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Importanti rivelazioni astronomiche da Maurizio Cavallo sulla formazione di Venere

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2013 11:55
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25/11/2011 19:00
 
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Stige81, 25/11/2011 18.19:



Escono fuori da Mass Effect? [SM=g7761]

Anni or sono quando ho letto il libro del Sig. Cavallo e fantasioso quale sono l'ho trovato molto bello. La questione è che non sono ancora riuscito ad inquadrarlo, cioè pare molto convincente nelle sue affermazioni e le esperienze appaiono molto veritiere, però, c'è sempre quel però, mi sa tanto di deja-vu cinematografico.

Ovviamente è parere personale...



Trovato da dove viene la teoria di Cavallo, anch'io avevo un Deja-vu.

Mondi in Collisione di Immanuel Velikovsky, dove ipotizzava che Venere era stato espulso dal pianeta Giove migliaia di anni prima della nascità di Gesù. Vagando a caso nel sistema solare come una gigantesca cometa nel 1450 a.C, Venere si trovò a passare tanto vicino alla Terra da causare uragani, terremoti, piogge di meteore, maremoti, la distruzione d'interi continenti (era l'epoca del misterioso Atlantide), e al tempo di Giosuè (1400 aC) una violenta inclinazione dell'asse della terra, che ha attinenze con alcuni passi della Bibbia. .


Immanuil Velikovskij

Psichiatra e sociologo di origini russe, Velikovskij fu uno studioso di ampie vedute. Oggi le sue teorie vengono definite con l'appellativo di «catastrofismo» - a ragione.

La parola «catastrofe» deriva dal greco «strophe». Termine che indica una «girata», riferendosi ai passi di danza del coro greco. Movimenti che, secondo David Talbott, ricercatore ed esponente della cosmologia del plasma, erano a loro volta specchio di quelli degli astri. Le cerimonie ritualistiche greche narravano le vicissitudini di eroi e dei. E gli dei, come sappiamo, nella mitologia greca corrispondevano ai corpi celesti. La dea Venere veniva per questo chiamata anche «Apostrophia». Inoltre, la parola «catastrofe» condivide la stessa radice della parola «stella» o, appunto, «astro». Il termine «catastrofe» potrebbe indicare, quindi, un accadimento nefasto di grave portata connesso a un evento celeste.

Proprio di questo cataclisma planetario si occupò Velikovskij, nel suo libro Mondi in collisione del 1950



Ancora prima che venisse pubblicato, il libro fu però oggetto di controversie. Il mondo accademico provò a impedirne la pubblicazione. L'editore James Putman perse il posto, mentre lo psichiatra russo venne dichiarato «persona non grata» nei campus universitari.

Malgrado tutto, però, Mondi in collisione divenne presto un best-seller. Le controversie aumentarono a tal punto che l'American Association for the Advancement of Science dovette intervenire, organizzando un simposio. Fra i presenti ci fu anche Carl Sagan, astronomo e divulgatore scientifico, il quale, dopo avere esposto la sua posizione, lasciò la scena, rifiutandosi di affrontare il dibattito con lo psichiatra russo. Eppure, tempo dopo, lo stesso Sagan avrebbe ammesso che il tentativo di censura nei confronti di Velikovskij fu un errore che mal si rifletteva sull'intero mondo accademico.

Molti paradigmi scientifici si fondano sull'idea di cambiamenti graduali. Secondo il modello evoluzionistico darwiniano, le forme di vita si evolvono lentamente nel corso di milioni di anni. Allo stesso modo, i mutamenti della Terra e dell'intero sistema solare sarebbero graduali. Molte aree di studio, quali biologia, geologia, e astronomia, si basano per l'appunto su un modello di cambiamento lento e costante. Le idee catastrofiste avanzate da Velikovskij metterebbero a rischio la veridicità di tale supposizione.

Queste le tesi principali avanzate da Valikovskij:

La Terra ha subito una serie di catastrofi naturali di portata globale, sia prima che durante il corso della storia umana;
Fino a pochi millenni fa, i pianeti Saturno, Giove, Marte e Venere occupavano delle orbite diverse da quelle osservate oggi;
Venere è un pianeta giovane;

Le forze elettromagnetiche giocano un ruolo predominante nella meccanica dei corpi celesti;
La vicinanza della Terra a questi pianeti causarono delle enormi scariche di plasma che furono testimoniate dai nostri antenati;

Gli eventi mitologici descritti dalle culture di tutto il mondo - come il diluvio universale - sarebbero basati su eventi realmente accaduti. Miti, leggende e immagini artistiche impresse nella roccia sarebbero una testimonianza di tali eventi catastrofici;

Le memorie di questi eventi traumatici, tramite il processo psicoanalitico dell'«Amnesia culturale», sarebbero stati repressi nel subconscio umano.

Oggi sappiamo che alcuni dettagli presentati da Velikovskij a supporto delle sue tesi, come i resoconti cronologici, sono errati. Malgrado ciò, altri elementi meritano di essere presi seriamente in considerazione.

Fra gli aspetti più affascinanti della tesi proposta da Velikovskij vi è la possibilità che, fino a solo pochi millenni fa, i pianeti del nostro sistema solare abbiano occupato delle orbite diverse. Immaginare un cielo dominato non solo dal sole e dalla luna, ma anche da Saturno, Giove, Marte e Venere, richiama film e romanzi di fantascienza. Eppure esiste dell'evidenza che sembrerebbe supportare la teoria dello psichiatra russo.

Velikovskij affermava che Venere fosse un'aggiunta recente al nostro sistema solare. Il ricercatore russo non trovò traccia del pianeta nei testi sacri più antichi. Mentre le testimonianze più recenti descrivono Venere esibire le stesse caratteristiche di una cometa.

Christian Koeberl e Kenneth D. Macload riferiscono che gli Aztechi descrivevano Venere come «una prominente stella che sparava frecce». Difatto, l'astro veniva spesso raffigurato con le sembianze di un temuto guerriero. Questa identificazione sarebbe comprensibile in uno scenario in cui Venere (guerriero), sfiorando la Terra, avesse rilasciato delle enormi scariche di plasma (frecce), causando un disastro di proporzioni oggi inimmaginabili.


Venere-guerriero. Immagine tratta dal Codice Borgia, XV secolo

In altre occasioni, Venere viene descritta come «stella fumante» o «stella dai lunghi capelli». Secondo Talbott, proprio per questa ragione, il pianeta sarebbe stato identificato con l'archetipo femminile. Ma non solo. In ambito astroteologico, Venere, la stella del mattino, equivale alla figura di Lucifero, il cui nome deriva da lux (luce) e fero (portare), ossia: «Portatore di luce». I «lunghi capelli» (o la coda della cometa-Venere) potrebbero spiegare perché Lucifero viene rappresentato come serpente o dragone.

È curioso notare come nel libro dell'Apocalisse troviamo quella che sembra proprio essere la narrazione di sconvolgimenti planetari:

«E vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e il luogo loro non fu più trovato nel cielo» (Apocalisse 12: 7-8)

Velikovskij fece anche alcune predizioni scientifiche. Fra cui quella che Venere, essendo un pianeta giovane, avrebbe dovuto presentare tracce di idrocarburi nella sua atmosfera. Predizione, questa, che si è rivelata essere corretta.

Una diversa conformazione del nostro sistema solare potrebbe spiegare le differenze dei calendari antichi con quelli moderni.

Nel I millennio a.C., i caldei neo-babilonesi usavano un calendario basato su 360 giorni. L'anno veniva suddiviso allo stesso modo anche dagli Assiri e dai Persiani, i quali, attorno al VII secolo a.C, aggiunsero cinque giorni al proprio calendario. Fecero la stessa cosa i cinesi, portando il proprio calendario a 365.25 giorni. Anche gli Indù, sempre attorno al VI secolo a.C, iniziarono a usare un anno civile di 365.25 giorni, mentre quello sacro ne conta a tutt’oggi solo 360. Questa variazione universale del calendario potrebbe indicare un cambiamento nell’orbita del nostro pianeta, forse a causa di interazioni cataclismiche della Terra con Venere e gli altri protagonisti del sistema solare.

Gli effetti degli eventi sismici tanto sull'inclinazione dell'asse terrestre quanto sulla rotazione del pianeta sono ben documentati. Secondo Richard Gross, geofisico presso l'Agenzia Spaziale Americana, il terribile terremoto di magnitudo 9.1 sulla scala Richter che ha colpito il Giappone l'11 Marzo del 2011 avrebbe inclinato l'asse terrestre di circa 17 centimetri e aumentato la velocità di rotazione della Terra, accorciando il giorno di 1,8 microsecondi. Non è perciò difficile vedere come un evento nettamente più catastrofico, quale la mancata collisione fra la Terra e la cometa-Venere, avrebbe potuto modificare in modo molto più significativo le dinamiche del nostro pianeta.

Gli astri sono stati da sempre legati a un significato di valenza religiosa. Nel Libro XII della Metafisica, Aristotele scrive:

«Da parte di antichi pensatori, vissuti in remotissime età, è stato tramandato ai posteri sotto forme mitiche che questi corpi celesti sono dèi e che la divinità contiene in sé l’intera natura».

Un cielo diverso da quello che conosciamo oggi, con dei pianeti che seguivano orbite che li avrebbero portati a sfiorare la Terra causando sciagure e cataclismi, potrebbe spiegare perché i pianeti fossero temuti come dei.

Talbott sostiene che queste mancate collisioni avrebbero causato delle scariche elettriche di tale violenza da lasciare delle cicatrici indelebili sulla superficie dei pianeti, incluso il nostro, dando forma a valli e crateri, e addirittura al Grand Canyon in Arizona.

Teoria, questa di Talbott, non del tutto supportata dall'evidenza. Uno studio condotto da Duane Hamancher della Macquaire University di Sydney, intitolato Meteoritics and Cosmology Among the Aboriginal Cultures of Central Australia, sembrerebbe infatti contraddire questa tesi. Analizzando diversi racconti dell'epoca dei Sogni, Hamancher conclude che gli aborigeni, come nel caso dei Djaru dell'Australia Occidentale, conserverebbero ancora la memoria di diversi impatti meteoritici, che nulla sembrano avere a che fare col plasma.

D'altro canto, un altro studio, Plasma-Generated Craters and Spherules di C. J. Ransom e Wallace Thornhill, dimostrerebbe invece come sia in effetti possibile creare sfere e crateri tramite scariche di plasma. Essendo questo scalabile, gli effetti ottenuti in laboratorio sarebbero applicabili anche su grande scala. Quindi, sebbene abbiamo la certezza che alcuni crateri siano stati causati dalla caduta di meteoriti, altri potrebbero in effetti non esserlo.

Che la vicinanza dei corpi celesti possa provocare fenomeni di plasma è stato confermato dalle osservazioni della NASA. A partire dal ’92, le immagini del telescopio Hubble hanno mostrato l’aurora di Giove interagire con i tre satelliti naturali Io, Ganimede ed Europa (fig 10) Eppure l’idea che dei fenomeni simili, causati dalla vicinanza di Venere e altri pianeti alla Terra, si siano potuti verificare solo pochi millenni fa rimane difficile da accettare. La teoria del plasma, però, non necessita che la teoria catastrofista avanzata da Velikovskij sia valida per essere corretta. I fenomeni potrebbero infatti essere spiegati in altro modo.


Aurora di Giove. Immagine NASA, Hubble Space Telescope

Fonti:

dodici.splinder.com/post/24983851/i-petroglifi-un-punto-dincontro-fra-passato-e-futuro-12-mondi-e-teorie-in-collisione-punto-interroga...


ilprofessorechos.blogosfere.it/2007/11/mondi-in-collisione-e-la-risonanza-di-schum...





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Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere, ma porre una barriera all'infinita ignoranza.
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