00 17/02/2012 19:28
Da qualche tempo sono preoccupata per come il denaro sembri dominare l’ufologia, specie in Inghilterra, dove solo recentemente è diventato un fattore chiave. Ho il fondato timore che stiamo regalando il controllo del nostro oggetto di studio ad agenzie ed agenti pubblicitari che ne hanno individuato il potenziale lucrativo.
Ora abbiamo anche la saga di un uomo che avrebbe presumibilmente guadagnato un milione di sterline (quasi tre miliardi di lire) da una polizza di assicurazione contro casi di rapimento alieno (abduction). Quest’uomo infatti, solo poche settimane dopo aver pagato il premio di assicurazione di 100 sterline, sarebbe stato rapito. Dopodiché sarebbe riuscito a persuadere gli assicuratori della realtà di questo fatto, arrivando ad incassare il sostanzioso assegno.
Troppo bello per essere vero? Leggete e lo scoprirete.

Il caso perfetto
Individuai per la prima volta la notizia su un tabloid domenicale verso la fine di novembre del 1996. Si annunciava che un testimone aveva prodotto delle prove nel tentativo di persuadere la compagnia di assicurazioni GRIP [.........................., ma in inglese grip significato anche padronanza, dominio, controllo. NdT] di essere stato a bordo di un’astronave. Era il caso perfetto...ma della storia non si seppe più nulla per alcune settimane.
Poi, il 17 dicembre, cominciai a ricevere telefonate da giornalisti che volevano da me un commento sull’«incredibile notizia». Naturalmente chiesi di quale notizia incredibile stessero parlando, e mi sentii rispondere che un uomo di nome Joseph Carpenter avrebbe ricevuto la settimana a venire un milione di sterline direttamente dalle mani di Gillian Anderson, la sensuale Scully di X-Files. Avendo fornito solide prove del suo rapimento da parte di alieni, Carpenter era in attesa che gli assicuratori, come da contratto, pagassero la somma promessa.
Di che prove si trattava? Mi fu detto che Carpenter aveva fornito un filmato video del suo rapimento, che includeva anche inquadrature degli alieni girate a bordo dell’astronave, e i risultati di un test del DNA eseguito su un artiglio extraterrestre che il rapito era riuscito in qualche modo a portare via con sé. Quando chiesi chi avesse verificato queste prove fantastiche, ottenni solo vaghe dichiarazioni su «scienziati» ed «università» imprecisate, che avrebbero investigato e convalidato la storia di Carpenter.
Saputo tutto questo, respinsi le richieste di interviste sulla base del fatto che la storia mi sembrava alquanto dubbia. Dopotutto, mai nella storia del fenomeno abduction un testimone era riuscito a filmare alieni a bordo di UFO, o a procurarsi parti di un corpo extraterrestre. Se tutto questo era realmente vero, l’individuo in questione poteva guadagnare molto di più che non un milione di sterline già solo dai diritti sulla diffusione mediatica della storia. Oltretutto mi sembrava ancora più incredibile che un qualsiasi scienziato o università accettasse di mettere a repentaglio la propria reputazione verificando in modo così affrettato le prove prodotte. Come dimostra l’esperienza di John Mack [docente di psichiatria all’Università di Harvard, messo sotto inchiesta dalla sua università per aver scritto un libro sulle abduction. NdT], gli UFO non rafforzano le prospettive di carriera scientifica. In più c’era il concetto implausibile di un assicuratore felice di pagare un bel mucchio di quattrini in cambio di un racconto fantastico.
Un altro elemento di sospetto era il nome del testimone. Joseph Carpenter sembrava troppo sincronizzato col commercio pre-natalizio (essendo il biblico Joseph - Giuseppe - proprio un carpenter, ovvero un falegname). Era quel tipo di amo a cui qualsiasi giornalista poteva abboccare per costruirci un’efficace notizia di attualità.
Così dissi alla stampa che ritenevo che la storia fosse nient’altro che una "bufala" miratoa a far vendere premi di assicurazione contro rapimenti alieni - una pratica che considero discutibile e che non sono disposta (neppure indirettamente) ad approvare. Sebbene io accetti la realtà dei racconti di rapimento (qualsiasi cosa significhi realtà in questo contesto), sono consapevole della quasi impossibilità di provare le basi fisiche di questi incidenti.
Ma sospettare questo e affermarlo pubblicamente erano, raccontai ai giornalisti, due questioni distinte. Le leggi inglesi sulla diffamazione sono quello che sono (ovvero, uno è colpevole fino a che ne sia provata la ricchezza), e io non avevo alcun desiderio di sottopormi a una causa legale che, sulla base di amare esperienze personali, non avevo alcuna speranza di superare.
Inutile dire che gli organi di informazione diedero ugualmente pubblicità alla storia. Le affermazioni di Carpenter apparvero su molti quotidiani, in testa ai telegiornali, e fecero rapidamente il giro del globo. Ricevetti telefonate da ufologi in Australia e negli Stati Uniti, dove la stampa aveva pubblicato resoconti acritici della storia.
Intanto avevo già parlato con Carpenter.
Inizialmente parlai con la moglie, dato che quando chiamai egli era fuori per lavoro. Cercai di non dare troppo peso al pensiero che se uno aveva appena guadagnato un milione di sterline difficilmente aveva la necessità di fare i turni di notte al lavoro, e le chiesi quello che sapeva.
La signora Carpenter - come con esitazione accettò di essere chiamata - sembrava indifferente rispetto alle recenti ricchezze famigliari. Sembrava anche piuttosto disinformata sui dettagli dell’incontro ravvicinato del marito con la banca. Sapeva chi aveva analizzato i reperti? No. Sapeva in che cosa consistesse questa evidenza? Beh, non proprio, rispose farfugliando. Cominciai a sospettare che non sapesse assolutamente nulla della vicenda, ma accettai comunque il suo commento che avrei dovuto parlare col marito.
Ero giunta alla conclusione che la storia non meritava la spesa di un’altra telefonata. Fui perciò sorpresa dal constatare la quantità di giornalisti che sembravano accettare il racconto senza un battito di ciglio, e mi chiesi quanti di loro avessero fatto le verifiche più rudimentali. Sospettavo pochi, temevo nessuno. Per la stampa gli UFO rimanevano una facile occasione di risate. Immagino che i giornalisti abbiano visto questa come una storia avvincente, il cui valore di verità era irrilevante.
Ero stupita tuttavia dal presunto coinvolgimento di Gillian Anderson e X-Files. Nel 1996 avevo scritto la sceneggiatura di un episodio di un serial televisivo della BBC che doveva intitolarsi Real Life X-Files. Il serial fu poi ribattezzato Secrets of the Paranormal poiché gli avvocati di X-Files ebbero a ridire sull’uso del titolo fatto dalla BBC. Non riuscivo a immaginare come qualcuno collegato allo show americano avesse potuto accettare all’improvviso di cooperare con un burlone.

LE DITA A"V" in segno di vittoria
Con mia grande sorpresa Joseph Carpenter mi telefonò a casa il mattino seguente. Si rifiutò di dirmi come aveva ottenuto il mio numero di telefono non in elenco, ed era chiaramente colpito dal mio stupore.
Nel giro dei primi 30 secondi mi era chiarissimo che quest’uomo stava tirando un bidone a tutta la stampa mondiale. Non riuscivo a credere che un giornalista, che avesse fatto anche solo un minimo sforzo per investigare la questione, potesse prendere la storia sul serio dopo aver parlato con Carpenter.
Mi disse, senza molta passione, di essere stato rapito vicino a Swindon. Gli chiesi chi aveva analizzato le sue prove, senza ottenere alcuna risposta. Sarebbe stato concesso agli ufologi di darne una valutazione? La decisione spettava alla compagnia di assicurazioni, dato che i reperti erano ora di sua proprietà, come previsto dal contratto stipulato. Sebbene non glielo dissi, allora sapevo già (poiché lo avevo verificato personalmente) che nessuno nel mondo assicurativo inglese aveva mai sentito parlare della GRIP. Questo rendeva estremamente improbabile l’idea che una piccola compagnia condotta, presumibilmente da un’unica persona, fosse in grado di consegnare tranquillamente un milione di sterline.
Ovviamente se questo era vero, come minimo la GRIP avrebbe dovuto dare all’episodio la massima diffusione al fine di ottenere nuovi clienti. Dunque, cosa stava facendo Carpenter per aiutare questa impresa? Nulla, rispose; aveva optato per una politica di «nessuna pubblicità». Come poteva evitare la pubblicità, chiesi, ora che tutti sapevano dell’episodio? Non mi diede risposte chiare, e neppure potè illuminarmi sul ruolo di Gillian Anderson nella consegna della somma. L’avvenimento, asseriva Carpenter, sarebbe stato di tipo privato. Nessuno avrebbe scoperto dove si svolgeva.
Nulla di tutto questo era anche solo remotamente credibile. Quello che più mi impressionava era l’apparente ostilità di Carpenter verso la comunità ufologica. Fece riferimento alle maggiori organizzazioni parlandone male. Ad un certo punto si lasciò scappare un dettaglio che reputai significativo. Dopo essersi lamentato degli ufologi, osservò che la sua storia "è la mia "V" di vittoria sulla comunità ufologica inglese". Un’osservazione sicuramente curiosa. Forse intendeva dire, riflettei, che con le sue prove aveva sorpassato gli ufologi, dato che la loro precedente condotta non aveva portato a risultati.
In seguito cominciò a richiedermi informazioni, e capii perché mi aveva chiamato quella mattina. Sapeva chi ero, aveva letto alcuni dei miei libri, ed era un appassionato di UFO a livello amatoriale. Questo rendeva la coincidenza tra il suo rapimento e i suoi interessi ancora più difficile da digerire, dato che di solito i rapiti non sono appassionati di UFO.
Mi chiese come poteva entrare nella comunità ufologica, e come poteva diventare un investigatore a tempo pieno al pari della sottoscritta. I consigli sono cose che sono sempre felice di elargire, ma il mio timore era che questo neo-milionario stesse cercando di fare soldi con gli UFO. Più di una volta dovetti ricordare sia a lui che alla moglie che molto probabilmente essi ora possedevano più denaro di qualsiasi ufologo al mondo; perciò sicuramente non avevano bisogno dei consigli di una poveraccia come me su come fare qualche sterlina.

La verità VIENE A GALLA
Dopo la nostra conversazione ero in un certo imbarazzo. Ero totalmente scettica del suo racconto di abduction, per non parlare della sua asserzione di aver guadagnato con questa storia un milione di sterline. Eppure sembrava un tipo piacevole, chiaramente interessato agli UFO. Nel complesso, a mio modo di vedere l’affare non meritava ulteriori riflessioni, e ben presto scomparve dalla stampa.
Un mese dopo - senza mia grande sorpresa - un articolo del Sunday Times (12 gennaio 1997) suggeriva che la storia fosse un falso. Il vero nome di Joe Carpenter era Joe Tagliarini. Il giornale citava la testimonianza di un membro di una grande associazione ufologica, il quale affermava che Tagliarini se ne uscì con la storia in sua presenza, quando i due stavano aspettando di apparire in un talk-show televisivo due mesi prima. L’ufologo cercò di farlo recedere dai suoi propositi, ma Tagliarini era convinto che sarebbe stato in grado di buggerare con questa storia il mondo intero.
Il giorno successivo alla notizia, Tagliarini mi chiamò per esprimere la propria rabbia per la posizione presa da questo gruppo ufologico e dal Sunday Times. Voleva raccontare «tutta la storia» cosicché io potessi «rivelare la verità» al mondo intero. Perciò, o mondo, spero che ora tu sia in ascolto!

Il perché DI UN FALSO
Tagliarini ammise di essersi inventato l’intera storia. Non esistevano nessun rapimento, nessun filmato, nessun artiglio alieno, e neppure nessuna compagnia di assicurazioni GRIP. Eppure un miliardo di persone sparse per il mondo avevano letto le sue dichiarazioni, circostanza questa di cui era immensamente orgoglioso. Il suo scopo non era né quello di fare soldi, né la notorietà. Era quello di promuovere l’argomento UFO.
Raccontò che molti dei giornalisti con i quali aveva parlato era la prima volta che apprendevano qualcosa sugli UFO, e gli avevno promesso di affrontare ancora in seguito l’argomento. Questo, credeva, sarebbe andato a vantaggio dello studio degli UFO, e l’imbroglio era riuscito perfettamente a centrare l’obiettivo.
Per quanto fuorvianti fossero i suoi obiettivi, Tagliarini sembrava avere un genuino interesse verso il fenomeno, e non è escluso che credesse sinceramente che il suo piano avrebbe avuto un effetto positivo. Forse non vedeva il ben più probabile esito negativo: l’opinione pubblica avrebbe legato le già controverse affermazioni su rapimenti alieni con l’immagine di una palese burla.
Certamente non posso escludere che egli non avesse in mente qualche altro proposito. Allo stesso tempo non credo che questa sia stata una frode nella comune accezione del termine - in altre parole, il proposito di usare l’ufologia come fonte di guadagno personale, danneggiando così ulteriormente la sua già offuscata reputazione. Potrebbe anche essersi trattato di qualcosa di più preoccupante: un falso concepito da uno di noi convinto di stare facendo la cosa giusta.
Tagliarini mi spiegò il significato della frase sulla «"V" di vittoria sulla comunità ufologica» affermando che due noti ufologi inglesi erano a conoscenza di questo falso prima che fosse diffuso dalla stampa. Egli asserì che questi due, dopo aver sentito il suo piano, gli fecero i migliori auguri, senza cercare seriamente di dissuaderlo. Questo spiegava perché, dopo aver letto che doveva essere una sorta di imbroglione solitario, Tagliarini si sentiva confuso e tradito.
Non so chi (ammesso che vi sia qualcuno) fosse a conoscenza dei fatti, ma il gruppo ufologico citato dal Times sostiene di aver cercato di bloccarlo. Afferma inoltre di aver pubblicato la verità il mese successivo, epoca nella quale non sarebbe stato necessario parlarne se non fosse perché riteneva giustificata la denuncia.
In conclusione ritengo questo caso importante per diverse ragioni. Sottolinea il mio timore per il ruolo del denaro nell’ufologia di oggi. C’è anche lo spettro delle azioni legali ad offuscare gli orizzonti della nostra ricerca. Alla luce delle molte azioni legali, effettuate o solo minacciate, noi nel Regno Unito dobbiamo pensarci su due volte prima di discutere di determinati argomenti in pubblico, per timore che i tribunali dichiarino che abbiamo diffamato qualcuno. Sicuramente questo impedisce di arrivare al fondo delle cose, poiché le discussioni libere ed aperte sono essenziali per la delucidazione e per la risoluzione dei molti problemi opprimenti che l’ufologia cerca di affrontare.
Forse la lezione più importante riguarda il modo col quale i media trattano le storie ufologiche. Una storia può anche fare il giro del mondo, ma ciò non implica necessariamente che qualcuno si sia preoccupato di condurre su di essa appropriate indagini.
Tutto ciò sta a significare che i mezzi di comunicazione di massa considerano una storia sugli UFO solo come una storia e Nnente di più.