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David Bohm: l’Universo come ologramma (5)



Alla fine degli anni ’50, David Bohm diventa ricercatore all’Universita’ di Bristol, in Inghilterra; con un giovane ricercatore, Yakir Aharonov, scopre un nuovo importante esempio di interconnessione: sotto certe specifiche circostanze, un elettrone e’ in grado di “percepire” la presenza di un campo magnetico in regioni dello spazio ove e’ nulla la probabilita’ di trovare l’elettrone stesso. Questo fenomeno, passato alla storia come “effetto Aharonov-Bohm” viene contestato da molti fisici, che semplicemente non lo credono possibile. Persino al giorno d’oggi rimane un certo scetticismo presso alcuni scienziati, nonostante sia stato confermato in numerosi esperimenti… di tanto in tanto appiono ancora dei lavori che tentano di negarlo.
Bohm, come sempre, accetta stoicamente la reazione prevalente della comunita’ scientifica, e continua con voce ferma a sostenere che “il Re e’ nudo!”. In un’intervista condotta anni dopo, riassume la filosofia alla base del proprio coraggio: “a lungo termine, e’ molto piu’ pericoloso aderire ad un’ illusione che affrontare a viso aperto i puri e semplici fatti!”.
Nonostante cio’, la circoscritta reazione della comunia’ scientifica alla sua idea sul­l’im­por­tanza dell’ “Unita’ del Tutto”, e la sua stessa incapacita’ di concepire come procedere in questa direzione, lo portano a spostare l’attenzione ad altri campi di ricerca.
Negli anni ’60, inizia ad occuparsi del concetto di Ordine. La scienza classica in genere divide le cose in due categorie precise: quelle le cui parti rispondono ad una certa struttura, e quelle le cui parti sono dominate dal puro caso. Ad esempio i fiocchi di neve, i computer e gli organismi viventi sono tutti “cose ordinate”; lo schema di un pugno di chicchi di caffe’ caduti sul pavimento, i frammenti di una esplosione, la serie di numeri generati da una roulette del casino’ sono tutti esempi di “cose disordinate”.



Man mano che penetra la materia, Bohn si rende conto che esistono diversi gradi di ordine. Alcune cose appaiono “piu’ ordinate” di altre, e cio’ puo’ significare che non esiste limite alle gerarchie di ordine che esistono nell’Universo. Da questo pensiero, inizia a concepire l’idea che le “cose” che percepiamo come “disordinate”, forse non lo sono affatto, o almeno non sempre. Forse obbediscono ad un “ordine piu’ alto” di quello che a prima vista appare come casualita’ (tra parentesi, e’ interessante notare che i matematici non sono in grado di provare la casualita’, e sebbene alcune sequenze di numeri vengano dichiarate come “casuali”, in realta’ le dichiarazioni sono semplici supposizioni).
Immerso in questi pensieri, Bohm si trova un bel giorno a guardare un programma della BBC che lo aiuta a sviluppare l’idea piu’ profondamente… il programma descrive un semplice meccanismo formato da un cilindro di vetro che contiene al suo interno un altro cilindro rotante di diametro piu’ piccolo. Lo spazio interno del contenitore viene riempito con glicerina – liquido molto denso e trasparente – e, all’interno della massa di glicerina, si vede un punto d’inchiostro.


Il dispositivo con glicerina concepito da Bohm

Quando la manopola che fa girare il cilindro piu’ interno viene fatta ruotare, la macchia di inchiostro si diffonde all’interno della glicerina, prima descrivendo una circonferenza, e poi pian piano sparendo… ma non appena si inizia a ruotare la manopola nella direzione opposta, la tenue traccia d’inchiostro ricomincia ad apparire, e pian piano riforma la macchia originaria.
Bohm scrive “Questo esempio mi colpi’ immediatamente perche’ e’ molto significativo circa la questione dell’Ordine, poiche’, quando la macchia d’inchiostro e’ diffusa nella glicerina, continua tuttavia a mantenere un ordine “nascosto” (cioe’ “non manifesto”), che si rivela solo nel momento in cui la macchia viene ricostituita. D’altra parte, nel nostro linguaggio comune, noi tendiamo a dire che l’inchiostro nella glicerina, mentre e’ diffuso, e’ in uno stato di “disordine”. Cio’ mi porta a pensare che, in questo esempio, sono implicate nuove nozioni di ordine”.


L'esperimento di Bohm eseguito in pratica

La scoperta eccita moltissimo Bohm, dandogli un nuovo punto di vista a molte questioni scientifiche che stava considerando. Dopo l’esempio del cilindro con la glicerina, si rende presto conto di una metafora ancora piu’ potente per descrivere diversi livelli di Ordine, che non solo riesce a rimettere insieme i diversi campi di ricerca che aveva affrontato negli anni precedenti, ma sembra addirittura talmente azzeccata da sembrare fatta apposta. La metafora e’ l’ologramma.
Non appena inizia a riflettere sull’ologramma, si rende conto che esso gli fornisce immediatamente un nuovo modo di considerare il concetto di “Ordine”. Come la macchia d’inchiostro quando diventa invisibile perche’ diffusa nella glicerina, lo schema d’interferenza registrato su un pezzo di pellicola olofotografica appare a prima vista disordinato. Entrambi posseggono cio’ che Bohm chiama Ordini nascosti o “avvolti” nello stesso modo in cui l’ordine del plasma e’ “avvolto” nel comportamento apparentemente casuale di ogni singolo elettrone. Questo pero’ non e’ il solo spunto che trova nell’idea di ologramma.
Piu’ ci pensa e piu’ si convince che l’Universo stesso usa principi olografici nel suo esistere e funzionare, gli appare esso stesso come un gigante ologramma in perenne flusso, e questa idea gli permette di aggregare tutte le intuizioni che ha avuto nel corso degli anni in una sola e coerente Unita’.
Pubblica i primi lavori sul tema all’inizio degli anni ’70, e nel 1980 presenta una selezione matura dei propri pensieri nel libro intitolato “Wholeness and the Implicate Order” (mia traduzione – “L’Unita’ del tutto e l’Ordine implicato”), opera in cui fa molto di piu’ che semplicemente legare insieme la miriade di idee che ha avuto: le trasforma in un modo nuovo di osservare la realta’, tanto radicale da lasciare senza respiro.



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Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere, ma porre una barriera all'infinita ignoranza.