Superficie di Marte: troppo secca per ospitare la vita?

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Gabrjel
00mercoledì 8 febbraio 2012 08:21
L'ipotesi se ci sia stata, ci sia, o potrebbe esserci in futuro la vita su Marte non è mai stata così alla moda. Le conoscenze scientifiche in questi anni, a dispetto dello scetticismo imperante negli anni 90, si erano nutrito di ottime notizie, grandi ghiacciai, un passato dal clima più mite, lande che avevano lasciato il solco di corsi d'acqua in un tempo antico. Ora arriva una battuta d'arresto per i fautori della vita sul Piante Rosso. Uno scienziato informatico che ha passato tre anni ad analizzare i dati delle ex missioni nasa, in particolare Phoenix , sostiene che la superficie di Marte è stato troppo secca per gli ultimi 600 milioni di anni per aver permesso la sopravvivenza della vita. Tom Pike dell'Imperial College London, e i suoi colleghi, hanno analizzato una ad una le particelle raccolte dai rover, scavando a terra con il braccio meccanico. Utilizzando un microscopio ottico per i granelli di sabbia più grandi, e una microscopio a forza atomica per le particelle di polvere più piccole hanno concluso che l'ambiente è troppo ostile. ThePhoenix (2008) è stato un modulo fisso a terra in un punto calotta polare settentrionale di Marte. Vediamo a che conclusioni sono arrivati.

"Abbiamo scoperto che anche se ci sono notevoli accumili di ghiaccio, Marte ha subito un periodo mite che potrebbe essere durato centinaia di milioni di anni", ha detto Pike in una dichiarazione dell'Imperial College."Riteniamo che il pianeta Marte che vediamo oggi è in netto contrasto con la sua storia più antica, in cui aveva periodi più caldi e più umidi forse più adatti alla vita. "
Le missioni future previste dalla NASA e ESA (European Space Agency) dovranno perforare in modo più profondo il sottosuolo marziano per trovale le prove della vita, che può ancora rifugiarsi nelle parti più difficili da raggiungere.
I ricercatori, che rivelano i loro risultati sulla rivista Geophysical Research Letters, hanno cercato di particelle microscopiche di argilla tra i granelli di sabbia dei campioni di Phoenix . I grani di creta si formano quando si ritirano le acque, rimanend nelle rocce, e sono un indicatore importante di contatto tra suolo e acqua allo stato liquido. Pike ei suoi colleghi hanno trovato questa corrispondenza. Essi hanno inoltre calcolato che anche alcune delle particelle di argilla che sono state analizzati ha presentato  meno dello 0,1% dei campioni di terreno. Sulla Terra, per contrasto, grani di argilla rappresentano il 50% o più di terreno. Una così bassa proporzione marziana suggerisce che vi sia stata una storia di clima molto secco. Secondo le stime,  confrontate con processi geochimici terrestri, il suolo marziano analizzato non poteva che essere stato esposto ad acqua per un massimo di 5.000 anni, un tempo troppo breve perchè la vita lasciasse il suo marchio. Il pianeta potrebbe essere stato un mondo mite e umido più di 3.000 milioni di anni fa.
Sono contestualizzabili i risultati di Pike e dei suoi colleghi al resto di Marte? Loro rilevano che le immagini satellitari e gli studi precedenti hanno dimostrato l'uniformità della superficie, quindi si potrebbe dire di sì, lasciando alcuni dubbi, i particolare per zone specifiche del pianeta.
I ricercatori ritengono che il suolo di Marte e della Luna si sono formati nelle stesse condizioni estreme, come dimostra la correlazione trovata nella distribuzione delle particelle di superficie, anche se i processi coinvolti sarebbe stati diversi, dal momento che il satellite terrestre non ha mai visto acqua nel passato remoto, a differenza di Marte. Questi ultimi studi non rendono l'ipotesi della vita su Marte una chimera, è bene ribadirlo, e non inficiano le conclusioni sulla vita che potrebbe esistere nel sottosuolo. Tanto più questo è vero che è di ieri la notizia che su Marte ci sia stato un enorme oceano, come vi spieghiamo appena sotto.

L'antico oceano che copriva Marte 'riemerge' dai dati inviati dalla sonda europea Mars Express. Il radar Marsis a bordo della sonda dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha individuato il fondale dell'antico oceano marziano, sepolto nel sottosuolo ad una profondità compresa fra 60 e 80 metri. Si tratta della maggiore evidenza, sottolineano gli esperti, che sul pianeta rosso in passato vi era una vasta distesa di acqua liquida.

Nato dalla collaborazione fra Agenzia Spaziale Italiana (Asi), universita' di Roma La Sapienza e Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, e costruito da Thales Alenia Space, sono stati individuati nel sottosuolo i sedimenti lasciati dell'antico fondale oceanico nei confini gia' precedentemente rilevati, ossia le antiche rive plasmate dalle onde. A scoprirli e' stato un gruppo coordinato da Jeremie Mouginot, che lavora in Francia, nell'Istituto di Planetologia e Astrobiologia di Grenoble (Ipag) e negli Stati Uniti, nell'universita' della California a Irvine.

''Il radar Marsis penetra nei primi 60-80 metri del sottosuolo del pianeta'', ha osservato uno degli autori Wlodek Kofman, dell'Ipag. ''In tutto questo spessore - ha aggiunto - noi vediamo evidenze di materiali sedimentari e ghiaccio''. Analizzando i dati inviati dal radar Marsis i ricercatori hanno scoperto che nel sottosuolo delle pianure del Nord marziano vi sono materiali a bassa densita'. ''Interpretiamo questi dati come depositi sedimentari, forse ricchi di ghiaccio, ed e' una forte prova che in quell'area una volta vi era un oceano'', ha osservato Mouginot.

L'esistenza di un oceano nel passato di Marte si sospettava da quando nell'emisfero Nord del pianeta erano state individuate anche delle strutture che ricordano una linea costiera. L'antico oceano, secondo i ricercatori, sarebbe stato solo temporaneo, ''durato solo un milione di anni o meno'', ha stimato Mouginot. Secondo gli esperti l'acqua essersi anche ghiacciata e conservata nel sottosuolo, oppure potrebbe essere evaporata gradualmente nell'atmosfera.

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