00 29/11/2011 22:06
David Bohm: l’Universo come ologramma (3)



IL DISINGANNO DI BOHM

Bohm inizia a provare un disagio crescente verso l’interpretazione di Bohr della fisica quantistica, sia perche’ sente che la questione dell’interconnessione e’ importantissima, sia perche’ non e’ soddisfatto di altre scuole di pensiero alternative che stanno nel frattempo emergendo.
Dopo tre anni di insegnamento a Princeton, decide di migliorare la comprensione della materia, e per questo scrive lui stesso un libro di testo, al termine del quale ancora non sente di essere d’accordo con quanto la fisica quantistica andava dicendo… cosi’ manda alcune copie del libro sia a Bohr che ad Einstein, per chiederne l’opinione. Bohr nemmeno risponde, mentre Einstein lo contatta per dirgli che, poiche’ entrambi vivono a Princeton, sarebbe il caso di incontrarsi per parlarne. Il risultato e’ una serie di profonde conversazioni durate sei settimane, ove Einstein esprime a Bohm l’ammirazione per la chiarissima esposizione della fisica quantistica… e riconosce lui stesso di nonessere soddisfatto dello stato in cui versa la teoria.



Conversando, entrambi questi straordinari personaggi riconoscono alla fisica quantistica la capacita’ di prevedere i fenomeni studiati… ma cio’ che li turba e’ che essa non da’ nessuna spiegazione “sensata” della struttura del mondo. I seguaci di Bohr dichiarano persino che “la teoria quantistica e’ completa” e che “non e’ possibile giungere ad alcuna spiegazione piu’ chiara di cio’ che succede nel mondo subatomico”. Come dire: non esiste alcuna realta’ piu’ profonda del mondo subatomico, quindi nessuna risposta piu’ profonda puo’ essere trovata – questo disturbava la sensibilita’ filosofica di Bohm ed Einstein.



Cosi’, Bohm, ispirato dalle conversazioni con il grande collega, inizia ad accettare che i dubbi che provano hanno eccome senso, e decide di cercare una interpretazione alternativa. Quando il suo libro di testo – Teoria Quantistica – viene pubblicato nel 1951, diventa rapidamente un classico, ma in una materia della quale lo stesso autore non e’ piu’ sicuro. La sua mente cerca gia’ una spiegazione piu’ profonda, un modo migliore di descrivere la realta’ al suo livello piu’ elementare.

UN LIVELLO PIU’ PROFONDO

Il primo passo di Bohm e’ assumere che le particelle come gli elettroni esistono davvero anche in assenza dell’osservatore. Assume inoltre che esiste una realta’ piu’ profonda al di la’ dell’impenetrabile muro di Bohr, un livello subquantico che ancora attende di essere scoperto.
A partire da queste due premesse, si rende conto che e’ sufficiente ammettere l’esistenza del nuovo livello per spiegare le scoperte della fisica quantistica con la stessa sicurezza che aveva Bohr nei suoi studi. Bohm chiama questo nuovo livello “potenziale quantico” e teorizza che, come la forza di gravita’, sia presente in tutto lo spazio. Tuttavia, a differenza dei campi gravitazionali, magnetici, ecc., l’influenza non diminuisce con la distanza… cioe’ il suo effetto ha la stessa “forza” ovunque, in ogni punto dell’Universo.
Bohm pubblica la sua interpretazione alternativa della teoria quantistica nel 1952.


David Bohm

Le reazioni del mondo scientifico sono quasi tutte negative. La maggior parte degli scienziati e’ talmente certa che non ci possono essere spiegazioni alternative, che semplicemente ridicolizzano le idee di Bohm. Altri lanciano attacchi appassionati, basati soprattutto su differenze filosofiche, ma il fatto e’ che il punto di vista di Bohr e’ talmente radicato tra i fisici dell’epoca che la posizione alternativa di Bohm e’ vista come una sorta di eresia alla dottrina dominante.
Nonostante la severita’ degli attacchi, Bohm rimane fermo nella sua convinzione che c’e’ da dire di piu’ sull’idea stessa di Realta’ di quanto Bohr non voglia, o non sappia, ammettere. Bohm sente inoltre che la prospettiva della scienza e’ troppo limitata quando si tratta di prendere in seria considerazione idee radicalmente nuove come la sua, cosi’ nel 1957 scrive il libro Causality and chance in Modern Physics,



ove esamina i pregiudizi filosofici che sono alla base di questo atteggiamento. Uno di questi e’ l’assunzione che qualunque teoria puo’ sperare di essere completa rispetto alla materia che studia – come la fisica quantistica di Bohr pensa di se stessa. Bohm critica con forza questa assunzione, osservando che la Natura puo’ benissimo essere infinita, e siccome nessuna teoria puo’ pensare di spiegare completamente qualcosa di infinito, Bohm suggerisce di evitare l’assunzione stessa, assumendo invece un atteggiamento di apertura mentale nella ricerca scientifica.
Nello stesso libro, Bohm sostiene poi che l’interpretazione scientifica della “causalita’” e’ limitata. Molti effetti osservabili negli esperimenti o in Natura sono pensati come aventi una o piu’ cause; Bohm pensa invece che un effetto possa avere anche infinite cause. Ad esempio, se chiedete a qualcuno che cosa ha “causato” la morte di John F. Kennedy, la risposta puo’ essere “la pallottola sparata dal fucile dell’assassino”… ma una lista piu’ completa dovrebbe includere tutti gli eventi che hanno contribuito alla costruzione del fucile, degli eventi che hanno fatto si’ che l’assassino desiderasse uccidere Kennedy, e poi tutti i passi dell’evoluzione umana che hanno contribuito a creare una mano prensile che possa impugnare il fucile, ecc., ecc., ecc.
Bohm ammette che nella stragrande maggioranza dei casi si ignora l’enorme cascata di eventi che producono un certo effetto, ma ritiene che sia ugualmente importante per gli scienziati ricordare che non c’e’ una semplice relazione di “singola causa – effetto” separata dal resto dell’Universo, pensato da Bohm come un tutt’Uno.


_______________________________________________________________________________________

Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere, ma porre una barriera all'infinita ignoranza.