Le leggende irlandesi parlano dei rapporti sessuali tra gli antichi Milesiani e i Tuatha de Danaan, gli "dei sotterranei" irlandesi che fuggirono nelle viscere della Terra, dove si stabilirono. Si dice che San Patrizio, che "scacciò i serpenti dall'Manda", abbia visto un individuo appartenente a questi popoli sotterranei, una "donna fatata", che usciva dalla caverna di Cruachan. Chiese allora informazioni su di lei a un Mile-siano che gli rispose così: «Ella appartiene alla razza immortale dei Tuatha de Danaan.. .e io sono uno dei figli dei Mil (irlandesi umani) che sono mortali e svaniscono». Si tratta cioè del tradizionale racconto della mortalità e dell'immortalità. Come sostengono Michael Mott, Daniel Bradley e altri genetisti del Trinity College di Dublino, la più vecchia e "pura" stirpe europea continua ad esistere nell'estremo ovest irlandese. Questa zona, come mostro in “Il segreto più nascosto”, è anche l'ultimo bastione dell'antica lingua irlandese, il gaelico, che è sorprendentemente simile alle lingue nordafricane, come il libico. Nel marzo 2000 Bradley riferì all'agenzia di stampa Reuters che gli Irlandesi discendono da una razza diversa rispetto agli altri europei. Egli disse: «Se considerate l'antica geografia genetica d'Irlanda, scoprirete che nell'ovest (d'Irlanda) esiste quasi esclusivamente un solo tipo di cromosoma Y». Si scoprì che il 98% degli uomini dell'Irlanda occidentale che portano nomi gaelici avevano questo particolare cromosoma. È quindi sempre più chiaro il fatto che le leggende sul popolo "fatato" e gli odierni resoconti sugli "extraterrestri" si riferiscono alle stesse entità. Michael Mott fa la seguente sintesi degli attributi comuni alle popolazioni sotterranee e ricorrenti nel folklore di tutto il mondo:

«Si tratta per lo più di rettiliani o di umanoidi rettiliani o di "biondi" e Nordici; sono dotati di capacità telepatiche e di poteri mentali superiori; possono mutare forma e creare illusioni; vogliono incrociarsi con gli umani e hanno bisogno del sangue, della carne e dei materiali riproduttivi umani; dispongono di un'avanzata tecnologia; possiedono il segreto dell'immortalità; possono volare, sia da soli che grazie alla loro tecnologia; hanno per lo più dei progetti negativi per gli esseri umani; non possono sopravvivere a lungo alla luce del sole; sono stati cacciati dal mondo superficiale o sono sfuggiti a qualche popolazione terrestre e/o al Sole; vogliono mantenere segreti i loro tesori, le loro conoscenze e la loro vera identità; manipolano di nascosto gli eventi sulla superfìcie terrestre; hanno alle loro dipendenze degli umani terrestri che operano a loro vantaggio attraverso il clero, i culti e le società segrete; puzzano terribilmente di "zolfo"».
Sheenky Oo
00venerdì 18 maggio 2012 10:16
ASIA MISTERIOSA: DA AGHARTI A MU

Fonte: www.edicolaweb.net/arca001s.htm

Supponiamo di avere dinanzi un mappamondo e di infiggere sulla sua superficie una bandierina colorata per ogni luogo misterioso; ci accorgeremo che l’Asia è il territorio sul quale teoricamente potremmo infiggere il maggior numero di bandierine.
Ma perché "potremmo"? Semplicemente per il fatto che per molte di queste località, o non sappiamo dove collocare la bandierina, o non possiamo collocarla perché non esiste più la località.
Come avrò modo di dimostrare molti parlano, o hanno parlato, di miti e leggende dell'India e dell'Asia centrale… nessuno sa cosa e dove siano.
Mi riferisco ad Agarthi, a Shamballà, alla regione dello Shangri-La, al continente Gondwana, alla Lemuria e, finalmente, a Mu.
I primi due sono accomunati da una sorta di identità oggettiva; il terzo è a metà strada tra il sogno e la realtà; gli altri sono connessi dalla personalità dei ricercatori che li hanno studiati.
Infine, nell’insieme vanno a costituire una struttura circolare perfetta.

AGARTHI L'INACCESSIBILE, GOVERNO OCCULTO E SINARCHIA
Tanto per incominciare il primo mistero riguarda l’identità oggettiva di Agarthi: si tratta di una città o di una località diversa?
Per molti Agarthi è un luogo fisico: così per la maggior parte dei misteriografi Agarthi è una città: misteriosa ed invisibile capitale di un mondo sotterraneo - talora reale e talora esclusivamente spirituale - alla quale possono accedere solo gli "Arhat" (illuminati), coloro che si sono liberati dai vincoli del "Sam Sara" (del modo concreto secondo le teorie dell’induismo vehdico).
Stando alla tradizione Agarthi "città" venne probabilmente fondata da saggi del continente Gondwana e si troverebbe agli antipodi dell'Isola di Pasqua.
Altri, ancora, ritengono che Agarthi si trovi in un punto imprecisato tra la Mongolia (a nord), il deserto del Gobi (ad est), l'altipiano del Tibet (a sud) e il deserto del Takla Makàn (ad ovest).
Non si tratta delle sole ubicazioni possibili: la rappresentazione letteraria la descrive come un luogo sotterraneo al centro di un antichissimo labirinto, ubicata in qualche posto della valle di Katmandu, quindi in Nepal.
Vi è anche chi ritiene Agarthi un luogo dell’immaginazione, una sorta di Nirvana.
Il fatto è che l’esistenza di una Agharti fisica con la connessa possibilità di una sua concreta strutturazione hanno spinto avanti numerosi ricercatori del XX secolo, come i vari Louis Jaccolliot, Saint-Yves D'Alveydre, Ferdinand Ossendowski e Renè Guenon; mentre resta, nella sua essenza, un mondo dello spirito retto dal "Brahmatma" (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il "Chakravarti" (Re del Mondo).
Nell’uno come negli altri casi, Agharti è quello che si definisce un "crocevia del mistero" e da essa sembrano dipanarsi i fili di molti degli enigmi insolubili della storia umana.
Il racconto di una città reale-irreale, per la verità, non è solo leggenda; il mito di un regno sotterraneo e segreto appartiene alla religione brahminica.
L’esoterista francese Renè Guenon, ha compilato un sostanzioso elenco di antiche tradizioni riguardanti una specie di Terra Santa per eccellenza induista.
Tuttavia bisogna chiarire che Agarthi non è un mito che torna su se stesso: a tale mito finiscono per fare capo, per un verso o per l’altro, l’Atlantide, il Regno di Prete Gianni, Camelot, l'isola di Avalon, il Montsalvat dei miti arturiani, ma anche l'omerica Ogigia, l’isola di Thule; il monte Meru della religione Scintoista, l’Olimpo della religione greca e il monte Qaf dell’islam.
È questa la ragione per la quale Guenon può parlare del Re del Mondo come di un "Manu" (sorta di legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità nel quale possiamo ritrovare).
Seppure in forme diverse, i vari "Menes" degli Egizi, "Menw" dei Celti, "Minos" dei Greci fino all’angelo Metatron della Kabalah ed all'Arcangelo Michele della Religione Cristiana ne costituiscono altrettanti esempi.
Ed è anche il motivo per cui si può sostenere che Agharti sarebbe il luogo di nascita di una religione universale, primordiale e perfetta: quella della "Età dell'Oro", dove si dice che l’uomo fosse in diretta comunione con Dio.
La religione di Agarthi si sarebbe diffusa dall'India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà Indo-Europea e l'antico legame potrebbe essere riscontrato - sotto il profilo semantico - ad esempio nella presenza della locuzione "Asghard" della mitologia germanica.
Il Re del Mondo è un capo religioso ma al tempo stesso, regge anche i destini del pianeta; si pensi alla figura del Re-Sacerdote impersonata da Artu. Egli fa in modo che il corso della storia segua un andamento in accordo con un indefinibile piano divino. In tal senso il Re del Mondo è il più alto esponente della "Sinarchia", una sorta di Governo centrale di uomini insigni, potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni ispirano e controllano i moti politici o d'altro genere che segnano l'evoluzione del genere umano.
Purtroppo, intorno al 1650 i rapporti tra Agarthi ed occidente si sarebbero interrotti in maniera irreversibile; probabilmente determinante sarebbe stato l’atteggiamento dei Rosa+Croce.
Gli Agarthiani avrebbero lasciato definitivamente l'Europa per ritirarsi in Asia.

SHAMBALLÀ (XAMBALA O SHAMBHALA)
È la Capitale del regno del male della tradizione buddistica e, in quanto tale, si oppone ad Agarthi; ma spesso le due città sono considerate come due facce di una stessa medaglia.
In ogni caso Shamballà sarebbe la sede di Maya (signore del male).
L’indirizzo tibetano dell’esoterismo buddista non ritiene Shamballà in antitesi rispetto ad Agarthi, che anzi corrisponderebbe al luogo sacro in cui vivono i saggi ed i maghi del Tibet tra cui "Milarepa" e "Tsongkapa".
Si sostiene che a Shamballà si riferirebbe il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana (IV sec. a.C. circa) il quale sarebbe giunto fino al Tibet. Secondo Peter Kolosimo, ed Andrew Thomas ne parlerebbe anche il retore ateniese Filostrato (II sec. a.C.) in un’opera utopica.
In verità nulla fa pensare che i due autori avessero intenzione di occuparsi di Shamballà e nutro seri dubbi sulla credibilità dell’ipotesi, soprattutto perché non corredata di riferimenti testuali. Si tenga tra l’altro conto del carattere che molti attribuiscono non solo alla città, ma anche al sito che la leggenda vuole situato sotto gran parte dell'Asia Centrale. Tanto per cambiare i dubbi vertono, innanzi tutto, sulla ubicazione per quanto mitica.
Infatti Cosma de Köros (1784-1842), studioso di tradizioni buddiste, la colloca oltre il Sir-Daria, la stessa località di una mappa del XII sec. conservata ad Anversa.
I primi viaggiatori e qualche studioso contemporaneo (come Peter Colosimo, Nicholas Roerich ed Andrew Thomas), per contro, parlano di una regione sconosciuta che si trovava, seguendo le orme del "Khan Baty", in Asia Centrale.
In ogni caso la città sarebbe chiusa da porte di pietra analoghe a quelle di "Vittimula" (Troia) ed in ciò Shamballà ripete un mito che si riallaccia alla leggenda anatomico/ittita di "Kessi" il cacciatore e, in genere, ai miti che ci parlano di discese nel mondo degli Inferi (compresi Ulisse ed Enea).

SHANGRI-LA, XANADU, GONDWANA E MU
Resta il problema di definire Shangri-la. Esso è, al tempo stesso, luogo dell'anima (si pensi al Walhalla della cultura germanica ed al mondo del Tao della cultura cinese) - che tutti sperano di trovare - ma anche un luogo reale della Cina sud-occidentale.
Il primo a documentarne l’esistenza fu un francese nel corso del XIX secolo.
Shangri-La è un altopiano che fa parte della zona tibetana, nel Sichuan, (tra la parte nord-occidentale dello Yunnan e la parte sud-orientale del Tibet) e comprende nove prefetture e città.
Con Xanadu torniamo nel campo del puro mistero.
Xanadu è individuata in con una località sotterranea, al tempo stesso leggendaria e letteraria, che dovrebbe trovarsi nella regione del Caracorum.
La fonte letteraria è costituita dalla poesia, dedicata al grande condottiero mongolo, amico di Marco Polo "Kubla Khan", dove Samuel T. Coleridge ne descrive la bellezza mitica ed ideale.
Dovrebbe corrispondere al palazzo di Kubilai Khan o alla capitale del Khanato.
Alfred Lothar Wegener è un geofisico vissuto agli inizi del XX sec., ideatore della teoria della deriva dei continenti. Dobbiamo a lui l’ipotesi del continente Gondwana che corrisponderebbe, grosso modo, a quella immensa zolla della Pangea che in epoca remotissima - siamo nella più lontana preistoria - avrebbe riunito America Meridionale, Africa, India ed Australia.
Un vero e proprio supercontinente, in sostanza, al quale l’archeologo contemporaneo Sabatino Moscati ha opposto Laurasia, zolla che avrebbe riunito America settentrionale, Europa ed Asia.
Gondwana e Laurasia, sarebbero state quindi delle mega-isole con un solo punto di contatto (non meglio individuato).
Nell’ambito del Gondwana si collocherebbe Mu.
Rimane aperto di il problema di definire cosa fosse e dove si trovasse con un minimo di precisione.

JAMES CHURCHWARD E LA SCOPERTA DI MU
Così Mu sarebbe una sorta di alternativa ad Atlantide.
Di Mu parlò, per primo, nel 1870 James Churchward, colonnello inglese di stanza in India. Egli ne sarebbe venuto a conoscenza in una maniera singolare: durante una delle periodiche carestie di quegli anni, era ospite del sommo sacerdote di un tempio che stava cercando di aiutare. I due, entrambi appassionati di archeologia divennero ben presto amici.
Fu così che il sacerdote avrebbe aiutato Churchward a tradurre un’antica iscrizione incisa sul muro del tempio rivelando che si sarebbe trattato di una lingua estremamente antica.
Il sacerdote inoltre avrebbe rivelato che nel tempio sarebbero esistite delle tavolette - scritte nella stessa lingua - contenenti sorprendenti rivelazioni sul luogo di origine del genere umano (proprio il continente Mu, una sorta di alternativa alla biblica Babilonia).
Il sacerdote rivelò che le tavolette, da lui definite sacre, erano redatte in un linguaggio oscuro, ma ricco di significati esoterici, e facevano riferimento ai "Naacal" venuti in Asia sudorientale a portare le sacre scritture, le scienze e la religione.
Fin qui nulla di strano: uno dei miti più diffusi al mondo è quello del civilizzatore ancestrale (si pensi al Cadmo greco, al Gilgamesh sumero ed al Thoth egiziano).
Ma era solo l’inizio dell’evento straordinario: infatti le tavolette non a caso sarebbero state ritrovate in una delle città sacre dell'India (Rishi) ma avrebbero fatto parte di una raccolta molto più vasta e sarebbero state compilate migliaia di anni prima, forse in Birmania o addirittura a Mu...
Ecco spuntare Mu. Ma non finiva qui: Churchward riuscì a scoprire che le tavolette erano di argilla cotta al sole (come le tavolette sumeriche) e riuscì a convincere il sacerdote a consentirne l’esame e la traduzione.
Churchward avrebbe scoperto, in tal modo, che le tavolette erano una sorta di Genesi. Il loro argomento centrale era quindi la "creazione" del mondo e dell'uomo (ritorna il motivo mitico sumerico-ebraico).
La presunta scoperta di Churchward dava il via alla caccia alle tavolette restanti che William Niven affermò di aver trovato in Messico, dove avrebbe scoperto duemilaseicento tavolette che facevano riferimento a Mu.
Il che lingua erano redatte? Dove erano custodite? Dove si troverebbero attualmente?
Nessuno lo sa! In ogni caso Niven affermò che esse avrebbero di dimostrato l'esistenza, in epoca "preistorica", di civiltà e cultura avanzata.
Naturalmente mi sto riferendo a Mu; ma viene da pensare alle città abbandonate dell’Indo come Mohenjo Daro e Harappa.

LA STORIA DI MU SECONDO CHURCHWARD
Churchword, naturalmente, non ha lasciato di sé alcuna traccia dal punto di vista scientifico; era il tipico avventuriero anglosassone con qualche pretesa intellettuale forse molto interessato ai risvolti finanziari di una scoperta e, quindi, sensibile al diritto d’autore. Egli costruisce su Mu un mondo da far invidia a John Ronald Reuel Tolkien a partire dall’aspetto geografico.
Secondo Churchward il continente (?) Mu sarebbe stato situato nell'oceano Pacifico e confinante a nord con le isole Hawaii ed a sud con una linea immaginaria tracciata tra l'isola di Pasqua e le isole Fiji.
Ma non basta perché egli prosegue con altri aspetti geografico-spaziali e antropologico-politici ricreando così una storia che sa tanto di raffazzonato e, quindi, purtroppo non unica.
Il capo politico di Mu sarebbe stato un tal Ra - Mu (una sorta di contaminazione tra miti egiziani e leggende pasquale: Ra[pa] Mu).
Altrettanto va detto sotto il profilo etico-religioso.
La divinità suprema di Mu sarebbe stata "Ra", il Sole (chiara la contaminazione con la religione egiziana): di Ra i muani non avrebbero mai pronunciato ma il nome (anche qui chiara la contaminazione con la religione mosaica e musulmana).
È quasi superfluo rilevare che la solfa non cambia quando dalla religione passa a palare di flora e fauna: Mu non è che la copia conforme del Giardino dell’Eden.
Né più originale è l’aspetto antropologico che deriva dalla necessità di integrarsi con quelle che sarebbero state le tre razze preistoriche care alla filosofia neo-rosacrociana di Heindel.
Forse un tentativo di prendere le distanze dalla storia Cretese con la quale andava ad individuarsi la pretesa storia Muana e la sua talassocrazia: ecco perché a Mu Churchward attribuisce un indimostrabile impero coloniale che probabilmente Creta ebbe solo in maniera molto relativa (si pensi al mito dei giovani ateniesi condannati a fare da pasto per il Minotauro).
Per tale via a Mu si attribuisce un vasto impero coloniale: da quello Maya, Azteco, Incaico in America, a quello di Uighur nell'Asia centrale ed a quello dei Naga nell'Asia meridionale.

MU E L'ATLANTIDE
Col passare del tempo e col crescere della fantasia, Mu finisce col trovarsi su un percorso parallelo a quello di Atlantide; così, dopo 50.000 anni di stabilità geologica la parte meridionale del continente sarebbe stata sconvolta da catastrofi naturali come immani eruzioni e maremoti. Ma dal plagio non si scappa; neppure quando è inconsapevole.
In altri termini la fine di Mu si trova ad essere la fotocopia della vicenda di Atlantide, di Creta, di Santorini o di Krakatoa. La vicenda umana di Mu si sarebbe consumata lungo un arco di tempo di circa 37.000 anni.
Il parallelismo con l’Atlantide sembra reggere tuttavia solo sul piano esoterico.
Circa 13.000 anni fa sarebbe iniziato anche l’inabissamento di Atlantide, proprio mentre Mu avrebbe completato il suo ciclo finale con l’Inabissamento della propria zolla tettonica.
In questi 37.000 anni, in pratica, si sarebbe completata la deriva dei continenti ed il mondo si sarebbe ritrovato con una geografia simile alla attuale. Ma a questo moto estremamente lento difficilmente potrebbe essere seguita l’ipotizzata immensa onda di marea che avrebbe sconvolto il pianeta. Il fatto è che, una volta scelta la strada dell’analogia, è difficile liberarsene. E così non ci si libera dall’analogia con Santorini o col Krakatoa.
In ogni caso l’analogia esoterica mantiene tutto il suo fascino ed i suoi effetti.
I pochi sopravvissuti all’immane cataclisma erano in ogni caso abbastanza numerosi perché si desse vita ai miti e alle leggende di un perduto, favoloso passato.

CHURCHWARD E LE TAVOLETTE DI NAACAL
Churchward, dunque, sarebbe giunto alle sue conclusioni partendo dalla traduzione di tavolette, cui si aggiunsero quelle trovate da William Niven.
La definizione di "Tavolette di Naacal" fu dato proprio dallo esploratore inglese medesimo il quale individuò nei Naacal un antichissimo popolo abitatore di un continente scomparso: guarda caso si trattava proprio di Mu.
Churchward, nel tentativo di accrescere il credito verso le proprie conclusioni, dichiarò di aver utilizzato altre fonti tra cui:
"Codex troanus" ed il "Codex cortesianus" (Maya),
le iscrizioni del tempio di Uxmal nello Yucatàn (Maya),
il Manoscritto di Lhasa (Tibet),
le iscrizioni del tempio di Xochicalo a sud-ovest di Città del Messico (azteche),
il Ramayana (testo sacro indù).
Ma chi erano i Naacal e cosa erano le loro tavolette?
I Naacal avrebbero viaggiato in tutto l'oriente lasciando numerose testimonianze che gli indigeni avrebbero iscritte su tavolette redatte con una scrittura indecifrabile (il Senzar della Blavatsky?). Nella lamasseria tibetana avrebbero provveduto unicamente ad archiviarle e custodirle.
Ci troviamo alla chiusura del più classico dei circoli viziosi.
Infatti:
prima a parlare delle tavolette di Naacal fu la Blavatsky,
dalla Blavatsky che le avrebbe tradotte sarebbero pervenute, non si sa come, a James Churchward,
James Churchward rimane l’ultimo, ed anche l’unico, ad averle mai viste,
Ne consegue che James Churchward sarebbe stato la seconda persona a trovare notizie del continente scomparso.

CHI ERA JAMES CHURCHWARD
Churchward è generalmente ritenuto un impostore. Tuttavia occorre precisare che la leggenda di un continente-impero scomparso, nell'area del Pacifico, fa parte di numerosi racconti mitologici. Se ne trovano tracce nella mitologia polinesiana ed in quella indiana. Il Mahabharata, che narra i miti di Rama, include nel continente scomparso anche Ceylon.
Indipendentemente dalle delle fonti che lo ispirarono Chrurchward procedette alla stesura di un testo, da lui definito traduzione (riportato in "Mu, il continente scomparso").
Questa traduzione rivelava le origini sulla base di una geologia alternativa, frutto si conoscenze millenarie, secondo le quali l’umanità avrebbe trovato origine proprio a Mu.
A Churchward sono state mosse numerose contestazioni, anche indipendentemente dal contrasto con le fonti "ufficiali":
Viene in primo luogo in evidenza il contrasto con la Bibbia per il posizionamento del "giardino dell'Eden" in un continente ora sommerso dell'Oceano Pacifico. La storia biblica della creazione, l'epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti, non sarebbe nata tra le genti del Nilo né nella valle dell'Eufrate, ma a Mu. Questa tuttavia, non è l’obiezione più rilevante.
In secondo luogo l’oggettiva impossibilità di traduzioni da una lingua sconosciuta (il Naacal) o da una lingua non ancora decifrata: nel 1920 la lingua Maya non era stata tradotta.
Churchward asseriva di "una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze" (di qui, probabilmente richiami a testi centro americani e tibetani). Naturalmente Churchward si guarda bene dal dire cove fossero custodite queste verità; come avrà fatto a tradurre le famose tavolette di Naacal?
La vicenda di Mu ebbe inizio con la scoperta di "Khara Kota", città sepolta dalle sabbie del Deserto del Gobi, ritrovata all’inizio del XX secolo dall’avventuriero russo "Kolko". Le rovine di Khara Kota, nella realtà ne nascondevano un’altra più antica che Kolkov dichiarò essere "Uighur", la capitale del regno dei mongoli delle steppe; egli dichiarò anche che lo stemma di Uighur fosse la lettera greca M ("Mu") inscritta in un cerchio diviso in quattro settori. Quale fu la reale portata delle scoperte di Kolkov? I pochi resti effettivamente successivamente ritrovati non corrispondono affatto a quanto da lui da lui descritto.
Indipendentemente da ciò che trovò effettivamente Kolkov, resta il fatto che, secondo Churchward, Uighur sarebbe stata era una colonia di Mu e per mezzo di essa Mu avrebbe esercitato il proprio dominio anche su Atlantide.
In effetti La storia di Mu, sebbene di origini più recenti, non si discosta dall’Atlantide Platonica se non sul fatto di una diversa ubicazione.

IL CONTINENTE-PONTE (LEMURIA) E MADAME BLAVATSKY
In ogni caso la vicenda di Mu si complica quando Philip L. Slater, zoologo inglese del XIX sec., illudendosi di essere un secondo Charles Darwin, inventa un terzo continente perduto.
Slater imposta il proprio lavoro sulla base di analogie riscontrate nell'evoluzione biologica e ambientale tra le coste dell'Africa, dell'India e della Malesia (si pensi, ad esempio, ai Lemuri del Madagascar).
Da quelle proscimmie, cioè dai Lemuri, Slater trasse il nome di "Lemuria".
Ma la Lemuria di Slater non corrisponde a ciò che i geologi chiamano Lemuria: un continente o un subcontinente che, nella teoria di Wegener, potrebbe aver unito l'Africa all'Asia nell’era Giurassica, cioè in un periodo compreso tra 180 e 130 milioni di anni fa.
Tuttavia si deve riconoscere che il clima scientifico ottocentesco dipendeva da sua maestà Charles Darwin; l'ipotesi che in un lontano passato fosse esistita un’ennesima terra scomparsa incontrò subito grande successo per quanto la presenza di Madame Blavatsky - siamo nel 1888 - rendesse ormai inestricabile la vicenda Mu-Lemuria, affondando ormai nel mare indefinibile dell’esoterismo, sulla soglia della fantascienza.
Nel 1888, Madame Blavatsky Helena Petrovna pensò bene di spostare Lemuria nel Pacifico, trasformandola in un luogo esoterico e nella sede della terza delle sei razze che (secondo lei) avrebbero popolato la terra. Non erano quindi sufficienti le tre razze ipotizzate dall’altro grande esoterista Max Heindel.
Ma chi era questa Helena Petrovna Blavatsky, sedicente studiosa di induismo?
Di origine Russa era nata nel 1831, iniziò la propria attività come cavallerizza di circo equestre; ben presto però si dette all’esoterismo divenendo seguace della teoria dell'origine extraterrestre della vita (idee esposte nel 1877 in "Iside Rivelata", confusa miscellanea di induismo, ermetismo, Kabalah ed occultismo).
Di fatto la vicenda della Blavatsky aveva avuto uno svolgimento analogo a quello che avrebbe seguito Churchward. La Blavatsky nel 1855 raggiunse il Tibet alla ricerca di misteriosi "Maestri sconosciuti" che avrebbe rintracciato in una non identificabile lamasseria tibetana. Dove compare, guarda caso, il solito testo misterioso. Inutile dire che la Blavatsky fu l’unica a vedere l’originale, da lei battezzato "le Stanze di Dzyan", redatto in lingua "Senzar" (?) la più antica del mondo.

LE STANZE DI DZIAN (O DZIANI)
Sull’esistenza di questo libro, attribuito ai "Maestri sconosciuti" occorre soffermarsi, non solo per i parallelismi con la "Tavolette" rinvenute da Churchward, quanto per gli accostamenti che inevitabilmente possono essere formulati con un altro famosissimo libro del mistero. Mi riferisco al fantomatico "libro di Enoch" che altra cosa rispetto ai nove libri di Enoch, apocrifo Biblico.
In effetti, secondo la Blavatsky (per la quale la vita sulla terra aveva avuto origine altrove: si ricordi la teoria dell’origine extraterrestre), la redazione delle stanze precederebbe la creazione della vita sulla terra.
Il testo riferito dalla Blavatsky sarebbe state scritte su foglie di palma... "rese impermeabili all'acqua, al fuoco e all'aria con un procedimento sconosciuto... Intensamente magnetizzato, in modo che se il lettore appoggia una mano sulla pagina che sta leggendo, vede gli episodi e riceve gli insegnamenti che vi sono scritti."
È impossibile da sintetizzare: solo il sommario occupa diverse pagine.
Esso narra la storia dei Dzyani, divinità provenienti dallo spazio, autori della creazione ma anche della distruzione di quattro delle sei razze dell’esoterismo teosofico (tra cui l’iperborea e l’atlantidea).
È inutile dire che il racconto della Blavatsky somigli stranamente a quello di altre divinità spaziali di cui si sono occupati i mitografi. Basterà ricordare, una per tutte, i Tuatha de Danann della tradizione celtica anch’essi provenienti dallo spazio.
Tuttavia il mistero si infittisce perché non solo sono scomparsi i testi originali ma la stessa traduzione della Blavatsky scomparve prima di arrivare in stampa: nessuno l'aveva vista!
Una versione, di cui non esiste originale, è comparsa nel 1915 a cura di una non meglio identificata "Hermetic Publishing Company", di San Diego in California, ed è stata tradotta pure in italiano. Ma si tratta di un chiarissimo apocrifo. L’unico dubbio che resta è quello se il falso sia imputabile alla Blavatsky o a chi eventualmente gliel’ha propinato.

A PROPOSITO DI TESTI FALSIFICATI
Porsi un simile problema non è peregrino. Si pensi alla confusione che si creò sul "Necronomicon", Grimorio inventato da Lovecraft.
Una dichiarazione di falsità non attesta certamente la reale falsità. A stretto rigore di termini non mi sembra corretto affermare che si tratti di "falsi" tout-court. Neppure oggi, seppure con l'ausilio di un computer, sarebbe facile realizzare un libro falso in copia unica quando un collezionista consenta di sfogliarlo sotto i propri occhi.
Vero è che il critico inglese William Emmer Coleman ci ricorda come la Blavatsky non era nuova a simili imprese: in "Iside rivelata" ella cita almeno 1500 testi inventati (li ha contati uno per uno?).
I sostenitori della Blavatsky hanno parlato di una congiura dei seguaci della cosiddetta cultura ufficiale; ma non esiste prova alcuna di tale congiura che assomiglierebbe alla congiura ebraica teorizzata dai fantomatici Venerabili di Sion del periodo nazista.
Notevole invece mi appare il parallelismo con le Tavolette di Naacal visti e tradotti dal solo James Churchward e delle quali neppure egli fu in grado di provare l’esistenza.
Naturalmente c’è sempre chi è disposto a giurare di aver visto l’originale come accadde per la "Steganografia" del cinquecentesco abate Tritemio, bruciato dalla Chiesa come eretico.

CONCLUSIONI
Le tavolette di Naacal - come le stanze di Dzian - sono svanite nel nulla e, in generale, si ripropone il problema dei libri scomparsi negli incendi di Biblioteche, da quella di Alessandria a quelle distrutte negli autodafé medioevali.
Dalle presunte stanze di Dzian si ricaverebbe la conclusione che la terra possedesse un movimento terzo rispetto alla rotazione ed alla rivoluzione. L'ipotesi, avanzata dalla Blavatsky, venne poi scientificamente dimostrata: si trattava, in effetti, della cosiddetta precessione degli equinozi.
Né bisogna dimenticare che nel 1896 A.P. Sinnet, scopritore di due pianeti transuranici, previde che il movimento di precessione degli equinozi avrebbe portato il polo nord verso l'equatore e questo verso il polo sud. L'ipotesi sembra essere stata dimostrata dall'astronomo G. E. Sutcliffe di Bombay; del resto i ripetuti spostamenti dell'asse terrestre spiegherebbero la presenza di residui tropicali nei ghiacci antartici.
Come se non bastasse la precessione degli equinozi (che la Blavatsky avrebbe appreso dalla solita biblioteca segreta), intervenne lo scozzese Lewis Spence in diretto appoggio alla Blavatsky; egli infatti riprese il discorso delle razze affermando che la razza dominante in Lemuria era quella bianca.
Non era altro che un omaggio alle teorie indo-ariane in voga al momento. Ma molti lo presero sul serio.
Ma torniamo a Churchward il quale non aveva fatto altro che aiutare certe credenze esistenti a popolarizzarsi vieppiù sulla vicenda, dando a Lemuria il nome definitivo di Mu.

I CONTINENTI ESOTERICI. DA MU AD AGARTHI: IL CERCHIO SI CHIUDE
Ma non era tutto: ben presto, come era già accaduto per Agarthi e per Atlantide, Mu assunse una dimensione extrafisica, esoterica e si legò indissolubilmente ad Agarthi.
Infatti il continenti perduto venne spostato nel presente, nell’epoca del "Kali-Yuga" mentre la sua collocazione nello spazio avvenne su un piano di realtà diverso da quello in cui vive l'umanità. Perché, mentre la vicenda umana restava legata al Sam Sara, il binomio Agarthi-Mu divenne una sorta di motore immobile, separato dal Kali Yuga da cui non poteva restare contaminato.
Agarthi-Mu appartengono, in altre parole, alla dimensione immutabile del Nirvana.
Resta da chiare cosa sia questo "Kali Yuga" (letteralmente: Età nera) cui ho spesso fato cenno.
Come appare evidente il nome comprende il nome di "Kali", la terza persona della trimurti vedica e ci rivela che si tratta del periodo di Kali che corrisponde al periodo oscuro della tradizione brahminica.
A scanso di equivoci debbo precisare che Kali Yuga non corrisponde ad alcunché dell’escatologia cristiana; la fine del Kali Yuga non segnerà la fine del mondo, ma la fine della realtà che noi conosciamo.
Se dovessi tracciare un parallelo con una realtà religiosa occidentale, rileverei piuttosto la somiglianza con l’avvento del Sausyant ed alla circolarità del mondo zoroastriano: al termine del Kali Yuga l'umanità sarà salvata dal "Buddha Maitreya", il "Buddha che sarà" identificato comunemente con il Re del Mondo.
Peraltro il Kali Yuga non si riferisce ad un evento futuro indeterminato e indeterminabile ("certus sed incertus quando").
Sotto il profilo religioso il Kali Yuga è perfettamente determinabile, essendo iniziato intorno al 3100 a.C. con una congiunzione globale dei pianeti. Questo rarissimo fenomeno astronomico, che coinvolge tutto il sistema solare, avrebbe avuto effetti disastrosi sulla Terra.
Sarebbe a questa congiunzione planetaria che dovremmo il Diluvio Biblico e, forse, a qualcuna delle catastrofi rivelate dal sacerdote di Sais a Solone (come ci rivela Platone nel "Crizia").
Stà di fatto che agli inizi del XX secolo Saint-Yves d'Alveydre (in India) e Ferdinand Ossendowski (in Mongolia) per primi vennero a conoscenza della collocazione mitica del continente esoterico Mu-Lemuria).
Ossendowski in particolare avrebbe scoperto ad Urga (l'attuale Ulam Bator) due oggetti provenienti da Agarthi: l'anello di Gengis Khan (con il segno della svastica) e il sigillo del "Re del mondo" o Buddha - Maitreya.
L’anno 3102 a.C., in ogni caso, riveste una particolare importanza nella vicenda di Agarthi perché è proprio in quell’anno che i suoi abitanti si sarebbero trasferiti nel sottosuolo allo scopo di evitare la contaminazione da parte del male.
Quella che era stata Paradesha (iranico = paradiso) divenne così Agarthi, "l'inaccessibile".
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