Il nazismo esoterico

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Gabrjel
00giovedì 9 febbraio 2012 12:03




Gabrjel
00venerdì 10 febbraio 2012 09:13
Riporto la notizia per dovere di cronaca, anche se dubito fortemente che ci sia qualcosa di vero.

TORNA LA STORIA DI HITLER IN ANTARTIDE

Quotidiani russi rispolverano la leggenda del sottomarino che avrebbe portato in una base segreta il genoma del Führer.
E' vero, è fantastoria. Ma l'occasione, ammettiamolo, è irresistibile. C'è grande attesa infatti per le novità scientifiche che potranno emergere dalle profondità antartiche del lago Vostok, il misterioso bacino subglaciale raggiunto in questi giorni da un team di scienziati russi, dopo oltre 10 anni di operazioni. E assieme alle teorie sulle possibili scoperte di organismi mai visti, dall'enorme lago che si trova quasi quattro chilometri sotto i ghiacci del Polo Sud riaffiora anche la storia dei resti di Hitler, che potrebbero essere stati trasportati in Antartide alla fine della Seconda guerra mondiale. Più che resti, campioni di dna, con l'obiettivo di clonare il Führer ed Eva Braun, la compagna morta con lui.

MISSIONE SEGRETA - Il mistero della missione nazista al Polo Sud è rievocato dal quotidiano russo Ria Novosti. La teoria, mai confermata da prove concrete, è che il Terzo Reich avesse costruito una base segreta tra i ghiacci antartici già negli anni Trenta, proprio in corrispondenza del lago Vostok ora raggiunto da un team scientifico russo, dopo quasi trent'anni di trivellazioni. Nel 1943, il Grande Ammiraglio Karl Doenitz si inorgogliva del fatto che una flotta sottomarina tedesca avesse creato "una fortezza inespugnabile per il Fuehrer all'altro capo del mondo", ovvero in Antartide. Secondo gli archivi navali tedeschi, mesi dopo la resa nazista agli alleati, nel 1945, il sottomarino U-530 arrivò da Kiel al Polo Sud. I membri dell'equipaggio avrebbero costruito una grotta di ghiaccio, dove avrebbero stoccato varie scatole, con "reliquie del Terzo Reich". Una storia parallela vuole che un altro sottomarino, l'U-977, abbia trasportato al Polo sud campioni di dna di Hitler e della Braun, per eventuale futura clonazione. A missione compiuta, i marinai nazisti si consegnarono alle autorità del porto argentino di Mar de la Plata.

CAMPIONI - Intanto anche le cronache attuali del Vostok danno vita a piccoli misteri, in attesa di sapere se davvero il bacino sotto i ghiacci conservi organismi mai visti o estinti sulla terra milioni di anni fa. I primi campioni di acqua saranno prelevati solo a dicembre, è stato comunicato, per evitare contaminazioni dai gas usati per le perforazioni. Ma dall'Accademia delle Scienze russe riferiscono che i primi campioni sono già in viaggio verso Mosca e Pietroburgo. "Nessuno sa cosa troveremo", ha dichiarato Nina Zaitseva, capo specialista della Divisione Scienze Terrestri, escludendo la possibilità della presenza di virus sconosciuti: "a quelle temperature non dovrebbero sopravvivere", ha detto la studiosa.

Gabrjel
00sabato 11 febbraio 2012 09:14
FASCISMO, NAZISMO E ARCHEOLOGIA DI FRONTIERA

Fu parecchi anni fa quando, sulla scia della necessità di raccolta di materiale valido per la stesura della mia tesi di laurea in Storia economica, ebbi l’onore ed il piacere di conoscere il grande Ardito Desio, eminente scienziato fondatore dell’Istituto di Scienze della Terra di Milano e poi appassionato organizzatore di spedizioni alpine italiane indimenticabili sul Tetto del Mondo.
Stava allora per raggiungere la meta dei 90 anni, un’inezia pensando al fatto che se ne è andato non molto tempo fa e aveva già superato agevolmente i cento, e, prendendomi in simpatia mi aveva prestato del materiale legato alle prime ricerche petrolifere compiute durante il periodo fascista nei territori delle colonie italiane (in particolare in Africa Orientale ed in Libia).
Mi disse: “Indipendentemente da quel periodo di dittatura, allora si era in una fase davvero eroica per le ricerche petrolifere, sempre strettamente connesse a quelle geologiche. Avevamo già scelto alcune zone del deserto libico dove eravamo già in grado di effettuare, anche dal punto di vista tecnologico, le prime esplorazioni nei primi anni ‘40. Se non avessimo perso però inopinatamente tutte le nostre colonie, quel mare di petrolio libico lo avremmo scoperto noi, al posto degli Inglesi , che sfruttarono le nostre mappe di ricerca nel dopoguerra“.
E poi continuò: “Avevo contribuito anch’io alla preparazione di quelle mappe, poi sequestrate. Quell’ avventuriero un po’ guascone che era Italo Balbo parecchie volte negli anni Trenta mi faceva venire a prendere e insieme si volava, lui alla guida, sopra il multiforme deserto libico e nelle zone del Fezzan Orientale e pure nel sud–est , a caccia di zone promettenti ma un po’ alla ventura. Il romanzo di Benoit sull’Atlantide Africana era uscito da relativamente poco tempo anche in Italia e quindi insieme, nei momenti di pausa, si fantasticava sulla possibile scoperta di chissà quali tesori archeologici nascosti in quel vero e proprio mare desertico. Anni dopo seppi che i tedeschi ci credevano veramente all’Atlantide e mandarono delle spedizioni di ricerca pure in Nord Africa “.
Allora non diedi particolare importanza a queste informazioni, al di fuori del fascino del racconto in se’, reminiscenze di vita di questo grande italiano ma oggi, dopo la pubblicazione del saggio sull’archeologia nazista dell’Ahnenerbe (Archeologi di Himmler, Ritter ed., Milano, 2004 ) e di un altro un saggio curato da G. De Turris sull’esoterismo fascista (Esoterismo e Fascismo, ed. Mediterranee, Roma, 2006), quello che mi confidò a quel tempo Desio assume ora una luce particolarmente interessante.
Si può quindi tentare, in estrema sintesi con questo articolo, di presentare alcune considerazioni su quello che ha potuto significare per queste due dittature del XX secolo il pensiero esoterico e archeologico alternativo, già allora in pieno sviluppo.
Quali erano le visioni interpretative di questo pensiero in Germania, quali in Italia?
La ricerca di visioni alternative all’Occidente pluto-democratico massonico, come allora si bollavano le democrazie europee e statunitensi, fino a che punto spinse a metodi di ricerca diversi la vita quotidiana, il mondo letterario, la ricerca umanistica e scientifica la Germania nazista e l’Italia fascista?
Sono argomentazioni alle quali, a 60 anni e oltre dalla fine della II Guerra Mondiale, è difficile rispondere, soprattutto perché dopo il 1945, la necessaria opera di de-nazificazione e di de-fascistizzazione del dopoguerra, a ben vedere, ha fatto comunque tabula rasa anche di concetti ed ipotesi sorte allora davvero affascinanti, sulle quali, depurate dagli eccessi propagandistici e utilitaristici di parte, ci si potrebbe discutere parecchio. Ma la ricostruzione è comunque molto difficile e richiede, e richiederà tempo, soprattutto fino a quando gli storici dovranno aspettare di volta in volta la messa a disposizione pubblica di materiale d’archivio inedito da parte delle allora forze vincitrici della II guerra mondiale, che si protrarrà fino al 2045 – cento anni dopo la fine della guerra.
Ma senza dover essere costretti ad aspettare tutto questo tempo, alcune considerazioni possiamo già esporle sin da subito.
Per quanto riguarda le concezioni, le idee e le fattive ricerche preistoriche ed archeologiche il fascismo ed il nazismo presero, tutto sommato, strade diverse. Ma soprattutto con diverso impegno: fondamentalmente il nazismo tedesco fece di tutto per appropriarsi e rimodellare a suo uso e consumo il bagaglio culturale poggiato di fatto su una interpretazione particolarmente “nazionalista“ della Mitologia Nordica.
Rosenberg ed Himmler in particolare, seppure concorrenti in Germania per ottenere il primato nazionale sullo studio umanistico, la fattibilità e l’attuazione di determinate campagne di ricerca , in Germania e all’estero, diedero alle nuove concezioni della preistoria, fondamentalmente basate sulla ipotesi di una antichissima esistenza di una Atlantide Nordica, un carattere di propaganda nazista contingente della situazione di allora senza pari in queste discipline. I loro rispettivi enti di ricerca, creati ad hoc da questi due leader nazisti, lo AMT ROSENBERG ( Ufficio Rosenberg ) e lo Ahnenerbe ( Eredità degli Antenati ) per anni si fecero una “guerra culturale“ senza pari, attraverso azioni di contrasto vero e proprio per ottenere permessi e concessioni di ricerca preistorica e archeologica, e attraverso le pagine dei loro magazines mensili di informazione: lo Amt Rosenberg divulgava le sue scoperte attraverso la rivista Germanen–Erbe ( Eredità dei Germani ), l’Ahnenerbe con i mensili Nordland e Germanien.
Ma al di fuori di questa pura guerra di potere tra gerarchi nazisti c’era in campo la volontà di diventare gli unici referenti plausibili e accettati dalla comunità tedesca atti ad una operazione gigantesca di rivisitazione, ricostruzione e retrodatazione della nascita della civiltà umana, in chiave nordica , razziale ed anche antisemita.
Sostanzialmente, secondo le ipotesi alternative di coloro che supportavano ricerche preistoriche ed archeologiche di frontiera, da un’antichissima civiltà “Polare“ si era sviluppata in seguito , 15-20.000 anni fa, la civiltà di Atlantide, un’Atlantide a guida “Nordica”, con una classe dirigente capostipite della “razza ariana “.
Dopo la scomparsa del continente glorificato da Platone, grandi movimenti di migrazione di questa gente Atlantico – nordica si era spostata dalle aree Nord del mondo verso Sud e verso Est, creando nei millenni successivi le più antiche civiltà storicamente conosciute compresi gli antichi Romani.
L’indiano Tilak nel primo novecento, l’olandese Wirth ( fondatore insieme a Himmler dell’Ahnenerbe nel 1935 ) in seguito , ma anche il pensatore italiano, il barone Julius Evola erano stati di questo avviso .
Evola si differenziava così parzialmente, per l’ennesima volta ,da gran parte del pensiero dominante allora in Italia che, guidato da Mussolini, con il suo movimento fascista vedeva un modello per la sua società ideale fondamentalmente gli antichi fasti di Roma, e non certo una poco probabile ( per lui) origine Nordica delle popolazioni italiche pelagiche e pre- romane.
Ma al di là di queste ipotesi, ancora controverse ai giorni nostri e, sotto alcuni punti di vista , non proprio da sottovalutare aprioristicamente, il pensiero culturale tedesco e quello mediterraneo italiano si scontravano, al di fuori delle alleanze strategiche e militari, anche in questi campi dello scibile umanistico, storico e propagandistico.
Ne era ben conscio il padrone delle SS Heinrich Himmler, capo dell’Ahnenerbe che così si esprimeva con una lettera del 1937 all’indogermanista Walther Wuest:
“I musei italiani possiedono una innumerevole quantità di oggetti che ci riguardano in relazione al nostro arianesimo. Gli italiani non nutrono alcun interesse per queste cose. Sono invece interessati all’Età di Cesare e all’Età Imperiale…sembrano del tutto disinteressati a capire da dove sono venuti. Intravedo a questo punto la possibilità di trovare un rimedio …in questo contesto bisogna raggiungere due obiettivi: dimostrare esattamente che i Romani, come naturalmente i Sanniti, gli Umbri , i Volsci, i Latini ecc…sono venuti a Sud come una migrazione di tribù indogermaniche dal Nord, dai nostri territori Baltici. Lo stesso andrebbe dimostrato anche per i Greci in tutte le loro componenti “.
Naturalmente queste ipotesi non erano universalmente accettate, neanche in Germania, dove invece personaggi eccentrici e studiosi alternativi come lo stesso Herman Wirth venivano bollati come “ Germanomanen “ ( Germano–maniaci ).
Adolf Hitler, nella sua visita in Italia del 1938 insieme a Mussolini, durante l’inaugurazione della nuova sistemazione dell’ARA PACIS vicina al Mausoleo di Augusto, per opera dell’architetto Ballio Morpurgo, non aveva mai preso realmente in considerazione un’origine “nordica “ delle popolazioni italiche pre-romane, e rimase sempre attaccato al concetto delle supremazie classiche Greche e Romane, considerando gli interessi di frontiera di Himmler, con la sua voglia di organizzare in ogni dove le sue spedizioni Ahnenerbe alla ricerca delle fonti della “Razza Ariana“, poco più di una perdita di tempo e denaro.
Ma nel frattempo, come in Germania salivano alla ribalta della cronaca specialisti archeologici nazisti dell’Atlantide “del Nord“, così in Italia, diversi appassionati italiani, in modo del tutto privato si davano parecchio da fare appassionati ricercatori dell’Atlantide Mediterranea o meglio detta , la “Tirrenide“, l’ultimo punto di arrivo della gente atlantide durante la loro invasione del mediterraneo, episodio descritto nei ben noti capitoli di Platone, il Timeo e il Crizia .
Anche qui lo scopo propagandista non era secondario: secondo il desiderio di questi appassionati Mussolini avrebbe dovuto dedicare e distogliere energie, finanziamenti e personale per cercare l’Atlantide Tirrenica, esistente migliaia di anni fa nel Mediterraneo, quando il “mare nostrum” era molto più basso di quello attuale, più di cento metri più basso, e i grandi spazi che si aprivano nella zona mediterranea erano stati millenni fa forieri di civiltà plurisecolari ,capostipiti di Malta, Creta, ed Egitto.
Certo bisognava organizzare delle vere e proprie spedizioni marine, con stanziamenti ad hoc per delle vere e proprie missioni di “archeologia subacquea” ante litteram, perché in fondo al mediterraneo, al largo di La Spezia, al largo della Toscana e fuori Marsala, in mare aperto, giacevano delle vere e proprie città tirreniche sommerse, relitti di civiltà meravigliose.
Non si mancò anche di informare e cercare di coinvolgere la nascente arma subacquea italiana ( in particolare alcuni elementi facenti parte della formazione X Flottiglia Mas ), che allora era all’avanguardia rispetto a tutte le altre marine da guerra mondiali. Ma la cosa veniva guardata con sospetto da più parti ed inoltre, allora come oggi, si voleva dare spazio alla ricerca subacquea di relitti di antiche navi piuttosto che lanciarsi, sia pur emozionalmente, alla ricerca di “ fantomatiche “ città tirreniche sepolte da millenni sotto il fango marino.
Ci furono altri episodi interessanti, per esempio fu proprio durante il fascismo che nacque l’idea di utilizzare la nascente arma aerea per arrivare a fare ricerche fotografiche a fini archeologici dal cielo: l’esperienza della Prima Guerra Mondiale aveva fatto sì che alcuni esploratori aviatori militari si fossero resi conto che una visione aerea d’insieme di certi territori poteva facilitare la ricerca archeologica. In alcune zone apparve infine lampante, da una approfondita analisi fotografica aerea, che parti del territorio nazionale nascondevano ancora molti tesori sepolti, al Nord come al Centro Italia. Allora, come oggi.

Gabrjel
00domenica 12 febbraio 2012 10:15
LUZIFER PROJECT

Aprile 1945: è un periodo importantissimo per la II Guerra Mondiale.
Mentre su fronte dell’ Est, secondo gli ordini di Hitler, le città trasformate in fortezza di Praga e Breslavia resistono contro le soverchianti forze sovietiche a discapito di un prezzo elevatissimo di giovanissime vite tedesche stroncate tra le file delle “ Hitlerjugend combattenti “, lungo il fronte Occidentale avviene una cosa stranissima: a partire dall’11 aprile 1945, solo 4 giorni prima che il presidente USA Franklin Delano Roosevelt muoia, tutto il fronte degli Alleati, in precedenza diretto verso il nord e Berlino, fa praticamente retromarcia dirigendosi verso sud–est nella zona della Turingia, con non pochi problemi di coordinamento e di perdite di vite umane.
I servizi segreti alleati erano realmente terrorizzati in quel periodo e ne avevano ben donde: erano giunte informazioni molto convincenti relative al fatto che le SS scientifico-militari dell’ Ahnenerbe si stavano preparando ad un vero e proprio mortale colpo di coda, incredibile ma possibilissimo.
E cioè il bombardamento di Londra e New York con bombe atomiche.
Bombe che erano state appena sperimentate in quella zona del sud della Germania ( campo di parate militari presso il villaggio di Ohrdruf in Turingia, 4 marzo 1945 ), dopo un primo esperimento dell’ottobre 1944 presso l’isola di Rügen nel Baltico.
In questi ultimi anni sono usciti in varie lingue diversi saggi su questo ma da vari ambienti storici si va delineando oramai una idea fondamentale di fondo, anche se detta a denti stretti: se la Germania avesse resistito anche solo una settimana in più il colpo di coda di Hilter sarebbe avvenuto veramente, cambiando improvvisamente le sorti della guerra, imponendo quanto meno un armistizio agli Alleati ed ai Sovietici, ed Hitler, incredibilmente, sarebbe uscito dal suo bunker bombardato praticamente da vincitore.
Tale evento non si verificò alla fine a causa di vari fattori, non ultimo il tentativo di Heinrich Himmler di instaurare delle trattative personali con gli Alleati all’insaputa di Hitler, l’accordo andato a buon fine del Generale delle SS Karl Wolff con gli americani che di fatto dissolse il fronte Sud ( Italiano) in un baleno accelerando la fine, alcune mancanze di collegamento momentanee ma vitali da parte del Generale delle SS Hans Kammler con le basi aeree tedesche in Norvegia, dove vi erano disponibili ancora almeno 40 eccellenti bombardieri a lunghissimo raggio in grado di arrivare sulla costa atlantica degli USA e, per la via polare, fino nel Manchukuo ( Manciuria ), ancora controllato dai Giapponesi, voli che tra l’altro si erano già verificati in Asia per scambi di attrezzature costosissime e materie prime rare con l’alleato del Sol Levante a partire dal 1944.
C’era però un altro progetto, da eseguirsi in caso di fallimento del precedente: la fondamentale volontà di continuazione della guerra, dopo la guerra, portando avanti le ricerche scientifiche alternative tedesche sulle super armi volanti da un’altra parte del mondo, in altri continenti, per un periodo illimitato nel tempo- o almeno così si pensava-.
E’ il 20 aprile 1945 quando Hitler compie 56 anni nel suo Bunker di Berlino.
In quello stesso giorno, per puro sfregio nei confronti del Führer la bellissima cittadina medievale tedesca di Hildesheim viene completamente distrutta con tutti i suoi abitanti a causa di un micidiale bombardamento alleato al “ fosforo “.
Ma, per combinazione o per effetto sincronico, proprio in quelle stesse ore decolla da Praga un gigantesco esamotore Junkers JU 390 con prima destinazione la Norvegia .
E’ il terzo ed ultimo prototipo di un aereo gigante modernissimo della Luftwaffe, uno dei primi al mondo in grado di essere riforniti in volo, invenzione tipicamente tedesca della II Guerra Mondiale il cui brevetto, insieme allo schnorkel subacqueo per sommergibili, ai razzi, alle ali volanti, ai primi aereo a disco “ convenzionali “ ed al segreto di produzione della benzina sintetica con altri 50.000 brevetti, costituiranno preda di guerra per gli USA e fonte di conoscenza e ricerche per ulteriori 50 anni.
Ma è lo scotto che gli irriducibili devono pagare, insieme alla perdita di von Braun e ad altre centinaia di scienziati tedeschi , incappati nell’Operazione “ Paperclip “ , per il buon successo di questa ultima missione da Praga e delle altre precedenti missioni “ supersegrete “ aeronautiche e marittime controllate dalle SS già dall’autunno 1944, perché in palio c’è il mantenimento di informazioni vitali atte a dare vita tutte insieme, in un piano stabilito perfettamente, alle basi di una “ altra scienza “ – che sconfina nell’esoterico – punto di partenza per una prossima guerra , questa volta segreta , enigmatica, psicologica ed asimmetrica, portata avanti da un IV Reich nascosto .
E’ il Progetto Lucifero, e già il nome dice tutto.
Il sistema antigravitazionale “Die Glocke “ ( la Campana ) portato via sullo JU 390 dall’ingegner Kammler che ha come prima destinazione la Norvegia e poi il Sud America ( forse l’Argentina di Peron) è solo l’ultimo di una varia serie di sistemi di propulsione e di armi completamente alternative all’usuale cui hanno contribuito negli anni precedenti, e separatamente, scienziati collaboratori delle SS come Coanda , Coler, Schauberger , Miethe, Belluzzo, Schriever, ed altri insieme ad un gruppo segreto italiano (di cui faceva parte anche lo scienziato Narciso Genovese) costituito già da Guglielmo Marconi nel 1933 su richiesta espressa di Benito Mussolini.
Destinazioni sono le basi segrete in Nord Europa (Groenlandia), Sud America , Antartide ed Oceania ma, nel giro di pochi anni tutti gli sforzi e le apparecchiature, tramite viaggi segreti di U-boots di ultima generazione ancora in attività fino ai primissimi anni ’50, saranno concentrati definitivamente in Antartide e Sud America . E’ proprio di questo ultimissimo periodo il continuo ritrovamento di diversi U-boots tedeschi al largo del Cile e dell’Argentina, i famosi U- boots scomparsi e fatti affondare al momento opportuno, dopo aver svolto il loro occulto lavoro di trasporto di uomini e mezzi ).
Si parla insistentemente ancora oggi di un laboratorio a quel tempo nascosto sotto il cratere di un vulcano spento delle Ande.
E in questo centro di ricerca privato e segreto del Sud America, probabilmente lo stesso descritto da Narciso Genovese nel suo libro “Sono stato su Marte“, prende piede un’idea complessa, culminata nel tentativo di colpire psicologicamente la nazione che, più di tutte, aveva sconfitto il nazismo: gli Stati Uniti.
Vediamo di coordinare le informazioni a nostra disposizione sugli avvenimenti ufologici degli anni postbellici, commentandoli una volta tanto in una maniera “ diversa “ , senza essere costretti sempre a parlare di extraterrestri ( anche se non si esclude affatto la loro esistenza ); come si vedrà certi avvenimenti inspiegabili ancora oggi potrebbero avere una loro spiegazione logica più convincente.
Mentre le Forze Armate Americane ,all’insaputa della popolazione civile, sono impegnate a testare le armi V2 sequestrate in Germania ( è un dato di fatto storico ) sul loro territorio federale e gli aerei tutta ala sulla base dei precedenti progetti tedeschi dei fratelli Horten ( altro fatto storico che insieme, tra l’altro, potrebbero essere le vere cause dell’avvistamento di Kenneth Arnold e dell’incidente di Rooswell avvenuti a distanza di pochi giorni nell’estate del 1947 ) e forse qualche prova in Canada – insieme agli inglesi – di qualche aereo ad ala circolare di concezione tedesca, con motori convenzionali, il “ Progetto Lucifero “- IV Reich - va avanti in Sud America per la sua strada con la costruzione ed i vari test di dischi a tecnologia non convenzionale: sarebbero i famosi dischi Haunebu “ ferro e bulloni “ dei primi avvistamenti di Adamsky , tanto per capirci .
Dopo l’evento ancora oggi carico di mistero della strana missione americana in Antartide “ Highjump “, tutto fila abbastanza liscio per il “ Progetto Lucifero “ fino all’anno 1952, quando si decide di intervenire “ allo scoperto “.
Il 1952 infatti è un anno cruciale e clamoroso per la quantità di avvistamenti avvenuti in tutto il mondo .
Guarda caso Narciso Genovese ci informa nel suo libro che le ricerche sulla “ Forza Solare “ , riprese nel 1946 culminano nel 1952, con la costruzione di dischi che dalla base segreta amazzonica volano sopra i mari ed i continenti di tutto il mondo.
Fotografie di dischi modello “Adamsky “ che allora sorvolavano le foreste amazzoniche della regione Madre de Dios peruviana sono conosciute oramai in tutto il mondo , e da molto tempo.
E’ sempre nello stesso anno quando il panico si diffonde anche tra i militari ed i semplici cittadini della capitale degli USA Washington D.C., dove il 20 luglio 1952, vengono avvistati ben 7 UFO che volano impunemente sopra lo spazio aereo -interdetto a qualsiasi velivolo- della Casa Bianca e del Campidoglio.
E’ l’anno degli avvistamenti di Adamsky, dei primi “ contattisti “ ( o depistatori ? ), dell’idea della formazione delle prime “ commissioni di Inchiesta sugli UFO “.
E’ l’anno in cui l’Esercito Americano comincia a considerare il fenomeno Ufo una autentica minaccia anche se si deve intercettarli senza sparare.
In questo senso l’esplosione della 1a Bomba all’Idrogeno ( 1° novembre 1952 ) può essere considerata una risposta indiretta non alla minaccia sovietica ed alla Guerra Fredda (che fu più che altro un fenomeno propagandistico mediatico imposto e costruito ad arte per mantenere un equilibrio del terrore tra la gente) ma ad un’altra minaccia ben più celata , sottile e, per il momento, inconfessabile.

Fonti.
1) Guido Knopp, Figli di Hitler, Tea , Milano, 2004.
2) Joseph Farrell, La bomba atomica di Hitler, Mondo Ignoto, Roma, 2005, pag.118 e seg.
3) Luigi Romersa, Le armi segrete di Hitler, Mursia, Milano, 2005.
4) Joseph Farrell, Reich of the black Sun, Adventures Unlimited, USA, 2004. Vedi anche, di Henry Stevens, Hitler’s flying saucers, Adventures Unlimited, USA, 2003.
5) Joseph Farrell, The SS Brotherood of the Bell , Adventures Unlimited, USA, 2006, pag.167.
6) Abel Basti, Hitler en Argentina, 2006, cap .VII, pag.211 e seg.
7) Renato Vesco e David Childress, Man made Ufos 1944-1994, Adventures Unlimited, USA, 1994, pag. 361 e seg.
8) Narciso Genovese, Ich bin auf dem Mars gewesen, Ventla Verlag, Germania, 1997, pag. 30.
9) Franco Ossola, L’Ufologia le teorie e i fatti, Longanesi, Milano, 1978, pag.46.
10) Marco Zagni, La svastica e la runa, Mursia, Milano 2011, da p. 393.
PUBBLICATO DA ZAMA A 03:17

Fonte: edmundkiss-zama.blogspot.com/2012/02/realta-storiche-dietro-il-film-iron-...
Gabrjel
00lunedì 13 febbraio 2012 09:54
I MISTERI DI AKAKOR E TATUNCA NARA

Con l’uscita alla fine del 2005 in Germania del dvd film/documentario “Das Geheimnis des Tatunca Nara“, - Il segreto di Tatunca Nara - , del regista televisivo Wolfgang Brög , si è ritenuto assolutamente necessario fornire ai lettori del blog una serie di nuovi ed importanti aggiornamenti, insieme con altre valide fonti ( vedi bibliografia di base a fine articolo ) su tutto il problema della “ Leggenda di Akakor “ , che ormai non si può più risolvere con la pura e semplice semplice lettura dell’affascinante saggio di Karl Brugger , tradotto in Italia e pubblicato per la prima volta nel 1996 da Sissy Filangieri di Candida Gonzaga, già moglie del conte Antonio Filangieri, grande personaggio ed esploratore del Brasile negli Anni’ 50, seguace delle gesta del Colonnello Fawcett, e purtroppo deceduto pochi anni or sono dopo una lunga e grave malattia.
Ovviamente non tutti i nostri lettori saranno a conoscenza nei dettagli di tutta questa intricata storia e così, abbiamo deciso nel corso di questo articolo di fornire comunque una conoscenza elementare sufficiente perché ognuno possa trarre le sue conclusioni personali.
Per quanto mi riguarda, ormai da 25 anni appassionato ricercatore dei misteri dell’archeologia del Sud America ed anche esploratore esperto di alcune zone dell’Amazzonia, mi sono del tutto convinto che all’interno di quelle foreste giacciono ancora insepolti alcuni incredibili segreti che uniscono come in un filo indissolubile la preistoria più antica di quel vero e proprio inferno verde con altri fatti misteriosi ed inquietanti che fanno pure parte della nostra storia più drammatica e recente.
Uno dei più importanti anelli di questa lunghissima catena di misteri e reticenze potrebbe probabilmente essere proprio l’esperienza di vita di Tatunca Nara, l’indio meticcio tedesco autoproclamatosi capo della segreta tribù degli Ugha Mongulala alla fine degli anni ’60, scoperto a Manaus all’inizio degli anni ‘70 dal giornalista investigativo Karl Brugger e che oggi vive abbastanza tranquillamente con la moglie, la dottoressa Anita Nara a Barcelos, lungo il Rio Negro – a nord Ovest di Manaus – località che, guarda caso, si trova proprio a Sud di una zona ancora semi-inesplorata tra il Brasile ed il Venezuela, dove pare esistano antiche piramidi sommerse dalla vegetazione e città perdute, chiamate Akahim e Manoa.
Al di fuori di questo fatto, diversi suoi detrattori sono convinti per esempio che egli sia un tedesco bavarese, tale Günther Hauck, nato nel 1941 in Germania, emigrato all’inizio degli anni ’60 in Brasile dove appena giunto si diede alla macchia, cambiando identità e rifugiandosi in un primo tempo vicino a Manaus.
Nel 1968 era in ogni caso diventato famoso per aver salvato coraggiosamente la vita di alcuni ufficiali dell’esercito brasiliano che erano caduti con il loro piccolo aereo in piena foresta amazzonica brasiliana, a Sud di Manaus.
Ma questo non è l’unico problema che si vuole qui affrontare.
Per esempio, ci si è pure resi conto di come molte situazioni misteriose e veri e propri gialli irrisolti ( che coinvolgono anche la scomparsa di diversi esploratori,) si siano verificati in varie zone del Sud America amazzonico più profondo, come la zona della Sierra Parima, della Madre de Dios peruviana, del Mato Grosso o del nord Brasile e che ci siano sempre stati molti problemi connessi tra i misteri archeologici più complessi, la presenza continua di UFO in Amazzonia e sulle Ande con l’utilizzo di tecnologie segrete e l’assoluta volontà di alcune persone dal passato non certo cristallino di rimanere nell’anonimato più totale.
Vediamo quindi di fare un riassunto di tutta questa intricata vicenda di “ Akakor “ partendo però da un punto di vista di analisi abbastanza diverso dall’usuale.
Michael Bar Zohar, un agente del Servizio segreto Israeliano ora deceduto, (l’Italia aveva già conosciuto il suo libro “ La caccia agli scienziati nazisti “, per Longanesi ed. negli anni ‘60), era uscito nel 1968 con un libro pubblicato in Inglese dalla casa editrice Arthur Baker Limited, dal Titolo “The Avengers“ , in cui il concetto principale era che lo spostamento dei rifugiati nazisti era avvenuto anche per mezzo della copertura delle strutture commerciali delle nuove aziende tedesche post-belliche sparse in tutto il mondo .
Appellandosi a delle fonti americane CIA egli sosteneva che ormai si erano installate in molti paesi del Mondo più di 700 aziende tedesche in luoghi come la Svizzera, il Portogallo, la Turchia e l’Argentina, solo per fare degli esempi.
Tutto questo era già iniziato, diceva l’autore, molto presto , già a partire dal 1943, con dei grossi investimenti ed insediamenti abitativi per fabbriche e linee di produzione e ricerca semi-clandestine a partire dall’Africa del Nord e poi per tutto il Sud America.
Tra le altre cose, una delle principali fonti di indagine giornalistica su tutte queste presunte zone di appoggio in Sud America era stata una persona che in realtà, tra le altre cose, aveva sempre pensato che per esempio Adolf Hitler non si fosse suicidato nel Bunker di Berlino, ma che fosse scappato in Sud america (probabilmente in Argentina) con diversi altri gerarchi nazisti, (tra cui Hans Kammler ed Heinrich Müller): il coraggioso corrispondente dell’ARD radio-televisiva tedesca ( Allgemeiner Deutscher Rundfunk ) Karl Brugger.
Brugger, a partire dal 1970, dopo alcune prime indagini in Argentina, si trovava in pianta stabile a Belem, una moderna città di circa 600.000 abitanti, che si trova in piena Amazzonia brasiliana.
Da dove si trovava a Belem egli si era recato per alcuni giorni a Manaus, uno di quegli insediamenti ( ora è una città molto più grande) che si trovavano in piena foresta e che allora si potevano raggiungere solo per via fluviale (oggi si raggiunge soprattutto in aereo).
Qui egli venne a sapere dell’esistenza e conobbe amichevolmente poi un uomo di nome Tatunka Nara, mezzo tedesco e mezzo indigeno a suo dire, che disse di essere il capo della stirpe della Tribù nascosta degli Ugha Mongulala e che gli raccontò la storia fantastica e segreta del primo popolo della foresta che si chiamava “ La cronaca di Akakor “ .
Questo popolo, da tempi immemorabili, era entrato in contatto con un antico “ popolo delle stelle “, gli Schwerta ( Le Spade ) che nel 12000 a.C. circa era sceso sulla Terra per aiutare la specie umana ad uscire dalla barbarie e per aiutarli a sopravvivere ad un enorme cataclisma che si sarebbe verificato certamente sulla Terra nel giro di pochi secoli, cosa che di fatto avvenne.
Questi extraterrestri se ne erano poi andati ma, un giorno, avevano detto, essi sarebbero tornati.
Inoltre, cosa che interessava molto a Brugger, si trovava conferma dalle parole di Tatunca di una segretissima spedizione di 2000 militari SS e personale di intelligence tedesca del servizio di sicurezza SD che, a partire dal 1942 fino al 1945 si erano stabiliti nell’Amazzonia brasiliana e addirittura nella città perduta di Akakor, appunto, per stabilire una quinta colonna segreta nazista in Sud America durante la Guerra Mondiale.
In un primo tempo Brugger, che aveva registrato tutte le interviste su di un nastro magnetico, pensò che tutta questa storia fosse solo una finzione , però cominciò lentamente a fare delle ricerche , ed a credere alla storia.
Su questo terreno fece allora una offerta a Tatunca Nara e cioè di accompagnarlo ad Akakor , la capitale semi-sotterranea di questo popolo indigeno .
Egli voleva vedere tutte queste cose incredibili di cui gli aveva parlato Tatunca e poi lanciare la clamorosa notizia in tutto il mondo .
Tatunca Nara, un fotografo brasiliano ingaggiato per l’occasione, e Karl Brugger lasciarono Manaus alla fine di settembre del 1972.
In un primo momento era stato stabilito di navigare lungo il corso del Rio Purus con un battello fluviale , e poi dirigersi con una canoa con motore fuoribordo verso le sorgenti del Rio Yaco, che si trova sul confine tra Brasile e Perù, tra il Dipartimento brasiliano di Acre e la Madre de Dios peruviana .
Dopo si sarebbero stabiliti dei piani di marcia in foresta in direzione dei primi promontori delle Ande per poter raggiungere la città perduta di Akakor che pertanto dovrebbe essere in Perù, nel Dipartimento Madre de Dios, parzialmente esplorato in una mia spedizione dell’anno 2000 alla ricerca della città perduta del Paititi.
La spedizione di Brugger doveva durare circa 6 settimane .
All’inizio tutto andò bene e si era molto ottimisti, ma solo pochi giorni prima di raggiungere Akakor ci fu un grave incidente: il 13 ottobre 1972 la canoa si rovesciò con la perdita di quasi tutto il materiale della spedizione e Brugger fu costretto a tornare indietro contro il volere di Tatunca che invece voleva proseguire a tutti i costi per tornare dalla sua gente e farli conoscere a Brugger.
E così si divisero, Tatunca verso Akakor , Brugger ed il suo compagno di viaggio di ritorno verso Manaus.
Non si incontrarono mai più.
Nel 1976 Brugger, dopo un periodo di riflessione ed indecisione, si convinse a far pubblicare in Brasile ed in Germania il suo libro sulla “Cronaca di Akakor“, saggio che scatenò un’ondata di polemiche e di discussioni infinite in campo storico, archeologico e di cronaca occulta della Seconda Guerra Mondiale .
Sicuramente qualche terribile segreto doveva per forza essere uscito allo scoperto a causa di quel libro perché Brugger, improvvisamente, venne ucciso a fucilate il 2 gennaio 1984 per strada a Rio de Janeiro , praticamente sulla porta di casa.
Sulla sua morte fino ad ora ci sono state solo supposizioni, compreso un presunto coinvolgimento dello stesso Tatunca in questo omicidio, però mai dimostrato, coinvolgimento cui io personalmente non ho mai creduto.
Ma noi finalmente forse abbiamo trovato infine una risposta plausibile per alcuni di questi misteri.
Secondo alcune informazioni trapelate recentemente dalla Germania Karl Brugger era entrato in contatto con la “Rete dei vecchi Camerati“ , un gruppo influente di supporto per chi era scappato dalla Germania alla fine della Guerra.
Tramite un espediente uno scrittore tedesco, Karl Heinz Zunneck, aveva ricevuto delle valide indicazioni ad Unterlagen, e qui vi aveva trovato una strana connessione con un programma segreto tedesco di ricerca atomica, che già durante la Seconda Guerra Mondiale era stato avviato con un test positivo in Turingia , di cui era stata data una precisa testimonianza da un suo informatore, tale Hans Rittermann.
Tutto questo si poteva mettere in stretta correlazione con un avvenimento accaduto nella zona tra Ohrdruf / Arnstadt e Jonastal, a causa di un gruppo di persone che avevano fatto delle ricerche intensive negli anni ’60 e che avevano lavorato in un impianto segreto di alta tecnologia tedesco.
Uno di questi esperimenti era stato reso segretissimo perché alla fine aveva avuto a che fare con una Energia ancora sconosciuta di valenza aereonautica,così dal dover essere totalmente tolto dalla normale standardizzazione degli esperimenti ( cioè totalmente secretato ) .
Da quello che si sa anche il Ministero degli Affari Segreti della allora DDR ( la famosa Stasi ) era a conoscenza dell’esistenza di questo impianto di ricerca.
Cosa importante inoltre, Rittermann riportava i nomi di alcune delle persone che per le loro private indagini in quest’area di ricerca investigativa avevano trovato tempo dopo una fine violenta, e fra questi nomi vi era anche quello del giornalista Karl Brugger !
Leggiamo una delle sue confidenze prese dal saggio di Zunneck:
“Ci sono alcuni, tra i molti, cui la scienza tedesca non ha fatto niente di buono. Così infatti è successo nel campo delle ricerche segrete dove c’era qualcuno che diceva di avere in mano delle buone informazioni, tanto da dare la propria vita.
Così è successo al dr. Werner Wolf, morto per un incidente a Heidenholz nel 1968, e così il dr. Paul Enke della DDR che ebbe un incidente in località “La Capanna Rossa“ presso Arnstadt, passato poi come un infarto cardiaco, e Karl Brugger ( radio federale tedesca ) assassinato in Sud America, dove proprio in quel periodo era sulle tracce di alcuni ex- camerati in Argentina : lui utilizzava ad Arnstadt il nome fittizio di Bürger “.
Così i risultati delle ricerche di Rittermann mettevano in risalto anche delle prove di veri e propri assassinii verificatisi in Turingia, e da altre dichiarazioni di Rittermann risultavano pure delle nuove scoperte sulla storia di Karl Brugger , e cioè che lui era stato sulle tracce dei membri della “ Rete dei vecchi Camerati “ in Argentina ed in Brasile , in un modo molto serio e convincente, sicuramente troppo.
E così tutto questo era successo perché, proprio nel periodo della morte di Brugger, egli aveva scoperto che certamente nel Mato Grosso ( Brasile ) esisteva un punto di appoggio segreto per le SS fuggite in Sud america.
Come possiamo facilmente arguire, la confluenza di notizie della duplice inchiesta (una palese, l’altra occulta) in corso di Brugger era lampante: da una parte vi era un personaggio misterioso come il capo Tatunca Nara che aveva accennato a Brugger di città perdute sotterranee in Amazzonia e di militari tedeschi giunti dall’Europa che vi si erano nascosti con la fine della Guerra, dall’altro avevamo una coincidenza con la via di fuga dei nazisti verso il Sud America e la lotta per il possesso di una tecnologia segreta energetica utile alla fabbricazione di nuovi apparecchi volanti ( gli UFO ? ).
Insomma c’era materiale sufficiente per precipitarsi in Brasile e cercare con ogni mezzo di mettersi in contatto con Tatunca Nara per cercare di carpire i suoi segreti. Così la troupe televisiva tedesca autrice del Dvd che ho citato andò varie volte ad intervistarlo negli ultimi anni a Barcelos .
Ma al di là di tutto questo Tatunca Nara è una grande guida amazzonica, per quello che abbiamo potuto sapere e giustamente egli cerca di fare i propri affari nel suo campo di lavoro specifico, inoltre non c’è dubbio che lui sia un grande esperto della vita in foresta e di come si dia da fare nel portare in giro alcuni occidentali con molta voglia di avventura.
Ma pur essendo ormai risolto il mistero di dove viva oggigiorno Tatunca Nara, molti altri ne rimangono, e cercheremo appena possibile di darvi altre notizie in merito.
Per esempio: che dire dei tedeschi “irriducibili “ nascosti ad Akakor alla stregua di quegli ultimi giapponesi scovati nelle foreste asiatiche nei primi anni ’70? Tatunca rispose nel suo libro dicendo che, facendo seguito ad una specie di “guerra di confine” tra il Brasile ed il Perù per la delimitazione dei rispettivi dipartimenti nazionali di Acre e di Madre de Dios, essi si dispersero in altre città sotterranee antidiluviane, tra cui Akahim. Questo sarebbe uno dei motivi per cui lui stesso si è spostato da una zona a Sud Ovest del Brasile in un’altra (Barcelos) in posizione decisamente Nord Brasile.
Tatunca sarebbe così sempre un “guardiano“ di un’altra città perduta dei Mogulalas ( Akahim, appunto ), che si trova molto più a Nord di dove lui abita. Proprio da quelle parti (Alto Rio Negro) erano state scoperte da foto aeree del 1979 un’altra serie di misteriose piramidi coperte dalla vegetazione – come quelle di Paratoari/Pantiacolla in Perù – delle quali si era occupato per un breve tempo anche Erik von Daniken. L’esploratore americano John Reed tentò di raggiungerle senza successo, accompagnato per un tratto dallo stesso Tatunca, ma poi scomparve misteriosamente. La stessa sorte toccò alla tedesca Christine Heuser ed allo svizzero Herbert Wanners negli anni ’80. In queste sparizioni Tatunca Nara non ha nessuna responsabilità, piuttosto si ritiene che dietro tutti questi misteri amazzonici ci siano ben altri interessi, di natura tecnologica, archeologica e politica, che qualcuno vuole difendere a tutti i costi.

Bibliografia di Base
Wolfgang Brög- Das Geheimnis des Tatunca Nara – DVD , Sam Production , Germania, 2005.
Karl Brugger – Cronaca di Akakor-, Mediterranee , Roma, 1996.
Marco Zagni- L’Impero Amazzonico-, MIR , Firenze 2002.
Karl Heinz Zunneck & Heiner Gehring- Flugscheiben über Neuschwabenland -, Kopp Verlag, Germania, 2005.
Wolfgang Siebenhaar- Die Wahrheit über die Chronik von Akakor – Kopp Verlag, Germania, 2005.

Fonte: edmundkiss-zama.blogspot.com/2011/02/i-misteri-di-akakor-e-tatunca-n...
Gabrjel
00giovedì 16 febbraio 2012 12:01
SULLE TRACCE DI EDMUD KISS

Dopo tre anni di attesa, ed altrettanti rinvii, non vedevo l’ora di atterrare all’aeroporto EL ALTO di La Paz, la capitale della Bolivia , situato a 4000 metri di altitudine. Si arrivò in piena notte per poi alloggiare subito in un albergo situato nella zona residenziale , a circa 700 metri più in basso , a sud di La Paz: così almeno si poteva respirare un po’ meglio.
Già perché , almeno sull’altipiano Boliviano ( e sul Lago Titicaca, ovviamente ) il problema di fondo è proprio questo, almeno per i primi giorni, per chiunque non sia indigeno : ci si trova praticamente sempre sui 4000 metri di altitudine , quando si viaggia lungo il mitico altopiano della Bolivia , dove qualunque albergo non può definirsi serio se non possiede una bella bombola di ossigeno da offrire al turista se ha problemi di respirazione dovuti all’aria rarefatta ( per non parlare poi dell’inquinamento che esiste nella sua Capitale, La Paz , appunto ).
Ero venuto per visitare i luoghi archeologici classici del Nord Bolivia con diversi scopi e progetti in testa , ma su uno in particolare volevo focalizzare la mia attenzione: ero in realtà sulle orme dell’esploratore, scrittore ed avventuriero tedesco delle SS Edmund Kiss ( 1886 – 1960 ? ) ,una sorta , come lo avevo già definito, di “ Otto Rahn delle Ande “ .
L’ultimo, forse , di una serie di personaggi avventurosi e ricercatori allo stesso tempo romantici ed inquietanti, membro insieme ad Otto Rahn dell’associazione di ricerca archeologica ed esoterica del Terzo Reich “ Deutsche Ahnenerbe “ , l’Ente di ricerca preistorico ed archeologico che Heinrich Himmler aveva voluto creare a tutti i costi nel 1935, per fare in modo che le sue SS potessero entrare in competizione anche in campo culturale con altre istituzioni scientifiche universitarie esistenti durante il procedere del Nazionalsocialismo in Germania.
Kiss , come Otto Rahn, non era iscritto al partito nazista ma nonostante questo aveva aderito alle SS di Himmler per intercessione dello stesso Reichsführer delle SS, soprattutto, come gli fu detto, per i suoi meriti in campo scientifico e letterario . Solo così avrebbe potuto trovare i finanziamenti che cercava per continuare le sue ricerche e pubblicazioni.
Edmund Kiss, a partire dal 1928, diverse volte si era recato in Bolivia e poi in altri continenti, Asia ed Africa con una idea fissa nella testa : dimostrare nel modo più preciso possibile la fondatezza delle teorie cosmologiche di un grande eretico della scienza allora di moda , il turbinoso e genialoide Hans Hörbiger , il fondatore della Teoria del Ghiaccio Universale , tanto apprezzata dalla Germania nazista durante i 12 anni della sua breve esistenza.
Io ero così sulle tracce di Edmund Kiss e del lavoro che lui stesso aveva svolto in Bolivia per vedere se, dopo 70 anni , le ricerche a Tiahuanaco ( o Tiwanaku ) di questo eclettico personaggio non erano state dimenticate. Ma perché Kiss si era stabilito in Bolivia? 
La risposta tutto sommato è abbastanza semplice : da diverso tempo Kiss era entrato in contatto con il primo indiscusso sovrintendente degli scavi archeologici di Tiwanaku, ancora oggi ricordato con ammirazione dai Boliviani , il Viennese Arthur Posnansky , che si era stabilito definitivamente in Bolivia in gioventù.
Posnansky , già dall’inizio del Novecento aveva sconvolto l’archeologia ufficiale dimostrando, dal punto di vista matematico – astronomico ( la cosiddetta archeo/astronomia , allora nelle sue prime fasi ) l’appartenenza della cultura –civiltà religiosa di Tiwanaku ad un periodo remotissimo , comparabile alle leggende su MU e ATLANTIDE. 
Tutto questo dimostrava in modo assolutamente coincidente la bontà delle teorie di Hörbiger, il quale aveva sempre sostenuto che sin da tempi antichissimi le civiltà umane si erano sviluppate sin dall’Epoca Terziaria con un’alternanza di ascese e cadute dell’Umanità dovute alla ciclicità di catastrofi mondiali , causate dalla saltuaria caduta sulla terra delle sue lune, catturate di volta in volta nel corso della storia del mondo dalla sua gravità. Le cinque culle delle civiltà prediluviane più importanti giacevano sepolte tra le terre del Messico , Bolivia, Nuova Guinea, Tibet e Abissinia.
Il Nazionalsocialismo , per mezzo di alcuni suoi maggiori esponenti, Hitler compreso, si era molto interessato alla teoria di Hörbiger , poiché considerava che le più antiche civiltà del mondo , comprese quelle leggendarie di Atlantide e Mu , erano sorte per merito della razza –gruppo etnico più capace del mondo : la razza indo-ario germanica , la “ razza ariana “. 
Kiss si era collegato così a questi concetti apportando in alcuni suoi romanzi di successo, qualcosa di suo: era convinto che il crollo della prima Atlantide del Nord aria situata presso il Mare Artico, causato dalla caduta sulla Terra di una luna precedente la nostra Luna attuale, aveva costretto gli Atlantidi ad emigrare verso Sud, attraverso un oceano atlantico diventato momentaneamente un mare di ghiaccio ( vi era l’ultima glaciazione, detta “di Wurm” in corso ), per raggiungere un luogo che sembrava adatto a costituire una nuova Atlantide del Sud : Tiwanaku !
Da qui partiva la mia inchiesta . 
Io stesso, per vari motivi ma più che altro per le mie esperienze di esplorazione nell’America del Sud , mi ero convinto che la preistoria e lo studio archeologico del “ Nuovo Mondo “ era molto indietro ( come infatti è! ) nella ricerca e fondamentalmente la “ nomenklatura “ archeologica non aveva fatto altro che prendere dei grossi abbagli, in particolar modo non aveva assolutamente considerato quello che si era trovato sotto i propri occhi , e cioè località fantastiche come Ollantaytambo, Sacsahuaman e la stessa Tiahuanaco , non comprendendo l’enormità e l’antichità di questi siti. 
Il tanto sbandierato test del Carbonio 14 , sbattuto in faccia a tutti gli studiosi alternativi come il sottoscritto come prova del fatto che queste civiltà precolombiane non sono più antiche del 3° millennio avanti Cristo , in realtà non prova nulla per alcuni principali motivi . Il primo è che il Carbonio 14 vale come test solo per le materie organiche e quindi niente ci dice su quando certi templi giganteschi sono stati costruiti, il secondo è dovuto alla enorme stratificazione succedutesi delle culture precolombiane : la civiltà successiva sostituiva quella precedente utilizzando anche le costruzioni precedenti ( infatti l’ultima civiltà conosciuta è quella degli Incas ) e quindi è molto difficile risalire la china temporale delle civiltà precedenti fino ad un inizio certo . Si scava poco e anche negli scavi sfugge sempre qualcosa di importante.
Infine c’è un terzo motivo , principe incontrastato e mai studiato a fondo , anzi è la causa principale che dimostra quanto non sia affatto una “ scienza esatta “ – come la matematica e le discipline da essa derivate - la cosiddetta “ archeologia ufficiale “ : il PROBLEMA DEL TRASPORTO DI PESI ENORMI , aggravato dal fatto di dover lavorare su di un altopiano a 4000 metri come in Bolivia , o sulle Ande peruviane a 3400 metri come fuori Cusco ( Fortezza di Sacsahuaman ) !
Quando parliamo di pesi enormi parliamo di pesi colossali , dalle 100 tonnellate in su , pietre squadrate perfettamente ed inserite nei templi delle città precolombiane in numero spropositato, come fossero dei semplici mattoni . Per fare solo un termine di paragone, 100 tonnellate sono il carico utile massimo trasportabile da un Jumbo Jet 747, quindi è sufficiente una pietra lavorata di peso superiore a questo ( e se ne trovano tra il Perù e la Bolivia quante ne volete ) per far stare a terra questo gigante dell’aria impedendogli di decollare.
La cosiddetta “ Fortezza di Sacsahuaman “ , situata fuori Cusco e visitabile da chiunque è stata così chiamata , Fortezza , dagli Spagnoli perché , a ben guardarla non si capisce cosa sia o meglio si intuisce invece che cosa sia ma nello stesso tempo chiunque rimane atterrito da questa “ rivelazione “, pensando all’enormità di tempo che possa essere passato dalla sua prima costruzione : sembrano le banchine di un grande porto di Mare ( o di lago ) ma situato a 3500 metri sulle Ande !
Così anche Tiahuanaco sembra sia stata una città portuale e in effetti si trova nelle vicinanze dell’enorme Lago Titicaca, il quale pare dimostrato che abbia avuto nel corso delle varie Ere storiche molti mutamenti nel suo livello e nella sua estensione superficiale : da un livello di circa 50 metri sopra quello attuale , quando anticamente era un vero e proprio mare interno di acqua salata di gigantesche estensioni ( chiamato Lago di Ballivan ) ad addirittura 150 metri più basso di oggi. Tutti questi cambiamenti però nel giro di centinaia di migliaia di anni ancora oggi per niente definiti nella loro effettiva sequenza dagli stessi studiosi boliviani , con i quali ho avuto anche a che fare nel corso della mia indagine la quale, dopo questa ampia ma necessaria premessa a fini chiarificatori andrò ora ad esporvi .
Grazie al gruppo di ricerca italiano di archeologia subacquea “ Akakor “ di Lorenzo Epis, da diversi anni impegnato a sondare le acque del lago Titicaca per scoprirne i suoi tesori pre-incaici, sono entrato come primo contatto diretto con l’archeologo Eduardo Pareja , che collabora con il gruppo Akakor essendo l’unico archeologo subacqueo di tutta la Bolivia. 
Pareja è uno scienziato di vedute molto aperte e lungimiranti, dotato pure di un carisma e di una dialettica non comuni: lui stesso è convinto che sia esistita una civiltà pre-incaica almeno intorno al 3000 avanti Cristo e che abitava anche zone ora sommerse dallo stesso lago Titicaca, quando in una di queste fasi di innalzamenti ed abbassamenti si trovava su di un livello almeno di 100 metri più basso dell’attuale . 
Lavora presso il museo Posnansky di La Paz e sta lavorando a Tiahuanaco negli scavi della piramide Akapana , una grande piramide a 7 gradoni ancora oggi praticamente del tutto sommersa dal fango e dal tempo. Era la persona giusta con cui parlare.
Senza perdere tempo e accennandogli al mio libro “Archeologi di Himmler “ , venni presto al sodo discutendo con Pareja delle ricerche di Edmund Kiss in Bolivia , del suo studio del “ Calendario della Porta del Sole di Tiahuanaco “ e del suo rapporto di collaborazione e di amicizia con Arthur Posnansky .
Si, Pareja sapeva molto bene chi era stato Edmund Kiss, mi disse, grazie ai suoi studi l’allora governo nazista della Germania si era interessato moltissimo all’archeologia della Bolivia e del mistero dell’antichità di Tiahuanaco e ancora nel 1942, il Terzo Reich , proprio tramite l’organizzazione Ahnenerbe cui apparteneva Kiss, aveva siglato un accordo internazionale con il governo boliviano per effettuare una delle più grandi operazioni di scavo archeologico di tutti i tempi nell’area di Tiahuanaco e raggiungere i siti, secondo Kiss, della vera Tiahuanaco Atlantide , a 20 metri di profondità rispetto a oggi, dove, ancora oggi si trova ancora, secondo me, visto che poi di questo accordo non se ne fece più niente perché la Germania aveva perso la guerra.
In seguito, durante una conferenza di Pareja all’Isola del Sole, culla della cultura pre-incaica in mezzo al lago Titicaca , Pareja stesso mi mostrò una riproduzione del documento come prova di questo accordo storico, il cui originale si trova ancora nell’archivio del museo Posnansky. 
Riconobbi subito tra le varie firme quella di Ernst Schaefer, collaboratore Ahnenerbe ed autore della mitica spedizione delle SS in Tibet del 1938-39, resa famosissima da un ineguagliabile filmato storico , ora visionabile pure sul sito internet di You Tube ! Vi era anche la firma di Himmler.
Con Pareja mi recai una prima volta a Tiahuanaco all’inizio di agosto 2007 : eravamo arrivati nel primo pomeriggio e quindi non c’era molto tempo per visitare il sito e la vicina enigmatica Puma Punku : mi ripromisi di ritornare così una seconda volta , cosa che feci , con molto più tempo a disposizione, poco prima di ripartire per l’Italia in compagnia di uno studioso di Tiahuanaco e guida molto brava , il boliviano Raphael Carrasco Carranza.
Posso così riferire succintamente alcune impressioni che mi danno sicurezza sul fatto di poter affermare che Tiahuanaco ed il centro di Puma Punku sono tra i centri religiosi cittadini più antichi del Mondo e vere e proprie testimonianze storiche di avvenuto contatto culturale con riminiscenze tecnologiche di vere e proprie civiltà megalitiche “ antidiluviane “.

1) In primo luogo di questi siti se ne sa ancora troppo poco e risulta evidente che , dato che Puma Punku a tutt’oggi è stato scavato a malapena per un 40% e Tiahuanaco addirittura per un misero 8-10 % - sono dati ufficiali – la mole di lavoro e di ricerca che c’è ancora da fare è così imponente dal far pensare che si faccia di tutto per non andare avanti troppo con i lavori per evitare di imbattersi in reperti imbarazzanti . Ben diversi quindi erano i propositi dei tedeschi nei confronti di Tiahuanaco anche in piena Seconda Guerra Mondiale.

2) Situazioni “ imbarazzanti “ dal punto di vista archeologico se ne trovano comunque dappertutto già ora, se solo si vuole vedere le cose in modo obiettivo. Oltre all’evidenza dimostrata dal fatto che affiorano dappertutto blocchi giganteschi di pietra non ancora scavati , quelli già esposti , sia a Tiwanaku che a Puma Punku sono così possenti ed incredibili nella loro perfetta fattura che si stenta a credere ai propri occhi.

3) La superficie dei blocchi di pietra è levigata e lavorata in modo così netto e preciso che toccandoli si ha la sensazione di sfiorare una lastra di vetro! Si pensa senza dubbio subito all’intervento di una “ tecnologia di taglio “ ed incisione di tipo meccanico . E’ evidente.

4) Le pietre più pesanti squadrate sono circa sulle 200 tonnellate e si trovano sia a Tiahuanaco che a Puma Punku , anche se si ha l’impressione che la località di Puma Punku sia ancora più antica di Tiahuanaco e che lì si trovi il vero punto di contatto culturale con gli “ emigranti atlantidi “ raccontati da Edmund Kiss. Cosa si aspetta a proseguire negli scavi?

5) Ci sono 3 tipi di pietra utilizzate per i due siti : una pietra “ locale “ di colore rosso con le cave a circa 10 chilometri di distanza ed altri due tipi , granito andesite grigio-verde e basalto nero vulcanico le cui cave si trovano a circa 100 chilometri di distanza sulle Ande.

E qui ricordo ancora che siamo a 4000 metri sul livello del mare . Basta fare una rampa di scale di corsa per accorgersene. Sorge subito una domanda spontanea che è il vero dito nella piaga delle pecche dell’” archeologia ufficiale “. Come è stato effettuato il trasporto ? Come è stato fisicamente possibile? Nessuno, può oggi al mondo rispondere a questa domanda anzi, si sorvola proprio su questo quesito fondamentale perché spiazza qualsiasi logica se non ricorrendo a spiegazioni che suonano molto fantascientifiche. Ma la realtà è quella che ho detto ed è , da sempre, sotto gli occhi di tutti.
Dobbiamo ora arrivare a delle conclusioni con alcune considerazioni importanti. 
In Bolivia il lavoro eccezionale di ricerca di Edmund Kiss e di Arthur Posnansky non è stato affatto dimenticato : la “ Sociedad Arqueologica de Bolivia “ , Ente privato di ricerca archeologica fondato per interesse dello stesso Edmund Kiss e di Arthur Posnanky il 23 settembre del 1930 – equinozio australe di primavera – giorno di “ partenza “ del calendario antidiluviano della Porta del Sole di Tiahuanaco , calendario scoperto da Kiss- è ancora ben attiva, con pubblicazioni importanti. 
La sopravvivenza della società si deve tutta all’attività incessante dell’ultimo discepolo di Posnansky, Alberto Laguna Meave, deceduto solo pochi anni fa. 
Nel suo saggio “ Tiwanaku – Enigma de Enigmas “, del 2002, lo stesso Meave ricorda che Posnanky sia presso il fiume Desaguadero al confine col Perù che all’interno del Kalasasaya , tempio astronomico di Tiwanaku, ritrovò resti di Toxodonte, un erbivoro gigante vissuto nel terziario, insieme a resti di esseri umani di tipo moderno, resti che poi regalò al Museo Nazionale della Bolivia. Come ben sappiamo sono stati trovati anche delle incisioni sui monoliti della città che raffigurano degli animali preistorici antidiluviani simili. E’ molto probabile che chi viveva in questa città religiosa primigenia, osservava questi colossi in movimento avendoci normalmente a che fare praticamente tutti i giorni. Il problema è che il Toxodonte si è estinto come tanti altri erbivori giganteschi con la fine dell’ultima glaciazione, almeno 10.000 anni fa ! 
Una prova ulteriore, se non decisiva, del fatto che Tiwanaku sia “ la città più antica del mondo “ , come d'altronde gli stessi boliviani dicono da sempre. Ed io ne sono ancora più sicuro ora, dopo questo emozionante viaggio all’altro capo del mondo.

Bibliografia utile:
Marco Zagni, l’Impero Amazzonico , MIR , Firenze ,2002
Alberto Laguna Meave , Tiwanaku – Enigma de Enigmas, Soc. Arqueologica de Bolivia, La Paz, 2002.
Marco Zagni, Archeologi di Himmler, Ritter, Milano, 2004.

Fonte: edmundkiss-zama.blogspot.com/2010/01/sulle-orme-di-edmund-k...
eone nero
00giovedì 16 febbraio 2012 13:16
Ne approfitto per rispondere ad un cialtrone che credendosi mago minaccia pure gli utenti con anatemi spacciati per magia, ogni riferimento al nick Fangio è voluto, attendo che vengano presi urgenti provvedimenti per aver toccato un altro forum.


Non so come ti permetti di ridicolizzare le evidenti analogie tra nazismo e occultismo. Certo dalla sconfitta del Terzo Reich, la complessità dell'ideologia nazista deve essere ancora compresa ma che ci sia un nesso tra nazismo e occultismo è provata.

L'ideologia nazista nel suo sviluppo è collegata con una sottocultura occulta e millenaristica diffusa in Germania e Austria. Poi parlare e argomentare quanto vuoi ma sei fuori strada. Evidentemente per te Nicholas Goodrick-Clarke laureato in lingua tedesca e scienze politiche con dottorato a Oxford non capisce niente? Ebbene se leggessi i suoi testi sulle tesi sulle sette mistiche e l'ideologia della destra tedesca forse capiresti cosa si intende per nazismo e occultismo. Ma forse tu nne sai di più di lui che attualmente insegna a Cambridge, e che la scienza considera oggi il massimo studioso dell'ariosofia.

Guido von List e Jörg Lanz von Liebenfels sono personaggi le cui dottrine, mescolando occultismo, nazionalismo "völkisch" e razzismo "ariano", che propugnavano che il potere dovesse venire esercitato da élite e ordini gnostici, che la società fosse stratificata in base alla purezza razziale e al grado di iniziazione occulta, che gli inferiori non tedeschi venissero spietatamente soggiogati e infine distrutti e che venisse fondato un impero universale pangermanico.

Sebbene gli ariosofi siano stati attivi solo marginalmente sulla scena politica, le loro idee e i loro simboli si sono infiltrati nei gruppi nazional-razzisti collegati al nascente partito nazista e hanno esercitato una forte influenza sulle SS di Himmler.
Auschwitz, Sobibor e Treblinka sono la tragica conferma di quanto le radici dell'apocalisse nazista affondassero nelle visioni millenaristiche dell'ariosofia.

E' ora che qualcuno in questo forum ti dica quanto a volte tu sia completamente fuori strada.



Sono estremamente felice che abbia citato l'ottimo Nicholas Goodrick Clarke, leggendo i suoi libri viene smontato ogni appiglio dei complottisti nei confronti di quello che viene chiamato Nazismo Esoterico.

Secondo gli approfonditi studi di Clarke e Detlev Rose la società di Thule ha avuto un ruolo marginale nell'influenza sul nascente NSDAP, Clarke in un lavoro a dir poco eccelso ha smontato tutta la fuffa che è stata costruita intorno al nazismo.

Guido von List e Jörg Lanz von Liebenfels nulla hanno a che fare con l'NSDAP essendo List morto nel 1919 e Lanz estraneo alle scene.

Il resto sono complottismi da bancone di bar, ottimo esempio di travisazione della Storia, qua non parliamo di aleatori dischi volanti.

Arriveranno a prestissimo altri elementi.

Per il momento pubblico questo articolo dell'ottimo Detlev, purtroppo in francese, che spiega i miti sulle spedizioni delle SS in Tibet.

www.voxnr.com/cc/d_allemagne/EEykuApZAydnrSWacD.shtml



Gabrjel
00giovedì 16 febbraio 2012 13:36
Tratto dall'articolo appena postato di eone (che riassume tutto l'articolo):

"Sono state dette un sacco di sciocchezze su questa spedizione in Tibet, dopo la guerra" ha detto l'ultimo sopravvissuto Bruno Beger.
eone nero
00giovedì 16 febbraio 2012 13:51
Gabrjel, 16/02/2012 13.36:

Tratto dall'articolo appena postato di eone (che riassume tutto l'articolo):

"Sono state dette un sacco di sciocchezze su questa spedizione in Tibet, dopo la guerra" ha detto l'ultimo sopravvissuto Bruno Beger.



Come detto diverse la maggior parte dei complotti in ambito del nazismo esoterico sono nati dalle penne zelanti di tanti scrittori, che hanno cavalcato l'onda dei gruppi neo nazisti sorti nel dopo guerra.

A questo proposito cito l'eccelso lavoro di Nichols Goodrick Clarke, Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism, and the Politics of Identity

tinyurl.com/7yv8gwt

Peccato che si cerchi ancora di stravolgere la storia per il sensazionalismo.


Gabrjel
00sabato 18 febbraio 2012 18:21
ALDEBARAN PROJEKT

Dopo l’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, le SS si costruirono veramente un loro “mondo“, all’interno del nazismo. 
Come Schauberger, anche il capitano Coler entrò a far parte di gruppi di ricerca SS segreti appositamente creati per lo sfruttamento di questi apparecchi alternativi ( gruppo di ricerca SS E IV e gli "Schwarze Projekte" di Hans Kammler - vedi il saggio "La svastica e la runa",ed. Mursia, 2011) a fini militari : c’era in corso una guerra che i tedeschi stavano perdendo, per cui era necessario aggrapparsi a qualsiasi cosa per ottenere il benchè minimo risultato utile.
Ecco pertanto nascere i velivoli discoidali della serie HAUNEBU ( nome dato dagli antichi egiziani ai famosi “ popoli del mare “ che tentarono di conquistare l’Egitto nel 13o secolo A.C.- secondo altri studiosi invece sarebbe il vero nome degli Atlantidi ) con i modelli Haunebu 1, 2 e 3, capaci di raggiungere velocità sbalorditive grazie al “convertitore tachionico” di Coler. Soprattutto nello spazio esterno: in pratica delle astronavi.
Infatti un nuovo messaggio telepatico mediato da Maria Ortisch diede il via ad un progetto chiamato "Progetto Aldebaran" che prevedeva l’invio di un Disco proprio nel Sistema solare di Aldebaran. Tale incredibile progetto fu discusso il 2 Gennaio del 1944 da Hitler in persona, Himmler, il dr. Künkel (della società Vril) e dal dr. Schumann. Sarebbe stato usato un canale interdimensionale adeguato . In questi casi entriamo definitivamente nel campo della leggenda, come questa che riguarda un tentativo di raggiungere il sistema di Aldebaran, o altre concernenti un estremo tentativo con un disco Haunebu 3 di raggiungere una vecchia base dei “Sumeran” esistente su Marte ( zona definita di Cydonia ). 
Chi scrive ha sempre ritenuto più probabile che, per quanto riguarda i “Dischi Volanti “, sia sempre stato meglio riferirsi certamente a dei progetti segreti tedeschi, ma comunque legati ad una tecnologia “ convenzionale “ di razzi e motori a getto. Di questo avviso fu, per esempio, l’autore Wilhelm Landig, deceduto nel 1998, che in gioventù era stato un aderente alle SS e facente parte di un corpo tecnico di ingegneri presso Vienna. Su questa linea di ipotesi aveva fatto pubblicare un libro famoso “ Götzen gegen Thule “ ( Idoli contro Thule ) , del 1971, ora tradotto ( dal 2008 ) anche in francese ( con il titolo “ Combat pour Thulè “- editrice Auda Isarn, Tolosa ) dove accennava alla fuga, durante l’ultimo periodo di guerra, di dischi volanti tedeschi ( chiamati V7 ) presso basi segrete in Artide, Antartide e Sud America, sotto il comando del generale delle SS Hans Kammler. Ecco lo stralcio di una famosa intervista che il giornalista e autore Jan van Helsing gli fece nei primi anni ’90 : 

“Verso quali luoghi ci si è spostati in Sud America ed in Antartide?

Per la maggior parte in Sudamerica , Argentina, Cile, Perù, soprattutto.

Lei può aver a che fare con lo spostamento nella località di Akakor?

Per quanto riguarda Akakor ebbi un collegamento a Graz. Karl Brugger lo scrittore di Akakor era di Graz. Io volevo andare in Sud America per un incontro personale con lui ma tuttavia fu assassinato prima a Rio. Per quanto riguarda il mio giro di conoscenze ci sono state ben 5 persone assassinate. Una di queste era Karl Brugger.
Ho avuto anche un collegamento certo con l’Antartide, tramite l’ingegner Wuppermann. Oggi posso certamente citare il nome. 
Il Wuppermann era in contatto con il Reich segreto e qualche volta durante l’anno veniva dalle nostre parti e si incontrava con me. Era l’uomo di collegamento tra l’Argentina e l’Antartide. Rimase da me a Vienna e una settimana più tardi fuori dal posto di polizia del ministero degli Interni di Buenos Aires fu assassinato alle 11 del mattino.
Per lei può essere interessante conoscere anche il caso di un ingegnere che aveva lavorato negli anni ’80 alle spolette dei sommergibili presso la marina federale tedesca, e io lo conoscevo perché verso la fine della guerra avevamo militato assieme alle scorte dei treni ed una volta eravamo stati bombardati ( colpiti ), ma lui dopo si era nascosto. Siccome io ero ingegnere mi aveva rivelato delle cose da tenere sotto il più stretto riserbo. Mi disse che era stato seguito da Agenti segreti, che volevano che lui diventasse una spia, e naturalmente lui aveva risposto picche. Purtroppo lui non andò molto lontano, dato che fu ucciso alle 11 di mattina nel suo appartamento a Bergedorf . E così come il mio amico Karl Heinz Priester che fu assassinato dalla CIA a Colonia esattamente alle 11 del mattino. Come vede il numero 11 ha avuto un ruolo importante. Come vede anche nei Servizi Segreti esiste una fine arte della superstizione. Ma almeno ci fa capire chi sono stati i mandanti.

Ma lei cosa sa di Akakor , sa dove si trova?

Akakor era nel sud dell’Amazzonia al confine con la Bolivia. Dopo però si sono trasferiti a Nord del Rio Negro. Però ora non ho più contatti.

Ma dove si trovano le basi dei Dischi Volanti, non sa dove vengono messi in riparazione?

Si trovano nelle ( nel senso di dentro ) Ande.

Si sa almeno da quali montagne vengono ?

Vorrei saperlo ma non lo so. Tutto quello che so è che partono da qualche posto, ma non si sa quale. Si trovano senz’altro tra l’Equador ed il Cile, da qualche parte. Ci sono almeno due o tre basi disponibili” .

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Non si deve certo essere esperti della materia per comprendere come facilmente ci si possa indirizzare verso una sostanziale incredulità nei confronti degli argomenti che abbiamo trattato in questo capitolo: non si vuole escludere alcuna possibilità ma si può rimanere sconcertati da queste rivelazioni. Anche se il 50% di quanto rivelato in questo sunto corrispondesse a quanto realmente accaduto diventerebbe lampante quanto poco ci è stato detto sulle vere origini del Nazismo e sulla II Guerra Mondiale. Come informazioni conclusive possiamo aggiungere che, da quanto ci è stato riferito e da quanto abbiamo constatato, un gruppo di “eredi” della Società del Vril esiste ancora oggi, tra Vienna e Monaco: sono dotati di un sito web visitabile, di una sede associativa, di una piccola casa editrice e sono in rapporto costante con una rivista tedesca di ufologia. E’ anche da queste fonti che abbiamo ricavato spunti continui per questo capitolo sesto. Una rete telepatica – psichica di medium capaci è ancora attiva in Germania: da queste sensitive è emerso che il tentativo di viaggio verso il sistema di Aldebaran sarebbe avvenuto realmente. Dopo un primo tentativo fallito, un astronave di tipo Vril 7 avrebbe viaggiato nel 1945 per settimane all’interno di un canale ( o tunnel ) spazio-temporale, per uscire nel sistema di Aldebaran, contattando i “Sumeran”, in corrispondenza del nostro anno 1967. Poche settimane, eppure 23 anni del nostro tempo: il cosiddetto caso del “paradosso dei gemelli”, per ricordare Einstein. Da uno stralcio del diario “Voranfang” di Sebottendorff ( del 1921 ), che Ettl e Ratthofer hanno pubblicato su “ Das Vril Projekt “ , risulta chiara la sicurezza del Sebottendorff sul credere che i “Sumeran” siano stati i veri “creatori” dell’Homo Sapiens e che essi abbiano sempre confidato in una “riscossa” delle nostre potenzialità, una volta entrati nella nuova Era dell’Acquario. E’ ipotizzabile allora un futuro viaggio di ritorno da Aldebaran di chi partì, accompagnati dai “Sumeran”? Difficile dirlo, anche se da quanto è in nostro possesso una cosa sembra plausibile: la finestra di ritorno è stata calcolata a cavallo del periodo 2018-2046, il famoso ultimo “doppio” passo del “periodo intermedio” di 168 anni ( vedi parte precedente ).2018: in pratica come si può vedere nel Film "Iron Sky" E’ il caso di stare ad aspettare, se possibile…non si sa mai.

Gabrjel
00venerdì 23 marzo 2012 08:09
LA VERA STORIA DEGLI UFO NAZISTI - PARTE 1

Articolo di Maurizio Verga
Da >>> ufologando.altervista.org/index.php/casi-importanti/147-la-vera-storia-degli-ufo...
Fonte primaria >>> www.ufo.it/ufologia/articles/la-vera-storia-degli-ufo-nazi...


Per "UFO nazisti" si intendono i presunti velivoli a forma discoidale che sarebbero stati progettati e/o realizzati dai tedeschi sul finire della Seconda Guerra Mondiale e, stando ad ulteriori, più recenti versioni della leggenda, sviluppati al punto da diventare vere e proprie astronavi interplanetarie ed addirittura interstellari.

Le storie si possono dividere in due filoni principali abbastanza diversi tra di loro: uno nato nel 1947, contemporaneamente all'apparire dei dischi volanti, e sviluppatosi a partire dal 1950, l'altro, intorno ai primi anni ottanta del secolo ventesimo. In ogni caso non esiste alcun documentato riscontro storico, ma soltanto dichiarazioni di pretesi inventori per il primo filone e ancora più bizzarre elucubrazioni, spesso fantascientifiche, per il secondo.



Le Origini del Mito

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale i servizi segreti alleati ricevettero una grande quantità di segnalazioni frammentarie, per lo più delle voci, relative a nuove e fantastiche armi in corso di sviluppo da parte dei tedeschi. Una parte di esse si riferiva al vero sviluppo delle V-1 e V-2 o di altri sistemi d'arma, ma molte altre parlavano di fantastici armamenti che spesso sconfinavano nell'immaginazione (missili giganteschi, bombe distruttrici di vario tipo, raggi della morte, ecc ...) e di cui non si trovò poi alcuna traccia storica nei documenti conosciuti catturati alla fine delle ostilità.

A partire dai giorni successivi all'armistizio sul fronte europeo e fin quasi alla fine degli anni '40 la stampa riportò assai spesso notizie relative alla scoperta di progetti tedeschi di nuove armi segrete, soprattutto circa missili ed aerei a reazione, di concezione avanzatissima. Furono pubblicate anche notizie, sempre presentate con una certa aura di mistero, su armi che sembravano uscire dai fumetti di fantascienza: bombe congelanti, gas paralizzanti, raggi della morte, aerei in grado di volare a 10.000 miglia all'ora, enormi satelliti artificiali dotati di specchi per bruciare il nemico e così via. Tra gli altri, nel 1947 il giornalista italiano Lugi Romersa sul settimanale "Oggi" riferì di essere stato testimone dell'esperimento, condotto nell'ottobre 1944 sull'isola baltica di Ruegen, dell'esplosione di una fantomatica "bomba disgregatrice" assai simile negli effetti ad una bomba atomica[1]. Nel 1947 il divulgatore scientifico francese Albert Ducrocq pubblicò un libro dedicato all'argomento delle armi segrete tedesche[2] (in seguito usato come fonte primaria da altri autori e giornalisti, anche italiani) dove accanto ad armamenti e progetti realmente esistenti erano presentati altri che erano del tutto sopravvalutati ed altri ancora che appartenevano con ogni probabilità al regno della fantasia. Lo stesso anno un giornalista argentino pubblicò un libro[3] in cui si affermava che Hitler era scappato da Berlino e, per mezzo di un convoglio di sottomarini di ultima generazione, si era rifugiato in Patagonia o in Antartide, portando con se il meglio dei progetti più avanzati della tecnologia nazista.

Fin dall'immediato dopoguerra una serie di articoli giornalistici, di racconti[4] e di fumetti propagarono l'idea che Hitler fosse ancora vivo o che almeno i suoi scienziati fossero scappati in qualche località remota da dove stavano mettendo a punto delle armi rivoluzionarie per conquistare il mondo. Un curioso libro che toccava questo argomento fu pubblicato in Italia nel 1948[5], mentre lo stesso anno il settimanale "La Domenica del Corriere" pubblicò una serie di quattro articoli[6] in cui si suggeriva che i dischi volanti (ma anche i misteriosi sottomarini osservati nelle acque di diverse nazioni, soprattutto in SUdamerica) fossero delle armi di gruppi di nazisti fuggiti al crollo del Terzo Reich. La letteratura prodotta da allora sul mito della sopravvivenza di Hitler, spesso legata ad una scienza mirabolante, è stata copiosa sia da parte di gruppi neo-nazisti o a loro vicini, sia da altre fonti. [7] Già in occasione delle osservazioni di "razzi fantasma" sulla Scandinavia (e sulla stessa Italia) circolarono delle voci che vedevano in quei misteriosi ordigni dei "razzi postali" per la comunicazione tra cellule naziste. [8]

Nel suo com plesso l'idea espressa era forte ed affascinante: la malvagia scienza nazista aveva prodotto delle meraviglie tecnologiche quasi incredibili e forse ancora dell'altro. Ora questa tecnologia era stata catturata dagli Alleati (sopratutto dagli americani), ma anche dal nemico russo: il pericolo poteva giungere da armi segrete sovietiche sviluppate proprio sulla base di tecnologia nazista[9]. Nel corso degli anni della guerra fredda, soprattutto sino alla fine degli anni '50, nei paesi occidentali girarono molte voci relative appunto ad improbabili quanto fantastiche armi russe, dischi volanti compresi, di cui poi non si rinvenne alcuna traccia[10]. L'idea del disco volante come invenzione terrestre fu anche alla base del primo lungometraggio dedicato ai dischi, "The Flying Saucer", girato nel 1949 ed uscito negli Stati Uniti il 1° gennaio 1950, anche se il 15 febbraio 1949 era uscito il serial in quindici puntate "Bruce Gentry, Daredevil of the Skies", in cui, per la prima volta sullo schermo, appariva un disco volante terrestre (con tanto di cupola, il tutto realizzato sotto forma di cartone animato) inventato dal cattivo di turno.

Durante l'ondata americana di avvistamenti di dischi volanti del 1947 una delle prime ipotesi fu proprio quella dell'arma segreta, amica o nemica. Fin dai primi di luglio apparvero sulla stampa le affermazioni di chi pretendeva di essere l'inventore dei dischi. Per esempio, un orologiaio di 34 anni di Chattanooga (Tennessee) disse di avere inviato fotografie e disegni di un modello di disco al Dipartimento della Guerra nel 1943, ma gli fu risposto che l'idea non era fattibile, consigliandogli di prendere contatto con l'industria aeronautica privata. Era però convinto che il governo avesse usato il suo progetto per produrre i dischi, che lui riteneva essere propulsi da "energia atomica" (mentre nel suo progetto era azionati da una cinghia di gomma).[11] Un tale ingegnere inglese di nome Ashlin, residente a Valparaiso (Cile) affermò che i dischi volanti erano delle armi segrete. Lui stesso aveva proposto nel 1940 un progetto simile al governo britannico, che, però, lo rifiutò. I dischi erano fatti di un metallo speciale e ruotavano su se stessi a velocità enormi. [12] Un idraulico di Vancouver (Canada) riferì di un proprio progetto per un aeromobile circolare a forma di doppio piatto, che, sebbene giudicato possibile, fu rifiutato dalla Boeing nel 1942[13].

Alcuni militari americani temevano che i dischi potessero essere velivoli sovietici sviluppati sulla base di progetti nazisti. Costoro facevano notare che la forma degli oggetti visti da Arnold era molto simile a quella del prototipo di caccia a reazione tedesco Horten Ho 229. Anche Fred Crisman, uno dei protagonisti del dibattuto falso di Maury Island del 1947, dichiarò di "avere letto su una rivista" che i dischi potevano derivare da una tecnologia catturata ai tedeschi. [14]

L'11 luglio 1947 un tale dottor T.Kelterborn (forse un dentista) scrisse al governatore americano di Francoforte una lettera in cui citava l'articolo di un quotidiano di Dortmund dedicato agli avvistamenti di dischi volanti negli Stati Uniti. Si presentava come l'inventore dei dischi: nel 1944 avrebbe mandato la richiesta di brevetto all'apposito ufficio di Berlino, senza pero' ricevere alcuna risposta. La sua invenzione era probabilmente caduta nelle mani dei Russi, che stavano facendo volare i dischi nei cieli americani. Ovviamente si metteva a disposizione delle autorità americane per rivelare i dettagli della sua invenzione.

Un altro cittadino tedesco, Hans-Adalbert Ahuis, residente a Asnabruck, scrisse una lettera all'ambasciata USA in Germania il 16 Luglio. Si riferiva agli avvistamenti di dischi volanti in America, citando in particolare il ritrovamento di Roswell, ritenendoli seri e non frutto di visioni, e definendosi un esperto. L'uomo affermava di avere sviluppato, nel 1936, un modello di "disco volante". Le sue prestazioni sarebbero state eccellenti e si offriva di proseguire la ricerca e lo sviluppo di questo aereo circolare in un qualche luogo degli Stati Uniti.

Sempre nel 1947, il 5 agosto, un tale Guido Bernhardy di Francoforte scrisse una bizzarra lettera al generale americano Clay per rivelargli il "segreto dei dischi volanti". L'uomo affermava che durante la guerra aveva lavorato in una fabbrica sotterranea tedesca dove venivano sviluppati progetti avanzati di aerei a reazione e di avere saputo che un tale professor Maurer era coinvolto in alcuni progetti atomici destinati ad aumentare la gittata di missili. Inoltre due sensitivi si sarebbero rivolti a lui da poco, affermando di sapere che due professori tedeschi, il già citato Maurer e Kleistow, avevano creato per conto di Hitler (che era ancora vivo, essendo scappato a bordo di un sottomarino appositamente costruito dalla marina tedesca) i dischi volanti che erano stati visti nelle settimane precedenti. Si trattava di armi micidiali: Europa e Stati Uniti sarebbero stati in pericolo di distruzione, se gli Americani non fossero intervenuti per tempo. Tali dischi avevano una dimensione di 7,50 x 3,45 metri, volavano a "1.900 Km" (la stessa velocità riportata da alcuni quotidiani in relazione ai dischi visti in America) ed avevano un'autonomia "da 50 a 60.000 chilometri". I dischi non sarebbero più apparsi fino al 27 agosto, data in cui ci sarebbero stati avvistamenti sul Texas e sul Kansas. Il 24 settembre di quello stesso anno si sarebbe dovuto tenere, alla presenza dello stesso Hitler, il test di lancio sottomarino di quelli che venivano indicati come "proiettili-disco". [15] Sembra che l'uomo fu interrogato dagli stessi militari americani, che lo definirono come "sincero".

Il Denver Post del 9 novembre 1947 pubblicava un articolo in cui si affermava che tre scienziati tedeschi avevano sviluppato in Spagna, sotto la protezione del generalissimo Franco, un "razzo elettromagnetico" che sarebbe stato responsabile degli avvistamenti di dischi volanti sopra il Nord America, nonchè di uno o due incidenti aerei.

Una curiosa notizia fu pubblicata da alcuni quotidiani il 14 maggio 1949: secondo alcuni ufficiali dell'aeronautica militare americana i dischi volanti erano macchine volanti che sfruttavano il principio del giroscopio e provenivano dalla Spagna, dove si erano rifugiati degli scienziati nazisti e forse lo stesso Hitler.

In questo modo l'apparizione di velivoli misteriosi caratterizzati da forme e da prestazioni fuori dal comune veniva subito messa in relazione con un immaginario altrettanto fuori dal comune: quello della misteriosa tecnologia nazista su cui tanto si favoleggiava. Ad essa si attribuivano possibilità prima impensabili e la paradossale fascinazione del male nazista aumentava la credenza che eventi così strani potessero essere ricondotti all'uso di tale tecnologia.

Curiosamente, il 24 marzo 1950 un tale Heinz Hausman dichiarò di avere scattato una fotografia ad un disco volante mentre si trovava sull'isola di Maiorca, L'oggetto era rotondo e mostrava cinque getti luminosi che uscivano dalla sua circonferenza, come prodotti da altrettanti motori. Il concetto dei dischi dotati di motori (a reazione!) collocati lungo il loro bordo era già stato abbozzato da alcuni illustratori, ma venne ripreso negli anni successivi da molti inventori di dischi volanti tedeschi e da un numero ancora maggiore di illustratori. A seguito di quella fotografia, stando ad una rivista italiana[16], un gruppo di ex-appartenenti ad uno speciale reparto della Luftwaffe inviarono una relazione al cancelliere tedesco Adenauer per manifestare il timore che i progetti del "razzo teleguidato V-7" fossero caduti nelle mani di una potenza straniera.



1950: arrivano gli inventori dei dischi volanti

A partire dalla metà del marzo 1950 in Italia ed in altre nazioni dei continenti europeo ed americano si verificò una grande ondata di avvistamenti UFO, la prima di tale portata a livello planetario. In questo clima di rinnovato interesse per i dischi volanti (che erano ancora in buona parte considerati come possibili armi segrete, visto che solo tra il dicembre 1949 ed il gennaio 1950 negli Stati Uniti un articolo di Donald Keyhoe sulla rivista "True" aveva popolarizzato, come credibile, la possibilità che si trattasse di veicoli spaziali extraterrestri[17]) nacquero altre storie di inventori ed invenzioni tedesche per i dischi volanti.

Parecchi quotidiani americani tra il 10 ed il 12 marzo 1950 (per esempio "The Post Register" e "Oakland Tribune" del 10 marzo) riportarono che il principe Otto d'Asburgo aveva affermato, in una conferenza tenuta a Salem il giorno 9, che i dischi volanti erano dei velivoli russi in missione di rilevamento geografico. Secondo le sue affermazioni. alla fine della guerra i Russi avrebbero acquisito dai Tedeschi nove diverse armi della serie "V", due delle quali erano state poi completamente sviluppate. Una di esse, grazie all'aiuto di scienziati tedesche, avrebbe poi dato origine ai dischi volanti osservati sopra gli Stati Uniti.



In Brasile, il quotidiano "Folha da Manhã" del 16 marzo pubblicò le dichiarazioni del tedesco Niels Cristiansen (una ex-spia nazista, il cui vero nome era Starzicny: vedasi il capitolo successivo), rilasciate in precedenza ad un quotdiano serale: i dischi volanti erano reali e lui, un ingegnere meccanico che si era formato all'università di Breslau con all'attivo un centinaio di brevetti di invenzioni, aveva partecipato allo sviluppo di uno di quei velivoli quando si trovava a Stettino. Sembrerebbe che tali dichiarazioni (che furono poi riprese nuovamente nel 1952) emersero per la prima volta nel 1948, quando il 5 novembre di quell'anno un altro quotidiano brasiliano "Diario do Tarde" ne parlò in un suo articolo. Nell'edizione del 24-25 marzo 1950 il quotidiano "Il Giornale d'Italia" pubblicò in prima pagina (in almeno due versioni leggermente diverse) un articolo che probabilmente innescò in modo definitivo la leggenda dei cosiddetti "dischi nazisti". In realtà la notizia fu pubblicata lo stesso giorno su numerosi quotidiani americani, proseguendo poi nei giorni 25 e 26, anche con articoli in prima pagina, grazie ai dispacci diffusi dalle agenzie Associated Press e INS (International News Service). L'ingegner Giuseppe Belluzzo (1876-1952), un esperto di fama mondiale nel settore delle turbine e detentore di numerosi brevetti nonché ex-parlamentare e ministro durante il periodo fascista, affermava che i dischi volanti erano lo sviluppo di un progetto originale italiano del 1942, successivamente passato ai tedeschi, i quali lo perfezionarono.



Alla fine della guerra i progetti sarebbero stati catturati, probabilmente dai russi che avrebbero poi costruito quelli che i testimoni occasionali chiamavano "dischi volanti". L'articolo, firmato dallo stesso Belluzzo, era accompagnato da un disegno tecnico e altri ne vennero pubblicati due giorni dopo su un altro quotidiano [18], mentre la notizia venne ripresa da numerosi giornali italiani[19] e, in seguito, anche su una rivista di divulgazione scientifica. [20] Le argomentazioni di Belluzzo sarebbero state smentite qualche giorno dopo dall'ex generale Ranza dell'aviazione italiana. Fu così che la storia dei dischi volanti come armi segrete italo-tedesche fu ripresa da molti quotidiani in diverse nazioni, Germania compresa [21]: dopotutto appariva una spiegazione accettabile, visto il contesto in cui nasceva, e sicuramente meno fantastica della possibile origine extraterrestre. Il 1 aprile "Il Giornale d'Italia" pubblicava un commento di Belluzzo in risposta ad una lettera di un lettore sul suo articolo di una settimana prima.
Il quotidiano "Pomeriggio" del 29 marzo 1950 riferì la storia di un fisico tedesco di nome Walter Hesse che avrebbe progettato, durante la guerra, un "disco volante" dotato di turboreattori capaci di imprimere un forte movimento rotatorio. Alla fine della guerra scappò dal laboratorio segreto, controllato da un gruppo di SS, in cui lavorava, portando con sè tutta la documentazione sul progetto. Successivamente si consegnò ai Russi, i quali lo portarono in una base a collaborare con altri connazionali per continuare lo sviluppo dei dischi che Hesse, all'epoca riparato in Svezia, definiva come velivoli realizzati dai sovietici. La notizia fu riportata anche il giorno 30 dal quotidiano "Il Giornale dell'Emilia".





Fu proprio in Germania che il 30 marzo 1950 il popolare settimanale "Der Spiegel"[22] pubblicò un articolo che sarebbe diventato un cardine principale dell'intera leggenda. In esso si citavano le dichiarazioni di Belluzzo, ma, soprattutto, vi era intervistato Rudolf Schriever. Secondo l'uomo (nato l'8 dicembre 1909 e presentato come un ingegnere aeronautico, che a quel tempo lavorava come autista per l'esercito americano. In realtà aveva iniziato la sua attività come marinaio, per poi diventare pilota civile e quindi pilota collaudatore presso la società Eger, peraltro senza alcun background tecnico-scientifico specifico), lui aveva progettato una sorta di "elicottero a reazione" di forma circolare e di 14,4 metri di diametro, con tre motori a reazione collocati sotto le pale di un'enorme turbina al cui centro c'era la cabina di pilotaggio (3,6 metri di diametro e 3,2 metri di altezza), capace di alzarsi in volo verticalmente e di prestazioni eccezionali (6.000 chilometri di autonomia e 4.200 Km/h di velocità). Il 15 aprile 1945, a Praga, il progetto era quasi pronto, ma egli dovette fuggire per l'avanzata dei russi portando con se sia una copia dei documenti sia un modello del velivolo. Il 4 agosto 1948, però, progetti e modello gli furono rubati. Schriever riteneva che i progettisti che avevano lavorato con lui avessero realizzato la sua creatura per una potenza straniera (l'Unione Sovietica), dichiarandosi in grado di poterla riprodurre e di farla volare. Per lui i "dischi volanti" erano reali e sapeva bene cosa erano.

Il tema di fondo delle affermazioni di Schriever è simile a quello che altri pretesi inventori dei dischi volanti che apparvero in Germania a partire dal 1947: l'essere in grado di produrre dei velivoli con prestazioni avanzate (ma assolutamente improbabili dal punto di vista aeronautico, come alcuni esperti di aviazione hanno fatto notare[23], al di là della completa mancanza di riferimenti storici oggettivi presenti negli archivi ufficiali tedeschi), mettendosi a disposizione degli americani e conseguendo dei vantaggi economici in una situazione di vita difficile. Una situazione piuttosto simile riguardò, fino ai primissimi anni cinquanta, anche altri settori, per esempio quello dell'ancora misteriosa energia atomica. Tecnici e scienziati più o meno improvvisati e di diverse nazionalità si offrirono a vari governi per disporre di armi o tecnologie atomiche attraverso vie non convenzionali. [24]

La notizia della supposta invenzione di Schriever fu ripresa parecchie volte dalla stampa tedesca nei giorni successivi, ma anche da numerosi giornali internazionali (tra cui molti americani, con articoli in prima pagina, talvolta completi della ricostruzione grafica del velivolo). Il 2 aprile il settimanale "Heim und Welt"[25] p resentò ancora l'intervista all'uomo, aggiungendo tre illustrazioni che mostravano la "trottola volante" a terra ed in volo, illustrazioni che sarebbero state riprese nel novembre 1954 dalla rivista francese "Tout Savoir".



Il settimanale "Die Strasse" di Amburgo del 9 aprile 1950 pubblicò un ampio articolo corredato da un'ampia illustrazione di una sorta di elicottero a reazione. In esso si accennava alle dichiarazioni di Belluzzo sulla stampa italiana e al fatto che l'ingegnere avesse affermato che con lui avevano collaborato due ingegneri tedeschi, Kurt Schnittke di Regensburg e un certo Rentel, che nel 1945 sarebbe passato con i sovietici, aiutandoli, con altri tecnici tedeschi, a costruire i loro "dischi". Un giornalista del settimanale rintracciò Schnittke, ma non è chiaro se fu veramente Belluzzo a parlare dei due tedeschi o se invece fu lo stesso Schnittke e/o "Die Strasse" a creare un tale collegamento per creare un sostegno indiretto alle proprie dichiarazioni (un atteggiamento questo piuttosto frequente nelle storie degli "UFO nazisti"). Al momento, non si è a conoscenza di altre fonti (eccetto la tedesca "Volkszeitung" del 22 aprile 1950, che molto probabilmente riprese quanto pubblicato dal settimanale di Amburgo) che riportano affermazioni di Belluzzo di questo tipo. L'atteggiamento di fondo dell'articolo (come della maggior parte degli altri sullo stesso argomento pubblicati dalla stampa tedesca) può definirsi "patriottico". Schnittke affermava che il contributo dei tedeschi al progetto di Belluzzo era stato fondamentale: lui aveva cominciato a lavorare sul progetto di un velivolo ad ala rotante, il cui compito era quello di esplodere in mezzo alle formazioni di bombarideri, fin dal marzo 1943. Si trattava di un corpo centrale vagamente sferoidale (contenente i serbatoi del carburante, gli apparati di radiocontrollo ed un carrello di atterraggio) a cui erano fissate due ali di 26 metri di lunghezza e 3 di larghezza (un progetto successivo avrebbe raddoppiato queste misure), che ruotavano vorticosamente attorno ad esso. Alle loro estremità, infatti, era collocato un motore razzo (dello stesso tipo usato per il caccia-razzo Me163). Il velivolo raggiungeva in un minuto la sua quota massima di 10.000 metri, assumendo di notte l'aspetto di un disco luminoso in virtù degli scarichi fiammeggianti lasciati dai motori che ruotavano.



Il 13 aprile "Wochenend" uscì con un articolo in cui un tale ingegnere Carl Wagner riferiva in una lettera di avere visto i progetti di un "disco volante" (in realtà un velivolo rivoluzionario a metà tra un elicottero ed un aereo tutt'ala) nel 1938 e di averne sentito poi parlare nel 1943. Le sue dichiarazioni, molto simili a quelle di Belluzzo, sarebbero state scritte e spedite prima della comparsa dell'articolo de "Il Giornale d'Italia". La descrizione di questo disco era accompagnata da uno schema e da una rappresentazione artistica di grandi dimensioni, che mostrava il progetto: una cabina ovoidale attorno a cui ruotava un anello esterno su cui erano poste delle alette da ognuna delle quali usciva l'ugello di motore a reazione per fornire il movimento rotatorio all'anello stesso. Un altro jet era posto nella parte posteriore della cabina, un particolare questo che sarà ripreso da disegni successivi, soprattutto quelli presentati dal tedesco Klass intorno alla metà degli anni sessanta. C'era anche una piccola fotografia di Belluzzo intento a leggere la prima pagina del "Giornale d'Italia" con il suo primo articolo. Secondo l'esperto di aviazione tedesco Horst-Dieter Lux, intervistato dalla rivista, il progetto aveva senso e poteva essere definito come un nuovo tipo di elicottero, tecnicamente in grado di volare.

Nel primo numero del settimanale tedesco "Kristall", uscito in una data imprecisata del 1950 fu pubblicato l'articolo "Wir konstruierten Fliegende Teller" ("Abbiamo progettato i piatti volanti") in cui venivano presentati due distinti progetti. Il primo, di un tale ing. Georg Sautier (che secondo una fonte sarebbe uno pseudonimo usato da George Klein, di cui si parla nel capitolo successivo), era relativo ad un disco rotante attorno ad una cabina centrale, da cui emergevano quattro ugelli di scarico. Due illustrazioni ed alcuni disegni mostravano graficamente l'idea del disco, che sarebbe stata negli anni successivi ripresa da altre fonti, tra cui un famoso articolo pubblicato sul numero 9 del 1975 della rivista aeronautica "Luftart International". Uun paio di quelle illustrazioni erano le stesse pubblicate anche su "Wochenend" del 13 aprile, dove però il progetto era attribuito a Carl Wagner.

Pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Giuseppe Belluzzo il quotidiano "Il Giornale dell'Emilia"[26] pubblicò alcune notizie riferite da un ex-capostazione, tale Lino Saglioni (che sembra inviò una lettera al giornale proprio per confermare le dichiarazioni di Belluzzo). L'uomo affermava, sia per esperienza diretta che sulla base di informazioni ricevute da "persone degne di fede" negli ultimi anni della guerra, che degli scienziati italiani nel 1942 avevano osservato delle "manifestazioni casuali di fenomeni fisici" durante la sperimentazioni di turbine, concependo la possibilità di sviluppo di un nuovo velivolo denominato "sfera volante" (il riferimento indiretto a Belluzzo è palese). I tedeschi avevano poi ricevuto dagli italiani i progetti per lo sviluppo della nuova arma (una "sfera molto schiacciata ai poli") ed avevano creato un apposito di centro di ricerca nel nord-est della Norvegia, non lontano dallo stabilimento dove veniva prodotta l'acqua pesante per le applicazioni atomiche. Saglioni sarebbe stato reclutato in un reparto speciale di commandos britannici destinato a sabotare quelle installazioni segrete, ma non partecipò all'operazione, che fallì con la morte di tutti soldati (stranamente ad opera della Gestapo, come riferì una fonte successiva[27]). Il rivoluzionario velivolo sarebbe stato radiocomandato mediante un sistema che gli scienziati tedeschi chiamavano "radiocomando acustico". Dopo la guerra i progetti sarebbero stati perfezionati dagli anglo-americani prima e dai russi poi, diventando i "dischi volanti" osservati nei cieli. Sebbene le dichiarazioni dell'uomo mostrano ambiguità, sembrano essere riprese dalle vicende già romanzate dell'azione dei commandos britannici contro gli stabilimenti norvegesi dell'acqua pesante, e non hanno alcun riscontro storico, Renato Vesco fece sua questa storia e la usò per sviluppare le sue tesi in merito all'esistenza dei rivoluzionari caccia rotondi tedeschi "Kugelblitz" e "Feurball", progenitori dei dischi volanti. Un altro "inventore", Giovanni Dalla Bona, fu presentato dal quotidiano "Alto Adige"[28]: dichiarò che i dischi volanti erano stati inventati da lui, ma che i progetti furono poi inviati in Germania dalle autorità italiane nel 1939. Grazie alla diffusione delle affermazioni di Belluzzo prima e di Schriever poi, apparvero tutta una serie di personaggi che, anche negli anni successivi, si presentarono come i "veri" inventori dei dischi. Dopotutto, se i giornali avevano dato spazio ad altri, potevano darlo anche a loro e consegnarli qualche sprazzo di notorietà.

Alcuni quotidiani italiani[29] pubblicarono, intorno alla meta' di aprile del 1950, le dichiarazioni di un certo Hans Kosinski, dichiaratosi ex-capitano della Luftwaffe, che si trovava a Perugia. Secondo l'uomo i servizi tecnici della Wermacht durante la guerra avevano sviluppato un potentissimo e rivoluzionario carburante che sarebbe stato poi utilizzato per la propulsione di un velivolo circolare. Nel 1944 questo effettuò il suo primo volo, dimostrando un'autonomia eccezionale ed una velocità ascensionale supersonica. Solo cinque esemplari vennero costruiti, successivamente nascosti per ordine di Hitler durante l'invasione della Germania. I conque dischi sarebbero stati quindi smontati e trasferiti nell'isola della Regina Maud, in Antartide. Questa notizia aveva al suo interno alcuni concetti (es.: il volo di prova nel 1944) che saranno ripresi due anni dopo ed oltre da altri pretesi inventori e testimoni, nonchè la curiosa saldatura tra le voci ricorrenti di fuga di scienziati nazisti (e dello stesso Hitler) in Antartide, all'interno di basi segrete, e la novità delle possibili fantastiche armi rappresentate dai dischi volanti.

Più in generale, comunque, molti commentatori affermarono a più riprese che i dischi volanti non erano nient'altro che velivoli terrestri particolarmente avanzati. Il 26 marzo il giornalista americano Walter Winchell affermò che i dischi erano di provenienza sovietica, ma il giorno dopo il radio giornalista Henry Taylor riassicurò la popolazione annunciando che i dischi erano armi segrete americane. L'articolo venne ripreso dalla stampa internazionale, dando poi origine ad altri interventi basati sul concetto che i dischi volanti erano comunque frutto della tecnologia di qualche potenza. Per esempio, nel numero del 22 aprile del quotidiano di Amburgo "Freie Presse" si affermava che questi velivoli erano mossi da turbine a reazione e che decollavano come un elicottero (probabilmente riprendendo le notizie degli inventori dei giorni precedenti). Il "Neue Presse" del 25 aprile riferiva che i dischi erano probabilmente deigli aerei "tutt'ala", il cui studio era iniziato nel 1910 da parte del pioniere tedesco Hugo Junkers e che altri tecnici tedeschi avevano dato un contributo decisivo al loro sviluppo. Questa situazione tendeva a confermare reciprocamente e indirettamente le dichiarazioni degli inventori da una parte e quella dei commentatori che, dall'altra parte, stavano cercando di trovare un'alternativa più accettabile all'idea, che si stava sviluppando prepotentemente in quel periodo, per cui i dischi erano astronavi extraterrestri. Il risultato fu che le storie degli inventori ebbero sufficientemente credito e, grazie anche alle sopravvalutate possibilità attribuite alla scienza nazista, furono considerate quantomeno possibili, tanto da essere riprese regolarmente in considerazione negli anni successivi (anche per "invenzioni" successive alla fine della seconda guerra mondiale, come, per esempio, il disco di 1,5 metri di diametro del tedesco Curt Piltz[30]).

Assolutamente fantastica fu la copertina del settimanle "Wochen Echo" del 21 maggio: una grande illustrazione in cui un gruppo di dischi volanti che emanavano fasci di luce abbattevano una squadriglia di bombardieri americani!



Il grande titolo annunciava che i dischi tedeschi avevano compiuto un miracolo durante i raid alleati su Schweinfurt del 1944 abbattendo 145 "superfortezze". Tale episodio non trova riscontro storico, ma potrebbe essere stato l'ispiratore di un evento simile riportato prima da un quotidiano italiano del 1952 e poi dallo scrittore Renato Vesco. Curiosamente il disegno e la situazione descritta era molto simile ad un'illustrazione comparsa sul numero di luglio 1943 della rivista americana di fantascienza "Amazing Stories": con un e vero e proprio anacronismo, essa ritraeva un classico disco volante, dotato di cupola, che sparava un raggio luminosi contro un gruppo di bombardieri in volo! Gli articoli che apparvero sulla stampa tedesca nella primavera del 1950 (e negli anni successivi, come la copertina a colori del tabloid "ZB Illustrierte"[31], che presentava un disco volante al di sopra di un gruppo di soldati tedeschi) erano permeati da una vena di patriottismo: i tedeschi erano gli inventori della meraviglia tecnologica di quei dischi volanti che volavano indisturbati nei cieli di tutto il mondo.

Nel 1950 Donald Keyhoe pubblicò il suo primo libro[32], in realtà un'ampia estensione del suo famoso articolo "Flying Saucers Are Real" pubblicato sul numero di Gennaio 1950 della rivista "True". Keyhoe riferì il contenuto della telefonata che gli fece un amico, tale John Steele, che gli confidò come i dischi volanti fossero in realtà dei velivoli britannici. Si trattava di dischi dalla superficie leggermente convessa, originariamente sviluppati dai nazisti. Verso la fine della guerra i britannici catturarono tutti i modelli, inclusi tutti i tecnici e gli scienziati tedeschi che avevano partecipato allo sviluppo del progetto. I primi modelli vennero sviluppati in Inghilterra a partire dalla primavera del 1947, ma dimostrarono problemi di controllo a distanza e si muovevano ad alta quota in tutte le direzioni, tanto da generare osservazioni in varie parti d'Europa. La base di questi dischi venne poi trasferita in una zona remota dell'Australia, con operazioni basate sui cieli dell'oceano Pacifico e coadiuvate dal supporto della marina. In seguito un'altra base fu costruita in una remota area dell'Hudson Bay, in Canada. Probabilmente questa storia fu uno degli elementi che contribuì alla nascita dell'idea di Renato Vesco in merito all'origine britannica (sulla nase di progetti tedeschi) dei dischi volanti.



Altri inventori, solite storie

Nel 1951 le storie di Belluzzo, Schriever, Saglioni e di altri furono riprese da un appassionato torinese di aviazione e missilistica, Alberto Fenoglio, sulla rivista di aeronautica "Ali"[33]. Come in altri articoli, l'autore non citò le sue fonti, probabilmente un collage degli articoli apparsi sulla stampa nel corso del 1950, anche se alcuni dettagli appaiono inediti (ma l'attendibilità di Fenoglio, a detta di tutti gli studiosi, è molto discutibile sia in relazione a questo articolo che ad altri). Due schizzi dello stesso autore mostravano in pianta la parte superiore ed inferiore di un disco propulso da tre motori a reazione Junkers modificati: si trattava di una versione da caccia, che, concepita verso la fine del 1944, sarebbe stata quasi pronta nell'aprile 1945. Si trattava del progetto di un "piatto volante" pilotato, dotato addirittura di una cupoletta centrale trasparente, dove il pilota alloggiava in posizione prona: proprio come una parte della pubblicistica dell'epoca rappresentava (fin dal 1947) il classico disco volante. Il disco aveva un diametro di sedici metri ed uno spessore massimo di tre e la sua descrizione, come quella di altri due tipi, uno da "bombardamento lontano" e l'altro antiaereo (anche addirittura in una versione "falciante"), appariva piuttosto ingenua. Non è stata nessuna altra fonta contemporanea per questo progetto di disco pilotato nè del suo ideatore, un anonimo "ingegnere piemontese" che lavorava con molti assistenti in un laboratorio in caverna.L'impatto di questo articolo fu marginale, vista la diffusione della rivista, ma contribuì ulteriormente a formare le tesi dell'italiano Renato Vesco (futuro autore di tre libri) in tema di dischi volanti realizzati dagli inglesi sulla base di progetti segreti tedeschi. Sempre nel 1951, il numero di maggio della rivista di divulgazione scientifica "Scienza e Vita" nell'ambito di una sua ampia inchiesta sui dischi volanti, citò molto brevemente una nuova intervista fatta a Belluzzo, senza peraltro aggiungere nessun nuovo dettaglio.

L'anno successivo apparvero sulla scena nuovi personaggi. Le dichiarazioni di un certo Nils Christian Christensen, tedesco detenuto a Rio de Janeiro, furono pubblicate sulla stampa italiana il 15 maggio 1952[34], sulla base di un dispaccio di agenzia del giorno precedente e che citava il quotidiano brasiliano "Diario de Noite". Christensen, il cui vero nome era Josef Jacob Johannes Starzicny, era stato il capo di uno dei due gruppi spionistici dell'Abwehr nazista in Brasile, durante la seconda guerra mondiale. In realtà, come indicato nel capitolo precedente, le sue dichiarazioni erano state pubblicate dalla stampa brasiliana già nel marzo 1950: probabilmente il rinnovato interesse per i dischi volanti nel Brasile di quel periodo (generato dalle clamorose, ma false fotografie di Barra de Tijuca) fece riapparire la storia. L'uomo affermava di potere costruire un disco volante, in quanto la tecnologia era stata inventata durnate la guerra, a Stettino, dal "centro sulle armi segrete" della decima armata del Terzo Reich, durante gli anni 1939-1940 (precedenti la sua partenza per il Brasile e "in anticipo" rispetto alle date fornite dalle altre storie sui "dischi nazisti"). Il velivolo era teleguidato ed aveva eccezionali prestazioni, addirittura 30.000 miglia all'ora a 20.000 metri di quota, che lo rendevano un'arma ideale per il bombardamento e per la ricognizione. Presunte successive dichiarazioni dell'uomo[35], riprese dai giornali nel giugno e nel luglio successivo che citavano il quotidiano brasiliano "Ultima Hora", modificarono alcuni dati e prestazioni, ed aggiunsero che il disco era propulso da una serie di turboreattori posti lungo la circonferenza. Inoltre, gli avvistamenti di dischi volanti erano reali, in quanto una potenza vincitrice della guerra probabilmente aveva sviluppato il prototipo che era stato fatto volare con successo sopra il mar Baltico ed ora era in possesso di questa tecnologia avanzata. L'uomo propose alle autorità brasiliane di riprodurre il velivolo. L'offerta di quello che i Russi avevano già probabilmente realizzato fu il tema principale di quasi tutti i pretesi inventori di quel periodo: il loro obiettivo era quello di migliorare la loro posizione economica (o addirittura la libertà, nel caso di Christensen), sfruttando la paura della minaccia sovietica e la promessa di fornire una super-tecnologia derivante da qualche segreto nazista, che poteva anche essere plausibile alla luce delle "meraviglie" realmente trovate tra i talvolta incredibili progetti germanici. La moglie di Starzicny scrisse nel giugno 1952 una lettera al capo di stato maggiore dell'aeronautica militare americana, ribadendo le affermazioni del marito e confermando la disponibilità del medesimo a realizzare in tre o quuatro mesi il progetto originale della "nave spaziale", se aiutato da altri tecnici. Secondo lei la situazione era urgente per il mondo libero occidentale: sottointendendo che i dischi visti nel mondo fossero russi, dichiarava che solo una "nave spaziale" poteva distruggerne un'altra.

Il 31 maggio 1952 il quotidiano tedesco "Westdeutsche Allgemeine" pubblicò un articolo con il titolo "Il disco volante era pronto nel 1944", ma non si e' a conoscenza del contenuto. Il quotidiano parigino "France-Soir" il 7 giugno pubblicò la storia di un ingegnere tedesco di nome Richard Miethe, secondo cui aveva lavorato al progetto di un "elicottero circolare" supersonico che sarebbe stato sperimentato nel 1944 sui cieli del mar Baltico. Miethe, che si sarebbe rifugiato a Tel Aviv dopo essere stato espulso dall'Egitto insieme ad un gruppo di scienziati missilistici tedeschi, affermava che tale arma era contraddistinta dalla sigla "V-7". Tale denominazione, in seguito, sarebbe diventata quasi sinonimo di "disco volante nazista", anche se in nessun testo storico od opera documentata sui progetti innovativi tedeschi esiste alcuna evidenza della sua esistenza. Il velivolo descritto da Miethe appariva piuttosto inverosimile, simile ad un "disco olimpionico", con un diametro di 42 metri ed addirittura dotato di 12 turbine a reazione collocate lungo un anello metallico che ruotava attorno ad una struttura centrale. Anche in questo caso le prestazioni erano eccezionali, seppure raggiunte dopo la morte di ben 18 piloti collaudatori: 21.000 chilometri di autonomia, grazie all'uso di un gas compresso a base d'elio. Le dichiarazioni di Miethe in alcuni punti risultavano molto simili a quelle di Christensen, incluso l'accenno al fatto che i Russi avrebbero catturato i motori del velivolo e tre ingegneri appartenenti al progetto. Ancora una volta, l'Unione Sovietica veniva indicata come la responsabile della comparsa dei dischi volanti, un argomento che ben si adattava ai timori dell'epoca. La leggenda[36] del disco volante russo precipitato alle isole Spitzbergen nel giugno 1952, definito come una "tipica V-7"[37], è un esempio di tali timori, sviluppati in questo caso sotto forma di storiella legata alle notizie di fantastiche armi segrete tedesche cadute in mano russa alla fine della guerra. Una variante di tale leggenda fa risalire l'origine del disco non ai Russi, ma bensì ai Tedeschi. Un prototipo di disco sperimentato a Peenemunde verso la fine della seconda guerra mondiale sarebbe sfuggito al controllo e quindi perso: quello ritrovato alle Spitzbergen sarebbe stato proprio quel disco nazista! Lo stesso giorno, il quotidiano tedesco "Frankfurter Nachtausgabe" riprese la notizia proveniente dalla Francia.

Il 14 giugno "France-Soir" pubblicò un secondo articolo, in cui venivano forniti ulteriori dati e dettagli tecnici sulla macchina volante. Tra l'altro la cabina centrale pressurizzata avrebbe potuto ospitare tre membri d'quipaggio, ma il velivolo poteva essere anche guidato via radio o radar. Secondo il quotidiano, Miethe tre giorni dopo l'uscita del primo articolo sarebbe stato invitato da una grande azienda americana a recarsi negli Stati Uniti per riprodurre là la sua invenzione (notizia riportata il 14 giungo anche dal quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung"). Certo è che Miethe non è una figura storicamente accertata, se non per la sua presenza negli articoli di stampa successivi a quello di France-Soir: una fotografia presentata in un libro dell'inglese Tim Matthews[38] pretendeva di riprendere Miethe nel 1933, insieme ad altri giovani esperti tedeschi di missilistica, tra cui Werner von Braun. Nessun resoconto storico o biografico su von Braun fa riferimento ad alcun personaggio di nome Miethe. Matthews riferiva che la foto era stata fornita a Bill Rose da un tedesco che era stato uno degli ultimi piloti a lasciare l'aeroporto di Praga, dove Miethe stava sviluppando il velivolo discoidale insieme ad altri e da dove fuggì egli stesso nel maggio 1945. Bill Rose è un fotografo inglese appassionato di aeronautica ed autore di un libro dedicato a progetti di aerei circolari[39], con una sezione dedicata ai supposti progetti tedeschi della seconda guerra mondiale, perealtro senza fornire fonti. Nella seconda metà degli anni novanta pubblicò degli annunci su delle riviste aeronautiche per trovare testimonianze relative alle storie dei dischi nazisti. Venne così in contatto con quel tedesco, che gli riferì anche di essere a conoscenza del volo di test del disco di Miethe e dell'esistenza di uno o più film a 16 millimetri che avevano documentato l'esperimento. A Rose furono addirittura mostrati alcuni fotogrammi. L'intera storia, comunque, non era supportato da alcuna evidenza storica documentabile.

Le dichiarazioni di Miethe nacquero essenzialmente sulla stampa francese: dopo "France-Soir" apparvero anche sulla rivista "La Marche du Monde" e quindi su "C'est la Vie" del 7 agosto. Il 6 settembre il settimanale italiano "Il Tempo" presentò un articolo, praticamente ripreso da "La Marche du Monde" (e firmato dal medesimo giornalista, Jacques Alain), corredato da tre fotografie (scattate da un ufficiale della Kriegsmarine) presentate come la prova del test in volo del disco tedesco sopra il Baltico, che sarebbe avvenuto il 14 aprile 1944. Le foto, molto probabilmente, erano artefatte e di tutt'altra origine. Nulla di nuovo, comunque: una era stata già pubblicata da "La Marche du Monde" e la stessa, insieme ad una seconda, su "C'est la Vie". La stampa tedesca non rimase inerte davanti alla comparsa di questo nuovo filone e diede nuovamente spazio a Schriever, che probabilmente soffriva della presenza di un "concorrente" come il fantomatico Miethe e dell'idea di non essere più lui il "padre" dei dischi volanti.

Il 27 giugno 1952 il settimanale "Die 7 Tage" rispose subito alle notizie francesi riprendendo la storia di Schriever: questa volta i disegni del progetto gli erano stati rubati nel 1945, mentre si trovava rifugiato in Baviera con la famiglia. Inoltre, l'articolo sembra far suppore che l'uomo avesse già contattato le autorità militari americane dopo la diffusione, nel luglio 1947, delle prime notizie sui dischi volanti. Pochi mesi dopo il "Deutsche Illustrierte" pubblicò un articolo intitolato "I dischi volanti un'invenzione tedesca" nell'ottobre 1952 in cui la storia di Schriever veniva riproposta con altro materiale: due diagrammi del disco, una sua foto in tenuta da aviatore, una sua foto con la famiglia e una lettera autografa che affermava essere una dichiarazione di interesse per la sua invenzione da parte di una nazione straniera. L'uomo raccontò però alcuni particolari diversi ed altri nuovi rispetto a quanto originariamente pubblicato da "Der Spiegel" nel 1950. La sua idea era nata nel 1941 per risolvere il problema della disponibilità di piste di atterraggio, fornendo la possibilità di decolli ed atterraggi verticali. Il 15 luglio 1941 lo sviluppo del progetto avrebbe avuto inizio ed un modello funzionante del velivolo sarebbe stato fatto volare il 3 giugno 1942, mentre un prototipo sarebbe stato realizzato verso la fine della guerra a Praga e lui stesso l'avrebbe pilotato (mentre in precedenza aveva detto che solo i progetti erano stati completati). I suoi progetti sarebbero stati rubati il 14 maggio 1945 mentre si trovava con la sua famiglia in Baviera. Questo complesso di contraddizioni rispetto alla versione originale rende ovviamente ancora meno credibile l'intera storia.

Il 1 agosto 1952 il giornale bavarese "Suddeutsche Zeitung"[40] riportava la storia dell'ing. Schnittke e del suo elicottero antiaereo, già uscita sulla rivista tedesca "Die Strasse" dell'aprile di due anni prima. Si riferiva anche di un altro progetto, sviluppato da uno scienziato in Austria e relativo ad una macchina volante (la cui descrizione era piuttosto simile a quella di Schnittke, per cui una confusione non è da escludere) che era in grado di librarsi immobile nell'aria. Nel corpo centrale era installato un apparato radar, i serbatoi della benzina e le "leve di comando". Due superfici, una sopra l'altra, ruotavano vorticosamente attorno ad esso (fino a 22.000 giri al minuto), grazie a dei sistemi di razzi paralleli che sbucavano sulla tangente. Il velivolo, denominato "superficie volante" decollava obliquamente dal terreno.

Nel 1952 il giornalista italiano Luigi Romersa pubblicò sul settimanale "Tempo" una serie di articoli dedicati alle armi segrete tedesche della seconda guerra mondiale. Riprendendo l'argomento di attualità dei "dischi volanti" sviluppati dai tedeschi, Romersa dichiarò di essersi recato in Germania (pur senza presentare alcuna evidenza fotografica) e di avere intervistato Schriever[41]. Quest'ultimo gli confermò la sua storia e il volo di prova che effettuò con la sua invenzione. Le informazioni contenute nell'intervista (che Romersa ha ricordato in occasione di un'intervista per un documentario di Discovery Channel e nel suo ultimo libro di memorie, poco prima della sua morte[42]) sono però stranamente molto simili a quelle pubblicate dalla stampa tedesca nei mesi precedenti. A novembre di quello stesso anno, dopo le notizie di altri inventori contemporanei di dischi volanti (come il ventinovenne tedesco Wal­ter Schliesz­ke, la cui idea per un per un bizzarro disco dotato di eliche rotanti avrebbe dovuto farlo uscire dalla situazione di profonda indigenza in cui si trovava[43]), vari quotidiani[44] riportarono la notizia che l'allora trentacinquenne Schriever (quindi molto giovane all'epoca dei suoi progetti) aveva depositato domanda di brevetto per la sua invenzione di "trottola volante". Tre volte più veloce del suono, del diametro di 40 metri e con la capacità di atterrare e decollare in verticale, propulsa da motori a reazione o a pistoni, era il frutto di undici anni di lavoro: era però diventata molto più simile alla V-7 attribuita al suo "concorrente" Miethe che non alla sua originale descrizione del 1950.

Gli improbabili progetti di Schriever e Miethe sono stati "avvallati" anche dal contattista svizzero Eduard Billy Meier, secondo quanto gli fu riferito dal suo amico extraterrestre Ptaah, il quale comunque affermò che nessun disco tedesco volò mai[45]. Dopo l'11 gennaio 1953, quando il quotidiano canadese "Toronto Star" fece emergere le prime notizie del progetto AvroCar per lo sviluppo di un velivolo discoidale, alcuni articoli che riproposero le store dei dischi nazisti affermarono che Miethe lavorava in Canada proprio nell'ambito di tale progetto. Tutta la letteratura ufficiale e declassificata disponibile sul progetto Avrocar non fa però menzione della presenza del fantomatico tedesco.
Gabrjel
00venerdì 23 marzo 2012 08:09
LA VERA STORIA DEGLI UFO NAZISTI - PARTE 2

Nuove Comparse

Nel febbraio 1953 il quotidiano "Hamburger Morgenpost" pubblicò una importante serie di ben tredici articoli dedicati ai dischi volanti ed alle storie dei dischi nazisti, riprendendo e cristallizzando in maniera definitiva le dichiarazioni di Schriever degli anni precedenti. Uno di essi era intitolato "Abbiamo costruito i dischi volanti" ed era firmato da George Klein (che secondo il ricercatore tedesco Klaus-Peter Rothkugel era lo stesso Georg Sautier che aveva scritto un articolo sui dischi tedeschi sulla rivista "Kristall" nel 1950): in esso veniva affermato che la storia dei dischi volanti era nata nell'aprile 1941, allorchè Goering chiese ad un gruppo di progettisti riunito al ministero dell'aviazione di sviluppare aerei più veloci e con forme alternative. Il presunto volo di prova di un disco volante avvenuto a Praga il 14 febbraio 1945 veniva descritto nei particolari, citando la presenza del fantomatico Habermohl. Oltre la presenza di alcune ricostruzioni grafiche di sicuro impatto visivo, il quotidiano pubblicò anche la lettera di un tale Joachim Roehlike, che affermava di essere stato un pilota notturno durante la guerra e che, in tale posizione, tra il 1944 ed il 1945 fu informato dell'esistenza di "missili circolari", già disponibili in un numero da cinque a quindici.

Nella primavera del 1953 il quotidiano tedesco "Welt am Sonntag"[46] pubblicò l'intervista a George Klein (che nella successiva pubblicistica legata ai "dischi nazisti" assunse svariati ed improbabili titoli e qualifiche, tra cui quello di collaboratore del ministro degli armamenti Albert Speer). Egli avrebbe visto il volo di prova di un disco il 14 febbraio 1945: in tre minuti sarebbe salito fino a 12.400 metri. Il velivolo avrebbe avuto una velocità di 2.200 Km/h, resistendo al calore prodotto grazie alla costruzione con speciali leghe metalliche. Sarebbe stato "guidato da raggi" e stabilizzato in volo tramite l'uso di giroscopi. Klein riprendeva le notizie diffuse dalla stampa nei due anni precedenti e le faceva proprie, arricchendole ulteriormente. Secondo lui c'erano stati due distinti progetti: uno capeggiato da Miethe e orientato alla realizzazione di un disco di 42 metri di diametro, l'altro da Schriever (che morì proprio due settimane prima, secondo lo stesso Klein: non c'erano, quindi, più personaggi accertati che potessero confutare le sue affermazioni. In realtà Schriever morì il 16 gennaio 1953 a seguito di un incidente d'auto, anche se qualcuno, per mantenere viva la leggenda, ha messo in dubbio la sua morte) e da un certo Otto Habermohl (o Habennohl) per la costruzione di un un velivolo caratterizzato da un anello circolare e da una cabina sferica centrale. Lo sviluppo avveniva a Praga e poco prima dell'arrivo dei Russi progetti e materiali furono distrutti, mentre i tecnici fuggirono. Lo stesso Miethe, in modo molto romanzesco, sarebbe fuggito addirittura a bordo di un caccia-razzo Me-163: viste le caratteristiche e la limitata autonomia del velivolo questo particolare appare quantomeno improbabile. L'articolo (che venne ripreso anche da altri quotidiani stranieri[47]) era corredato da una fotografia in cui Klein mostrava all'intervistatore, il dottor Werner Keller, una grande rappresentazione, in pianta e di profilo, del disco.

Nel gennaio 1954 la stampa riportò una serie di notizie relative all'esistenza di dischi volanti sovietici, realizzati sulla base di progetti tedeschi e con il contributo di scienziati germanici. Il "Kas­se­ler Zei­tung" dell'11 gennaio 1954 affermava che i famosi dischi volanti osservati a partire dal 1947 erano russi, ma sviluppati grazie a studi tedeschi iniziati molti anni prima. Il giorno dopo il "Ba­di­schen Neu­e­sten Nach­rich­ten" riferiva che un ingegnere tedesco era tornato in germania dopo otto anni di lavoro in una base segreta siberiana. Là, insieme ad altri tecnici tedeschi, aveva collaborato ad un rivoluzionario velivolo denominato Cow 7 (i primi sei prototipi si erano rivelati un fallimento). Aveva avuto modo di osservare i decolli verticali di questi dischi, che in pochi secondi sparivano alla vista, grazie ad una velocità ascensionale di circa 1.000 Km/h. Erano dotati di dodici reattori, proprio come la famosa V-7 nazista (stessa numerazione, curiosamente). L'uomo aveva lavorato alla costruzione della cabina centrale, fatta di vetro al quarzo e rinforzata, al cui interno trovava sistemazione un equipaggio di quattro uomini. Tale cabina rimaneva immobile, mentre attorno ad essa ruotava vorticosamente l'anello su cui erano montati i reattori.

La rivista tedesca "Die 7 Tage" il 25 aprile 1954 pubblicò un articolo intitolato "I tedeschi hanno inventato i dischi volanti", comprendente due schizzi del disco di Miethe. Goering avrebbe ordinato fin dal 1941 la costruzione di velivoli discoidali: ci sarebbero stati due progetti, uno sviluppato da Schriever (di cui si accennava la "misteriosa" morte l'anno precedente) e l'altro da Miethe. Quest'ultimo progetto era originariamente destinato ad un velivolo da bombardamento, di 42 metri di diametro e dotato di turboreattori. Poi, tra il 1944 ed il 1945, fu prevista una cabina posta non al centro del disco, ma alla sua periferia, in modo da collocare al centro il "giroscopio stabilizzatore". Questa bizzarra configurazione fu addirittura ripresa da almeno un produttore francese di giocattoli, che realizzò un disco volante in latta (probabilmente intorno alla metà degli anni cinquanta) praticamente della stessa forma. La stella rossa presente sul disco probabilmente indicava una possibile origine russa, anche se la scritta "Terra-Marte" induceva a pensare ad un uso spaziale. Il disco di Miethe era dotato di dodici reattori, di cui sono i numeri 8 e 12 venivano usati durante il volo di crociera, mentre gli altri trovavano impiego durante le manovre. Il loro getto poteva anche essere orientato verso il basso per permettere lo stazionamento del velivolo.

Sembra che alla fine di luglio vi fosse una voce secondo cui il cargo svedese "Smoken" aveva preso a bordo tre fuggiaschi russi, mentre si era perso nella nebbia in territorio russo. Si trattava di tre ingegneri che erano scappati da una zona proibita, dove venivano costruiti degli oggetti volanti. Ogni giorno fino a 20 velivoli a forma di disco venivano lanciati verticalmente, per poi atterrare parecchie ore dopo sulla tundra, simili a dei dischi fiammeggianti. Gli ingegneri affermavano che i velivoli potevano trasportare "300-800 persone" ad una velocità media di 7.000 Km/h. Dei tecnici tedeschi erano coinvolti nel loro sviluppo.

Georg Klein riapparve nel 1954, durante la gigantesca ondata europea di avvistamenti UFO. Numerosi quotidiani[48], inclusi molti italiani[49], riportarono la notizia, proveniente da un articolo pubblicato dal "Tages Anzeiger" (Zurigo) del 18 settembre 1954. In esso veniva presentata una lunga intervista a Klein (il quale si sarebbe recato direttamente alla redazione del giornale, ancora una volta con una riproduzione in grande formato del disco di cui parlava), ricca di dettagli tecnici sulle caratteristiche del disco, riproponendo praticamente la stessa storia dell'anno prima e citando in modo distorto Belluzzo ("Bellouzo", errore che fu perpetuato dalla maggior parte delle fonti successive come "Bellonzo"), il cui ruolo veniva ridotto a quello di collaboratore di Schriever. Esistevano due tipi di dischi: uno di 16 metri di diametro e 5 reattori, l'altro di 42 metri di diametro e con 12 reattori (quest'ultimi dati sembrano essere ripresi dalle precedenti storie relative al ritrovamento di un disco volante, indicato come "russo", che sarebbe avvenuto nel 1952 alle isole Spitzbergen. Klein però affermava che si trattava di un prototipo tedesco là precipitato). L'uomo affermava di trovarsi in Svizzera per presentare un modello di disco volante in scala ridotta ed azionato da energia elettrica: voleva raccogliere i fondi necessari per realizzare un prototipo capace di ospitare due o tre persone.



Quasi un mese dopo, lo stesso giornale nell'edizione del 16 ottobre pubblicò un lungo articolo firmato "Georg Klein", che riassumeva le sue precedenti dichiarazioni, citando anche il progetto canadese AVRO e presentando un paio di schizzi del "disco Miethe", peraltro già pubblicati da "Die 7 Tage" nell'aprile precedente. Klein ribadiva lo sviluppo di dischi di 42 metri di diametro, a partire dal 1941-1942, i cui primi esemplari erano radiocomandati da un operatore che ne seguiva il volo, via radar, da una torre di controllo. Esaltava la superiorità della forma a disco nella costruzione di velivoli ad alte prestazioni, dilungandosi nei dettagli tecnici del disco, la cui paternità era sempre attribuita a Miethe. Ancora una volta la leggenda del disco precipitato e trovato alle isole Spitzbergen veniva messa in relazione con la caduta, molti anni prima, di un prototipo tedesco. Questa tendenza ad impossessarsi di altre notizie, integrandole nel contesto dei propri racconti in modo da acquisirne più credibilità, fu comune a buona parte degli inventori di dischi degli anni cinquanta, tendenza che, comunque, è sempre stata propria di chi ha proposto improbabili storie che dovevano essere accettate (a partire dai contattisti ufologici fino ad inventori più o meno credibili). Klein, in particolare, costruì una propria struttura di riferimento prendendo quanto era stato già pubblicato dalla stampa negli anni precedenti ed organizzando quelle storie in modo da limitare le loro incongruenze originali. Ognuno dei quattro personaggi coinvolti acquisiva un proprio progetto autonomo e piuttosto distinto dagli altri. La leggenda che Klein fu in grado di riprendere e perpetuare si fondava su un elemento fondamentale: nessuno dei personaggi coinvolti poteva intervenire per confutarla o togliere spazio a Klein stesso: Belluzzo e Schriever erano morti, mentre Miethe e Habermohl probabilmente non esistevano affatto!

La rappresentazione dei dischi tedeschi con improbabili motori a reazione collocati in vario modo alla loro periferia deriva probabilmente da varie situazioni. I motori a reazione erano la soluzione propulsiva più avanzata del momento ed erano associate direttamente alle meraviglie tecnologiche delle armi segrete tedesche, logico quindi che venissero usati anche in relazione a questa nuova, ulteriore, meraviglia. La forma discoidale del velivolo ed il movimento rotatorio ad esso associato determinavano la disposizione dei motori in modo da imprimere tale movimento. Ma gli "inventori" dei dischi non proposero nulla di nuovo. L'immagine del disco propulso da motori a reazione era già stata ampiamente diffusa da stampa e fumetti (e, in modo un po' diverso, anche dal primo film con una trama imperniata sui dischi volanti, "The Flying Saucer", uscito negli Stati Uniti nei primi giorni del gennaio 1950). Addirittura, la controcopertina del numero di novembre 1947 della rivista americana "Fantastic Adventures" pubblicava (nell'ambito di una trattazione che indicava nei dischi volanti il ritorno degli antichi dei - extraterrestri - dell'Egitto e di altre civiltà scomparse) due schizzi di un disco volante dotato di una cabina centrale trasparente. Il velivolo era dotato di 12 motori a reazione (in quattro gruppi a tre), proprio come nella fantomatica "V-7".

Le dichiarazioni di Klein, come ha fatto notare lo studioso francese Joseph Altairac[50] inducevano a pensare ad un vero e proprio programma di sviluppo in grande stile e dotato di ampi mezzi, sia finanziari che umani. Le affermazioni della maggior parte degli altri inventori di dischi, al contrario, sembravano essere legate ad attività quasi artigianali e legate ad un singolo personaggio e all'aiuto di pochi collaboratori (quasi una riedizione della popolare figura del geniale inventore, in questo caso ancora più geniale perchè ammantato dalla tenebrosa e malvagia scienza nazista). Ma un programma di tali dimensioni e finalità avrebbe dovuto generare, nonostante la segretezza, una qualsiasi minima traccia e documentazione storica: nulla è stato fin'ora trovato in merito. L'argomento è sempre stato di forte fascinazione ed impatto emotivo, capace di suscitare la curiosità, se non l'interesse, di molte persone. Questo è uno dei motivi per cui storie inventate e falsi opportunistici hanno probabilmente costellato quella che può essere definita come la "leggenda degli UFO nazisti" fin dalla sua nascita, ma ancora di più a partire dai filoni chiaramente fantascientifici nati nei primi anni ottanta (che hanno dato origine ad una ricca produzione di documentari, libri e pubblicazioni varie infarcite di astronavi naziste lanciate verso Marte e, addirittura, la stella Aldebaran, super armi e fantastiche tecnologie, antigravità, energie misteriose ed addirittura viaggi nel tempo). Uno scherzo, per esempio, fu pubblicato il 1 aprile 1972 (!) sulla rivista aziendale "Vereinigten Flugtechnischen Werker-Fokker GmbH": un disco volante, di cui venivano presentate tre foto, era stato inventato dalla società aeronautica Fokker! In realtà si trattatava di un modellino creato alla belle e meglio e la cui immagine fu ripresa negli anni novanta anche da alcune pubblicazioni americane[51].

Le storie degli "inventori" vennero acquisite per veritiere o quantomeno possibili anche da parte di alcuni "studiosi" ed "esperti", contribuendo a fornire alle storie stesse un sostegno di attendibilità che di certo non meritavano. Per esempio, la rivista "Tempo" del 23 settembre 1954 pubblicò un lungo articolo dell'esperto missilistico tedesco Hermann Oberth, che (nell'ambito di una sua teoria per la quale i dischi volanti erano veicoli extraterrestri) dava per certa l'esistenza della V-7[52], citando alcune delle caratteristiche che erano state divulgate dalla stampa negli anni precedenti.

Nel numero di ottobre 1954 della rivista italiana "Orizzonti" si riferì di un fascicoletto che sarebbe stato pubblicato di lì a poco a Berlino e dedicato ai dischi volanti come il risultato di uno dei progetti di armi segrete tedesche. L'articolo metteva insieme, in modo piuttosto confuso, alcune notizie relative agli inventori che erano apparsi sulla scena negli anni precedenti e riprendendo le notizie pubblicate dalla già citata rivista tedesca "Die 7 Tage" del 25 aprile. Per esempio, Rudolf Schriever veniva definito "notissimo asso e collaudatore" che sarebbe morto durante il collaudo del primo disco volante, nel 1941. Quattro anni dopo il prototipo definitivo era pronto, dotato di dodici motori collocati lungo la circonferenza e di una cabina centrale trasparente. Durante un volo di prova il disco telecomandato non rientrò alla base. Alcuni mesi dopo (secondo altre fonti, "dopo la guerra") una pattuglia inglese avrebbe ritrovato alle isole Spitzbergen i rottami di un velivolo non convenzionale: si trattava del disco tedesco lì precipitato.

Il 31 ottobre 1954 il "Wiener Echo" riferì la storia di un certo dottor Ronald Richter. Originario della Boemia e definito un personaggio bizzarro per le sue idee per produrre energia atomica con uranio per mezzo di un "metodo termico", sarebbe riuscito ad ingraziarsi Hitler in merito alle sue idee per nuovi velivoli legati a "elettricità e magnetismo", tanto da essere messo a capo di un gruppo di lavoro (ovviamente) a Peenemünde. Alla fine della guerra, Richter prese con sè tutti i documenti del progetto e fuggì in Argentina, dove divenne un protetto di Evita Peron. Sull'isola Huemul sarebbe stata costruito per lui un grande centro di sviluppo, in quanto il fine ultimo di Peron era quello di acquisire un'arma rivoluzionaria con cui fare diventare l'Argentina una grande potenza. La stessa fonte riferiva che numerosi quotidiani francesi avevano riferito le dichiarazioni di un tale Georges Grondeau, secondo cui Hitler si era rifugiato al polo sud e da lì faceva partire i dischi volanti, il cui sistema di propulsione era legato al campo magnetico terrestre.

Il settimanale italiano "Realtà Romanzesca" il 2 dicembre 1954 pubblicò un articolo riccamente illustrato dal noto disegnatore Curt Caesar, in cui si parlava di "dischi volanti" e, in particolare" di V-7 (indicate nell'articolo anche con il curioso nome di "ROSCH", cioè Rotierende Scheibe). Venivano ripresi i dati pubblicati in passato in relazione alla storia di Miethe. Il 17 aprile 1944 il disco aveva volato a velocità supersonica a quasi 21.000 metri di altezza ed aveva un'autonomia di circa 31.000 chilometri (e poteva essere radiocomandato fino a 15.000 chilometri di distanza). Aveva dodici turbine disposte attorno ad un corpo sferico centrale, che rimaneva immobile. Al suo interno c'era la cabina per i tre piloti e l'alloggiamento per radio e radar. Visti i getti incandescenti che fuoriuscivano dalle turbine il suo aspetto in volo era quello di un "globo luminoso".


La Fase finale dell'Origine dei Dischi Nazisti

Nel 1956 un ex-ufficiale del Genio dell'esercito tedesco, Rudolf Lusar, pubblicò un libro dedicato alle armi segrete tedesche della seconda guerra mondiale. [40] Sebbene contenente dati ed affermazioni discutibili in un'ottica di celebrazione patriottica, il libro diventò il lavoro di riferimento del settore e dedicò un paio di pagine anche ai "dischi volanti tedeschi", presentandoli come velivoli realmente progettati e sviluppati. In realtà Lusar non fece nient'altro che basarsi sulle fonti giornalistiche degli anni precedenti, peraltro senza citarle. In ogni caso la presenza di tali storie su un testo ritenuto "serio" fu subito sfruttata dai sostenitori dei dischi nazisti quale una sorta di riconoscimento ufficiale, perpetuando dicerie ed inesattezze (per esempio, la storpiatura di "Belluzzo" in "Bellonzo"). La stampa riprese i contenuti del libro di Lusar[53] e del suo appoggio alle tesi degli inventori tedeschi, riesumando anche le storie di Klein e di Miethe apparse qualche anno prima.[54] Lusar, seconco altri fonti, durante la guerra era impiegato all'ufficio brevetti tedesco, ma sembra che non sia stato possibile capire la sua attività durante quel periodo (negli anni sessanta risultò iscritto per un certo periodo all'ordine tedesco degli ingegneri). Nel 1970 un altro libro di storia militare[55] riprese acriticamente le stesse storie, contribuendo alla perpetuazione della leggenda e fornendo un apparente connotato di attendibilità. Nel marzo del 1957 durante un'audizione parlamentare del direttore del NACA, Hugh L. Dryden, il deputato democratico del Texas Albert Thomas chiese a Dryden se era vero, come affermato nel libro di Lusar, che i tedeschi avevano sviluppato un disco volante nel 1945, capace di volare a 1.250 miglia all'ora alla quota di 40.000 piedi[56]. Dryden affermò che si trattava semplicemente di una trovata pubblicitaria per promozionare il libro. Molti articoli riferirono che la medesima considerazione era stata espressa anche dal famoso aviatore ed eroe di guerra James H. Doolittle[57].

Il tedesco Andrea Epp fu un figura piuttosto importante nelle leggende dei dischi nazisti. Il 24 aprile 1958 depositò il brevetto per un progetto di disco volante, culmine dei suoi studi durati 16 anni e nelle settimane successive moltissimi organi di informazione europei parlarono di questo "disco terrestre": da allora cominciò ad apparire ripetutamente, nei successivi trent'anni, su numerosi quotidiani e riviste, stampa italiana inclusa. Più avanti Epp riprese anch'egli storie e personaggi degli anni precedenti, fondendo il tutto con un proprio ruolo attivo e modificando profondamente le sue dichiarazioni iniziali, rendendo il tutto poco credibile. Ulteriori dubbi derivano dal fatto che sia le dichiarazioni attribuite a Epp che le informazioni su di lui offerte da varie fonti sono spesso confuse e tra loro contraddittorie. Alcune pubblicazioni[58] dedicate a lui e, più in generale, ai "dischi nazisti", indicano proprio in Epp il progettista di tutti i dischi che sarebbero poi stati sviluppati dagli altri personaggi della saga dei dischi nazisti (Schriever, Belluzzo, Habermohl e Miethe), proseguendo nel solco delle affermazioni fantasiose e prive di qualsiasi supporto storico.

Il suo progetto originario sarebbe stato alla base degli altri e più famosi progetti di dischi tedeschi: nel 1940 avrebbe realizzato il suo primo disco di 60 centimetri di diametro, caratterizzato da un anello di rotori e da una cabina centrale. Il progetto sarebbe stato dato in un primo momento al generale Udet, e sarebbe poi passato al generale Dornberger a Peenemünde, il quale, dopo un'attenta valutazione, lo avrebbe raccomandato. Uno speciale impianto di costruzione sarebbe stato realizzato a Praga, dove sarebbe stato allocato un gruppo di specialisti diretti da Schriever e Habermohl. All'inizio l'intero programma fu gestito dalla Luftwaffe, poi dal ministro degli armamenti Speer attraverso il capo ingegnere Klein. Nel 1944, insieme ad altir progetti di armi discoidali, fu acquisito dalle SS sotto la direzione del generale Klammer. Schriever modificò la lunghezza delle pale rispetto ai disegni originali del disco e questo determinò un'instabilità che non era ancora stata risolta quando arrivarono i Russi. Al contrario, Habermohl seguì le specifiche originali e riuscì ad effettuare due o tre voli di successo. Un secondo team sarebbe stato capeggiato (ovviamente ...) da Miethe e "Bellonzo" in un'installazione a Dresda o Breslau, per poi convergere, secondo il frequentemente contradditorio racconto di Epp, a Praga. Quando arrivarono i russi tutti i prototipi e la documentazione fu distrutta: una parte dei tecnici scappò (di "Bellonzo" non si sarebbe avuta più traccia, mentre Miethe sarebbe addirittura scappato da Breslau a bordo di un caccia razzo Me-163, una palese assurdità), mentre altri, tra cui Habermohl, passò con i russi[59].

In un suo opuscolo Epp dichiarò di avere scattato due fotografie ad un disco il volo il 14 febbraio 1945 la stessa data che ricorre nelle storie precedenti), mentre in un'intervista contenuta nel documentario "UFO secrets of the the Third Reich" disse di averle scattate nell'autunno del 1944, mentre in una lettera del 1991 inviata all'autore Henry Stevens, le retrodatò all'agosto di quell'anno. Le foto, in ogni caso, ritraggono semplicemente una sagoma scura in lontananza, estremamente simile alle tante fotografie di dischi volanti "scuri" diurni che sono stati realizzati incollando una sagoma nera su un vetro. Epp presentò anche una lettera /dichiarazione del pilota Otto Lange, datata 10 luglio 1965, in cui l'uomo affermava che i dischi volanti erano stati realizzati sulla base dei disegni di Epp, a cui doveva essere riconosciuto tutto il merito. Lange stesso avrebbe guidato per circa 500 chilometri un disco. Secondo il ricercatore tedesco Rothkugel la calligrafia dello scritto è però proprio quella di Epp e la lettera un maldestro tentativo di fornire un supporto alle sue dichiarazioni.

Stando a quanto riportato da "Il Giornale d'Italia" del 25 agosto 1965 (e da altre fonti), nel 1939 avrebbe realizzato il primo prototipo, di dodici metri di diametro e dieci tonnellate di peso, capace di volare a duemila chilometri all'ora con due piloti di equipaggio. Le dichiarazioni del tedesco erano però un crogiuolo di errori e di imprecisioni: per esempio Schriever era dato ancora per vivo e tornato da poco dalla Russia, mentre Bellonzo (alias Belluzzo) era andato a lavorare negli Stati Uniti. Epp dichiarò che nel 1944 aveva sviluppato un altro disco, chiamato Omega, ben più grande: venti metri di diametro, otto motori, trenta tonellate di peso, otto uomini di equipaggio e 3.800 chilometri all'ora di velocità. Un modello in scala 1:10 di questo disco fu mostrato da Epp a partire dal 1958[60] : dotato di otto eliche intubate nel corpo del velivolo, possedeva anche due turbogetti che ruotavano alle estremità di un rotore fissato all'asse del disco, permettendo velocità fino a 5.000 KM/h. Secondo un articolo che la rivista aeronatuica "Alata" gli dedicò nel numero del maggio 1959, l'inventore tedesco avrebbe sperimentato il modello tra il gennaio ed il maggio del 1958, facendolo addirittura volare nell'estate di quell'anno.



Epp nel 1965 si recò in Italia, proveniente da un analogo giro in Francia (ma era già stato in entrambi i paesi nel 1959 sempre per trovare dei finanziatori o compratori dei propri progetti: chiedeva tre milioni di lire dell'epoca per la realizzazione di un disco a due posti[61]) per presentare la sua invenzione, incontrando sia giornalisti che appassionati di dischi volanti[62] e dimostrando un gran bisogno di vendere la sua realizzazione. Quattro anni dopo si trovava di passaggio a Bergamo e venne intervistato da un giornalista locale[63]: questa volta, in piena febbre da conquista della Luna, Epp presentava il suo disco come un veicolo per il viaggio verso il satellite, allunaggio compreso, dichiarando che il disco di dodici metri di diametro era in fase di costruzione in una località segreta della Germania, ad opera di un consorzio europeo. Nell'autunno del 1973 era ancora in Italia, a Chiavari e raccontò nuovamente la sua storia ad un giornalista ligure[64] (grazie anche all'attualità dell'ondata di avvistamento UFO di quel periodo): il suo progetto veniva retrodatato al 1936 ed il primo prototipo al 1941, con la successiva costruzione di quindici velivoli. Epp ebbe un momento di notorietà già nell'estate 1953, quando addirittura alcuni quotidiani americani[65] (oltre a giornali e riviste di altri paesi) riportarono la sua foto e quella di un suo modello di aereo a reazione a pianta triangolare. L'uomo veniva presentato come un inventore che, dopo dieci anni di lavoro, aveva realizzato il modello di un aereo che avrebbe potuto volare alla fantastica velocità di 1.200 miglia all'ora. Secondo alcune fonti Epp raccolse dei fondi che gli permisero poi di costruire il modello di disco nel 1958, evoluzione di altri due progetti del 1946 e del 1954. Sorge però un interrogativo: perchè Epp, se aveva realmente per le mani progetti e notizie su un velivolo circolare, non sfruttò il momento del 1953 o addirittura prima, quando erano apparse le storie di Belluzzo, Schriever, Miethe e di altri, per farsi avanti? Forte di quanto raccontò solo a partire dal 1958, e di due foto che a suo dire mostravano un disco tedesco in volo, avrebbe potuto facilmente acquisire una notorietà superiore a quella degli altri "inventori" suoi diretti concorrenti. I racconti rilasciati da Epp nel corso del tempo sono tra loro contradditori ed assomigliano ad un tentativo, spesso maldestro (come i suoi progetti aeronautici, per i quali era costantemente alla ricerca di soldi), di acquisire una conferma storica sfruttando malamente personaggi ed informazioni apparsi sulla scena mediatica ben prima di lui.

Il quotidiano "Kasseler Zeitung" del 7 giugno 1957 presentò un nuovo personaggio: si trattava dell'ingegnere austriaco H. Fister, che stava pubblicando una serie di articoli sul quotidiano viennese "Der Soldat". Secondo Fister i dischi volanti erano un'invenzione tedesca degli ultimi tempi della guerra. Lui, nel 1943, aveva iniziato lo sviluppo due nuovi razzi antiaerei (Akat 1 e Akat 2), ma presto le sue idee lo portarono a concepire un velivolo a formda di disco. Dotato di una parte centrale stazionaria e di una parte rotante che emetteva gas combusti luminosi ad altissima temperatura, sarebbe stato in grado di abbattere qualsiasi aereo, tagliandolo letteralmente a pezzi. Lo propose a Berlino al ministero dell'aviazione, ma la sua idea fu pronta in tre mesi. In effetti all'inizio del febbraio 1945 sarebbe stato possibile passare alla realizzazione di un prototipo di 7,1 metri di diamentro, 0,95 di altezza, capace di 3.000 km/h ad una quota massima di 30.000 metri. Ma era troppo tardi: la guerra finì e gli Alleati si impossessarono degli sforzi tedeschi. Fister lasciava intendere che la campagna condotta negli Stati Uniti a favore della provenienza extraterrestre dei dischi fosse in realtà usata dal governo americano per nascondere l'esistenza di queste tecnologie avanzate. Sempre nel 1957, la rivista tedesca "ZB"[66] pubblicò sul suo numero 25 una appariscente copertina a colori in cui alcuni soldati tedeschi della seconda guerra mondiale stavano osservando un disco volante, con insegne tedesche, a bassa quota. L'articolo all'interno riprendeva le classiche storie degli inventori già apparse sulla stampa negli anni precedenti.

Un altro "inventore" fece la sua comparsa in Germania intorno al 1964. Nel numero del 20 agosto 1966 del settimanale tedesco "Das Neue Zeitalter"[67] un laureato in economia (secondo l'autore, di dubbia affidabilità, Michael X Barton[68] era un radiotecnico che durante la guerra era stato coinvolto in "affari di stato segreti") di nome Hermann Klaas riferì di avere inventato e costruito nel 1941 un piccolo disco volante, di 2,40 metri di diametro, propulso da un motore elettrico (un'altra fonte fa risalire il primo modello al 1939, mosso da un propulsore a benzina prima e a reazione poi). Secondo Klaas i dischi volanti, a quell'epoca, venivano costruiti sia dai Russi che dagli Americani. Riallacciandosi alle ormai consolidate "storie" del trio "Bellonzo"-Schriever-Miethe presentandole come vere (ma fondendo tra di loro in modo confuso notizie e circostanze), venivano presentati tre disegni che venivano proposti come le illustrazioni di quei progetti, basati sull'uso di motori a reazione orientabili. Il primo era attribuito all'ultimo prototipo di Schriever e Habermohl, sviluppato tra il 1943 ed il 1945. Il secondo era il primo modello del 1941-42, mentre il terzo rappresentava il primo tipo definitivo. I primi due mostravano tre sfere nella parte sottostante (richiamando in questo la popolare iconografia dei dischi volanti di George Adamski) ed addirittura un tubo che fuorisciva dal un lato del corpo del disco, chiamato da alcune fonti "Walter tube", con funzioni di propulsione e "stabilizzazione". Sembravano, comunque, una rielaborazione diretta del disegno presente nel libro di Lusar del 1956. Il terzo aveva una struttura più complessa con una torretta dotata di oblò, zampe di atterraggio ed una cupola inferiore: nel complesso assomigliava molto a parecchie delle illustrazioni di dischi volanti circolate a partire soprattutto dal 1950.

Lo stesso giornalista tedesco, due anni prima aveva pubblicato sempre sulla "Das Neue Zeitalter" (10 ottobre 1964) un articolo in cui si riferiva che i dischi volanti erano stati progettati durante la guerra dagli ormai scienziati (!) Bellonzo, Schriever, Miethe e Habermohl ed assemblati in misteriose basi segrete naziste localizzate in Sud America e in Sud Africa.

Dopo gli anni cinquanta la comparsa di inventori tedeschi (i cui principali erano ormai entrati a far parte della leggenda degli "UFO nazisti") divenne sempre più rara: solo Andreas Epp, come si è visto, conitnuò a comparire regolarmente sulla scena, fino alla sua morte avvenuta nel 1997. Verso la fine degli anni settanta, lo scrittore francese Philippe Aziz (le cui fonti sono state ritenute da molti ricercatori poco o per nulla affidabili) menzionò in un suo libro[69], senza alcun riferimento bibliografico, una strana storia. Verso la fine della guerra Himmler fece stampare e lanciare sopra le demoralizzate linee tedesche una grande quantità di volantini in cui si riferiva della visione di un "pastore svedese", in cui comparivano deei grandi velivoli rotondi, senza equipaggio, che lanciavano fuoco contro le città nemiche ed emettevano attorno a sè un "raggio della morte". Il 2 maggio 1980 la "Neue Presse" di Augsburg presentò le dichiarazioni del settantaseienne Heinrich Fleißner, secondo cui era stao il consulente tecnico per lo sviluppo di un velivolo discoidale capace di volare a 3.000 Km/h nell'atmosfera ed a 10.000 km/h al di fuori di essa. Il disco sarebbe stato sviluppato a Peenemünde, ma i suoi componenti venivano assemblati in diverse località sotto il più stretto segreto. Il 24 aprile 1945 una squadriglia di quattro dischi, ognuno dei quali aveva due piloti, sarebbe decollata da un aeroporto di Berlino per una destinazione sconosciuta. I dischi avevano dei serbatoi rotondi, separati, di idrogeno ed ossigeno. Erano dotati di jets che facevano ruotare, "silenziosamente", la parte esterna, mentre i piloti eranno alloggiati in una cupola centrale trasparente e fissa. Il loro diametro era di 10 metri ed avevano delle zampe d'atterraggio per potere atterrare ovunque, anche sull'acqua, grazie a dei cuscini gonfiabili collocati all'estremità delle zampe stesse. Alla fine della guerra i disegni furono distrutti dai tedeschi e solo alcuni disegni di poca utilità caddero nelle mani dei Russi. Secondo Fleißner i dischi volanti erano i discedenti di quegli apparecchi, per il quale lui stesso presentò una domanda di brevetto nel 1955.



L'Eredità: Romanzi, Fumetti e Cinema

L'idea di fondo che i Nazisti possedessero tecnologie molto più avanzate del resto del mondo, quasi con connotati "magici" o comunque rivoluzionari, è stata ripresa ed ampliata da un gran numero di romanzi, fumetti e film. Tra queste tecnologie, quella dei dischi volanti ne rappresenta solo una relativamente piccola, ma significativa percentuale, mentre altre. come quella degli esperimenti medici e genetici (che sono alla base del sotto-genere filmico dei cosiddetti "Nazi zombies") è particolarmente ricca. I romanzi sono numerosi ed alcuni sono stati scritti da autori molto famosi, nettamente inferiori le pellicole realizzate, come Død snø (2009, zombies), Outpost (2008, basato sulle recenti leggende originate dal polacco Igor Witkowski in merito alla fantomatica "The Bell", un misterioso dispositivo costruito per misteriosi propositi, inclusi i viaggi nel tempo), S.S. Doomtrooper (2006, gli scienziati Nazi sviluppano un super-soldato, una specie di "incredibile Hilk"), Dead at the Box Office (2005, un film contenente un esperimento nazista di controllo mentale trasforma gli spettaori in zombies), Urda (2003, un "anime", dove un viaggiatore del tempo del 2112 torna nel 1943 con la sua capsula temporale e viene catturato dai nazisti, che vogliono usarla per vincere la guerra), River of Death (1989, un dottore nazista scappato in Amazzonia porta avanti terribili esperimenti genetici), Hell Hunters (1986, uno scienziato nazista in una base segreta del Sud America sviluppa un siero per trasformare gli uomini in zombie nazisti), Le Lac des Morts Vivant (1981, zombies), L'Abîme des morts vivants (1981, zombies), Shock Waves (1977, zombies), Frozen Dead (1966, uno scienziato tiene in vita le teste di criminali nazisti per innestarle su dei nuovi corpi), The Flesh Eaters (1964, uno scienziato nazista su un'isola tropicale sviluppa degli organismi per mangiare letteralmente gli uomini), The Yesterday Machine (1963, uno scienziato nazista inventa una macchina del tempo per tornare nella seconda guerra mondiale ed alterare il corso degli eventi), She Demons (1958, in una base segreta nazista su un'isola deserta, uno scienziato conduce esperimenti genetici su donne), Counterblast (1948, uno scienziato nazi vuole sviluppare un'arma batteriologica contro gli Alleati vincitori), Women in the night (1948, alla fine della guerra un gruppo di nazisti sono a Shangai a difendere il segreto del generatore a raggi cosmici, mille volte più potente della bomba atomica, che servirà per conquistare il mondo), Rendezvous 24 (1946, un gruppo di scienziati nazisti in una base sottorranea segreta tedesca sta sviluppando un sistema per lanciare bombe atomiche a distanza)

L'idea dello scienziato-pazzo nazista o, più in generale, della scienza maledetta nazista è ala base di un gran numero di produzioni che hanno cominciato a diffondersi dai primissimi anni del secondo dopoguerra, diffondendola sempre di più e costituendo una base di riferimento più o meno indiretta per le storie degli inventori di dischi tedeschi. Questi ultimi, a loro volta, hanno ispirato altre produzioni letterarie e filmiche (esempio: il progetto Iron Sky), creando uno scambio che continua tutt'oggi tra finzione e storie presentate come autentiche. L'idea dello scienziato pazzo e l'ispirazione per una grande quantità di romanzi che fanno riferimento ad una qualche mirabolante tecnologia nazista deriva dalla mitologia creatasi a partire dalla fine del 1944 sui progressi tedeschi nel campo degli armamenti e, più in generale, della ricerca scientifica. Tale mitologia, probabilmente fondata e sviluppata sulla fascinazione del male nazista, deriva dalla combinazione di un substrato di fatti storicamente accertati (che ha costituito una base di riferimento comunemente accettata ed in grado di rendere possibile tanto altro) e di molte fantasie, create e divulgate nel corso del tempo per vari motivi.

Nel 1947 il noto scrittore di fantascienza Robert A. Heinlein pubblicò "Rocketship Galileo": una spedizione americana sulla Luna trova una base nazista! Uno dei primi romanzi (un thriller di spionaggio) fu pubblicato in Francia nel 1952[70] ed aveva come protagonista un ingegnere tedesco che aveva lavorato sul motore di un disco volante nazista. I russi catturano un disco e ne costruiscono altri esemplari. Nel 1954 il francese Michel Lecler (alias Michel Lebrun) pubblicò Plutonium 239[71], in cui un disco volante alimentato da una pila atomica tascabile veniva costruito da alcuni scienziati nazisti, capeggiati da Adolf Hitler in persona, fuggiti in una base segreta in Svezia. Le caratteristiche del disco di fantasia furono dall'autore prese direttamente dalle dichiarazioni del 1952-1954 di Miethe e Klein, tanto che presentò una postfazione in cui affermava che i dischi volanti potevano essere di origine terrestre e, in particolare, provenienti da tecnologia nazista, oltre che riportare come credibile la storia che Hitler fosse ancora vivo. Nel 1958 fu pubblicato un interessante romanzo[72] che, per certi versi, sembra anticipare alcune delle tesi proposte negli anni successivi da Renato Vesco. Russi ed Americani avevano lanciato i loro satelliti artificiali nel 1953, i Russi erano già sbarcati sulla Luna e nel 1956 era cominciata la corsa per Marte! I risultati dei Russi derivano dal largo impiego di ex-scienziati nazisti, che hanno sviluppato una fantastica astronave ovoidale propulsa da "energia gravitazionale".

A partire dal 1971, l'occultista neonazista Wilhelm Landig (1909-1997), un austriaco che aveva prestato servizio nelle SS, scrisse una trilogia di fantasia, "Götzen gegen Thule", "Rebellen für Thule" e "Wolfszeit um Thule", in cui venivano riprese e sviluppate le tematiche relative a armi segrete mirabolanti, dischi volanti nazisti e basi segrete sotto le calotte polari. Alcuni di coloro che cercano di perpetuare la moltitudine di improbabili e spesso sconclusionate storie legate agli UFO nazisti hanno indicato nei romanzi di Landig una fonte documentale e reale, mascherata sotto forma di romanzo.
Anche la leggenda, di origine polacca, della cosidetta "campana" ("Die Glocke" o "The Bell") ha ispirato almeno tre romanzi tradotti in più lingue: "Black Order" (James Rollins, 2005), "Swastika" (Michael Slade, 2005) e "Black Sun" (James Twining, 2006).



Note e Fonti

↑ Da allora Romersa è stato citato in numerosi libri come testimone diretto dell'esistenza di una bomba atomica tedesca. Sia quest'ultima che quella descritta dal giornalista non trovano comunque alcun fondamento storico diretto. Stranamente, negli articoli di Romersa pubblicati su "Il Corriere della Sera" tra il 1944 ed il 1945 al suo ritorno dalla Germania non c'è assolutamente traccia di tale evento.
↑ Ducrocq, Albert (1947), Les armes secrètes allemandes. Paris: Berger-Levrault
↑ Szabò, Ladislas (1947). Hitler esta vivo. Buenos Aires: Editorial El Tabano
↑ Hauser, Heinrich (1946). Agarthi. In Amazing Stories 20(3)
↑ Caasy, Darius (1948). La distruzione del mondo? Hitler prepara .... Roma: Edizioni Rores
↑ "Il globo di fuoco satanico" in La Domenica del Corriere, 2 maggio 1948; "Il capitano Nemo minaccia New York" in La Domenica del Corriere, 9 maggio 1948; "Gli uomini delle tenebre al lavoro" in La Domenica del Corriere, 16 maggio 1948; "L'anticristo precede il Messia" in La Domenica del Corriere, 23 maggio 1948
↑ McKale, Donald (1981). Hitler: The Survival Myth. Stein and Day
↑ Giornale dell'Emilia 24 settembre 1946; Corriere Lombardo 24 settembre 1946
↑ Durante l'ondata del 1947, in alcuni documenti dei militari americani si parla di voci secondo cui i russi avevano già allestito una flotta di bombardieri intercontinentali a reazione, basati sul progetto Ho XVIII dei fratelli Horten.
↑ E' molto probabile che una gran parte di tali voci fossero fatte circolare dai servizi di informazione dei paesi occidentali per alimentare la paura della potenza militare sovietica e quindi giustificare nuovi progetti. Per esempio, nel 1948 i servizi di informazione americani ricevettero la notizia che i russi avevano allestito una flotta di 1.800 bombardieri a reazione, basati sullo sviluppo del progetto tedesco Ho VIII.
↑ The Sun (Baltimore) 8 luglio 1947
↑ The Evening Sun 10 luglio 1947; London Ontario Free Press 19 aprile 1947
↑ Halifax Herald 9 luglio 1947
↑ Kenn, Thomas (1999). Maury Island UFO: The Crisman Conspiracy, p. 53. Lilburn: IllumiNet Press
↑ Zunneck, Karl-Heinz (2001). Geheim-Technologien 2. Schleusingen: Amun Verlag
↑ Orizzonti ottobre 1954
↑ L'idea che i dischi potessero essere astronavi, in particolare di origine marziana, era comunque già presente, seppure in modo relativamente marginale, sulla stampa americana che se ne occupò durante l'ondata del 1947.
↑ Il Mattino dell'Italia Centrale, 27 marzo 1950
↑ Corriere d'Informazione 29-30 marzo 1950; Il Giornale d'Italia 31 marzo 1950; La Sicilia 2 aprile 1950
↑ Scienza e Vita maggio 1951
↑ Neu Presse, 27 marzo 1950; Die Strasse 9 Aprile 1950
↑ Luftfahr. Untertassen. Sie fliegen aber doch. In Der Spiegel 30 marzo 1950
↑ Meier H.J. (1975). Luftfahrt International 9
↑ Galveston Daily News 2 aprile 1951
↑ Flugkreisel, irdisch. In Heim und Welt 2 aprile 1950
↑ Il Giornale dell'Emilia 5 aprile 1950; Il Nuovo Cittadino 5 aprile 1950; Il Messaggero 5 aprile 1950
↑ Corriere Lombardo 22-23 aprile 1950
↑ Alto Adige 3 aprile 1950
↑ La Sicilia 18 aprile 1950
↑ 7 Tage 27 novembre 1954
↑ "Das gab's - die fliegende Untertasse der deutschen Luftwaffe" in "ZB, Illustrierte für Menschen im Atomzeitalter", n. 25, dicembre 1957
↑ Keyhoe D. (1950). The flying saucers are real. New York: Fawcett, 119-121
↑ Fenoglio R. (1951). "Progetti Italiani esperienze tedesche i "dischi volanti". ALI, 134-135
↑ Per esempio: La Sicilia, Il Giornale dell'Isola, Corriere di Sicilia, Il Secolo XIX e La Nazione Italiana del 15 maggio 1952
↑ Corriere d'Informazione 1-2 agosto 1952, Il Giornale dell'Isola 1 agosto 1952
↑ Brænne O.J. (1992). "Legend of the Spitzbergen saucer" in International UFO Review. December, pp. 14-20
↑ Saarbrücker Zeitung 28 giugno 1952; Berliner Volksblatt 9 luglio 1952; Der Flieger agosto 1952
↑ Matthews, Tim (1999). UFO Revelations. London: Blandford
↑ Rose, Bill - Buttler, Tony (2006). Secret project: flying saucer aircraft Hinckley: Midland Publishing
↑ Alto Adige 2 agosto 1952
↑ Romersa L. (1952). "Nel '44 ho pilotato un disco volante" in Tempo, 11 ottobre 1952
↑ Romersa Luigi (2005). Le armi segrete di Hitler. Milano: Mursia. 139-144
↑ Bild 8 novembre 1952
↑ Corriere di Sicilia 14 novembre 1952; Frankfurter Allgemeine Zeitung 15 novembre 1952
↑ F.I.G.U. Bulletin (6), febbraio 1996
↑ "Erste "Flugscheibe" flog 1945 in Prag enthuellt Speers Beauftrager", Welt am Sonntag 25 aprile 1953
↑ I Vrashyni (Atene) 13 maggio 1953
↑ Stuttgarter Zeitung 23 settembre 1954; Allgemeine Zeitung Mainz 1 novembre 1954
↑ La Sicilia e Il Giornalde dell'Isola 2 novembre 1954
↑ ALtairac, Joseph (1997). "Un mythe technologique: la léegende du V7" Scientifictions 1(2), 29-134
↑ Hamilton W.F. (1991). "Cosmic top secret". New Brunswick: Inner Light Publications
↑ Flying Saucer Review 1 (2), 12
↑ Bild am Sonntag 7 febbraio 1957
↑ Neue Presse 20 novembre 1956; Das Neue Zeitalter 10 maggio 1957
↑ von Gottberg Hans (1970). Das große Buch der Bundeswehr. Reutlingen: Ensslin Laibling
↑ El Paso Herald Post 14 marzo 1957; The Fresno Bee Repubblican 14 marzo 1957
↑ News Tribune 14 marzo 1957; Star News 14 marzo 1957
↑ Kadmon (1999). Andreas Epp. Wien:Aorta
↑ Epp A.J. (2005). Die Realität Der Flugscheiben. Peiting: Michaels-Verlag
↑ Tempo 16 dicembre 1958
↑ Le Ore 2 maggio 1959
↑ Partecipò, per esempio, al congresso del Centro Studi Cliepoelogici di Torino del 26 settembre 1965, proprio per presentare il suo progetto.
↑ L'Eco di Bergamo 13 giugno 1969
↑ Il Secolo XIX 14 dicembre 1973
↑ The Daily Mail 17 agosto 1953; The Lethbridge Herald 26 agosto 1953
↑ "Das gab's - die fliegende Untertasse der deutschen Luftwaffe" ZB, Illustrierte für Menschen im Atomzeitalter 25, dicembre 1957
↑ Altre informazioni sulle dichiarazioni di Klass furono pubblicate dalla rivista "Bergische Post".
↑ Barton, Michael X (1968). The German Saucer Story. Los Angeles: Futura Press
↑ Aziz Philippe (1978). Les societes secretes nazies. Genéve: Editions Versoix. 229
↑ Bruce, Jean (1952). Angoisse. Paris: Fleuve Noir. Edizione italiana: "Angoscia" (1960). SAIE
↑ Lecler M. (1954). Plutonium 239. La Corne d'Or
↑ Ward H. (1958). L'enfer est dans le ciel. Paris: Del Duca
stefo.93
00giovedì 26 aprile 2012 16:08
informazioni
Ciao Gabrjel, ho letto un po' dei tuoi post e da quel che ho capito hai fatto delle spedizioni in amazzonia e ovviamente ti interessi di esoterismo e archeologia nazista, tema a cui mi sono appassionato anch'io leggendo Giorgio Galli. Anche io inoltre sono stato diverse volte in Sud America sebbene non abbia mai preso parte ad una spedizione. Ora ne stai organizzando qualcuna? vorrei sapere un po' come funzionano. Conosci poi Marco Zagni, esploratore ed esperto di nazismo, di cui sto cercando un contatto ? fammi sapere anche in mail
Sheenky Oo
00giovedì 26 aprile 2012 17:36
Non mi sembra che Gabrjel abbia mai fatto spedizioni. Gli articoli qui riportati sono presi da altri siti, blog, ecc...
Comunque per rispondere ad una tua domanda, questo è il blog di Marco Zagni:
edmundkiss-zama.blogspot.it/
e da qui lo puoi contattare tramite mail:
www.blogger.com/profile/07108728344342301172

Spero di essere stato utile.
Ciao!
eone nero
00giovedì 26 aprile 2012 18:19
Re: informazioni
stefo.93, 26/04/2012 16.08:

Ciao Gabrjel, ho letto un po' dei tuoi post e da quel che ho capito hai fatto delle spedizioni in amazzonia e ovviamente ti interessi di esoterismo e archeologia nazista, tema a cui mi sono appassionato anch'io leggendo Giorgio Galli. Anche io inoltre sono stato diverse volte in Sud America sebbene non abbia mai preso parte ad una spedizione. Ora ne stai organizzando qualcuna? vorrei sapere un po' come funzionano. Conosci poi Marco Zagni, esploratore ed esperto di nazismo, di cui sto cercando un contatto ? fammi sapere anche in mail



Benvenuto sul forum. [SM=g9962]

Riguardo Marco Zagni ti segnalo alcuni suoi articoli

www.centrostudilaruna.it/autore/marco-zagni/

Qua trovi un suo contatto

eBook Martinelli-Zagni APU-An Il Sole Alato Ritorna



stefo.93
00giovedì 26 aprile 2012 18:58
Caio a tutti e grazie del benvenuto
Mi sono rivolto a Gabrjel riguardo alle esplorazioni perchè nel post Akakor scriveva (le virgolette le ho aggiunte io ovviamente):

"Per quanto mi riguarda, ormai da 25 anni appassionato ricercatore dei misteri dell’archeologia del Sud America ed anche esploratore esperto di alcune zone dell’Amazzonia, mi sono del tutto convinto che all’interno di quelle foreste giacciono ancora insepolti alcuni incredibili segreti che uniscono come in un filo indissolubile la preistoria più antica di quel vero e proprio inferno verde con altri fatti misteriosi ed inquietanti che fanno pure parte della nostra storia più drammatica e recente."

Vi ringrazio nel frattempo per gli articoli di Zagni, ho trovato il contatto in un vostro link e gli ho appena scritto una mail [SM=g27987]
Sheenky ffz
00domenica 19 maggio 2013 13:54












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