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Il nazismo esoterico

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2013 13:54
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31/01/2012 11:26
 
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FASCISMO, NAZISMO E ARCHEOLOGIA DI FRONTIERA

Fu parecchi anni fa quando, sulla scia della necessità di raccolta di materiale valido per la stesura della mia tesi di laurea in Storia economica, ebbi l’onore ed il piacere di conoscere il grande Ardito Desio, eminente scienziato fondatore dell’Istituto di Scienze della Terra di Milano e poi appassionato organizzatore di spedizioni alpine italiane indimenticabili sul Tetto del Mondo.
Stava allora per raggiungere la meta dei 90 anni, un’inezia pensando al fatto che se ne è andato non molto tempo fa e aveva già superato agevolmente i cento, e, prendendomi in simpatia mi aveva prestato del materiale legato alle prime ricerche petrolifere compiute durante il periodo fascista nei territori delle colonie italiane (in particolare in Africa Orientale ed in Libia).
Mi disse: “Indipendentemente da quel periodo di dittatura, allora si era in una fase davvero eroica per le ricerche petrolifere, sempre strettamente connesse a quelle geologiche. Avevamo già scelto alcune zone del deserto libico dove eravamo già in grado di effettuare, anche dal punto di vista tecnologico, le prime esplorazioni nei primi anni ‘40. Se non avessimo perso però inopinatamente tutte le nostre colonie, quel mare di petrolio libico lo avremmo scoperto noi, al posto degli Inglesi , che sfruttarono le nostre mappe di ricerca nel dopoguerra“.
E poi continuò: “Avevo contribuito anch’io alla preparazione di quelle mappe, poi sequestrate. Quell’ avventuriero un po’ guascone che era Italo Balbo parecchie volte negli anni Trenta mi faceva venire a prendere e insieme si volava, lui alla guida, sopra il multiforme deserto libico e nelle zone del Fezzan Orientale e pure nel sud–est , a caccia di zone promettenti ma un po’ alla ventura. Il romanzo di Benoit sull’Atlantide Africana era uscito da relativamente poco tempo anche in Italia e quindi insieme, nei momenti di pausa, si fantasticava sulla possibile scoperta di chissà quali tesori archeologici nascosti in quel vero e proprio mare desertico. Anni dopo seppi che i tedeschi ci credevano veramente all’Atlantide e mandarono delle spedizioni di ricerca pure in Nord Africa “.
Allora non diedi particolare importanza a queste informazioni, al di fuori del fascino del racconto in se’, reminiscenze di vita di questo grande italiano ma oggi, dopo la pubblicazione del saggio sull’archeologia nazista dell’Ahnenerbe (Archeologi di Himmler, Ritter ed., Milano, 2004 ) e di un altro un saggio curato da G. De Turris sull’esoterismo fascista (Esoterismo e Fascismo, ed. Mediterranee, Roma, 2006), quello che mi confidò a quel tempo Desio assume ora una luce particolarmente interessante.
Si può quindi tentare, in estrema sintesi con questo articolo, di presentare alcune considerazioni su quello che ha potuto significare per queste due dittature del XX secolo il pensiero esoterico e archeologico alternativo, già allora in pieno sviluppo.
Quali erano le visioni interpretative di questo pensiero in Germania, quali in Italia?
La ricerca di visioni alternative all’Occidente pluto-democratico massonico, come allora si bollavano le democrazie europee e statunitensi, fino a che punto spinse a metodi di ricerca diversi la vita quotidiana, il mondo letterario, la ricerca umanistica e scientifica la Germania nazista e l’Italia fascista?
Sono argomentazioni alle quali, a 60 anni e oltre dalla fine della II Guerra Mondiale, è difficile rispondere, soprattutto perché dopo il 1945, la necessaria opera di de-nazificazione e di de-fascistizzazione del dopoguerra, a ben vedere, ha fatto comunque tabula rasa anche di concetti ed ipotesi sorte allora davvero affascinanti, sulle quali, depurate dagli eccessi propagandistici e utilitaristici di parte, ci si potrebbe discutere parecchio. Ma la ricostruzione è comunque molto difficile e richiede, e richiederà tempo, soprattutto fino a quando gli storici dovranno aspettare di volta in volta la messa a disposizione pubblica di materiale d’archivio inedito da parte delle allora forze vincitrici della II guerra mondiale, che si protrarrà fino al 2045 – cento anni dopo la fine della guerra.
Ma senza dover essere costretti ad aspettare tutto questo tempo, alcune considerazioni possiamo già esporle sin da subito.
Per quanto riguarda le concezioni, le idee e le fattive ricerche preistoriche ed archeologiche il fascismo ed il nazismo presero, tutto sommato, strade diverse. Ma soprattutto con diverso impegno: fondamentalmente il nazismo tedesco fece di tutto per appropriarsi e rimodellare a suo uso e consumo il bagaglio culturale poggiato di fatto su una interpretazione particolarmente “nazionalista“ della Mitologia Nordica.
Rosenberg ed Himmler in particolare, seppure concorrenti in Germania per ottenere il primato nazionale sullo studio umanistico, la fattibilità e l’attuazione di determinate campagne di ricerca , in Germania e all’estero, diedero alle nuove concezioni della preistoria, fondamentalmente basate sulla ipotesi di una antichissima esistenza di una Atlantide Nordica, un carattere di propaganda nazista contingente della situazione di allora senza pari in queste discipline. I loro rispettivi enti di ricerca, creati ad hoc da questi due leader nazisti, lo AMT ROSENBERG ( Ufficio Rosenberg ) e lo Ahnenerbe ( Eredità degli Antenati ) per anni si fecero una “guerra culturale“ senza pari, attraverso azioni di contrasto vero e proprio per ottenere permessi e concessioni di ricerca preistorica e archeologica, e attraverso le pagine dei loro magazines mensili di informazione: lo Amt Rosenberg divulgava le sue scoperte attraverso la rivista Germanen–Erbe ( Eredità dei Germani ), l’Ahnenerbe con i mensili Nordland e Germanien.
Ma al di fuori di questa pura guerra di potere tra gerarchi nazisti c’era in campo la volontà di diventare gli unici referenti plausibili e accettati dalla comunità tedesca atti ad una operazione gigantesca di rivisitazione, ricostruzione e retrodatazione della nascita della civiltà umana, in chiave nordica , razziale ed anche antisemita.
Sostanzialmente, secondo le ipotesi alternative di coloro che supportavano ricerche preistoriche ed archeologiche di frontiera, da un’antichissima civiltà “Polare“ si era sviluppata in seguito , 15-20.000 anni fa, la civiltà di Atlantide, un’Atlantide a guida “Nordica”, con una classe dirigente capostipite della “razza ariana “.
Dopo la scomparsa del continente glorificato da Platone, grandi movimenti di migrazione di questa gente Atlantico – nordica si era spostata dalle aree Nord del mondo verso Sud e verso Est, creando nei millenni successivi le più antiche civiltà storicamente conosciute compresi gli antichi Romani.
L’indiano Tilak nel primo novecento, l’olandese Wirth ( fondatore insieme a Himmler dell’Ahnenerbe nel 1935 ) in seguito , ma anche il pensatore italiano, il barone Julius Evola erano stati di questo avviso .
Evola si differenziava così parzialmente, per l’ennesima volta ,da gran parte del pensiero dominante allora in Italia che, guidato da Mussolini, con il suo movimento fascista vedeva un modello per la sua società ideale fondamentalmente gli antichi fasti di Roma, e non certo una poco probabile ( per lui) origine Nordica delle popolazioni italiche pelagiche e pre- romane.
Ma al di là di queste ipotesi, ancora controverse ai giorni nostri e, sotto alcuni punti di vista , non proprio da sottovalutare aprioristicamente, il pensiero culturale tedesco e quello mediterraneo italiano si scontravano, al di fuori delle alleanze strategiche e militari, anche in questi campi dello scibile umanistico, storico e propagandistico.
Ne era ben conscio il padrone delle SS Heinrich Himmler, capo dell’Ahnenerbe che così si esprimeva con una lettera del 1937 all’indogermanista Walther Wuest:
“I musei italiani possiedono una innumerevole quantità di oggetti che ci riguardano in relazione al nostro arianesimo. Gli italiani non nutrono alcun interesse per queste cose. Sono invece interessati all’Età di Cesare e all’Età Imperiale…sembrano del tutto disinteressati a capire da dove sono venuti. Intravedo a questo punto la possibilità di trovare un rimedio …in questo contesto bisogna raggiungere due obiettivi: dimostrare esattamente che i Romani, come naturalmente i Sanniti, gli Umbri , i Volsci, i Latini ecc…sono venuti a Sud come una migrazione di tribù indogermaniche dal Nord, dai nostri territori Baltici. Lo stesso andrebbe dimostrato anche per i Greci in tutte le loro componenti “.
Naturalmente queste ipotesi non erano universalmente accettate, neanche in Germania, dove invece personaggi eccentrici e studiosi alternativi come lo stesso Herman Wirth venivano bollati come “ Germanomanen “ ( Germano–maniaci ).
Adolf Hitler, nella sua visita in Italia del 1938 insieme a Mussolini, durante l’inaugurazione della nuova sistemazione dell’ARA PACIS vicina al Mausoleo di Augusto, per opera dell’architetto Ballio Morpurgo, non aveva mai preso realmente in considerazione un’origine “nordica “ delle popolazioni italiche pre-romane, e rimase sempre attaccato al concetto delle supremazie classiche Greche e Romane, considerando gli interessi di frontiera di Himmler, con la sua voglia di organizzare in ogni dove le sue spedizioni Ahnenerbe alla ricerca delle fonti della “Razza Ariana“, poco più di una perdita di tempo e denaro.
Ma nel frattempo, come in Germania salivano alla ribalta della cronaca specialisti archeologici nazisti dell’Atlantide “del Nord“, così in Italia, diversi appassionati italiani, in modo del tutto privato si davano parecchio da fare appassionati ricercatori dell’Atlantide Mediterranea o meglio detta , la “Tirrenide“, l’ultimo punto di arrivo della gente atlantide durante la loro invasione del mediterraneo, episodio descritto nei ben noti capitoli di Platone, il Timeo e il Crizia .
Anche qui lo scopo propagandista non era secondario: secondo il desiderio di questi appassionati Mussolini avrebbe dovuto dedicare e distogliere energie, finanziamenti e personale per cercare l’Atlantide Tirrenica, esistente migliaia di anni fa nel Mediterraneo, quando il “mare nostrum” era molto più basso di quello attuale, più di cento metri più basso, e i grandi spazi che si aprivano nella zona mediterranea erano stati millenni fa forieri di civiltà plurisecolari ,capostipiti di Malta, Creta, ed Egitto.
Certo bisognava organizzare delle vere e proprie spedizioni marine, con stanziamenti ad hoc per delle vere e proprie missioni di “archeologia subacquea” ante litteram, perché in fondo al mediterraneo, al largo di La Spezia, al largo della Toscana e fuori Marsala, in mare aperto, giacevano delle vere e proprie città tirreniche sommerse, relitti di civiltà meravigliose.
Non si mancò anche di informare e cercare di coinvolgere la nascente arma subacquea italiana ( in particolare alcuni elementi facenti parte della formazione X Flottiglia Mas ), che allora era all’avanguardia rispetto a tutte le altre marine da guerra mondiali. Ma la cosa veniva guardata con sospetto da più parti ed inoltre, allora come oggi, si voleva dare spazio alla ricerca subacquea di relitti di antiche navi piuttosto che lanciarsi, sia pur emozionalmente, alla ricerca di “ fantomatiche “ città tirreniche sepolte da millenni sotto il fango marino.
Ci furono altri episodi interessanti, per esempio fu proprio durante il fascismo che nacque l’idea di utilizzare la nascente arma aerea per arrivare a fare ricerche fotografiche a fini archeologici dal cielo: l’esperienza della Prima Guerra Mondiale aveva fatto sì che alcuni esploratori aviatori militari si fossero resi conto che una visione aerea d’insieme di certi territori poteva facilitare la ricerca archeologica. In alcune zone apparve infine lampante, da una approfondita analisi fotografica aerea, che parti del territorio nazionale nascondevano ancora molti tesori sepolti, al Nord come al Centro Italia. Allora, come oggi.

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