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Il nazismo esoterico

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2013 13:54
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23/03/2012 08:09
 
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LA VERA STORIA DEGLI UFO NAZISTI - PARTE 1

Articolo di Maurizio Verga
Da >>> ufologando.altervista.org/index.php/casi-importanti/147-la-vera-storia-degli-ufo...
Fonte primaria >>> www.ufo.it/ufologia/articles/la-vera-storia-degli-ufo-nazi...


Per "UFO nazisti" si intendono i presunti velivoli a forma discoidale che sarebbero stati progettati e/o realizzati dai tedeschi sul finire della Seconda Guerra Mondiale e, stando ad ulteriori, più recenti versioni della leggenda, sviluppati al punto da diventare vere e proprie astronavi interplanetarie ed addirittura interstellari.

Le storie si possono dividere in due filoni principali abbastanza diversi tra di loro: uno nato nel 1947, contemporaneamente all'apparire dei dischi volanti, e sviluppatosi a partire dal 1950, l'altro, intorno ai primi anni ottanta del secolo ventesimo. In ogni caso non esiste alcun documentato riscontro storico, ma soltanto dichiarazioni di pretesi inventori per il primo filone e ancora più bizzarre elucubrazioni, spesso fantascientifiche, per il secondo.



Le Origini del Mito

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale i servizi segreti alleati ricevettero una grande quantità di segnalazioni frammentarie, per lo più delle voci, relative a nuove e fantastiche armi in corso di sviluppo da parte dei tedeschi. Una parte di esse si riferiva al vero sviluppo delle V-1 e V-2 o di altri sistemi d'arma, ma molte altre parlavano di fantastici armamenti che spesso sconfinavano nell'immaginazione (missili giganteschi, bombe distruttrici di vario tipo, raggi della morte, ecc ...) e di cui non si trovò poi alcuna traccia storica nei documenti conosciuti catturati alla fine delle ostilità.

A partire dai giorni successivi all'armistizio sul fronte europeo e fin quasi alla fine degli anni '40 la stampa riportò assai spesso notizie relative alla scoperta di progetti tedeschi di nuove armi segrete, soprattutto circa missili ed aerei a reazione, di concezione avanzatissima. Furono pubblicate anche notizie, sempre presentate con una certa aura di mistero, su armi che sembravano uscire dai fumetti di fantascienza: bombe congelanti, gas paralizzanti, raggi della morte, aerei in grado di volare a 10.000 miglia all'ora, enormi satelliti artificiali dotati di specchi per bruciare il nemico e così via. Tra gli altri, nel 1947 il giornalista italiano Lugi Romersa sul settimanale "Oggi" riferì di essere stato testimone dell'esperimento, condotto nell'ottobre 1944 sull'isola baltica di Ruegen, dell'esplosione di una fantomatica "bomba disgregatrice" assai simile negli effetti ad una bomba atomica[1]. Nel 1947 il divulgatore scientifico francese Albert Ducrocq pubblicò un libro dedicato all'argomento delle armi segrete tedesche[2] (in seguito usato come fonte primaria da altri autori e giornalisti, anche italiani) dove accanto ad armamenti e progetti realmente esistenti erano presentati altri che erano del tutto sopravvalutati ed altri ancora che appartenevano con ogni probabilità al regno della fantasia. Lo stesso anno un giornalista argentino pubblicò un libro[3] in cui si affermava che Hitler era scappato da Berlino e, per mezzo di un convoglio di sottomarini di ultima generazione, si era rifugiato in Patagonia o in Antartide, portando con se il meglio dei progetti più avanzati della tecnologia nazista.

Fin dall'immediato dopoguerra una serie di articoli giornalistici, di racconti[4] e di fumetti propagarono l'idea che Hitler fosse ancora vivo o che almeno i suoi scienziati fossero scappati in qualche località remota da dove stavano mettendo a punto delle armi rivoluzionarie per conquistare il mondo. Un curioso libro che toccava questo argomento fu pubblicato in Italia nel 1948[5], mentre lo stesso anno il settimanale "La Domenica del Corriere" pubblicò una serie di quattro articoli[6] in cui si suggeriva che i dischi volanti (ma anche i misteriosi sottomarini osservati nelle acque di diverse nazioni, soprattutto in SUdamerica) fossero delle armi di gruppi di nazisti fuggiti al crollo del Terzo Reich. La letteratura prodotta da allora sul mito della sopravvivenza di Hitler, spesso legata ad una scienza mirabolante, è stata copiosa sia da parte di gruppi neo-nazisti o a loro vicini, sia da altre fonti. [7] Già in occasione delle osservazioni di "razzi fantasma" sulla Scandinavia (e sulla stessa Italia) circolarono delle voci che vedevano in quei misteriosi ordigni dei "razzi postali" per la comunicazione tra cellule naziste. [8]

Nel suo com plesso l'idea espressa era forte ed affascinante: la malvagia scienza nazista aveva prodotto delle meraviglie tecnologiche quasi incredibili e forse ancora dell'altro. Ora questa tecnologia era stata catturata dagli Alleati (sopratutto dagli americani), ma anche dal nemico russo: il pericolo poteva giungere da armi segrete sovietiche sviluppate proprio sulla base di tecnologia nazista[9]. Nel corso degli anni della guerra fredda, soprattutto sino alla fine degli anni '50, nei paesi occidentali girarono molte voci relative appunto ad improbabili quanto fantastiche armi russe, dischi volanti compresi, di cui poi non si rinvenne alcuna traccia[10]. L'idea del disco volante come invenzione terrestre fu anche alla base del primo lungometraggio dedicato ai dischi, "The Flying Saucer", girato nel 1949 ed uscito negli Stati Uniti il 1° gennaio 1950, anche se il 15 febbraio 1949 era uscito il serial in quindici puntate "Bruce Gentry, Daredevil of the Skies", in cui, per la prima volta sullo schermo, appariva un disco volante terrestre (con tanto di cupola, il tutto realizzato sotto forma di cartone animato) inventato dal cattivo di turno.

Durante l'ondata americana di avvistamenti di dischi volanti del 1947 una delle prime ipotesi fu proprio quella dell'arma segreta, amica o nemica. Fin dai primi di luglio apparvero sulla stampa le affermazioni di chi pretendeva di essere l'inventore dei dischi. Per esempio, un orologiaio di 34 anni di Chattanooga (Tennessee) disse di avere inviato fotografie e disegni di un modello di disco al Dipartimento della Guerra nel 1943, ma gli fu risposto che l'idea non era fattibile, consigliandogli di prendere contatto con l'industria aeronautica privata. Era però convinto che il governo avesse usato il suo progetto per produrre i dischi, che lui riteneva essere propulsi da "energia atomica" (mentre nel suo progetto era azionati da una cinghia di gomma).[11] Un tale ingegnere inglese di nome Ashlin, residente a Valparaiso (Cile) affermò che i dischi volanti erano delle armi segrete. Lui stesso aveva proposto nel 1940 un progetto simile al governo britannico, che, però, lo rifiutò. I dischi erano fatti di un metallo speciale e ruotavano su se stessi a velocità enormi. [12] Un idraulico di Vancouver (Canada) riferì di un proprio progetto per un aeromobile circolare a forma di doppio piatto, che, sebbene giudicato possibile, fu rifiutato dalla Boeing nel 1942[13].

Alcuni militari americani temevano che i dischi potessero essere velivoli sovietici sviluppati sulla base di progetti nazisti. Costoro facevano notare che la forma degli oggetti visti da Arnold era molto simile a quella del prototipo di caccia a reazione tedesco Horten Ho 229. Anche Fred Crisman, uno dei protagonisti del dibattuto falso di Maury Island del 1947, dichiarò di "avere letto su una rivista" che i dischi potevano derivare da una tecnologia catturata ai tedeschi. [14]

L'11 luglio 1947 un tale dottor T.Kelterborn (forse un dentista) scrisse al governatore americano di Francoforte una lettera in cui citava l'articolo di un quotidiano di Dortmund dedicato agli avvistamenti di dischi volanti negli Stati Uniti. Si presentava come l'inventore dei dischi: nel 1944 avrebbe mandato la richiesta di brevetto all'apposito ufficio di Berlino, senza pero' ricevere alcuna risposta. La sua invenzione era probabilmente caduta nelle mani dei Russi, che stavano facendo volare i dischi nei cieli americani. Ovviamente si metteva a disposizione delle autorità americane per rivelare i dettagli della sua invenzione.

Un altro cittadino tedesco, Hans-Adalbert Ahuis, residente a Asnabruck, scrisse una lettera all'ambasciata USA in Germania il 16 Luglio. Si riferiva agli avvistamenti di dischi volanti in America, citando in particolare il ritrovamento di Roswell, ritenendoli seri e non frutto di visioni, e definendosi un esperto. L'uomo affermava di avere sviluppato, nel 1936, un modello di "disco volante". Le sue prestazioni sarebbero state eccellenti e si offriva di proseguire la ricerca e lo sviluppo di questo aereo circolare in un qualche luogo degli Stati Uniti.

Sempre nel 1947, il 5 agosto, un tale Guido Bernhardy di Francoforte scrisse una bizzarra lettera al generale americano Clay per rivelargli il "segreto dei dischi volanti". L'uomo affermava che durante la guerra aveva lavorato in una fabbrica sotterranea tedesca dove venivano sviluppati progetti avanzati di aerei a reazione e di avere saputo che un tale professor Maurer era coinvolto in alcuni progetti atomici destinati ad aumentare la gittata di missili. Inoltre due sensitivi si sarebbero rivolti a lui da poco, affermando di sapere che due professori tedeschi, il già citato Maurer e Kleistow, avevano creato per conto di Hitler (che era ancora vivo, essendo scappato a bordo di un sottomarino appositamente costruito dalla marina tedesca) i dischi volanti che erano stati visti nelle settimane precedenti. Si trattava di armi micidiali: Europa e Stati Uniti sarebbero stati in pericolo di distruzione, se gli Americani non fossero intervenuti per tempo. Tali dischi avevano una dimensione di 7,50 x 3,45 metri, volavano a "1.900 Km" (la stessa velocità riportata da alcuni quotidiani in relazione ai dischi visti in America) ed avevano un'autonomia "da 50 a 60.000 chilometri". I dischi non sarebbero più apparsi fino al 27 agosto, data in cui ci sarebbero stati avvistamenti sul Texas e sul Kansas. Il 24 settembre di quello stesso anno si sarebbe dovuto tenere, alla presenza dello stesso Hitler, il test di lancio sottomarino di quelli che venivano indicati come "proiettili-disco". [15] Sembra che l'uomo fu interrogato dagli stessi militari americani, che lo definirono come "sincero".

Il Denver Post del 9 novembre 1947 pubblicava un articolo in cui si affermava che tre scienziati tedeschi avevano sviluppato in Spagna, sotto la protezione del generalissimo Franco, un "razzo elettromagnetico" che sarebbe stato responsabile degli avvistamenti di dischi volanti sopra il Nord America, nonchè di uno o due incidenti aerei.

Una curiosa notizia fu pubblicata da alcuni quotidiani il 14 maggio 1949: secondo alcuni ufficiali dell'aeronautica militare americana i dischi volanti erano macchine volanti che sfruttavano il principio del giroscopio e provenivano dalla Spagna, dove si erano rifugiati degli scienziati nazisti e forse lo stesso Hitler.

In questo modo l'apparizione di velivoli misteriosi caratterizzati da forme e da prestazioni fuori dal comune veniva subito messa in relazione con un immaginario altrettanto fuori dal comune: quello della misteriosa tecnologia nazista su cui tanto si favoleggiava. Ad essa si attribuivano possibilità prima impensabili e la paradossale fascinazione del male nazista aumentava la credenza che eventi così strani potessero essere ricondotti all'uso di tale tecnologia.

Curiosamente, il 24 marzo 1950 un tale Heinz Hausman dichiarò di avere scattato una fotografia ad un disco volante mentre si trovava sull'isola di Maiorca, L'oggetto era rotondo e mostrava cinque getti luminosi che uscivano dalla sua circonferenza, come prodotti da altrettanti motori. Il concetto dei dischi dotati di motori (a reazione!) collocati lungo il loro bordo era già stato abbozzato da alcuni illustratori, ma venne ripreso negli anni successivi da molti inventori di dischi volanti tedeschi e da un numero ancora maggiore di illustratori. A seguito di quella fotografia, stando ad una rivista italiana[16], un gruppo di ex-appartenenti ad uno speciale reparto della Luftwaffe inviarono una relazione al cancelliere tedesco Adenauer per manifestare il timore che i progetti del "razzo teleguidato V-7" fossero caduti nelle mani di una potenza straniera.



1950: arrivano gli inventori dei dischi volanti

A partire dalla metà del marzo 1950 in Italia ed in altre nazioni dei continenti europeo ed americano si verificò una grande ondata di avvistamenti UFO, la prima di tale portata a livello planetario. In questo clima di rinnovato interesse per i dischi volanti (che erano ancora in buona parte considerati come possibili armi segrete, visto che solo tra il dicembre 1949 ed il gennaio 1950 negli Stati Uniti un articolo di Donald Keyhoe sulla rivista "True" aveva popolarizzato, come credibile, la possibilità che si trattasse di veicoli spaziali extraterrestri[17]) nacquero altre storie di inventori ed invenzioni tedesche per i dischi volanti.

Parecchi quotidiani americani tra il 10 ed il 12 marzo 1950 (per esempio "The Post Register" e "Oakland Tribune" del 10 marzo) riportarono che il principe Otto d'Asburgo aveva affermato, in una conferenza tenuta a Salem il giorno 9, che i dischi volanti erano dei velivoli russi in missione di rilevamento geografico. Secondo le sue affermazioni. alla fine della guerra i Russi avrebbero acquisito dai Tedeschi nove diverse armi della serie "V", due delle quali erano state poi completamente sviluppate. Una di esse, grazie all'aiuto di scienziati tedesche, avrebbe poi dato origine ai dischi volanti osservati sopra gli Stati Uniti.



In Brasile, il quotidiano "Folha da Manhã" del 16 marzo pubblicò le dichiarazioni del tedesco Niels Cristiansen (una ex-spia nazista, il cui vero nome era Starzicny: vedasi il capitolo successivo), rilasciate in precedenza ad un quotdiano serale: i dischi volanti erano reali e lui, un ingegnere meccanico che si era formato all'università di Breslau con all'attivo un centinaio di brevetti di invenzioni, aveva partecipato allo sviluppo di uno di quei velivoli quando si trovava a Stettino. Sembrerebbe che tali dichiarazioni (che furono poi riprese nuovamente nel 1952) emersero per la prima volta nel 1948, quando il 5 novembre di quell'anno un altro quotidiano brasiliano "Diario do Tarde" ne parlò in un suo articolo. Nell'edizione del 24-25 marzo 1950 il quotidiano "Il Giornale d'Italia" pubblicò in prima pagina (in almeno due versioni leggermente diverse) un articolo che probabilmente innescò in modo definitivo la leggenda dei cosiddetti "dischi nazisti". In realtà la notizia fu pubblicata lo stesso giorno su numerosi quotidiani americani, proseguendo poi nei giorni 25 e 26, anche con articoli in prima pagina, grazie ai dispacci diffusi dalle agenzie Associated Press e INS (International News Service). L'ingegner Giuseppe Belluzzo (1876-1952), un esperto di fama mondiale nel settore delle turbine e detentore di numerosi brevetti nonché ex-parlamentare e ministro durante il periodo fascista, affermava che i dischi volanti erano lo sviluppo di un progetto originale italiano del 1942, successivamente passato ai tedeschi, i quali lo perfezionarono.



Alla fine della guerra i progetti sarebbero stati catturati, probabilmente dai russi che avrebbero poi costruito quelli che i testimoni occasionali chiamavano "dischi volanti". L'articolo, firmato dallo stesso Belluzzo, era accompagnato da un disegno tecnico e altri ne vennero pubblicati due giorni dopo su un altro quotidiano [18], mentre la notizia venne ripresa da numerosi giornali italiani[19] e, in seguito, anche su una rivista di divulgazione scientifica. [20] Le argomentazioni di Belluzzo sarebbero state smentite qualche giorno dopo dall'ex generale Ranza dell'aviazione italiana. Fu così che la storia dei dischi volanti come armi segrete italo-tedesche fu ripresa da molti quotidiani in diverse nazioni, Germania compresa [21]: dopotutto appariva una spiegazione accettabile, visto il contesto in cui nasceva, e sicuramente meno fantastica della possibile origine extraterrestre. Il 1 aprile "Il Giornale d'Italia" pubblicava un commento di Belluzzo in risposta ad una lettera di un lettore sul suo articolo di una settimana prima.
Il quotidiano "Pomeriggio" del 29 marzo 1950 riferì la storia di un fisico tedesco di nome Walter Hesse che avrebbe progettato, durante la guerra, un "disco volante" dotato di turboreattori capaci di imprimere un forte movimento rotatorio. Alla fine della guerra scappò dal laboratorio segreto, controllato da un gruppo di SS, in cui lavorava, portando con sè tutta la documentazione sul progetto. Successivamente si consegnò ai Russi, i quali lo portarono in una base a collaborare con altri connazionali per continuare lo sviluppo dei dischi che Hesse, all'epoca riparato in Svezia, definiva come velivoli realizzati dai sovietici. La notizia fu riportata anche il giorno 30 dal quotidiano "Il Giornale dell'Emilia".





Fu proprio in Germania che il 30 marzo 1950 il popolare settimanale "Der Spiegel"[22] pubblicò un articolo che sarebbe diventato un cardine principale dell'intera leggenda. In esso si citavano le dichiarazioni di Belluzzo, ma, soprattutto, vi era intervistato Rudolf Schriever. Secondo l'uomo (nato l'8 dicembre 1909 e presentato come un ingegnere aeronautico, che a quel tempo lavorava come autista per l'esercito americano. In realtà aveva iniziato la sua attività come marinaio, per poi diventare pilota civile e quindi pilota collaudatore presso la società Eger, peraltro senza alcun background tecnico-scientifico specifico), lui aveva progettato una sorta di "elicottero a reazione" di forma circolare e di 14,4 metri di diametro, con tre motori a reazione collocati sotto le pale di un'enorme turbina al cui centro c'era la cabina di pilotaggio (3,6 metri di diametro e 3,2 metri di altezza), capace di alzarsi in volo verticalmente e di prestazioni eccezionali (6.000 chilometri di autonomia e 4.200 Km/h di velocità). Il 15 aprile 1945, a Praga, il progetto era quasi pronto, ma egli dovette fuggire per l'avanzata dei russi portando con se sia una copia dei documenti sia un modello del velivolo. Il 4 agosto 1948, però, progetti e modello gli furono rubati. Schriever riteneva che i progettisti che avevano lavorato con lui avessero realizzato la sua creatura per una potenza straniera (l'Unione Sovietica), dichiarandosi in grado di poterla riprodurre e di farla volare. Per lui i "dischi volanti" erano reali e sapeva bene cosa erano.

Il tema di fondo delle affermazioni di Schriever è simile a quello che altri pretesi inventori dei dischi volanti che apparvero in Germania a partire dal 1947: l'essere in grado di produrre dei velivoli con prestazioni avanzate (ma assolutamente improbabili dal punto di vista aeronautico, come alcuni esperti di aviazione hanno fatto notare[23], al di là della completa mancanza di riferimenti storici oggettivi presenti negli archivi ufficiali tedeschi), mettendosi a disposizione degli americani e conseguendo dei vantaggi economici in una situazione di vita difficile. Una situazione piuttosto simile riguardò, fino ai primissimi anni cinquanta, anche altri settori, per esempio quello dell'ancora misteriosa energia atomica. Tecnici e scienziati più o meno improvvisati e di diverse nazionalità si offrirono a vari governi per disporre di armi o tecnologie atomiche attraverso vie non convenzionali. [24]

La notizia della supposta invenzione di Schriever fu ripresa parecchie volte dalla stampa tedesca nei giorni successivi, ma anche da numerosi giornali internazionali (tra cui molti americani, con articoli in prima pagina, talvolta completi della ricostruzione grafica del velivolo). Il 2 aprile il settimanale "Heim und Welt"[25] p resentò ancora l'intervista all'uomo, aggiungendo tre illustrazioni che mostravano la "trottola volante" a terra ed in volo, illustrazioni che sarebbero state riprese nel novembre 1954 dalla rivista francese "Tout Savoir".



Il settimanale "Die Strasse" di Amburgo del 9 aprile 1950 pubblicò un ampio articolo corredato da un'ampia illustrazione di una sorta di elicottero a reazione. In esso si accennava alle dichiarazioni di Belluzzo sulla stampa italiana e al fatto che l'ingegnere avesse affermato che con lui avevano collaborato due ingegneri tedeschi, Kurt Schnittke di Regensburg e un certo Rentel, che nel 1945 sarebbe passato con i sovietici, aiutandoli, con altri tecnici tedeschi, a costruire i loro "dischi". Un giornalista del settimanale rintracciò Schnittke, ma non è chiaro se fu veramente Belluzzo a parlare dei due tedeschi o se invece fu lo stesso Schnittke e/o "Die Strasse" a creare un tale collegamento per creare un sostegno indiretto alle proprie dichiarazioni (un atteggiamento questo piuttosto frequente nelle storie degli "UFO nazisti"). Al momento, non si è a conoscenza di altre fonti (eccetto la tedesca "Volkszeitung" del 22 aprile 1950, che molto probabilmente riprese quanto pubblicato dal settimanale di Amburgo) che riportano affermazioni di Belluzzo di questo tipo. L'atteggiamento di fondo dell'articolo (come della maggior parte degli altri sullo stesso argomento pubblicati dalla stampa tedesca) può definirsi "patriottico". Schnittke affermava che il contributo dei tedeschi al progetto di Belluzzo era stato fondamentale: lui aveva cominciato a lavorare sul progetto di un velivolo ad ala rotante, il cui compito era quello di esplodere in mezzo alle formazioni di bombarideri, fin dal marzo 1943. Si trattava di un corpo centrale vagamente sferoidale (contenente i serbatoi del carburante, gli apparati di radiocontrollo ed un carrello di atterraggio) a cui erano fissate due ali di 26 metri di lunghezza e 3 di larghezza (un progetto successivo avrebbe raddoppiato queste misure), che ruotavano vorticosamente attorno ad esso. Alle loro estremità, infatti, era collocato un motore razzo (dello stesso tipo usato per il caccia-razzo Me163). Il velivolo raggiungeva in un minuto la sua quota massima di 10.000 metri, assumendo di notte l'aspetto di un disco luminoso in virtù degli scarichi fiammeggianti lasciati dai motori che ruotavano.



Il 13 aprile "Wochenend" uscì con un articolo in cui un tale ingegnere Carl Wagner riferiva in una lettera di avere visto i progetti di un "disco volante" (in realtà un velivolo rivoluzionario a metà tra un elicottero ed un aereo tutt'ala) nel 1938 e di averne sentito poi parlare nel 1943. Le sue dichiarazioni, molto simili a quelle di Belluzzo, sarebbero state scritte e spedite prima della comparsa dell'articolo de "Il Giornale d'Italia". La descrizione di questo disco era accompagnata da uno schema e da una rappresentazione artistica di grandi dimensioni, che mostrava il progetto: una cabina ovoidale attorno a cui ruotava un anello esterno su cui erano poste delle alette da ognuna delle quali usciva l'ugello di motore a reazione per fornire il movimento rotatorio all'anello stesso. Un altro jet era posto nella parte posteriore della cabina, un particolare questo che sarà ripreso da disegni successivi, soprattutto quelli presentati dal tedesco Klass intorno alla metà degli anni sessanta. C'era anche una piccola fotografia di Belluzzo intento a leggere la prima pagina del "Giornale d'Italia" con il suo primo articolo. Secondo l'esperto di aviazione tedesco Horst-Dieter Lux, intervistato dalla rivista, il progetto aveva senso e poteva essere definito come un nuovo tipo di elicottero, tecnicamente in grado di volare.

Nel primo numero del settimanale tedesco "Kristall", uscito in una data imprecisata del 1950 fu pubblicato l'articolo "Wir konstruierten Fliegende Teller" ("Abbiamo progettato i piatti volanti") in cui venivano presentati due distinti progetti. Il primo, di un tale ing. Georg Sautier (che secondo una fonte sarebbe uno pseudonimo usato da George Klein, di cui si parla nel capitolo successivo), era relativo ad un disco rotante attorno ad una cabina centrale, da cui emergevano quattro ugelli di scarico. Due illustrazioni ed alcuni disegni mostravano graficamente l'idea del disco, che sarebbe stata negli anni successivi ripresa da altre fonti, tra cui un famoso articolo pubblicato sul numero 9 del 1975 della rivista aeronautica "Luftart International". Uun paio di quelle illustrazioni erano le stesse pubblicate anche su "Wochenend" del 13 aprile, dove però il progetto era attribuito a Carl Wagner.

Pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Giuseppe Belluzzo il quotidiano "Il Giornale dell'Emilia"[26] pubblicò alcune notizie riferite da un ex-capostazione, tale Lino Saglioni (che sembra inviò una lettera al giornale proprio per confermare le dichiarazioni di Belluzzo). L'uomo affermava, sia per esperienza diretta che sulla base di informazioni ricevute da "persone degne di fede" negli ultimi anni della guerra, che degli scienziati italiani nel 1942 avevano osservato delle "manifestazioni casuali di fenomeni fisici" durante la sperimentazioni di turbine, concependo la possibilità di sviluppo di un nuovo velivolo denominato "sfera volante" (il riferimento indiretto a Belluzzo è palese). I tedeschi avevano poi ricevuto dagli italiani i progetti per lo sviluppo della nuova arma (una "sfera molto schiacciata ai poli") ed avevano creato un apposito di centro di ricerca nel nord-est della Norvegia, non lontano dallo stabilimento dove veniva prodotta l'acqua pesante per le applicazioni atomiche. Saglioni sarebbe stato reclutato in un reparto speciale di commandos britannici destinato a sabotare quelle installazioni segrete, ma non partecipò all'operazione, che fallì con la morte di tutti soldati (stranamente ad opera della Gestapo, come riferì una fonte successiva[27]). Il rivoluzionario velivolo sarebbe stato radiocomandato mediante un sistema che gli scienziati tedeschi chiamavano "radiocomando acustico". Dopo la guerra i progetti sarebbero stati perfezionati dagli anglo-americani prima e dai russi poi, diventando i "dischi volanti" osservati nei cieli. Sebbene le dichiarazioni dell'uomo mostrano ambiguità, sembrano essere riprese dalle vicende già romanzate dell'azione dei commandos britannici contro gli stabilimenti norvegesi dell'acqua pesante, e non hanno alcun riscontro storico, Renato Vesco fece sua questa storia e la usò per sviluppare le sue tesi in merito all'esistenza dei rivoluzionari caccia rotondi tedeschi "Kugelblitz" e "Feurball", progenitori dei dischi volanti. Un altro "inventore", Giovanni Dalla Bona, fu presentato dal quotidiano "Alto Adige"[28]: dichiarò che i dischi volanti erano stati inventati da lui, ma che i progetti furono poi inviati in Germania dalle autorità italiane nel 1939. Grazie alla diffusione delle affermazioni di Belluzzo prima e di Schriever poi, apparvero tutta una serie di personaggi che, anche negli anni successivi, si presentarono come i "veri" inventori dei dischi. Dopotutto, se i giornali avevano dato spazio ad altri, potevano darlo anche a loro e consegnarli qualche sprazzo di notorietà.

Alcuni quotidiani italiani[29] pubblicarono, intorno alla meta' di aprile del 1950, le dichiarazioni di un certo Hans Kosinski, dichiaratosi ex-capitano della Luftwaffe, che si trovava a Perugia. Secondo l'uomo i servizi tecnici della Wermacht durante la guerra avevano sviluppato un potentissimo e rivoluzionario carburante che sarebbe stato poi utilizzato per la propulsione di un velivolo circolare. Nel 1944 questo effettuò il suo primo volo, dimostrando un'autonomia eccezionale ed una velocità ascensionale supersonica. Solo cinque esemplari vennero costruiti, successivamente nascosti per ordine di Hitler durante l'invasione della Germania. I conque dischi sarebbero stati quindi smontati e trasferiti nell'isola della Regina Maud, in Antartide. Questa notizia aveva al suo interno alcuni concetti (es.: il volo di prova nel 1944) che saranno ripresi due anni dopo ed oltre da altri pretesi inventori e testimoni, nonchè la curiosa saldatura tra le voci ricorrenti di fuga di scienziati nazisti (e dello stesso Hitler) in Antartide, all'interno di basi segrete, e la novità delle possibili fantastiche armi rappresentate dai dischi volanti.

Più in generale, comunque, molti commentatori affermarono a più riprese che i dischi volanti non erano nient'altro che velivoli terrestri particolarmente avanzati. Il 26 marzo il giornalista americano Walter Winchell affermò che i dischi erano di provenienza sovietica, ma il giorno dopo il radio giornalista Henry Taylor riassicurò la popolazione annunciando che i dischi erano armi segrete americane. L'articolo venne ripreso dalla stampa internazionale, dando poi origine ad altri interventi basati sul concetto che i dischi volanti erano comunque frutto della tecnologia di qualche potenza. Per esempio, nel numero del 22 aprile del quotidiano di Amburgo "Freie Presse" si affermava che questi velivoli erano mossi da turbine a reazione e che decollavano come un elicottero (probabilmente riprendendo le notizie degli inventori dei giorni precedenti). Il "Neue Presse" del 25 aprile riferiva che i dischi erano probabilmente deigli aerei "tutt'ala", il cui studio era iniziato nel 1910 da parte del pioniere tedesco Hugo Junkers e che altri tecnici tedeschi avevano dato un contributo decisivo al loro sviluppo. Questa situazione tendeva a confermare reciprocamente e indirettamente le dichiarazioni degli inventori da una parte e quella dei commentatori che, dall'altra parte, stavano cercando di trovare un'alternativa più accettabile all'idea, che si stava sviluppando prepotentemente in quel periodo, per cui i dischi erano astronavi extraterrestri. Il risultato fu che le storie degli inventori ebbero sufficientemente credito e, grazie anche alle sopravvalutate possibilità attribuite alla scienza nazista, furono considerate quantomeno possibili, tanto da essere riprese regolarmente in considerazione negli anni successivi (anche per "invenzioni" successive alla fine della seconda guerra mondiale, come, per esempio, il disco di 1,5 metri di diametro del tedesco Curt Piltz[30]).

Assolutamente fantastica fu la copertina del settimanle "Wochen Echo" del 21 maggio: una grande illustrazione in cui un gruppo di dischi volanti che emanavano fasci di luce abbattevano una squadriglia di bombardieri americani!



Il grande titolo annunciava che i dischi tedeschi avevano compiuto un miracolo durante i raid alleati su Schweinfurt del 1944 abbattendo 145 "superfortezze". Tale episodio non trova riscontro storico, ma potrebbe essere stato l'ispiratore di un evento simile riportato prima da un quotidiano italiano del 1952 e poi dallo scrittore Renato Vesco. Curiosamente il disegno e la situazione descritta era molto simile ad un'illustrazione comparsa sul numero di luglio 1943 della rivista americana di fantascienza "Amazing Stories": con un e vero e proprio anacronismo, essa ritraeva un classico disco volante, dotato di cupola, che sparava un raggio luminosi contro un gruppo di bombardieri in volo! Gli articoli che apparvero sulla stampa tedesca nella primavera del 1950 (e negli anni successivi, come la copertina a colori del tabloid "ZB Illustrierte"[31], che presentava un disco volante al di sopra di un gruppo di soldati tedeschi) erano permeati da una vena di patriottismo: i tedeschi erano gli inventori della meraviglia tecnologica di quei dischi volanti che volavano indisturbati nei cieli di tutto il mondo.

Nel 1950 Donald Keyhoe pubblicò il suo primo libro[32], in realtà un'ampia estensione del suo famoso articolo "Flying Saucers Are Real" pubblicato sul numero di Gennaio 1950 della rivista "True". Keyhoe riferì il contenuto della telefonata che gli fece un amico, tale John Steele, che gli confidò come i dischi volanti fossero in realtà dei velivoli britannici. Si trattava di dischi dalla superficie leggermente convessa, originariamente sviluppati dai nazisti. Verso la fine della guerra i britannici catturarono tutti i modelli, inclusi tutti i tecnici e gli scienziati tedeschi che avevano partecipato allo sviluppo del progetto. I primi modelli vennero sviluppati in Inghilterra a partire dalla primavera del 1947, ma dimostrarono problemi di controllo a distanza e si muovevano ad alta quota in tutte le direzioni, tanto da generare osservazioni in varie parti d'Europa. La base di questi dischi venne poi trasferita in una zona remota dell'Australia, con operazioni basate sui cieli dell'oceano Pacifico e coadiuvate dal supporto della marina. In seguito un'altra base fu costruita in una remota area dell'Hudson Bay, in Canada. Probabilmente questa storia fu uno degli elementi che contribuì alla nascita dell'idea di Renato Vesco in merito all'origine britannica (sulla nase di progetti tedeschi) dei dischi volanti.



Altri inventori, solite storie

Nel 1951 le storie di Belluzzo, Schriever, Saglioni e di altri furono riprese da un appassionato torinese di aviazione e missilistica, Alberto Fenoglio, sulla rivista di aeronautica "Ali"[33]. Come in altri articoli, l'autore non citò le sue fonti, probabilmente un collage degli articoli apparsi sulla stampa nel corso del 1950, anche se alcuni dettagli appaiono inediti (ma l'attendibilità di Fenoglio, a detta di tutti gli studiosi, è molto discutibile sia in relazione a questo articolo che ad altri). Due schizzi dello stesso autore mostravano in pianta la parte superiore ed inferiore di un disco propulso da tre motori a reazione Junkers modificati: si trattava di una versione da caccia, che, concepita verso la fine del 1944, sarebbe stata quasi pronta nell'aprile 1945. Si trattava del progetto di un "piatto volante" pilotato, dotato addirittura di una cupoletta centrale trasparente, dove il pilota alloggiava in posizione prona: proprio come una parte della pubblicistica dell'epoca rappresentava (fin dal 1947) il classico disco volante. Il disco aveva un diametro di sedici metri ed uno spessore massimo di tre e la sua descrizione, come quella di altri due tipi, uno da "bombardamento lontano" e l'altro antiaereo (anche addirittura in una versione "falciante"), appariva piuttosto ingenua. Non è stata nessuna altra fonta contemporanea per questo progetto di disco pilotato nè del suo ideatore, un anonimo "ingegnere piemontese" che lavorava con molti assistenti in un laboratorio in caverna.L'impatto di questo articolo fu marginale, vista la diffusione della rivista, ma contribuì ulteriormente a formare le tesi dell'italiano Renato Vesco (futuro autore di tre libri) in tema di dischi volanti realizzati dagli inglesi sulla base di progetti segreti tedeschi. Sempre nel 1951, il numero di maggio della rivista di divulgazione scientifica "Scienza e Vita" nell'ambito di una sua ampia inchiesta sui dischi volanti, citò molto brevemente una nuova intervista fatta a Belluzzo, senza peraltro aggiungere nessun nuovo dettaglio.

L'anno successivo apparvero sulla scena nuovi personaggi. Le dichiarazioni di un certo Nils Christian Christensen, tedesco detenuto a Rio de Janeiro, furono pubblicate sulla stampa italiana il 15 maggio 1952[34], sulla base di un dispaccio di agenzia del giorno precedente e che citava il quotidiano brasiliano "Diario de Noite". Christensen, il cui vero nome era Josef Jacob Johannes Starzicny, era stato il capo di uno dei due gruppi spionistici dell'Abwehr nazista in Brasile, durante la seconda guerra mondiale. In realtà, come indicato nel capitolo precedente, le sue dichiarazioni erano state pubblicate dalla stampa brasiliana già nel marzo 1950: probabilmente il rinnovato interesse per i dischi volanti nel Brasile di quel periodo (generato dalle clamorose, ma false fotografie di Barra de Tijuca) fece riapparire la storia. L'uomo affermava di potere costruire un disco volante, in quanto la tecnologia era stata inventata durnate la guerra, a Stettino, dal "centro sulle armi segrete" della decima armata del Terzo Reich, durante gli anni 1939-1940 (precedenti la sua partenza per il Brasile e "in anticipo" rispetto alle date fornite dalle altre storie sui "dischi nazisti"). Il velivolo era teleguidato ed aveva eccezionali prestazioni, addirittura 30.000 miglia all'ora a 20.000 metri di quota, che lo rendevano un'arma ideale per il bombardamento e per la ricognizione. Presunte successive dichiarazioni dell'uomo[35], riprese dai giornali nel giugno e nel luglio successivo che citavano il quotidiano brasiliano "Ultima Hora", modificarono alcuni dati e prestazioni, ed aggiunsero che il disco era propulso da una serie di turboreattori posti lungo la circonferenza. Inoltre, gli avvistamenti di dischi volanti erano reali, in quanto una potenza vincitrice della guerra probabilmente aveva sviluppato il prototipo che era stato fatto volare con successo sopra il mar Baltico ed ora era in possesso di questa tecnologia avanzata. L'uomo propose alle autorità brasiliane di riprodurre il velivolo. L'offerta di quello che i Russi avevano già probabilmente realizzato fu il tema principale di quasi tutti i pretesi inventori di quel periodo: il loro obiettivo era quello di migliorare la loro posizione economica (o addirittura la libertà, nel caso di Christensen), sfruttando la paura della minaccia sovietica e la promessa di fornire una super-tecnologia derivante da qualche segreto nazista, che poteva anche essere plausibile alla luce delle "meraviglie" realmente trovate tra i talvolta incredibili progetti germanici. La moglie di Starzicny scrisse nel giugno 1952 una lettera al capo di stato maggiore dell'aeronautica militare americana, ribadendo le affermazioni del marito e confermando la disponibilità del medesimo a realizzare in tre o quuatro mesi il progetto originale della "nave spaziale", se aiutato da altri tecnici. Secondo lei la situazione era urgente per il mondo libero occidentale: sottointendendo che i dischi visti nel mondo fossero russi, dichiarava che solo una "nave spaziale" poteva distruggerne un'altra.

Il 31 maggio 1952 il quotidiano tedesco "Westdeutsche Allgemeine" pubblicò un articolo con il titolo "Il disco volante era pronto nel 1944", ma non si e' a conoscenza del contenuto. Il quotidiano parigino "France-Soir" il 7 giugno pubblicò la storia di un ingegnere tedesco di nome Richard Miethe, secondo cui aveva lavorato al progetto di un "elicottero circolare" supersonico che sarebbe stato sperimentato nel 1944 sui cieli del mar Baltico. Miethe, che si sarebbe rifugiato a Tel Aviv dopo essere stato espulso dall'Egitto insieme ad un gruppo di scienziati missilistici tedeschi, affermava che tale arma era contraddistinta dalla sigla "V-7". Tale denominazione, in seguito, sarebbe diventata quasi sinonimo di "disco volante nazista", anche se in nessun testo storico od opera documentata sui progetti innovativi tedeschi esiste alcuna evidenza della sua esistenza. Il velivolo descritto da Miethe appariva piuttosto inverosimile, simile ad un "disco olimpionico", con un diametro di 42 metri ed addirittura dotato di 12 turbine a reazione collocate lungo un anello metallico che ruotava attorno ad una struttura centrale. Anche in questo caso le prestazioni erano eccezionali, seppure raggiunte dopo la morte di ben 18 piloti collaudatori: 21.000 chilometri di autonomia, grazie all'uso di un gas compresso a base d'elio. Le dichiarazioni di Miethe in alcuni punti risultavano molto simili a quelle di Christensen, incluso l'accenno al fatto che i Russi avrebbero catturato i motori del velivolo e tre ingegneri appartenenti al progetto. Ancora una volta, l'Unione Sovietica veniva indicata come la responsabile della comparsa dei dischi volanti, un argomento che ben si adattava ai timori dell'epoca. La leggenda[36] del disco volante russo precipitato alle isole Spitzbergen nel giugno 1952, definito come una "tipica V-7"[37], è un esempio di tali timori, sviluppati in questo caso sotto forma di storiella legata alle notizie di fantastiche armi segrete tedesche cadute in mano russa alla fine della guerra. Una variante di tale leggenda fa risalire l'origine del disco non ai Russi, ma bensì ai Tedeschi. Un prototipo di disco sperimentato a Peenemunde verso la fine della seconda guerra mondiale sarebbe sfuggito al controllo e quindi perso: quello ritrovato alle Spitzbergen sarebbe stato proprio quel disco nazista! Lo stesso giorno, il quotidiano tedesco "Frankfurter Nachtausgabe" riprese la notizia proveniente dalla Francia.

Il 14 giugno "France-Soir" pubblicò un secondo articolo, in cui venivano forniti ulteriori dati e dettagli tecnici sulla macchina volante. Tra l'altro la cabina centrale pressurizzata avrebbe potuto ospitare tre membri d'quipaggio, ma il velivolo poteva essere anche guidato via radio o radar. Secondo il quotidiano, Miethe tre giorni dopo l'uscita del primo articolo sarebbe stato invitato da una grande azienda americana a recarsi negli Stati Uniti per riprodurre là la sua invenzione (notizia riportata il 14 giungo anche dal quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung"). Certo è che Miethe non è una figura storicamente accertata, se non per la sua presenza negli articoli di stampa successivi a quello di France-Soir: una fotografia presentata in un libro dell'inglese Tim Matthews[38] pretendeva di riprendere Miethe nel 1933, insieme ad altri giovani esperti tedeschi di missilistica, tra cui Werner von Braun. Nessun resoconto storico o biografico su von Braun fa riferimento ad alcun personaggio di nome Miethe. Matthews riferiva che la foto era stata fornita a Bill Rose da un tedesco che era stato uno degli ultimi piloti a lasciare l'aeroporto di Praga, dove Miethe stava sviluppando il velivolo discoidale insieme ad altri e da dove fuggì egli stesso nel maggio 1945. Bill Rose è un fotografo inglese appassionato di aeronautica ed autore di un libro dedicato a progetti di aerei circolari[39], con una sezione dedicata ai supposti progetti tedeschi della seconda guerra mondiale, perealtro senza fornire fonti. Nella seconda metà degli anni novanta pubblicò degli annunci su delle riviste aeronautiche per trovare testimonianze relative alle storie dei dischi nazisti. Venne così in contatto con quel tedesco, che gli riferì anche di essere a conoscenza del volo di test del disco di Miethe e dell'esistenza di uno o più film a 16 millimetri che avevano documentato l'esperimento. A Rose furono addirittura mostrati alcuni fotogrammi. L'intera storia, comunque, non era supportato da alcuna evidenza storica documentabile.

Le dichiarazioni di Miethe nacquero essenzialmente sulla stampa francese: dopo "France-Soir" apparvero anche sulla rivista "La Marche du Monde" e quindi su "C'est la Vie" del 7 agosto. Il 6 settembre il settimanale italiano "Il Tempo" presentò un articolo, praticamente ripreso da "La Marche du Monde" (e firmato dal medesimo giornalista, Jacques Alain), corredato da tre fotografie (scattate da un ufficiale della Kriegsmarine) presentate come la prova del test in volo del disco tedesco sopra il Baltico, che sarebbe avvenuto il 14 aprile 1944. Le foto, molto probabilmente, erano artefatte e di tutt'altra origine. Nulla di nuovo, comunque: una era stata già pubblicata da "La Marche du Monde" e la stessa, insieme ad una seconda, su "C'est la Vie". La stampa tedesca non rimase inerte davanti alla comparsa di questo nuovo filone e diede nuovamente spazio a Schriever, che probabilmente soffriva della presenza di un "concorrente" come il fantomatico Miethe e dell'idea di non essere più lui il "padre" dei dischi volanti.

Il 27 giugno 1952 il settimanale "Die 7 Tage" rispose subito alle notizie francesi riprendendo la storia di Schriever: questa volta i disegni del progetto gli erano stati rubati nel 1945, mentre si trovava rifugiato in Baviera con la famiglia. Inoltre, l'articolo sembra far suppore che l'uomo avesse già contattato le autorità militari americane dopo la diffusione, nel luglio 1947, delle prime notizie sui dischi volanti. Pochi mesi dopo il "Deutsche Illustrierte" pubblicò un articolo intitolato "I dischi volanti un'invenzione tedesca" nell'ottobre 1952 in cui la storia di Schriever veniva riproposta con altro materiale: due diagrammi del disco, una sua foto in tenuta da aviatore, una sua foto con la famiglia e una lettera autografa che affermava essere una dichiarazione di interesse per la sua invenzione da parte di una nazione straniera. L'uomo raccontò però alcuni particolari diversi ed altri nuovi rispetto a quanto originariamente pubblicato da "Der Spiegel" nel 1950. La sua idea era nata nel 1941 per risolvere il problema della disponibilità di piste di atterraggio, fornendo la possibilità di decolli ed atterraggi verticali. Il 15 luglio 1941 lo sviluppo del progetto avrebbe avuto inizio ed un modello funzionante del velivolo sarebbe stato fatto volare il 3 giugno 1942, mentre un prototipo sarebbe stato realizzato verso la fine della guerra a Praga e lui stesso l'avrebbe pilotato (mentre in precedenza aveva detto che solo i progetti erano stati completati). I suoi progetti sarebbero stati rubati il 14 maggio 1945 mentre si trovava con la sua famiglia in Baviera. Questo complesso di contraddizioni rispetto alla versione originale rende ovviamente ancora meno credibile l'intera storia.

Il 1 agosto 1952 il giornale bavarese "Suddeutsche Zeitung"[40] riportava la storia dell'ing. Schnittke e del suo elicottero antiaereo, già uscita sulla rivista tedesca "Die Strasse" dell'aprile di due anni prima. Si riferiva anche di un altro progetto, sviluppato da uno scienziato in Austria e relativo ad una macchina volante (la cui descrizione era piuttosto simile a quella di Schnittke, per cui una confusione non è da escludere) che era in grado di librarsi immobile nell'aria. Nel corpo centrale era installato un apparato radar, i serbatoi della benzina e le "leve di comando". Due superfici, una sopra l'altra, ruotavano vorticosamente attorno ad esso (fino a 22.000 giri al minuto), grazie a dei sistemi di razzi paralleli che sbucavano sulla tangente. Il velivolo, denominato "superficie volante" decollava obliquamente dal terreno.

Nel 1952 il giornalista italiano Luigi Romersa pubblicò sul settimanale "Tempo" una serie di articoli dedicati alle armi segrete tedesche della seconda guerra mondiale. Riprendendo l'argomento di attualità dei "dischi volanti" sviluppati dai tedeschi, Romersa dichiarò di essersi recato in Germania (pur senza presentare alcuna evidenza fotografica) e di avere intervistato Schriever[41]. Quest'ultimo gli confermò la sua storia e il volo di prova che effettuò con la sua invenzione. Le informazioni contenute nell'intervista (che Romersa ha ricordato in occasione di un'intervista per un documentario di Discovery Channel e nel suo ultimo libro di memorie, poco prima della sua morte[42]) sono però stranamente molto simili a quelle pubblicate dalla stampa tedesca nei mesi precedenti. A novembre di quello stesso anno, dopo le notizie di altri inventori contemporanei di dischi volanti (come il ventinovenne tedesco Wal­ter Schliesz­ke, la cui idea per un per un bizzarro disco dotato di eliche rotanti avrebbe dovuto farlo uscire dalla situazione di profonda indigenza in cui si trovava[43]), vari quotidiani[44] riportarono la notizia che l'allora trentacinquenne Schriever (quindi molto giovane all'epoca dei suoi progetti) aveva depositato domanda di brevetto per la sua invenzione di "trottola volante". Tre volte più veloce del suono, del diametro di 40 metri e con la capacità di atterrare e decollare in verticale, propulsa da motori a reazione o a pistoni, era il frutto di undici anni di lavoro: era però diventata molto più simile alla V-7 attribuita al suo "concorrente" Miethe che non alla sua originale descrizione del 1950.

Gli improbabili progetti di Schriever e Miethe sono stati "avvallati" anche dal contattista svizzero Eduard Billy Meier, secondo quanto gli fu riferito dal suo amico extraterrestre Ptaah, il quale comunque affermò che nessun disco tedesco volò mai[45]. Dopo l'11 gennaio 1953, quando il quotidiano canadese "Toronto Star" fece emergere le prime notizie del progetto AvroCar per lo sviluppo di un velivolo discoidale, alcuni articoli che riproposero le store dei dischi nazisti affermarono che Miethe lavorava in Canada proprio nell'ambito di tale progetto. Tutta la letteratura ufficiale e declassificata disponibile sul progetto Avrocar non fa però menzione della presenza del fantomatico tedesco.
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