Fonte:
ufoedintorni.altervista.org/blog/scienziato-bulgaro-scopre-il-segreto-de...
Il campo al plasma, che altera la gravità intorno agli oggetti volanti, può essere il mezzo principale della propulsione degli UFO. Il segreto sarebbe stato scoperto da Stoyan Sarg – Sargoytchev, fisico alla York University di Toronto (Canada).
“Ho lavorato con un principio fisico, che può spiegare fenomeni come i dischi volanti“, ha dichiarato nel corso di una conferenza scientifica dedicata al 40° anniversario dello studio spaziale in Bulgaria.
Lo scienziato ha affermato che “lavorando in laboratorio, ho scoperto che si può cambiare la gravità locale intorno ad un oggetto attraverso il quale creare un meccanismo totalmente nuovo, in grado di muoversi nello Spazio. E’ diverso dai motori a reazione esistenti, perché è attraverso la creazione di un campo di forza che un oggetto può sviluppare grandi velocità e manovrabilità, anche al di fuori dello spazio aereo“.
“Sono sicuro“, continua lo scienziato, “che questi oggetti esistessero prima della Seconda Guerra Mondiale. Era impossibile che fossero di origini terrestri perché – a quei tempi – una tale tecnologia non esisteva, a differenza di oggi. Dobbiamo accettare il fatto che vi è una intelligenza extraterrestre, che può essere migliaia di anni avanti a noi e che proviene da altri sistemi solari. La loro tecnologia può essere molto avanzata, dal momento che solo da 100 anni la nostra ha compiuto progressi inimmaginabili. Pertanto, questa tecnologia permetterebbe di spostarsi ad enormi distanze, per creare basi in luoghi che non sono nemmeno abitati“.
Sarg ha spiegato che un “disco volante” è diverso da una normale nave spaziale, visto che utilizzerebbe un campo al plasma, il quale verrebbe attivato da appropriati campi magnetici. Per una maggiore efficienza, dovrebbero essere gas selezionati. Ciò sarebbe necessario per modificare la gravità. Dovrebbe essere asimmetrica, rispetto all’opposizione della direzione del campo di forza. Questo meccanismo può essere utilizzato con 4 elettrodi “e, anche, nelle nostre navi spaziali“.