00 23/03/2012 09:17
Articolo di Enrico Baccarini
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"UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 45 del Giugno/Luglio 2003


L'articolo "Abductions sotterranee" di William Hamilton III potrebbe portare alcuni dei nostri lettori a storcere il naso.
Si tratta di un lavoro basato sulle testimonianze che Hamilton avrebbe ottenuto attraverso numerosi incontri riservati con soggetti che avrebbero presumibilmente lavorato presso installazioni sotterrane governative americane e in rapporto con esseri extraterrestri.
Le ricerche compiute da Hamilton sono però solo la punta di un iceberg che ormai da diversi anni, se non decenni, sta emergendo nell'ambiente ufologico.
Le testimonianze da lui raccolte, per quanto estreme, fanno infatti parte di un filone che sembra trovare una propria sussistenza anche sulla richiesta stessa degli interessati a questa fenomenologia (ovvero sul legittimo desiderio di avere comunque maggiori informazioni su determinati argomenti per essere così in grado di tirare le proprie conclusioni).
Pur raggiungendo alcune volte punte estreme di inverosimilità o assurdità, inframmezzate ad altre di estrema plausibilità, non possiamo però aprioristicamente e drasticamente tacciare di falsi e menzogneri tutti i dati che i "rivelatori" (come vengono definiti quei soggetti che rilasciano al grande pubblico informazioni sensibili o segrete) sembrerebbero portarci.
Dobbiamo tenere dunque una porta aperta, uno spiraglio che ci permetta di capire e di continuare comunque le nostre ricerche anche in tale scomoda direzione.
Il fenomeno del debunking e dell'insabbiamento (cover-up) sono noti nell'ambiente ufologico ormai da diversi decenni ma ciò non ha permesso o impedito alla ricerca seria e soprattutto effettuata su basi scientifiche di portare avanti le proprie ipotesi o i propri studi.
Per quanto imbarazzante o strano possa sembrare, talvolta i rivelatori ci hanno infatti fornito informazioni che nel corso del tempo si sono dimostrate precise e veritiere. A questo si associa verosimilmente una politica del debunking che ad informazioni fasulle e costruite associa dati ed informazioni reali così da provocare quel polverone di scetticismo generale che porta soltanto una minima parte dei ricercatori a continuare le proprie ricerche.
Un caso eclatante è stato quello di Bob Lazar, il noto "rivelatore" che alla fine degli anni Ottanta si presentò al grande pubblico fornendo dettagli e descrizioni sul lavoro di retroingegneria aliena che affermava di avere compiuto nelle vicinanze della nota Area 51 (per la precisione a 10 miglia da essa, in una zona conosciuta come S-4). Dopo il grande polverone suscitato dalle sue affermazioni si poté assistere da parte sia di alcuni ufologi che delle agenzie chiamate in causa nelle sue testimonianze (Los Alamos National Laboratories, EG&G, DoD, ecc.), ad una vera e propria politica del discredito.
Lazar venne addirittura accusato e processato per aver gestito e partecipato finanziariamente alla gestione di un bordello a Las Vegas (cosa comunque del tutto normale in Nevada, stato che ha liberalizzato la prostituzione e le case chiuse ormai da diversi decenni).
Nessuno, o pochi, si presero però la briga di controllare e cercare di fare maggiore luce su alcune delle informazioni tecniche che Lazar aveva fornito durante le sue interviste. Dati che "illo tempore" sembrarono il frutto di una mente fervida di nozioni scientifiche dopo quasi dieci anni si dimostrarono essere dei capisaldi della ricerca scientifica.
Prima fra tutte le affermazioni che vennero fatte troviamo la nota diatriba sull'elemento 115, presunto carburante dei dischi volanti da lui studiati. Lazar affermò come questo elemento fosse da ritenere stabile 1 e che possedesse forti proprietà magnetiche.
Nel 1999 studi congiunti condotti da ricercatori del Los Alamos National Laboratories statunitense e del Max Plank Institute tedesco dimostrarono effettivamente la possibilità che nella zona compresa tra l'elemento 115 e l'elemento 118 ci si potesse imbattere in elementi stabili, in grado cioè di non morire pochi istanti dopo la loro creazione.
Questa, come tante altre informazioni, furono fatte in un periodo in cui non si possedevano in proposito neanche le cognizioni minime per "tirare ad indovinare" al riguardo.
Possiamo allora credere a Lazar e a tanti altri soggetti che sembrano fiorire nell'ambiente ufologico?
La cautela in questi casi è sempre d'obbligo, ma è doverosa anche quell'apertura mentale che non ci porti a considerare aprioristicamente come false tutte quelle informazioni che risultano al nostro quadro conoscitivo e mentale odierno e al nostro ego come troppo astruse, estreme, ovvero "impossibili".
In fin dei conti se realmente soggetti come Lazar hanno lavorato su tecnologia aliena quantomeno dovremmo trovarci davanti a qualcosa che per noi risulterebbe realmente inverosimile e quindi forse non solo il frutto di qualche burlone a buon mercato.

Note:
1. Si deve ricordare come gli elementi successivi all'Uranio (transuranici) nella tavola periodica degli Elementi siano estremamente instabili e quindi abbiano una vita media di soli pochi secondi.